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LE INTERVISTE Per una sintesi dei contenut

Face à Face – le interviste

LE INTERVISTE Per una sintesi dei contenut

Il confronto tra i due sistemi teatrali, tanto da un punto di vista politico - amministrativo, quanto da un punto di vista artistico - culturale, si articolerà, in queste pagine, a partire dai commenti riguardanti i vari settori di competenza degli interlocutori intervistati. Si procederà, quindi, orizzontalmente, individuando quattro aree argomentative che, insieme, disegnano il quadro del confronto tra Francia e Italia: i teatri e le istituzioni; gli autori e la loro tutela; il pubblico e la sua educazione teatrale; l’editoria.

Va sottolineato, in questa premessa, il valore particolare di Face à Face: il suo farsi sintesi della contiguità estetica tra le due nazioni coinvolte in contesti di profonda discontinuità politico - amministrativa. Il progetto indagato, attraverso la sua azione culturale, tenta di superare la profonda incompatibilità gestionale dei paesi coinvolti, favorendo la collaborazione, la coproduzione, le residenze d’artista.

È interessante rilevare come, paradossalmente, il superamento di tale discontinuità tra i due paesi protagonisti dello scambio si trasformi in un elemento di omogeneità, in quanto obiettivo comune e condiviso dai membri italiani e francesi dei Comitati artistici. Essi, infatti, come dimostrato dalle interviste analizzate di seguito, si sono posti la chiara finalità di proporre, attraverso la progettualità limitata di Face à Face, un modello che permetta l’interazione tra le rispettive creatività in un sistema di tutela dei valori culturali ispirato alla tipologia francese, evidentemente più forte e strutturata di quella italiana.

Il dialogo tra i due paesi, quindi, rivela una felice conclusione maieutica nella volontà condivisa di integrare le differenze, favorendo evoluzioni, crescite, reciproci arricchimenti.

Teatri e istituzioni

È stato già affrontata la sostanziale lontananza fra l’amministrazione della politica culturale francese e quella italiana. La novità di questo paragrafo risiede nell’assoluta ed ovvia consapevolezza che hanno i membri dei Comitati artistici di tale lontananza. Le differenze amministrative derivano, come più volte sottolineato, dalle differenze di concezione culturale, di tradizione, di strategie governative. Donatella Ferrante e Viviana Simonelli hanno messo in luce lo scarto tra i due paesi, fondandolo su alcuni punti: la definizione e la continuità delle strategie francesi rispetto a quelle italiane; il “dialogo inter-istituzionale”, in

Francia, “tra Ministero della Cultura e Ministero degli Affari Esteri (…). Dialogo che riguarda l’estero e l’interno di un paese dichiaratamente centralizzato con le direzioni regionali emanazione del Ministero”236; la giovinezza del Ministero italiano e le questioni

normative e costituzionali ancora aperte. Tecnicamente, proseguono le ex Dirigenti dell’ETI, le due nazioni si confermano diverse, contrapponendo un’attenzione alla progettualità di stampo francese ad una modalità d’azione teatrale legata alle tradizioni delle singole strutture tutta italiana. Quest’ultimo punto si sovrappone perfettamente a quella che Antonio Calbi definisce “situazione stagnante”, riferendosi alle direzioni e alle programmazioni di teatri italiani che, come sottolinea anche Olivier Descotes, si scambiano semplicemente spettacoli, inaridendo il mercato e limitando la formazione del pubblico.

Il problema è la mancanza di soldi. I teatri in Italia si scambiano gli spettacoli, i Direttori di teatri sono spesso anche registi e vogliono portare in giro il loro progetto, fanno degli scambi permanenti e questo sterilizza la produzione.(…) Però ci sono anche tanti Direttori di teatro importanti in Italia che capiscono che non si può fermare il ricambio e che è importante anche per l’immagine del teatro, per la crescita culturale degli spettatori, avere altri tipi di progetti, vedere altri tipi di drammaturgia.237

La sicurezza di un ricambio continuo dei dirigenti delle strutture principali francesi, la presenza di Centres Dramatiques e Théâtres Nationaux, non trovano il loro corrispettivo in Italia. Qui si fa sempre più forte la necessità di una razionalizzazione dei rapporti tra e teatri e istituzioni, perché si crei un dialogo a partire dalla definizione delle singole identità, insieme a una ridefinizione degli organigrammi dei teatri stessi. Calbi auspica, infatti, una futura gestione da parte di Direttori generali “possibilmente open mind che abbiano la capacità di riformare, di far dialogare tradizione e innovazione, di condurre il pubblico anziano verso il nuovo”238.

