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La vita di Contarini

Questa voce si deve principalmente alla voce ≪Pietro

Contarini≫del DBI, redatta da Paolo Frasson. a da Figlio

di Gianruggero e Regina Dandolo, Pietro nacque nel 1452 a Venezia nella contrada dei SS. Apostoli. Dunque nella sua vita assistette agli eventi bellici che chiamiamo Guer- re d’Italia, e questo si dice anche e soprattutto perch`e tali argomenti rappresentano una parte non trascurabile del poema di Contarini: il periodo in cui, a partire dallla di- scesa di Carlo VIII di Francia innesca una serie di guerre per impadronirsi della Penisola. Secondo Galasso4 la fine della libert`a italiana si gioc`o tutta in questi pochi eventi: la discesa di Carlo VIII, la caduta del Moro, il fallimento

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dell’avventura del duca Valentino, la caduta del regno di Napoli, la restaurazione dello Stato pontificio con Giu- lio II e la Lega di Cambrai con la conseguente disfatta veneziana di Agnadello.

Contarini fu un patrizio ben inserito nella societ`a ari- stocratica, e tanto colto da meritare il soprannome di “so- lo” o “filosofo”, al quale teneva al punto di raccomandarsi, nel suo testamento, che sulla lapide fosse incisa l’epigra- pe: ≪Aedes quondam Petri Contarini Philosophi≫5. Il

suo nome ricorre spesso negli scrutini degli uffici e amba- sciate, anche se ben poche volte fece parte dei Consigli e delle Magistrature pi`u importanti.

La prima notizia a nostra disposizione che lo riguarda

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`e la sua iscritione a 18 anni, prima dunque del tempo stabilito dalla legge, ai registri dell’Avogaria di Comun6, avvenuta nel 1470. Come Avogador del Comun fu cele- brato dopo la morte da un parente, Pietro Contarini di Giovanni Alberto.7

Sebbene non si sappia con certezza dove egli abbia in- trapreso i suoi studi, la lettura del manoscritto del Chri- stilogos pu`o fornirci un indizio: alla fine del poema Con- tarini nomina il filosofo Sebastiano Foscarini, lettore pres- so la scuola naturalistico-averroistica di Rialto:

E parl`o ancora di quattro elementi, come l’alma `e immortal - parve allora

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ASVe, Avogaria del Comun, Balla d’oro, vol. III. c. 64 b.

7

≪Quos inter primus generosa mente refulgens / Est Contarenus, Venetum nova gloria,

Petrus, / Cognomen cui grande sophi dedit inclita virtus≫, Argoa Voluptas (Bernardinum

del nostro Foscarino gli argumenti. (XV 411-13)

Quando, nel 1505, Sebastiano Foscarini fu nominato lettore, Contarini aveva gi`a 53 anni, ma il suo interesse per questa branca del sapere e la frequentazione del Fo- scarini, come attesta quell’affettuoso ≪nostro≫, potreb-

bero deporre a favore della collocazione degli studi di Contarini presso la scuola di Rialto.

Il Nostro fu avvocato “per le corte” due volte consecu- tive (1481 e 1484); fu poi auditor vecchio (1489) e auditor nuovo (1490).

Secondo il Picotti8 ebbe l’occasione di conoscere il Po- liziano quando questi visit`o Venezia tra la fine del 1479 e l’inizio dell’anno seguente. Il grande umanista, ≪oltre a

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definirlo patrizio di raffinato ingegno, gli avrebbe offerto un gruppo di rime in volgare.≫.

Abit`o una dimora signorile alla Misericordia, che emp`ı di opere d’arte e d’antichit`a9.

Cos`ı Zorzanello ipotizza si svolgesse la sua vita: ≪Nella

casa lontana dai rumori della Piazza e dalle agitazioni del Palazzo, e prossima alla laguna dov’`e pi`u placida, dovr`a ritrarsi, dopo la giornata laboriosa, il savio gentiluomo, tra le belle anticaglie e i libri, e lo serviva, poich`e vi- veva celibe e solo, donna Tadia da Treviso, fiola del qu. ser Felippo dal Legname con suo fiol Michiel

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Notizia e opere di disegno nella prima met`a del secolo XVI esistenti in Venezia, scritta da un anonimo di quel tempo, pubblicata e illustrata da D. Iacopo Morelli, Bassano, 1800, pag. 83.

fidelissimamente≫10.

Secondo Benzoni11 egli fu eletto, il 30 marzo 1501,

≪orator≫ al re di Portogallo, poi fu provveditore sopra

le camere, capo dei creditori del banco Agostini, savio di Terraferma, provveditore al Sale e pi`u volte senatore.

`e del 1486 la notizia che egli sia dottore, senza che lo si possa verificare. Quando, l’11 agosto 1508, Luca Pacioli tenne una prolusione sul quinto libro di Euclide presso la chiesa di S. Bartolomeo, lo stesso matematico annot`o una lista di illustri presenze: un certo Petrus Contarenus `e menzionato fra iMedici illustres. 12. Gino Benzoni ha condotto ricerche approfondite su molti dei partecipanti

10

Testamento di Contarini, pubblicato in parte da Pietro Paoletti in L’architettura e la scultura del Rinascimento a Venezia, Ongania-Naya, 1983 p.234.

