Lo scopo del capitolo è condurre il lettore all’interno del mondo del lavoro del coworking, attraverso una analisi dei racconti degli intervistati. L’intenzione esplicita è quella di lasciar pian piano apparire un quadro generale che contenga le molteplici storie individuali, pur così varie e diseguali per percorso, professionalità, modalità dell’esercizio della professione, per atteggiamenti individuali ed obiettivi. La possibilità di tale quadro comune è determinata da quella che è sicuramente una condizione condivisa dai soggetti intervistati, che può esser ricondotta in maniera generale a quella di knowedge workers in percorsi professionali precarizzati. Ad identificare i contorni di questo quadro è dedicato questo capitolo: attraverso i racconti delle esperienze professionali abbiamo provato a ricostruire i contorni dei processi sociali che delimitavano questa condizione e le forme con cui questa è esperita. Analiticamente, si è provveduto ad individuare e ricostruire quattro dimensioni apparse centrali nei racconti dei coworkers sulla propria condizione lavorativa. Queste dimensioni nominano altrettanti processi che in qualche modo disegnano l’“area” al cui interno si colloca il lavoro che abbiamo incontrato: in questa sede introduttiva ci preme solamente anticipare che si tratta appunto di una condizione generale al cui interno ogni concreta esperienza si pone in posizione variabile rispetto al processo considerato.
4.1 Caratteristiche degli intervistati
Prima di addentrarci nella descrizione annunciata, è utile però dedicare questo primo paragrafo alla presentazione di alcune caratteristiche demografiche e socio-professionali degli intervistati, riguardo ad età, titolo di studio, professione (intesa come set di
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L’analisi delle interviste si è svolta ricorrendo a più tecniche, a seconda degli obiettivi assegnati alle varie parti. Come prima cosa era opportuno fornire una descrizione approfondita di un mondo del lavoro forse ancora poco conosciuto, come quello dei coworking. A questo fine ho proceduto ad una analisi del contenuto delle interviste. Il procedimento si è svolto rintracciando nei testi raccolti contenuti significativi che consentissero di costruire categorie all’interno delle quali identificare singole unità narrative, e di presentarle in maniera analitica.
Attraverso questo sistema ho provato a presentare un quadro descrittivo approfondito del mondo del lavoro nonché le dinamiche di trasformazione in atto (Bertaux 2003), colte nel luogo in cui manifestano i loro effetti: l’esperienza del soggetto. Attraverso l’insieme dei testi ci siamo posti l’obiettivo di raccontare un determinato frammento di realtà storico sociale (Cardano 2007), approcciandoci quindi ai testi secondo un’ottica realista (Bertaux 2003).
Attraverso questo tipo di analisi ho quindi provato a fornire un quadro analitico con cui interpretare il lavoro nei coworking a partire da quattro assi che identificassero le principali tensioni cui era sottoposto, ricostruite a partire dai nuclei tematici emersi dall’analisi.
Questo sistema ha il difetto di “sezionare” la narrazione e quindi l’intreccio proposto dall’intervistato. Un approccio invece narrativo, teso cogliere la struttura narrativa dell’intervista nella sua interezza, è stato utilizzato, almeno parzialmente, nella parte successiva. Lo scopo di questa sezione era cercare di identificare delle modalità di gestione di determinate “risorse”, mettendo a punto strategie d’azione.
L’identificazione nei testi di queste “risorse” può essere considerata un isolamento tematico, ma il significato che le diverse affermazioni o sequenze assumevano all’interno dell’intero racconto è stato ricostruito tenendo conto dell’intervista come racconto unitario. L’ultima sezione, corrispondente nella restituzione al paragrafo 5.4, è stata invece svolta seguendo esplicitamente l’ottica narrativa, andando ad individuare un nucleo organizzatore del racconto della propria biografia.
Con queste specificazioni, e con le potenzialità e coi limiti che ne conseguono, possiamo addentrarci adesso nelle esperienze lavorative di chi ha scelto il coworking space come luogo di lavoro prediletto.
