2. La biblioteca Salaborsa di Bologna
2.2 Le attività della biblioteca e l’apprendimento
Quindi, come si è detto, l’evoluzione del ruolo delle biblioteche comunali, delle loro funzioni, del loro rapporto con l’utenza e con il territorio influenza il tipo di servizi erogati e le modalità con cui essi vengono espletati, ma al tempo stesso il tipo di ser-vizi offerti e il loro grado di successo/utilità percepita contribuiscono a indirizzare il cambiamento nella natura e delle funzioni delle biblioteche stesse.
Questo duplice e dinamico legame emerge anche dalle interviste ai responsabili e agli operatori della biblioteca Salaborsa che dimostrano la piena consapevolezza di aver lavorato (e di star lavorando), nel corso degli ultimi anni, in un contesto sociale in corso di trasformazione, con il conseguente portato di cambiamento nelle forme con cui si manifestano le scelte, le preferenze e il tipo di fruizione da parte dell’uten-za; contemporaneamente la possibilità di erogare servizi agli utenti in forme nuove, per esempio grazie a sviluppi tecnologici, ha generato al tempo stesso nuove abitu-dini e nuove aspettative nelle persone che entrano in contatto con tali, nuovi servizi. Esemplare, sotto questo punto di vista, quanto si è verificato con la piattaforma in-formatica Media Library online (Ciccarone). Questa piattaforma fu introdotta nella biblioteca della Salaborsa affinché gli utenti potessero usufruire delle nuove tecno-logie, il che ha generato nuove modalità di fruizione e, legate ad esse, nuove sfide e richieste da soddisfare. Per esempio, si è dovuto affrontare e risolvere il problema del prestito online, che si è arricchito della possibilità di consultare gli e-book; sulla stes-sa piattaforma informatica, accanto a questo tipo di servizio, se ne è attivato un al-tro che permette agli iscritti al servizio di consultare quotidiani e periodici online, ri-spondendo in tal modo anche al problema della contrazione dei fondi destinati all’acquisto di copie di giornali e riviste cartacei. Questo processo di innovazione nei fatti ha introdotto cambiamenti nelle abitudini di una fetta dell’utenza, ma al tempo stesso ha “obbligato” la Salaborsa a operare per mantenere attivo il servizio erogato (e a un certo livello di qualità), visto ormai non più come una vetrina ma come un bene atteso dall’utenza, quindi un vero e proprio bisogno da soddisfare.
Quello della generazione di nuove esigenze che avviene implementando servizi, o anche più in generale del processo di consapevolezza che si origina nell’utenza che viene in contatto con le attività della biblioteca, è stato sottolineato anche in termini più generali (Masi), sulla base dei risultati della Customer Satisfaction Survey 2015
condotta dall’Istituzione biblioteche di Bologna. Da questa emerge che il 40% degli intervistati in merito ai servizi offerti dalla Salaborsa ritiene che non potrebbe avere le stesse risorse se la biblioteca non fosse esistita, mentre altri (31%) ritengono che ne sarebbero potuti entrare in possesso, ma solo con dispendio di risorse economi-che. Come proprio Masi sottolinea, in effetti, il lavoro della biblioteca Salaborsa è complessivamente incentrato sul garantire pari opportunità nell’accesso a un’offerta culturale di qualità, caratterizzandosi quindi anche come uno strumento di perequa-zione sociale.
Tale offerta diviene prevalentemente patrimonio personale, ovvero non direttamente individuato come risorsa nell’esercizio del lavoro o di una professione, ma contribui-sce comunque ad arricchire gli utenti a livello di esperienza e, quindi, potenzialmente anche nella vita lavorativa.
È quanto avviene, per esempio, con il Progetto “Facilitatori informatici” (Masi, Peder-zini), che nasce dal più ampio Progetto regionale per adulti “Pane e Internet” e ne ri-percorre le finalità di contribuire all’alfabetizzazione informatica della popolazione dei “non nativi digitali”. Non si caratterizza come un corso di formazione vero e pro-prio, quanto piuttosto come un’attività di laboratorio, fruibile anche come percorso di tipo individuale, in cui si realizza un’esperienza di scambio intergenerazionale e transculturale. Infatti, il Progetto vede il coinvolgimento di associazioni culturali e di istituti scolastici. Particolarmente interessante è risultata la sinergia con gli studenti iscritti alle classi del III e del IV anno dell’Istituto Tecnico “Salvemini” di Casalecchio di Reno, che fungono da tutor per quanti sono interessati a imparare l’utilizzo del pc e di Internet. Molti tra gli utenti sono adulti, spesso non occupati e non di rado stra-nieri. Le ore svolte in biblioteca valgono agli studenti il riconoscimento di crediti sco-lastici e tutto il Progetto è improntato a grande flessibilità, al punto che sono previ-sti percorsi di affiancamento individuale (un’ora per quattro volte al mese). In questo caso è evidente un duplice aspetto: agli utenti si forniscono strumenti utili per rin-novare le proprie competenze integrandole con nuove abilità e al tempo stesso si fornisce la possibilità di contrastare una situazione critica e attivarsi in un momento di incertezza economica e professionale; il tutto, senza che l’organizzazione bibliote-ca voglia sostituirsi ad altri soggetti a cui è deputato il ruolo di intervento sul merbibliote-ca- merca-to del lavoro.