La tutela degli autori

Gli autori francesi si muovono in un contesto fortemente favorevole contrariamente agli autori italiani: sono i destinatari di sostegni statali mirati, sono attesi da un pubblico attento e aperto alla novità, hanno alle loro spalle un sistema “molto più solido e interessante dal

236 Intervista Donatella Ferrante, Viviana Simonelli, op. cit. 237 Intervista Olivier Descotes, op. cit.

punto di vista del peso, dell’organicità”239. Come hanno sottolineato Antonio Calbi e Gioia

Costa, i drammaturghi francesi possono vivere del loro lavoro, mentre in Italia l'autore di teatro si scontra spesso con un certo disinteresse da parte del pubblico, di alcuni registi, delle istituzioni che, per ragioni, solo in alcuni casi, contingenti, fanno poco per favorire le loro produzioni. “(…) i francesi sono autori che vivono del loro lavoro e non persone che, come in Italia, sovente, scrivono a tavolino e raramente vivono del loro mestiere, o incontrano la messinscena”240.

La Francia è la sede, inoltre, di una fortunata iniziativa che incentiva la drammaturgia e permette agli scrittori teatrali di inserirsi, con vari ruoli, all’interno dei teatri: le residenze d’artista. Grazie ad esse i drammaturghi possono scrivere, ma anche curare le relazioni delle strutture con le scuole e partecipare alla stesura delle programmazioni. Inoltre, esistono oltralpe dei sistemi di tutela dell’autore teatrale che ne fanno il destinatario di veri e propri aiuti, sovvenzioni, sostegni di varia natura241 che, sommati ai diritti d’autore, gli

garantiscono una certa autonomia creativa e professionale.

Va anche detto che, nonostante l’assenza di simili forme di garanzia e tutela, in Italia gli autori continuano a produrre opere e lo fanno con modalità e strumenti estremamente eterogenei anche grazie alla (o a causa della) mancanza di un sistema di sostegno come quello francese. All’assenza di tutele, infatti, corrispondono, non solo, in negativo, una limitazione di possibilità, ma anche, in positivo, un’apertura verso maggiori libertà.

L’educazione teatrale del pubblico

Dopo aver analizzato la concezione della cultura in Francia, e sorvolando sul diverso approccio, messo in luce da Ronconi, alla fruizione teatrale (per cui gli italiani guardano e i francesi ascoltano), va ribadito un punto centrale, perfettamente riassunto dalla Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura parigino, Rossana Rummo:

in generale, qui la cultura ha un posto d’onore nella vita dei francesi, di tutti i francesi, non solo degli intellettuali, è una cosa popolare, c’è un accesso diretto, immediato, facilitato, è 239 Intervista Antonio Calbi, op. cit.

240 Ibidem

241 Gli aides d’encouragement à l’écriture, à la création, à la première reprise, à l’écriture pour production potenti elle identifiée della DMDTS (Direction de la Musique, de la Danse, du Théâtre et des Spectacles) del Ministére de la Culture; l’aide à l’écriture e il soustien pour la publication, la traduction, la diffusione t promotion, la lecture, la mise en espace

et la production della Association Beumarchais; il fon de développement pou la création théâtrale contemporaine della

SACD; le borse d’allocation d’année sabatique, de creéation, d’encouragement, de découvert, d’écrivain en résidence del CNL (Centre National du Livre); l’aide à l’écriture del FONDS DE SOUSTIEN AU THÉÂTRE PRIVÉ. Cfr. http://www.chartreuse.org/Site/Cnes/ProjetArtistique/Aides.php

come la salute: come si ha il diritto alla salute, si ha diritto alla cultura e il cittadino, in quanto tale, sente di essere davanti a qualcosa che lo riguarda e quindi reagisce.242

Da un punto di vista più specificatamente teatrale la Francia educa da sempre i suoi spettatori al nuovo, anche grazie ad un lavoro sull’antico riletto in chiave moderna, come ribadisce la stessa Direttrice, facendo riferimento all’attività della Comédie Française: “Attraverso la memoria, l’interesse per il grande classico, loro conquistano pubblico giovane che, poi, si avvicina anche al teatro più sperimentale e contemporaneo”243. Questa

impostazione permette ai francesi di vivere esperienze come quella descritta da Claudia Di Giacomo, parlando della produzione all’Odéon de La malattia della famiglia M di Fausto Paravidino. In quest'occasione il pubblico ha avuto modo di assistere alla rappresentazione di un testo italiano, tradotto in francese, messo in scena da una compagnia rumena244.