First name Last name, affiliation, affiliation country, email, ORCID
FUP Best Practice in Scholarly Publishing (DOI 10.36253/fup_best_practice)
First name Last name (edited by), Book title book title book title book title, © 2021 Author(s), content CC BY 4.0 International, metadata CC0 1.0 Universal, published by Firenze University Press (www.fupress.com), ISSN 0000-0000 (online), ISBN 000-00-0000-000-0 (PDF), DOI 10.36253/000-00-0000-000-0
Il lavoro nei coworking space fiorentini
Lo scopo del capitolo è condurre il lettore all’interno del mondo del lavoro del coworking, attraverso una analisi dei racconti degli intervistati. L’intenzione esplicita è quella di lasciar pian piano apparire un quadro generale che contenga le molteplici storie individuali, pur così varie e diseguali per percorso, professionalità, modalità dell’esercizio della professione, per atteggiamenti individuali ed obiettivi. La possibilità di tale quadro comune è determinata da quella che è sicuramente una condizione condivisa dai soggetti intervistati, che può esser ricondotta in maniera generale a quella di knowedge workers in percorsi professionali precarizzati. Ad identificare i contorni di questo quadro è dedicato questo capitolo: attraverso i racconti delle esperienze professionali abbiamo provato a ricostruire i contorni dei processi sociali che delimitavano questa condizione e le forme con cui questa è esperita. Analiticamente, si è provveduto ad individuare e ricostruire quattro dimensioni apparse centrali nei racconti dei coworkers sulla propria condizione lavorativa. Queste dimensioni nominano altrettanti processi che in qualche modo disegnano l’“area” al cui interno si colloca il lavoro che abbiamo incontrato: in questa sede introduttiva ci preme solamente anticipare che si tratta appunto di una condizione generale al cui interno ogni concreta esperienza si pone in posizione variabile rispetto al processo considerato.
4.1 Caratteristiche degli intervistati
Prima di addentrarci nella descrizione annunciata, è utile però dedicare questo primo paragrafo alla presentazione di alcune caratteristiche demografiche e socio-professionali degli intervistati, riguardo ad età, titolo di studio, professione (intesa come set di
Vincenzo Marasco, independent scholar, [email protected] FUP Best Practice in Scholarly Publishing (DOI 10.36253/fup_best_practice)
Vincenzo Marasco, Coworking. Senso ed esperienze di una forma di lavoro, © 2021 Author(s), content CC BY 4.0 International, metadata CC0 1.0 Universal, published by Firenze University Press (www.fupress.
com), ISSN 2704-5919 (online), ISBN 978-88-5518-392-5 (PDF), DOI 10.36253/978-88-5518-392-5
competenze su cui si basa il lavoro dell’intervistato, individuata attraverso l’autodefinizione del coworker stesso), e ambito professionale (inteso come settore in cui si esercita la professione precedentemente descritta – ad esempio, se prima l’intervistato ha detto di essere fotografo, qui ci potrebbe comparire “moda”, per delimitare il campo in cui materialmente opera) e modalità di erogazione del servizio o della prestazione.
Tali informazioni, qui presentate sotto forma di tabelle e grafici, sono state raccolte estrapolandole dalle interviste. Come già specificato (cfr. capitolo precedente12) i nostri intervistati non sono stati scelti sulla base della rappresentatività statistica, tuttavia, presi nel loro insieme, questi dati ci restituiscono un quadro piuttosto nitido del tipo di lavoratori che si possono incontrare all’interno dei coworking space. I dati qui riportati coinvolgono sia le 8 interviste esplorative che i 18 racconti di vita.
La popolazione dei coworkers intervistati si mostra profondamente connotata dal punto di vista generazionale. Benché non in forma esclusiva, è un dato evidente la prevalenza dei trenta-quarantenni. Dei nostri intervistati, solo tre scendono sotto i 30 anni (il più giovane ne ha 25), e solo altri tre superano i 40. Sicuramente si tratta di una popolazione giovane, tuttavia non giovanissima: suggerisce che la scelta del coworking non sia appannaggio né esclusivo, né prevalente di persone in fase di primo ingresso nel mondo del lavoro. Come vedremo quella del coworking appare più una opzione che si inserisce in una certa fase di un percorso lavorativo tendenzialmente molto articolato.