In una città come Bologna in cui è molto radicata la cultura della partecipazione, il tema dell’interculturalità è particolarmente sentito dalle istituzioni deputate e, infat-ti, presso la biblioteca della Salaborsa è anche attivo il Progetto “Mediatori bibliote-cari” (Masi, Pederzini, Ciccarone) che permette a stranieri residenti nel Comune di Bologna di familiarizzare con le strutture e le modalità di fruizione e funzionamento della biblioteca. Vengono fissati appuntamenti con operatori della struttura e, in se-guito, alcuni cittadini stranieri diventano essi stessi volontari e figure di riferimento per le rispettive comunità linguistiche e culturali di provenienza. In questo caso è evidente il grado di penetrazione nel tessuto cittadino e l’offerta di strumenti che avviano un percorso di dialogo e coinvolgimento dei cittadini stranieri in condizioni di potenziale marginalità, fornendo loro le basi per effettuare delle scelte e co-struendo formule di welfare cittadino che si sostanziano di assistenza su bisogni
ba-silari e l’avvio di un processo di partecipazione, formula che conduce a integrazione e al collocamento più consapevole nella realtà socioeconomica della città.
Ascrivibile allo stesso filone concettuale è anche il Progetto “Scioglilingua” (Masi, Ciccarone) che è finalizzato al potenziamento della conoscenza delle lingue. Il Pro-getto è di recente attivazione, ed è stato avviato dal momento in cui i responsabili della biblioteca si sono resi conto che i prestiti di materiali relativi alle lingue stavano progressivamente diventando sempre più rilevanti sul totale dei prestiti. Come già altre attività di cui si è parlato, anche “Scioglilingua” non è inteso come un corso di formazione (esattamente come la biblioteca non intende sostituirsi a una struttura formativa), quanto piuttosto come uno strumento di supporto, basato sulla conver-sazione a due, tra un esperto (spesso madrelingua) e un utente che sta potenziando la propria conoscenza della lingua in cui si svolge il dialogo. Anche in questo caso non si possono ravvisare finalità immediatamente professionalizzanti, nondimeno è evidente il contenuto formativo di questa esperienza. Uno dei risvolti significativi di questo Progetto, che ne descrive anche il successo funzionale, è che molti utenti ita-liani diventano a loro volta parte attiva del Progetto, aderendo allo “Scioglilingua” questa volta per aiutare cittadini stranieri a migliorare nella conoscenza parlata della nostra lingua e, quindi, intervenendo attivamente in un processo di potenziamento delle skill e di inclusione.
Una biblioteca, pur nelle trasformazioni concettuali che la accompagnano, rimane un luogo di elezione per gli appassionati della lettura e presso la Salaborsa, sono at-tivi alcuni gruppi di lettura e di incontro con gli autori (Ragusa).
In Salaborsa è praticabile il sistema “a scaffale aperto”, che consente all’utenza inte-ressata al prestito il massimo dell’autonomia e della flessibilità nell’utilizzo dei beni e delle strutture; questo modo di concepire lo spazio-biblioteca rende più semplice i meccanismi di socializzazione che possono portare gli utenti ad avvicinarsi alle atti-vità organizzate dalla Biblioteca, tra queste quelle che si svolgono nei gruppi di let-tura. Attraverso la partecipazione e il confronto gli utenti che aderiscono a un grup-po di lettura raffrontano le proprie opinioni con gli altri partecipanti e le socializzano (se ritengono opportuno farlo) in uno spazio di discussione pensato per permettere un sereno scambio di idee. Questo processo, al di là dell’autore prescelto, è impor-tante perché richiama il senso di una comunicazione regolata da regole precise, identificate come un “esercizio di civiltà” (Ragusa). Al tempo stesso questi gruppi so-no un ambiente aperto, in cui chiunque può inserirsi nel momento che preferisce (o in cui incidentalmente viene a conoscenza della sua esistenza). I partecipanti a questi gruppi sono di vario genere, ma tendenzialmente sono adulti e occupati, la cui par-tecipazione a tali attività, oltre a soddisfare un aspetto ludico, può essere utile per rinforzare quei meccanismi di coinvolgimento in attività strutturate e regolate da norme di reciproco ascolto: quello che vale in gruppo di lettura vale in un gruppo di lavoro, per esempio nelle strutture a matrice che danno rilievo alla suddivisione in gruppi di progetto, in cui la confidenza nelle proprie convinzioni deve essere tempe-rata dal modo in cui queste possono essere messe a servizio del gruppo stesso. È evi-dente che non si possono stabilire nessi diretti tra attività socioculturali (partecipa-zione a gruppi di lettura) e sfera professionale e lavorativa, tuttavia è altrettanto
evidente che imparare (e interiorizzare) l’atteggiamento cooperativo che permette, per esempio, di far funzionare un gruppo di lettura è un asset spendibile nella vita lavorativa, come anche sostenuto nell’ambito degli studi sulla cultura organizzativa (cfr. Scheinn, 1999).
Nel complesso delle attività gestite dalla biblioteca della Salaborsa, a prescindere dai target di utenza coinvolti, sembra di poter individuare un disegno progettuale che origina dalla constatazione (Agnoli, Masi, Ciccarone) che alle biblioteche comunali ormai è chiesto ben di più del prestito dei libri e che queste ultime siano in grado di compiere un percorso evolutivo nelle loro funzioni, diventando sempre più laboratori di una nuova formula di cittadinanza consapevole che interagisce in un mondo in cui i confini non sono più solo quelli fisici, ma anche quelli dell’utilizzo di nuove ri-sorse tecnologiche e del modo di gestire il proprio tempo di vita.