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Le origini del sistema legale

2.1 INTRODUZIONE Pag

2.2.1 Le origini del sistema legale

Le guanxi sono necessarie e utilizzate per sopperire alle mancanze delle istituzioni formali e alle mancanze del sistema legislativo. Queste, come la legge, forniscono le costituzioni e le infrastrutture legali, le regole e i regolamenti di comportamento per gli individui, le istituzioni informali invece, quali la tradizione, le convenzioni o i codici d’onore, guidano gli individui e la società, in modo da promuovere le norme e i valori sociali. Nelle società in cui le strutture formali non sono sviluppate o sono addirittura assenti, ci si deve affidare sulle strutture informali come strumento primario per ottenere sicurezze e certezze. In tale contesto le guanxi possono compensare l’inadeguatezza delle strutture formali e il loro meccanismo di applicazione. Nelle circostanze in cui si palesi la debolezza delle strutture formali, le

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40 relazioni interpersonali e i legami sociali diventano fattori fondamentali all’interno

degli scambi sociali ed economici.

La storia della Cina ci insegna che il sistema legale è stato sempre lontano dalla realtà popolare cinese, il detto tiān gāo huáng dì yuǎn 天高皇帝远, “il Cielo è alto e l’imperatore è lontano”, esemplifica la relazione che esisteva tra il popolo e il lontano potere imperiale. In generale il sistema legale, nell’età imperiale, non costituiva un’alternativa valida per far rispettare la legge. Alla base di tale concetto vi è una differenza sostanziale tra il concetto di legge nella tradizione occidentale, o comunque americana ed europea, e quello cinese, ossia la legge non era considerata come un elemento esterno alla società. Non c’era nessuna legge mandata dall’alto attraverso una rivelazione divina, “nessun Mosè a ricevere le tavole d’oro da Dio sulla cima di una montagna” 42

. La legge era un prodotto nato dalla vita quotidiana, dal li, “regole comportamentali molto rigorose che disciplinavano tanto il culto degli antenati e della divinità quanto i rapporti interni ed esterni al clan, dalle cerimonie matrimoniali a quelle funebri, dalla materia tributaria ai rapporti diplomatici”43

. Per Confucio le leggi erano espressione della moralità dell’uomo, quindi legate alla vita pratica, piuttosto che a un principio religioso. Soltanto per i crimini più gravi veniva applicata la legge, fǎ 法, la cui radice semantica risale alla Cina arcaica in cui era sinonimo di punizione penale. Una forte influenza alla nascita della legge fu data dal Legismo della dinastia Qin (221 a.C. al 206 a.C.), i suoi sostenitori si rifacevano all’idea per cui la forza militare ed economica dello Stato era solo raggiungibile attraverso la sudditanza del popolo, ottenibile attraverso delle leggi che regolassero tutti i rapporti sociali. Tali leggi erano fatte in modo da governare la società nel migliore dei modi, ossia attraverso la forma scritta piuttosto che attraverso rituali, tradizioni arcaiche e principi etici e morali. Tale concezione quindi era in forte contrasto con quella Confuciana. Il sistema Legista si ricorda inoltre per la crudeltà ed efferatezza delle sanzioni penali, con le sue punizioni corporali e decapitazioni anche per un piccolo crimine. Tuttavia esso ha il grande merito di aver portato il Primo Imperatore Qin Shi Huang Di all’unificazione tutta la Cina, sottomettendo gli

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Ying L. S., Walker A., Explaining Guanxi: the Chinese Business Network, op. cit., p. 101.

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41 individui ad un sistema legale per cui tutti erano uguali davanti alla legge. La dinastia

degli Han che seguì, prese le distanze da tale dottrina e portò il Confucianesimo a livello di filosofia ufficiale dell’impero. Tuttavia il sistema legista non fu totalmente abbandonato, da esso infatti derivarono le grandi codificazioni penali e amministrative dell’età imperiale, la suddivisione del territorio imperiale in provincie, l’ideale di meritocrazia secondo il quale dovevano essere assunti i funzionari imperiali. Tale apparato fu poi perfezionato dai Confuciani attraverso il sistema degli esami statali, unica via d’accesso alla burocrazia imperiale.

La legge era quindi intesa come “punizione”, infatti i caratteri xíng 刑 e fǎ 法, entrambi usati per denotare il concetto di “legge”, portano il significato di punizione. Il carattere xing porta in sé il radicale del coltello 刀, ad indicare che “c’è ragione di credere che punizioni corporali quali taglio del naso, delle gambe, castrazione fossero pratiche correnti in Cina ben prima della promulgazione di qualsiasi sistema di leggi scritte”44

. Quindi i cinesi si tenevano ben lontani dalla legge, dato tale orientamento alla punizione corporale, evitando di ricorrere ai tribunali. Ciò che invece veniva usato per mitigare le controversi all’interno della società era il sistema del tiáojiě 调 解 o mediazione stragiudiziale. Tale sistema prevedeva che la mediazione tra le parti non fosse rimessa nelle mani di un ufficiale governativo, ma in quelle di un capoclan o comunque di una personalità influente all’interno del nucleo sociale. Le parti quindi si rifacevano agli ideali confuciani per mitigare le loro controversie, ideali che vedevano l’essere coinvolti in un contenzioso un’azione riprovevole, segno di mancanza di educazione e moralità. Quindi vi fu un’unione tra sistema legista e confuciano, tale unione si può vedere anche nell’applicazione della legge da parte degli ufficiali governativi. Essendo essi usciti dal sistema degli esami statali, il cui programma di studi come già detto comprendeva i classici confuciani, erano fortemente influenzati da tali testi nel momento dell’applicazione della legge.

Essi infatti non si limitavano ad applicare le leggi così come erano scritte, ma si rifacevano anche ai valori confuciani. I giudici, per essere definiti tali, dovrebbero interpretare la legge e giudicare, fondando il giudizio solamente sulla legge. La tendenza dei giudici,invece, era quella di raggiungere un compresso tra le parti,

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42 ricorrendo alla tiáojiě piuttosto che a una applicazione severa della legge scritta.

Inoltre, la facilità alla corruzione, data da un misero stipendio, fu un altro elemento che minò le fondamenta della credibilità dei funzionari. Questi elementi, uniti alla natura penale del codice legislativo, causarono una percezione della legge come mezzo di oppressione da parte dello stato, che andava, dove possibile, evitato. Vi era inoltre un mancato sviluppo in materia civile e delle risorse dei funzionari locali nel risolvere contenzioni privati. I cinesi quindi si tenevano ben lontani dalla legge, un detto popolare esemplifica alla perfezione la situazione del tempo: “Quando il sole sorge io mi sveglio. Quando il sole tramonta, vado a riposarmi. Scavo un pozzo per il mio bere. Coltivo i campi per il mio cibo. Cosa ha a che fare il potere dell’imperatore con me?”45. In tale contesto, le guanxi si posero come valida alternativa al sistema legale, che data la sua debolezza non poteva fare da garante tra gli accordi degli individui all’interno della società. Gli ideali confuciani hanno diretto per tutta la storia dell’impero cinese la vita sociale, dettando le regole di condotta a cui conformarsi: attraverso le guanxi ognuno conosceva il proprio posto nella società, nel momento in cui un individuo commetteva un errore, la legge lo puniva.

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