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Le riserve alimentari (commodity buffer stocks)

CAPITOLO III LA PRIMAVERA ARABA

RISPOSTE NUOVE PER UN MONDO CHE CAMBIA

IV.4 Le riserve alimentari (commodity buffer stocks)

Come ho già accennato, le prime misure che i Paesi vicini alla Tunisia hanno adottato per evitare il “contagio” sono state misure tampone, volte a risolvere il problema dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari, causa scatenante delle rivolte, ma non i problemi strutturali quali povertà, ineguaglianze, corruzione, disoccupazione giovanile ed emergenza abitativa. La costituzione di stock di cereali è stato il principale strumento per rallentare l’aumento dei prezzi e rendere le oscillazioni meno marcate.

L’Associazione Actionaid182 sostiene che la volatilità dei prezzi e il loro aumento

sono due fenomeni diversi ma fortemente interconnessi che producono un impatto sul benessere e sulla sicurezza alimentare delle persone, siano esse produttori e/o consumatori. Tuttavia, nel quadro delle politiche per la stabilizzazione dei prezzi, scarsa attenzione è stata data al ruolo positivo che possono svolgere le riserve alimentari (buffer stocks) che, invece, dovrebbero

182 Roberto Sensi, Aulo Re et al., Granai contro la crisi. Il ruolo delle riserve alimentari per

essere considerate come uno strumento necessario all’interno di una più ampia politica agricola orientata alla sicurezza alimentare, la stabilizzazione dei prezzi, la protezione dei consumatori a basso reddito e dei contadini ed il sostegno alla produzione. Come nel caso di Algeria ed Egitto, secondo le rilevazioni FAO ben 25 Paesi in via di sviluppo (su 81 analizzati) hanno fatto ricorso a stock alimentari per contrastare l’aumento dei prezzi. Questo metodo, tuttavia, presenta numerose controindicazioni quali costi molto elevati di approvvigionamento e gestione, rischi di deterioramento delle riserve, problemi legati agli effetti distorsivi del mercato e generale inefficacia;

Questi problemi diventano ancora maggiori se si considera il fatto che la costituzione di riserve alimentari nel periodo delle rivolte arabe è stata affrontata in modo non organico, sull’onda di un’emergenza non prevista. Se invece le riserve alimentari venissero maggiormente studiate e programmate in modo più organizzato probabilmente sarebbero un valido strumento per ridurre il problema degli approvvigionamenti alimentari delle fasce più deboli della popolazione in situazioni di emergenza. Actionaid, inoltre, nel suo documento chiedeva al G20, tra l’altro, di potenziare lo strumento delle riserve alimentari, incoraggiandolo e sostenendolo politicamente come mezzo di controllo della volatilità dei prezzi, di limitare o eliminare le sovvenzioni allo sviluppo di biocarburanti e limitare le possibilità speculative sul mercato dei generi alimentari. Sono consapevole delle insidie nascoste nel concetto di moralità quando viene legato alla politica, ma non ritengo moralmente accettabile che le necessità di non distorsione del mercato siano considerate prevalenti rispetto al problema alimentare. Per quanto banale possa sembrare, ritengo inoltre che il fine ultimo dell’agricoltura e del commercio dei generi agricoli di base sia permettere alle persone di alimentarsi. Proprio perché la questione riguarda un diritto umano di base, sia i consumatori netti finali che i piccoli produttori di sussistenza non possono essere schiacciati da un mercato totalmente libero e privo di controllo, assoggettato non tanto alle normali fluttuazioni legate alla domanda ed offerta ed alle condizioni ambientali

di produzione, ma legato a processi speculativi e ad esigenze che nulla hanno a che fare con la nutrizione.

Il 22 e 23 giugno 2011 a Parigi si è tenuto il summit G20, incentrato sull’agricoltura e sull’aumento dei prezzi dei generi alimentari. Da più parti erano stati lanciati appelli ad una gestione più trasparente dei mercati agricoli e agroalimentari mondiali, ad un modo più corretto nella rilevazione dei prezzi, ad un intervento volto a migliorare gli sforzi congiunti necessari al coordinamento delle politiche nazionali al fine della produzione di eccedenze, utilizzabili per fronteggiare le emergenze alimentari.183 In tale summit, tuttavia, invece di dare

rilevanza agli strumenti pubblici d’intervento si è preferito continuare a privilegiare gli strumenti legati al mercato, lasciando alle riserve alimentari, ad esempio, solo il ruolo di strumento di emergenza in caso di crisi, non di metodo di calmieramento dei prezzi per ridurre la loro volatilità a parametri accettabili. Per ridurre l’emergenza alimentare nel lungo periodo i Paesi del Nord Africa dovrebbero concentrarsi su tre direttrici principali: rafforzare i sistemi di salvaguardia e promuovere l’istruzione dei popoli perché abbiano degli strumenti di pianificazione familiare più consapevoli; incrementare la produzione domestica e migliorare il livello di vita nelle campagne; ridurre l’esposizione agli shock di prezzo attraverso sistemi di distribuzione più efficienti e un miglior uso degli strumenti finanziari. 184 Senza interventi efficaci le fluttuazioni di prezzo

continueranno ad essere un enorme problema sociale, politico e geopolitico: l’aumento della popolazione, abbinato al progressivo abbandono della campagne ed agli effetti dei cambiamenti climatici renderanno sempre più dirompenti le conseguenze di anche piccole variazioni di prezzo, causate, in un mondo sempre più interconnesso, da eventi sempre più lontani geograficamente e politicamente.

183 L. Costato, Editoriale Sicurezza alimentare e Rivolte in Nord Africa, Rivista di Diritto

Alimentare, Aprile-Giugno 2011

184 J.A. Lampietti, S. Michaels, N. Magnan, A.F. McCalla, M. Saade, N. Khouri, A strategic

Durante la Primavera Araba, dopo l’approvvigionamento straordinario degli stock cerealicoli, la maggior parte dei Paesi ha distribuito sovvenzioni, diminuito tasse e diritti doganali sulle derrate alimentari ed ha aumentato le sovvenzioni a importatori e grossisti affinché i prezzi fossero calmierati. Ad esempio, in Algeria sono state ordinate dall’Ufficio pubblico dei cerali un milione di tonnellate di grano in quindici giorni, aumentando contemporaneamente del 18% la quantità di grano fornita tutti i mesi ai mercati locali, il Marocco ha ordinato 255.000 tonnellate di cereali, l’Egitto in sei mesi ha ordinato quattro milioni e mezzo di tonnellate di grano; politiche analoghe sono state seguite da Libia, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi.185 Accanto alle misure sui generi alimentari, gli

interventi statali si sono indirizzati anche alla diminuzione dei prezzi dei carburanti, alla creazione di fondi di sicurezza sociale per l’aiuto alle famiglie più disagiate ed alla creazione di posti di lavoro, soprattutto negli organismi statali. Nonostante molti studi abbiano evidenziato come il miglioramento della sicurezza alimentare sia fondamentale ai fini di una transizione pacifica,186 quasi

nessun Paese ha avviato misure (né progetti a lungo termine) di riforma strutturale del mercato interno del lavoro, dei metodi di approvvigionamento, produzione, stoccaggio e distribuzione dei generi alimentari, delle politiche di formazione professionale, di politiche di ridistribuzione delle terre o di modernizzazione delle campagne e soprattutto l’incremento della produzione agricola e il miglior utilizzo possibile delle risorse idriche.