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SECONDO CAPITOLO

LA SUPERFICIE, IL TOPONIMO,

3.2 Le case coloniche

Se di fatto nel Novecento i casoni pian piano scomparvero, molte case coloniche costruite in questo periodo erano la riproduzione in muratura del casone, naturalmente con dimensioni più grandi.

La casa rurale era costruita prevalentemente con mattoni cotti e la copertura del tetto, di solito a due spioventi, era fatta di tegole. Il legno era impiegato per la pavimentazione delle camere da letto, per la costruzione della scala, spesso esterna nel portico, che portava al piano superiore e per la costruzione delle imposte a protezione delle finestre. Nell’aia si potevano trovare piccole costruzioni come il forno per cuocere il pane e il pozzo da cui attingere l’acqua. Quest’ultimo era presente soprattutto nelle case rurali della zona meridionale della provincia di Padova invece a nord della provincia era più utilizzata la pompa. La differenza tra il pozzo e la pompa era sostanziale dal punto di vista igienico – sanitario. Infatti dal pozzo si attingeva l’acqua della parte superficiale della falda freatica esposta a colon-batterici ed altri microrganismi causa a volte di dissenteria, colera, tifo, invece la pompa era costituita da un meccanismo che aspirava l’acqua da una certa profondità (10-15 m) e quindi non era soggetta ad inquinamento. Talvolta si costruivano, sempre nell’aia, rustici minori formati da una tettoia di tegole sorretta da pilastri che servivano per riporre gli attrezzi agricoli e la legna.

La casa rurale aveva forme diverse legate al territorio dove sorgeva, alla coltura che i proprietari praticavano e al tipo di conduzione aziendale. A partire dall’800 nella provincia di Padova si possono distinguere alcuni tipi fondamentali di case rurali quali: l’abitazione rurale mista, la boaria, la villa trasformata, la casa del bracciante.

L’abitazione rurale mista poteva avere la parte rustica incorporata in essa

oppure contigua o separata da essa, però questa non era mai preponderante rispetto alla zona abitata.

La boaria sorgeva in una proprietà di grande estensione e in essa era

rilevante l’allevamento del bestiame e di conseguenza la stalla, il fienile, e i vari annessi rustici erano caratterizzanti dell’edificio.

Le ville trasformate erano ville settecentesche di campagna, a due o tre

piani, modificate in case coloniche, al cui corpo centrale abitativo veniva aggiunto lateralmente il rustico.

L’abitazione del bracciante, molto semplice, si distingueva dalle abitazioni

precedenti in quanto priva di rustico poiché il bracciante non possedeva una superficie da coltivare.

Nel ’900 le abitazioni maggiormente diffuse a San Martino di Lupari erano le case coloniche o rurali di tipo misto con rustico incorporato, le quali potevano trovarsi raggruppate in piccoli nuclei, sparse per la campagna, generalmente lungo le vie secondarie o alla fine di strade private oppure lungo le rive dei canali o dei fossati di scolo.

Esse sorgevano isolate le une dalle altre ed erano circondate dai campi che la famiglia stessa coltivava. Avevano una struttura molto semplice, gli spazi interni non erano grandi, però al loro interno ci vivevano famiglie anche numerose.

Percorrendo il territorio comunale, specialmente nelle frazioni di Lovari, Campretto e Borghetto, si nota come l’architettura delle case di campagna rispecchi innanzi tutto le caratteristiche logistiche del casone: il portico e l’entrata verso sud, la cucina con il focolare collocato al centro di una parete e il camino esterno sporgente, la “tesa” o “teda” dalla quale si poteva gettare il fieno direttamente nella stalla sottostante.

Foto 2. Casa Bianco.

Foto 3. Casa Meneghetti con rustico contiguo alla parte abitata.

Foto 4. Casa Ferronato.

Foto 5. Casa Pettenuzzo, modificata nel 1964 con la costruzione di un nuovo corpo abitativo, con rustico incorporato.