Figura 1. Fasce di età dei coworker intervistati.
12 Come ricordato nel capitolo precedente si tratta di un gruppo di intervistati scelti su base teorica e quindi non rappresentativo dell’intera popolazione dei coworkers fiorentini. Lo scopo è raccogliere casi significativi al fine di approfondire analiticamente dei concetti utili a mettere a fuoco l’esperienza di lavoro così come presente nei coworking e le strategie messe a punto per “gestire” la suddetta condizione. I profili lavorativi sono stati scelti a partire dal contatto con i coworking manager, che hanno agito da gatekeeper, e cercando di salvaguardare la varietà, in primis rispetto all’attività professionale.
3
9 11 3
25-29 30-34 35-39 40-45
Figura 2. Composizione per genere del gruppo di coworker intervistati.
Per quanto riguarda la suddivisione per genere, il gruppo di intervistati si presenta fortemente sbilanciato verso una netta maggioranza maschile. La prevalenza delle figure maschili tra i professionisti autonomi è un dato costante nel quadro italiano e non solo (Eurostat 2017a), e questo aiuta ad inquadrare anche come la stessa prevalenza spicchi nelle indagini nei lavoratori dei coworking space disponibili, in cui le donne non superano la soglia del 35% (su tutti, Deskmag 201313). Anche nel nostro percorso abbiamo incontrato difficoltà nel rintracciare coworker di genere femminile da intervistare14.
Tabella 1. Composizione per titolo di studio.
Titolo di studio dichiarato
Scuola media superiore 0
Studente Universitari 1
Laurea Triennale 5
Laurea Magistrale 14
Laurea estera equivalente 2
Scuola di specializzazione post- laurea 1
Dottorato di ricerca 3
Totale 26
13 ttps://communityjelly.files.wordpress.com/2012/11/3rdglobalcoworkingsurvey-121108034918-phpapp02.pdf
14 All’ampiezza di tale equilibrio si è comunque cercato di porre di rimedio nel corso della raccolta dei racconti di vita, in cui lo scarto diviene di 5 a 13.
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competenze su cui si basa il lavoro dell’intervistato, individuata attraverso l’autodefinizione del coworker stesso), e ambito professionale (inteso come settore in cui si esercita la professione precedentemente descritta – ad esempio, se prima l’intervistato ha detto di essere fotografo, qui ci potrebbe comparire “moda”, per delimitare il campo in cui materialmente opera) e modalità di erogazione del servizio o della prestazione.
Tali informazioni, qui presentate sotto forma di tabelle e grafici, sono state raccolte estrapolandole dalle interviste. Come già specificato (cfr. capitolo precedente12) i nostri intervistati non sono stati scelti sulla base della rappresentatività statistica, tuttavia, presi nel loro insieme, questi dati ci restituiscono un quadro piuttosto nitido del tipo di lavoratori che si possono incontrare all’interno dei coworking space. I dati qui riportati coinvolgono sia le 8 interviste esplorative che i 18 racconti di vita.
La popolazione dei coworkers intervistati si mostra profondamente connotata dal punto di vista generazionale. Benché non in forma esclusiva, è un dato evidente la prevalenza dei trenta-quarantenni. Dei nostri intervistati, solo tre scendono sotto i 30 anni (il più giovane ne ha 25), e solo altri tre superano i 40. Sicuramente si tratta di una popolazione giovane, tuttavia non giovanissima: suggerisce che la scelta del coworking non sia appannaggio né esclusivo, né prevalente di persone in fase di primo ingresso nel mondo del lavoro. Come vedremo quella del coworking appare più una opzione che si inserisce in una certa fase di un percorso lavorativo tendenzialmente molto articolato.
Figura 1. Fasce di età dei coworker intervistati.
