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Le consultazioni del Presidente incaricato.

LA FORMAZIONE DEL GOVERNO MONT

4. Le consultazioni del Presidente incaricato.

Al termine della conferenza stampa di domenica sera, iniziava la fase degli ultimi negoziati con le forze politiche; il premier incaricato cominciava quindi a consultarsi per la scelta dei ministri, assicurando che avrebbe svolto tale operazione «con urgenza, nei tempi più brevi possibili, ma con molto scrupolo»84.

Nonostante la disponibilità inizialmente manifestata da pressoché tutte le forze politiche, il confronto diventava da subito complicato e delicato, rivelando diffidenze, veti incrociati, tatticismi, temporeggiamenti, timori di compromettersi nei confronti dei rispettivi elettorati85.

Come già era emerso nel corso degli incontri non ufficiali precedenti al conferimento dell’incarico, il PdL rappresentava l’ostacolo politico maggiore86. Per tale ragione, dopo la conferenza stampa al Quirinale, il Presidente Monti si recava a Palazzo Chigi per un secondo colloquio, dopo quello del giorno precedente, con il Presidente dimissionario Berlusconi87.

Dal canto suo, il prof. Monti non abbandonava ancora l’intenzione di portare nella propria squadra qualche parlamentare da affiancare ai ministri provenienti dalla realtà economico-finanziaria, a garanzia dell’appoggio delle forze politiche, anche se i veti incrociati dei partiti sembravano essere non superabili. Considerata l’indisponibilità di questi ultimi a fornire dei ministri espressione dei partiti, si prospettava ad un certo punto anche la possibilità di inserire nel Governo i Vice Presidenti delle Camere quali organi politico- istituzionali88. Già in serata, tuttavia, appariva evidente che nemmeno questa idea sarebbe stata praticabile, sia per l’elevato numero di politici che in tal modo sarebbero confluiti nell’Esecutivo89, sia, soprattutto, per il “no” ribadito da PD e PdL, al termine delle consultazioni, alla creazione di un Governo che non fosse esclusivamente composto da tecnici. Il problema del rapporto con il Parlamento, dunque, veniva delegato alla futura scelta dei venti o trenta sottosegretari, tra i quali il prof. Monti auspicava appunto di inserire personalità di alto profilo politico90.

Lunedì 14 novembre avevano inizio le consultazioni ufficiali del Presidente incaricato Monti, che riceveva le delegazioni dei partiti dandosi la regola di «ascoltare, prendere appunti, dialogare»91. Esse si

82 S. BUZZANCA, Berlusconi: insultato per un atto generoso, ora basta faziosità, uniti davanti alla crisi, in la Repubblica, 14 novembre 2011, p. 6.

83 Cfr. M. BREDA, La responsabilità e la fiducia. Cronache diplomatiche dal Colle, in Dieci giorni. Dalle dimissioni di Berlusconi al

governo Monti. Cronaca, analisi e segreti, Instant Book del Corriere della Sera, 2011, p. 68; M. FRANCO, I paletti del Pdl dilatano la

sensazione di un sì obbligato, in Corriere della Sera, 13 novembre 2011, p. 2; S. BUZZANCA, “Con Monti democrazia sospesa”.

Berlusconi: decidiamo noi se dura, in la Repubblica, 18 novembre 2011, p. 12.

84 F. MARTINI, Il Professore promette “scrupolo e urgenza”, in La Stampa, 14 novembre 2011, p. 1; U. MAGRI, Incarico a Monti, si tratta

con il Pdl, in La Stampa, 14 novembre 2011, p. 2.

85 Cfr. M. BREDA, «Nessun ribaltone. Le forze politiche sostengano Monti», in Corriere della Sera, 14 novembre 2011, p. 2. 86 Cfr. U. MAGRI, Incarico a Monti, si tratta con il Pdl, in La Stampa, 14 novembre 2011, p. 2.

87 A. D’ARGENIO, Il senatore va a messa e poi al Colle. “Puntare tutto su crescita e equità”, in la Repubblica, 14 novembre 2011, p. 3. 88 F. GRIGNETTI, Governo: resta il rebus del rapporto con i partiti, in La Stampa, 14 novembre 2011, p. 6.

89 I Vice Presidenti della Camera sono quattro (Rosy Bindi del PD, Antonio Leone e Maurizio Lupi del PdL, Rocco Buttiglione dell’UdC), così come quelli del Senato (Rosy Mauro della Lega Nord, Domenico Nania del PdL, Vannino Chiti del PD, Emma Bonino dei Radicali). 90 F. MARTINI, Il Professore promette “scrupolo e urgenza”, in La Stampa, 14 novembre 2011, p. 1; F. GRIGNETTI, Governo: resta il rebus

del rapporto con i partiti, in La Stampa, 14 novembre 2011, p. 6.