In Italia la situazione è molto diversa: domina, infatti, una generale mancanza di consuetudine nei riguardi del nuovo, come ha sottolineato Antonio Calbi, in termini forse troppo netti, esplicitando la causa antropologico – sociologica di tale tendenza: “Non abbiamo una tradizione culturale forte, siamo un mix di populismo, di televisivo, di lobby intellettuali”245. Nonostante questa mancanza di abitudine, di educazione all’internazionalità

e alla novità, bisogna rilevare che l’assidua, costante ed interessata presenza di pubblico durante le serate italiane di Face à Face è la spia evidente di una curiosità, un’apertura, una vitalità del pubblico stesso.

Sottolinea Gioia Costa, riassumendo la situazione descritta:

in Francia ci sono incontri, dibattiti, lezioni aperte… basta accendere le radio, leggere i giornali e si vede qual è lo spazio dedicato al teatro. L’attenzione è stimolata. In Italia la tendenza è inversa, si sta smantellando il territorio culturale tassello dopo tassello e il pubblico si distrae… ma tagliando i fondi, trascurando l’educazione, chiudendo gli spazi di ricerca e di confronto come potrebbe essere diverso?246

L’editoria

L’abitudine francese al consumo della cultura si riflette anche sul settore editoriale. Le case editrici pubblicano più di trecento nuovi titoli l’anno perché sanno di poter contare su un vasto bacino di lettori. Come già sottolineato a proposito del teatro, l’attenzione e la

242 Intervista Rossana Rummo, op. cit. 243 Ibidem

244 Intervista Claudia Di Giacomo, op. cit. 245 Intervista Antonio Calbi, op. cit. 246 Intervista Gioia Costa, op. cit.

richiesta editoriale in Francia si ripercuotono sul settore d’interesse rendendolo produttivo in tutte le sue fasi. L’Italia “stagna” anche in quest’ambito: le case editrici pubblicano poche opere teatrali, quasi sempre classici, e i casi eccezionali della Titivillus o della Ubulibri non riescono, nonostante sforzi e investimenti notevoli, a garantire un’offerta soddisfacente.

Christine Ferret afferma: “In Francia c’era, e c’è ancora adesso, una cura dell’intero processo della catena del libro perché tutti i punti sono legati, quindi se non si cura il lavoro del libraio, si sa che l’editoria avrà delle difficoltà, perché è tutto collegato”247. Dal

sostegno delle residenze d’autore a quello delle piccole librerie di provincia, il sistema editoriale viene garantito da uno Stato, ancora una volta, estremamente presente. La responsabile del Settore del Libro dell’Ambasciata di Francia in Italia ha esposto alcune delle potenzialità dell’editoria francese, parlando della possibilità di richiedere al CNL (Centre National du Livre) borse di studio per i traduttori e finanziamenti per la creazione di cataloghi on-line, o di fondi teatrali.

Il rapporto tra le case editrici e i punti vendita rappresenta un ulteriore punto di divergenza tra le due nazioni. Christine Ferret non nasconde il suo rammarico per le difficoltà incontrate nella distribuzione dei libri editi per Face à Face in Italia, sottolineando quanto invece possa essere facile reperire i testi teatrali in Francia, anche solo frequentando le librerie interne ai teatri principali parigini che dispongono di tutti i titoli messi in scena. Inoltre, il settore editoriale beneficia delle strategie di promozione culturale francesi proiettate verso l’estero, quindi non sarà difficile per qualsiasi interlocutore straniero trovare fondi e sovvenzioni per la sua diffusione in altri paesi, europei e non. Gioia Costa, a proposito di Yves Mabin, il noto funzionario del Ministero degli Affari Esteri negli anni di Charles De Gaulle, sottolinea: “aiutava a pubblicare, incentivava le traduzioni, mandava i libri alle case editrici straniere e ascoltava le proposte e i progetti”248

247 Intervista Christine Ferret, op. cit. 248 Intervista Gioia Costa, op. cit.

INTERVISTA OLIVIER DESCOTES