12 Come ricordato nel capitolo precedente si tratta di un gruppo di intervistati scelti su base teorica e quindi non rappresentativo dell’intera popolazione dei coworkers fiorentini. Lo scopo è raccogliere casi significativi al fine di approfondire analiticamente dei concetti utili a mettere a fuoco l’esperienza di lavoro così come presente nei coworking e le strategie messe a punto per “gestire” la suddetta condizione. I profili lavorativi sono stati scelti a partire dal contatto con i coworking manager, che hanno agito da gatekeeper, e cercando di salvaguardare la varietà, in primis rispetto all’attività professionale.
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25-29 30-34 35-39 40-45
Figura 2. Composizione per genere del gruppo di coworker intervistati.
Per quanto riguarda la suddivisione per genere, il gruppo di intervistati si presenta fortemente sbilanciato verso una netta maggioranza maschile. La prevalenza delle figure maschili tra i professionisti autonomi è un dato costante nel quadro italiano e non solo (Eurostat 2017a), e questo aiuta ad inquadrare anche come la stessa prevalenza spicchi nelle indagini nei lavoratori dei coworking space disponibili, in cui le donne non superano la soglia del 35% (su tutti, Deskmag 201313). Anche nel nostro percorso abbiamo incontrato difficoltà nel rintracciare coworker di genere femminile da intervistare14.
Tabella 1. Composizione per titolo di studio.
Titolo di studio dichiarato
Scuola media superiore 0
Studente Universitari 1
Laurea Triennale 5
Laurea Magistrale 14
Laurea estera equivalente 2
Scuola di specializzazione post- laurea 1
Dottorato di ricerca 3
Totale 26
13 ttps://communityjelly.files.wordpress.com/2012/11/3rdglobalcoworkingsurvey-121108034918-phpapp02.pdf
14 All’ampiezza di tale equilibrio si è comunque cercato di porre di rimedio nel corso della raccolta dei racconti di vita, in cui lo scarto diviene di 5 a 13.
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Come per l’età, anche dal punto di vista del titolo di studio degli intervistati colpisce una profonda omogeneità. Tutti gli intervistati risultano aver compiuto almeno un ciclo di istruzione universitaria. Fa eccezione il caso più giovane, che risulta comunque essere iscritto ad un corso di laurea. Se consideriamo che l’Italia ricopre gli ultimi gradini nella percentuale di laureati dell’Unione Europea, con il 26,2% di laureati nella fascia 30-34, possiamo meglio apprezzare la particolarità del nostro gruppo (Eurostat 2017b). Più nello specifico si può notare come ben 20 intervistati su 28 abbiano portato a termine anche il ciclo magistrale e ben 3 addirittura un percorso di ricerca post laurea. Confrontato con le caratteristiche riguardanti la professione, possiamo affermare che spesso il percorso di studio risulta di profilo più elevato rispetto ai profili professionali espressi.
Provando ad accostare la lente di ingrandimento alla condizione professionale degli intervistati, la prima caratteristica che è emersa è la difficoltà ad inquadrare con chiarezza la condizione professionale degli intervistati secondo settori o mansioni specifiche.
Per rendere un quadro più chiaro di questa pluralità, caratteristica della condizione professionale (cfr. § 4.2.2) che contraddistingue questi mondi del lavoro, si è provato a costruire una tabella a tre colonne (Tabella 2). La prima colonna riporta l’attività prevalente, raccolta in base alle definizioni fornite dagli stessi intervistati – cercando quindi di lasciare spazio il più possibile alla varietà
“spontanea” che veniva proposta; la seconda riporta invece il tentativo di sistematizzare a fini informativi quella varietà, individuando più generici ambiti professionali in cui la professione viene svolta. Una terza colonna riporta, invece, l’indirizzo del percorso di studi universitario scelto. L’intera tabella consente di gettare un primo sguardo, per quanto in maniera chiaramente schematica e non certamente esaustiva, su percorsi professionali che seguono traiettorie articolate e non tradizionali.