91 Cfr. F. MARTINI, Il professore col quadernone. Le consultazioni cambiano rito, in La Stampa, 15 novembre 2011, p. 5; F. BEI, Il

tentativo in extremis del Colle, lo spiraglio del tandem Letta-Amato e la carta segreta del mini-rimpasto, in la Repubblica, 15 novembre

2011, p. 3. Nel corso del primo giorno di consultazioni del senatore Monti, il Capo dello Stato Giorgio Napolitano rilanciava l’appello ad unire le forze per risolvere la crisi di governo, affermando che «serve il massimo della coesione per avere il massimo del protagonismo del nostro Paese», e chiedendo «istituzioni credibili» e un impegno comune sul piano politico, sociale e intellettuale (U. ROSSO,

svolgevano rapidamente, nel giro di due giorni, nonostante la gran quantità di partiti e micro-gruppi che venivano sentiti (il prof. Monti incontrava complessivamente, tra lunedì e martedì, più di trenta gruppi)92.

L’unico partito a non presentarsi era la Lega Nord: il leader Umberto Bossi, insieme a tutta la segreteria del partito, disertava infatti le consultazioni e restava a Milano per proclamare «la riapertura del Parlamento della Padania» (organismo nato nel 1997 che non si riuniva da circa due anni); con una telefonata ribadiva quindi al Presidente incaricato che la Lega si sarebbe posta all’opposizione rispetto al voto di fiducia al futuro Governo, salvo decidere, di volta in volta, come votare sui singoli provvedimenti93.

Al termine del primo giorno di consultazioni, due erano le condizioni stabilite dal prof. Mario Monti: innanzitutto, si chiedeva il pieno sostegno dei partiti; in secondo luogo, che non fosse imposta alcuna scadenza temporale all’azione del Governo. Nella conferenza stampa di lunedì sera, il Presidente incaricato ridimensionava la questione della presenza di esponenti politici nella sua squadra, ipotesi che sembrava allontanarsi sempre di più: precisava infatti trattarsi di un mero desiderio, ma che in ogni caso l’Esecutivo sarebbe andato comunque avanti. Tuttavia, dichiarava che, indipendentemente dalla presenza di rappresentanti politici nel Governo, non avrebbe accettato l’incarico conferitogli dal Capo dello Stato senza un convinto sostegno dei partiti che avevano deciso di appoggiarlo, attraverso «un apporto convinto su ispirazione, caratteristiche, valori e sulla prospettiva operativa»94. La seconda condizione posta da Monti per sciogliere la riserva riguardava, come anticipato, la durata del Governo stesso: ferma restando l’eventualità che in qualsiasi momento questo potesse perdere la fiducia del Parlamento, egli affermava di non poter accettare che «venisse prefissata una data al di qua dell’orizzonte fissato di fine legislatura», poiché ciò «toglierebbe credibilità al governo»95.

Ciò detto, veniva ribadito il desiderio che nella compagine ministeriale entrassero a fare parte i segretari dei partiti politici, ovvero due personalità come Gianni Letta per il PdL e Giuliano Amato per il PD. Il veto del Partito Democratico sul nome di Gianni Letta era tuttavia irremovibile, in ragione della dichiarata esigenza di una netta «discontinuità» rispetto al Governo Berlusconi96.

Il Presidente Napolitano veniva informato passo passo dei colloqui del premier incaricato, sebbene, ufficialmente, il Quirinale si preoccupasse di chiarire la sua non ingerenza nell’attività del professore nonché la riconducibilità della scelta dei ministri al solo Presidente del Consiglio97. Tuttavia, secondo quanto riportato dalla stampa, il Presidente incaricato chiedeva aiuto proprio al Presidente Napolitano per superare le resistenze di PD e PdL alla presenza di politici nell’Esecutivo. Il Segretario generale della Presidenza della Repubblica Donato Marra incontrava quindi Angelino Alfano ed Enrico Letta, per cercare probabilmente di capire fino a che punto tale veto fosse definitivo e di vincere le resistenze dei due maggiori partiti, ma anche questo ulteriore tentativo avrebbe prodotto un esito negativo98.

Martedì 15 novembre si apriva la seconda giornata di consultazioni: in mattinata il Presidente incaricato riceveva le delegazioni del Partito Democratico e del Popolo della Libertà, e nel pomeriggio le parti sociali (Confindustria, sindacati, Forum terzo settore, Abi, Ania e altri) e i rappresentanti delle donne e dei giovani (consigliere e consiglieri di parità e Forum nazionale dei giovani)99.