11

Benzoni2014, p. 242

12

alla lezione di Pacioli, e alla voce M. V. Petrus Con- tarenus13 ha tentato di individuare chi, fra i numerosi Pietro Contarini viventi all’epoca, potesse essere il patri- zio presente alla prolusione. ll criterio usato, ossia ≪che

l’uditorio di Pacioli sia pressoch`e esclusivamente costitui- to da presenze intellettualmente motivate e partecipi≫ 14,

gli ha consentito di orientarsi verso il Nostro: ≪Pietro

Contarini [...] di Regina di Tommaso Dandolo e di Gian- ruggiero≫15. Sulla sua attivit`a letteraria, Benzoni ricor-

da il componimento di nostro interesse, proponendo che il soggetto sacro si possa collegare alla sua amicizia col patriarca Antonio Contarini. Sempre secondo Benzoni,

13 Benzoni2014, p. 214. 14 Ivi, p. 242. 15 Ibid.

Contarini fu tra i committenti di Giorgione.

Fu al centro di una trama di rapporti amicali con molti dotti patrizi e letterati, che si rivolsero a lui con lettere o epigrammi (il Sabellico gli scrisse una breve epistola) di tono estremamente elogiativo, o dedicandogli addirittura i loro lavori. Una di queste opere `e la vita del Petrarca scritta da Girolamo Squarciafico (1493); probabilmente il libriccino a stampa con le Lettere di Falaride (Venetiis 1498) gli `e stato dedicato da Bartolomeo Giustinopolita- no. ≪Giovanni Zaratino gli si rivolge per chiedere prote-

zione, Evangelista Bladario elogia la sua casa ricca d’o- pere d’arte e di antiquariato; Girolamo Donato e Giovan- ni Stafileo gli inviano epistole conservate in manoscritti marciani≫.

Come politico egli appare costantemente impegnato a condannare ogni sopruso praticato ai danni della Re- pubblica, sia come savio sulla revisione dei conti (1504) sia quale provveditore alle ragioni della Camera fiscale (1505). Nei suoi discorsi era appassionato al punto da spingersi troppo oltre con la foga, come il 27 aprile 1509 quando, montato in renga, osteggi`o una proposta di legge troppo severa nei confronti dei patrizi caduti in disgra- zia, debitori nei confronti dello Stato, con tanta violenza da costringere il doge ad ammonirlo con collera. Era quell’anno in Pregadi eletto nella zonta, in seguito fu provveditore al Sale per due volte (1509 e 1514).

Quando, il 26 marzo 1511, un terremoto sconvolse Ve- nezia facendo anche rovinare alcune statue dalla basilica

di San Marco, questi eventi gli ispirarono alcuni versi, in latino (come il dialogo De statuis quatuor regum, quae terremotu e pinnaculo templi divi Marci ceciderunt) e volgare, sulla situazione politica e militare del momento - trascritti nei Diari di Sanudo. Alla morte di Giulio II non manc`o di tratteggiare in forma satirica la figura di quel papa cos`ı inviso a lui come a tutti i cittadini della Repubblica. Scrisse anche un’opera in latino indirizzata a Francesco I, il Libellus de regum amicitia,16 e sonetti in volgare di ispirazione prevalentemente civica e politi- ca17. Quando lo richiesero le necessit`a belliche, non esit`o a offrire le proprie sostanze per la difesa.

L’incarico di maggior prestigio lo svolse all’Avogaria di

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Ms. Lat. XII 168 (4458), Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.

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Comun, nell’ottobre del 1513: ancora una volta dimostr`o seriet`a e fermezza sia nei Collegi criminali cui partecipa- va sia svolgendo il compito, proprio degli avogadori, di garantire il corretto svolgimento dei Consigli pi`u allarga- ti. Anni dopo (1522), fu nominato senatore e nel 1526 - come nell’anno successivo - tent`o, vanamente, di entrare in Consiglio dei dieci.

Non segnalato dal DBI `e il suo incarico come legato presso papa Leone X, almeno stando ai versi del suo poe- ma (confermati da una menzione nei Diari di Sanudo):

E tu Perillo alli suoi benefizi [di Leone X] sarai obligato se Saturno o Marte

La menzione dei pianeti non deve stupire, perch`e ≪la

letteratura profetica,[...] e astrologico -profetica continua [...] a diffondersi. [...] Tale fioritura ancheologica, [...] s’intensifica, per via della grande e tremenda preveduta, a seconda dei calcoli dell’uno e dell’altro.≫ 18.

La lettura del Christilogos pu`o fornirci altri materiali per l’ultima fase della sua vita: nella profezia formulata dall’anacoreta egiziano, Perillo/Pietro appare destinato alla stessa sfortunata sorte del dantesco Romeo di Vil- lanova, ossia cadere in disgrazia pur avendo svolto un lavoro impeccabile - come lui, sar`a costretto a ≪mendicar

la sua vita a frusto a frusto≫.

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Nel testamento, redatto da Francesco Bianco19, data- to 30 luglio 1527, egli dimostra una particolare premura nei confronti della sua produzione letteraria perch`e , dopo aver lasciato parte dei suoi beni immobili alle famiglie pi`u povere della propria casata - egli infatti non era sposato -, ordina ai commissari d`ı pagare 50 ducati a un buon conoscitore del latino e del volgare perch`e raccogliesse, unendoli in uno o pi`u volumi, e correggesse i suoi scrit- ti: Item lasso che li miei Comessarij trovino qualche valentomo che sia doto vulgar et latino in ogni ver- so latino et vulgar, el qual tolgi la fatica de redur le mie opere in uno o piuj volumi, et quelle corezer senza alcun ingano et fraude, et da poi corecte et reducte ju-

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ASVe, Avogaria di Comun, Balla d’oro, 164, c. 67v; Ibid., Notarile Testamenti, Atti Bianco: b. 127, n. 731 e I, cc. 48 ss.

ste et recte habia per sua mercede ducati cinquanta, et piuj et men come melgio parer`a ali miei Comessarij. Il C. mor`ı il 4 settembre 1528 secondo il Barbaro, il 5 se `e da credere a una nota a tergo dei testamento.

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