Per quanto concerne i settori professionali, il quadro restituito presenta una certa varietà: il coworking non è un ambiente esclusivo di un solo settore. Anche all’interno di un coworking come Impact Hub – fortemente verticale e almeno formalmente dedicato ad un preciso profilo lavorativo, quello del social entrpreneur – in realtà solo due intervistati su 6 si definiscono “imprenditori sociali” (ed in un caso questa definizione rappresenta solo in maniera molto parziale l’interezza delle attività lavorative effettivamente svolte).
L’incrocio tra professionalità dichiarata e ambito di attività consente di rendere chiaro come alcune professioni, in virtù di un contenuto sempre meno standardizzato, possano trovare espressione in forme di lavoro anche profondamente differenti. Il raggruppamento per ambiti fornisce una rappresentazione meno dispersiva, che assicura comunque una prima comprensione del tipo di lavoro trovi ospitalità nel coworking. Così, l’indirizzo di studi può dare un’idea della molteplicità di percorsi che è possibile incontrare in questi spazi.
Tabella 2. Suddivisione per attività prevalente, ambito lavorativo e indirizzo universitario.
Attività prevalente Ambito Indirizzo
Universitario
1 Consulente Counseling Filosofia
2 Fotografo Design, grafica, advertising Sociologia
3 Avvocato Counseling Giurisprudenza
4 Insegnante Divulgazione, formazione Filosofia 5 Designer Design, grafica, advertising Architettura
6 Fotografo Produzioni audio-video Ingegneria
7 Produzione video Produzioni audio-video Giornalismo
8 Coworking Manager Coworking Filosofia
9 Consulente Counseling Economia
10 Consulente Architettura, prog. edile Ingegneria
11 Coworking Manager Coworking Economia
12 Coworking Manager Coworking Economia
13 Insegnante Divulgazione, formazione Economia
14 Traduttore Divulgazione, formazione Lingue
15 Distribuzione video Produzioni audio-video Giornalismo
16 Consulente Counseling Economia
17 Insegnante Design, grafica, advertising Storia 18 Grafico Design, grafica, advertising Architettura 19 Imprenditore sociale Divulgazione, formazione Sociologia 20 Programmatore Produzioni audio-video Ingegneria 21 Consulente Architettura, prog. edile Architettura 22 Giornalista Design, grafica, advertising Scienze politiche 23 Programmatore Produzioni audio-video Ingegneria 24 Architetto Architettura, prog. Edile Architettura 25 Grafico Design, grafica, advertising Architettura
26 Account Counseling Economia
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Come per l’età, anche dal punto di vista del titolo di studio degli intervistati colpisce una profonda omogeneità. Tutti gli intervistati risultano aver compiuto almeno un ciclo di istruzione universitaria. Fa eccezione il caso più giovane, che risulta comunque essere iscritto ad un corso di laurea. Se consideriamo che l’Italia ricopre gli ultimi gradini nella percentuale di laureati dell’Unione Europea, con il 26,2% di laureati nella fascia 30-34, possiamo meglio apprezzare la particolarità del nostro gruppo (Eurostat 2017b). Più nello specifico si può notare come ben 20 intervistati su 28 abbiano portato a termine anche il ciclo magistrale e ben 3 addirittura un percorso di ricerca post laurea. Confrontato con le caratteristiche riguardanti la professione, possiamo affermare che spesso il percorso di studio risulta di profilo più elevato rispetto ai profili professionali espressi.
Provando ad accostare la lente di ingrandimento alla condizione professionale degli intervistati, la prima caratteristica che è emersa è la difficoltà ad inquadrare con chiarezza la condizione professionale degli intervistati secondo settori o mansioni specifiche.