Foto 6. Casa Barichello.

Foto 7. Casa Buratto.

Come detto precedentemente, la caratteristica principale della casa rurale era data dal “portego”(tipico elemento veneziano), uno spazio al pianterreno ricavato direttamente nel corpo dell’edificio, dal quale si aprivano gli ingressi ai locali dell’abitazione e ai rustici, e aperto verso l’aia, una zona che si estendeva davanti alla casa e che era di fondamentale importanza quando la trebbiatura si faceva a mano e quando i contadini spannocchiavano il mais.

A volte una parte dell’aia veniva lastricata e chiamata “sease”; essa serviva per asciugare ed essiccare le granaglie raccolte ancora umide.

C’erano portici molto semplici, altri spezzati da pilastri o colonne con funzione di sostegno del tetto, altri infine con archi la cui struttura era in completa armonia con l’ambiente circostante.

Il portico di solito era abbastanza alto per consentire il riparo dei carri che tornavano carichi di raccolto: il fieno, i covoni di frumento, i cumuli di granoturco ……

Esso era inoltre di fondamentale importanza e utilità in quanto elemento di protezione dal clima, d’estate riparava i vani più interni dal calore dei raggi solari d’inverno riparava dalle intemperie e permetteva ai contadini di lavorare in un luogo coperto, molto luminoso e arieggiato.

Sotto il portico la famiglia spesso si riuniva per condividere, con i vicini, alcuni momenti della giornata e i bambini si ritrovavano per giocare a palline, a campanon …..

Le case che non avevano il portico spesso erano affiancate da una tettoia, la “barchessa”, edificio del tutto indipendente dalla casa e che serviva come fienile e deposito attrezzi.

La parte rurale (stalla, fienile, granaio …..) era contigua alla parte abitativa, ma raramente in comunicazione diretta.

Le case erano formate quasi sempre dal pianterreno e dal piano superiore. Il primo costituiva la zona giorno e comprendeva l’ingresso (di solito il portico), la scala per salire al primo piano, una stanza e la cucina.

La zona notte era collocata al piano superiore. Essa comprendeva poche camere da letto e di limitata estensione perché molto spazio era destinato al “ granaro”, luogo per il deposito delle granaglie.

Oggi molte di queste case coloniche sono completamente abbandonate, altre sono state in parte ristrutturate, altre infine sono state demolite e poi riedificate con sostanziali modifiche sì da renderle irriconoscibili, ma l’edilizia moderna cerca di recuperare gli antichi elementi caratterizzanti la casa rurale del passato.

Particolari della casa Bianco di foto 2:

Il portico visto internamente Portico con colonne circolari in mattoni

cotti.

Sulla parete di fondo si possono ancora vedere i due gradini iniziali in muratura e il segno della scala di legno che serviva per salire al piano superiore.

Soffitto interamente formato da travi di

legno. Apertura di accesso alla cucina attraverso la

quale si può intravedere il focolare. Ballatoio di legno che immetteva alle stanze del primo piano. Camino esterno addossato alla parete ovest della cucina.

Particolari della casa Meneghetti di foto 3:

Il portico è una struttura molto semplice.

Sulla parete a destra si può vedere la scala di legno che poggia sui gradini in muratura. La tesa (fienile) di solito

collocata sopra la stalla e serviva per riporre il fieno. Sono visibili sulla parete di fondo i fori di aerazione del fieno.

La stalla.

La porta del “granaro”.

La pompa dell’acqua.

Particolari della casa Pettenuzzo di foto 5 relativi alla parte vecchia.

Il portico visto frontalmente.

Il granaio visto dall’interno. La “tesa” vista dall’interno. La stanza da letto del proprietario. La stalla vista dall’interno.

Si noti come la parte

abitativa (la stanza) non sia in diretta comunicazione con quella rurale (stalla, fienile, granaio).