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CAPITOLO 4: GLI ECOSISTEMI INNOVATIVI

4.4 Le periferie competitive

Abbiamo visto come in molti Stati membri, il passaggio da modello tradizionale ad un modello di innovazione consapevole, con l’aggiunta di una serie di politiche ben congegnate, ha portato verso processi di sviluppo più sostenibili, anche dal punto di vista spaziale.

Tra le diverse città Europee, si nota che il contributo delle città alla produzione del PIL tende a livellarsi al decrescere delle dimensioni. Le città più piccole, intese quelle con 100.000 abitanti, tendono a permanere in posizione arretrata, ma mostrano in molti casi tassi di crescita economica medi: queste eccezioni riguardano le cosiddette periferie competitive.

Per poter capire ciò che spinge le periferie a diventare realmente competitive in termini economici rispetto alle altre città del paese, trasformandosi in distretti imprenditoriali dinamici e allo stesso tempo stabili, è importante individuare ad osservare le forze di fondo della loro trasformazione e capire la relazione tra competitività e dimensione della città.

Più in grande, cerchiamo di capire cosa differenzia le regioni relativamente arretrate che riescono a crescere da quelle che invece rimangono in condizioni di relativa arretratezza.

Se si utilizza un'ampia base di misurazione della competitività economica, risulta che la maggior parte delle zone più performanti in Europa si trovano nella zona settentrionale e centrale dell'Unione. Questo perché le regioni della capitale e le regioni metropolitane sono i principali motori della competitività regionale. Non a caso le aree metropolitane più grandi ed estese si trovano proprio nella zona del Centro Nord Europa.

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Per riuscire a mappare le regioni europee in base alla loro competitività e dunque analizzare l’attrattività e sostenibilità dell’ambiente circostante per la vita e il lavoro di cittadini e imprese, analizziamo i dati dell’indice composto RCI (Regional Competitivity Index) ottenuti nel 2016, riportati graficamente nella figura sottostante.

Grafico 24 Indice di competitività regionale 2016, Annoni et al., 2017

Si può osservare come l'indice RCI sottolinei la forza delle regioni delle capitali rispetto alle aree metropolitane in molte zone d'Europa; in quasi tutti i paesi, le regioni della capitale risultano essere quelle più competitive, eccetto in Germania, Italia e Paesi Bassi, in cui altre regioni registrano competitività analoga e spesso superiore a quelle limitrofe alla capitale.

L’indice utilizzato vede in vetta nella classifica del 2016 delle città più competitive Londra e la sua zona di pendolarismo, davanti a Utrecht nei Paesi Bassi, al secondo posto insieme a Berkshire, Buckinghamshire e Oxfordshire nel Regno Unito.

Osservando il grafico, è possibile evidenziare un’ulteriore dato: tra la regione della capitale e le altre regioni del paese vi è un divario importante, nel caso di Romania, Grecia, Slovacchia, Bulgaria e Ungheria.

Possiamo dunque dedurre che vi sia una forte relazione tra la dimensione delle città e la loro competitività, anche se molte città piccole registrano elevate performance, in certi casi analoghi a quelli di zone metropolitane.

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Diversi sono gli esempi di periferie competitive, e poco rilevante sarebbe elencarle tutte, tuttavia proseguiamo ad analizzare ciò che sta alla base della loro evoluzione.

Si è visto da numerose ricerche che la trasformazione di un'area periferica in un ecosistema imprenditoriale dinamico e attrattivo è spesso mosso dalla collaborazione fra università e multinazionali straniere. Come affrontato nei capitoli precedenti, i flussi di investimenti da paesi esteri, l'espansione dell’offerta formativa ed infine il processo di spin-off imprenditoriale promuovono ed accrescono la competitività regionale.

In molti casi però la principale chiave di successo risiede nella riconversione ambientale e produttiva di una determinata area guidata da imprese e istituzioni locali.

Per riuscire a rendere più attraente una città o una periferia, è necessario mettere in atto alcuni miglioramenti, sotto diversi punti di vista: la qualità delle istituzioni locali riveste un ruolo fondamentale, così come le istituzioni sia di natura formale, come leggi e regolamenti, ma anche informale, come la fiducia reciproca, l'impegno sociale, l'adesione alle regole. Dopo aver creato uno spazio economico e sociale più ricco e meglio organizzato in termini infrastrutturali, unito alla cooperazione fra amministrazioni locali, risulta più facile realizzare delle reti di comunicazione.

Se si considera la periferia competitiva come un’area in cui convergono produzioni specializzate e verso cui le istituzioni riescono ad indirizzare gli investimenti dei privati, è evidente che si venga a creare un problema nel momento in cui l’economia locale si vincola ad una sola specializzazione. È possibile evitarlo mantenendo un modello di economia aperto in cui le relazioni complesse tra diverse specializzazioni produttive permettono alle nuove periferie di accrescere la loro attrattiva e di creare innovazione, rendendole competitive. Le politiche che analizzeremo nei prossimi capitoli spiegheranno in parte come integrare territorialmente sistemi locali periferici e relazionare le diverse aree produttive.

Dare un’impronta globale alle diverse aree periferiche, organizzando l’accessibilità grazie a reti e nodi infrastrutturali strategici (e.g. autostrade, banda larga ecc) e la conoscenza generata dalle catene globali del valore tra imprese domestiche e straniere, sembrano essere aspetti fondamentali per riconvertire le periferie. Questi processi

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tendono ad autoalimentarsi poiché tanto più un sistema locale è globale e tanto più diventerà attrattivo di investimenti e richiamerà talenti dall'esterno.

Ciò che in parte rende difficoltoso l’evolversi dei diversi sistemi locali periferici è la presenza di economie di scala spesso insufficienti per realizzare adeguate infrastrutture e di un localismo che limita il territorio. Trovare una soluzione a questo meccanismo non è semplice, ma è anche da questo che separa le periferie dal diventare territori competitivi.