Per rendere un quadro più chiaro di questa pluralità, caratteristica della condizione professionale (cfr. § 4.2.2) che contraddistingue questi mondi del lavoro, si è provato a costruire una tabella a tre colonne (Tabella 2). La prima colonna riporta l’attività prevalente, raccolta in base alle definizioni fornite dagli stessi intervistati – cercando quindi di lasciare spazio il più possibile alla varietà
“spontanea” che veniva proposta; la seconda riporta invece il tentativo di sistematizzare a fini informativi quella varietà, individuando più generici ambiti professionali in cui la professione viene svolta. Una terza colonna riporta, invece, l’indirizzo del percorso di studi universitario scelto. L’intera tabella consente di gettare un primo sguardo, per quanto in maniera chiaramente schematica e non certamente esaustiva, su percorsi professionali che seguono traiettorie articolate e non tradizionali.
Per quanto concerne i settori professionali, il quadro restituito presenta una certa varietà: il coworking non è un ambiente esclusivo di un solo settore. Anche all’interno di un coworking come Impact Hub – fortemente verticale e almeno formalmente dedicato ad un preciso profilo lavorativo, quello del social entrpreneur – in realtà solo due intervistati su 6 si definiscono “imprenditori sociali” (ed in un caso questa definizione rappresenta solo in maniera molto parziale l’interezza delle attività lavorative effettivamente svolte).
L’incrocio tra professionalità dichiarata e ambito di attività consente di rendere chiaro come alcune professioni, in virtù di un contenuto sempre meno standardizzato, possano trovare espressione in forme di lavoro anche profondamente differenti. Il raggruppamento per ambiti fornisce una rappresentazione meno dispersiva, che assicura comunque una prima comprensione del tipo di lavoro trovi ospitalità nel coworking. Così, l’indirizzo di studi può dare un’idea della molteplicità di percorsi che è possibile incontrare in questi spazi.
Tabella 2. Suddivisione per attività prevalente, ambito lavorativo e indirizzo universitario.
Attività prevalente Ambito Indirizzo
Universitario
1 Consulente Counseling Filosofia
2 Fotografo Design, grafica, advertising Sociologia
3 Avvocato Counseling Giurisprudenza
4 Insegnante Divulgazione, formazione Filosofia 5 Designer Design, grafica, advertising Architettura
6 Fotografo Produzioni audio-video Ingegneria
7 Produzione video Produzioni audio-video Giornalismo
8 Coworking Manager Coworking Filosofia
9 Consulente Counseling Economia
10 Consulente Architettura, prog. edile Ingegneria
11 Coworking Manager Coworking Economia
12 Coworking Manager Coworking Economia
13 Insegnante Divulgazione, formazione Economia
14 Traduttore Divulgazione, formazione Lingue
15 Distribuzione video Produzioni audio-video Giornalismo
16 Consulente Counseling Economia
17 Insegnante Design, grafica, advertising Storia 18 Grafico Design, grafica, advertising Architettura 19 Imprenditore sociale Divulgazione, formazione Sociologia 20 Programmatore Produzioni audio-video Ingegneria 21 Consulente Architettura, prog. edile Architettura 22 Giornalista Design, grafica, advertising Scienze politiche 23 Programmatore Produzioni audio-video Ingegneria 24 Architetto Architettura, prog. Edile Architettura 25 Grafico Design, grafica, advertising Architettura
26 Account Counseling Economia
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Figura 3. Suddivisione per ambiti lavorativi.
Sono, come era lecito aspettarsi, professioni che producono beni immateriali, inserite in relazioni professionali che contengono una forte componente di servizio e profondamente relazionali. Anche l’ambito raggruppato come «architettura, progettazione edile» rimanda tendenzialmente a varie forme di consulenza più o meno specialistica nel campo della progettazione di edifici, interni, strutture. In molte di queste professioni l’esito finale è un prodotto digitale, tanto che un’area
«web» avrebbe finito per inglobare gran parte dello schema. Se quindi, sicuramente, la categoria di lavoro immateriale racchiude, nella sua genericità, queste esperienze, non per questo dobbiamo pensare ad un ambiente professionale omogeneo dal punto di vista delle pratiche e dei contenuti del lavoro.
Con le dovute eccezioni, i nostri intervistati sono sì molto formati, ma la
Con le dovute eccezioni, i nostri intervistati sono sì molto formati, ma la