92 Cfr. G. A. STELLA, Echi dalla Palude, in Corriere della Sera, 16 novembre 2011, p. 1. Oltre al PD e al PdL, il prof. Monti incontrava il Terzo Polo (Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Alleanza per l’Italia), che gli rinnovava il «sì senza se e senza ma»; i Radicali, che pure confermavano un «pieno sostegno»; l’Italia dei Valori, che ribadiva che il voto sarebbe stato condizionato a squadra e programma; e poi, tra gli altri, Fareitalia, Liberal Democratici - Maie; Repubblicani-Azionisti; Io Sud; Noi Sud; Forza del Sud; MpA-Alleati per il Sud; Noi per il Partito del Sud - Lega Sud Ausonia; Süd Tiroler Volkspartei; Union Valdôtaine; VersoNord; Movimento Repubblicani Europei; Partito Liberale Italiano; Liberali per l’Italia; Partito Socialista Italiano; Rappresentanza Socialista del gruppo misto Udc-Svp-Aut; Popolo e Territorio; Libertà e Autonomia; Popolari d’Italia Domani; Azione Popolare; Alleanza di Centro; Coesione Nazionale; Movimento di Responsabilità Nazionale.

93 R. S., Bossi riapre il “Parlamento della Padania”, in la Repubblica, 15 novembre 2011, p. 11.

94 A. D’ARGENIO, L’ultimatum di Monti ai partiti. “Appoggio convinto o rinuncio”, in la Repubblica, 15 novembre 2011, p. 2. 95 Ibidem.

96 Si vedano: G. CASADIO, Il Pd: serve una cabina di regia governo-partiti, in la Repubblica, 15 novembre 2011, p. 12; F. VERDERAMI, La

grande trattativa e il «no» di Bersani, in Corriere della Sera, 16 novembre 2011, p. 9.

97 Cfr. U. ROSSO, Napolitano: “Crisi delicatissima e cruciale”, in la Repubblica, 15 novembre 2011, p. 3, e A. RAMPINO, Pressing di

Napolitano per far cadere i veti sui due. “Poi deciderà il professore”, in La Stampa, 16 novembre 2011, p. 2.

98 F. BEI, Il tentativo in extremis del Colle, lo spiraglio del tandem Letta-Amato e la carta segreta del mini-rimpasto, in la Repubblica, 15 novembre 2011, p. 3. Inoltre, i quotidiani riferivano di un incontro “segreto”, svoltosi nella serata di lunedì 14, in un’abitazione privata nel centro di Roma, tra Mario Monti, Pier Luigi Bersani, Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini (cfr. C. TITO, Il diario segreto della crisi, in

la Repubblica, 20 novembre 2011, p. 1).

99 Cfr. L. FUCCARO, Oggi i ministri. Monti: il quadro è chiaro, in Corriere della Sera, 16 novembre 2011, p. 2. Si veda inoltre http://www.vita.it/news/view/114967.

Rimaneva aperto il nodo della presenza dei politici nella compagine governativa, con al centro i nomi di Giuliano Amato e di Gianni Letta100; la questione sembrava anche ad un certo punto registrare una

apertura da parte del PD, subito però smentita, tanto che in tarda mattinata il segretario Pier Luigi Bersani saliva al Quirinale per ribadire la contrarietà del Partito Democratico alla presenza di politici nel nuovo Governo101.

Pertanto, la partecipazione di Letta e Amato al Governo sembrava già definitivamente esclusa, ma veniva avviata la trattativa fra i partiti per l’indicazione dei nomi dei nuovi ministri, anche perché il numero di questi ultimi sarebbe stato ristretto: si parlava infatti di dodici ministri con portafoglio e di cinque ministri senza portafoglio, con una netta inversione di rotta, quindi, rispetto al precedente Esecutivo guidato dall’on. Berlusconi, che contava ben ventiquattro ministeri102.

In serata, incontrando per il secondo giorno consecutivo la stampa, il Presidente incaricato dichiarava di non essere ancora in grado di sciogliere la riserva, ma si diceva molto soddisfatto per l’intenso e proficuo lavoro svolto e «colpito dal senso di volontà e responsabilità di dare risposte efficaci per gettare le basi di una crescita economica, sociale e civile stabile e duratura», avendo riscontrato in tutti i partiti «la piena consapevolezza dell’attuale emergenza» e la disponibilità ad offrire «contributi di possibili sacrifici parziali in vista di un risultato positivo più generale». Annunciava quindi che il giorno seguente avrebbe rappresentato al Capo dello Stato le conclusioni del suo lavoro, dopo aver messo a punto «gli aspetti di un quadro già ben delineato»103.