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Le tecnologie sono utili a migliorare l’apprendimento?

Capitolo II: Le tecnologie digitali e la robotica a scuola

2.4. Le tecnologie sono utili a migliorare l’apprendimento?

Negli ultimi anni, con l’ingresso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nei vari gradi e ordini di scuola, è diventato sempre più forte l’interesse rivolto al loro impatto formativo sui processi di apprendimento e di insegnamento.

Ne sono conseguite infatti numerose ricerche per indagare gli effetti delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione sull’apprendimento tra le quali emergono le systematic review 59

, o revisioni sistematiche: sono state compiute, a partire dal 2000, dall’EPPI Center dell’Institute of Education di Londra riguardo l’impatto delle TIC sull’insegnamento e apprendimento delle competenze linguistico-espressive e matematico-scientifiche.

Dalle systematic review è emerso che per quanto concerne l’area linguistico-espressiva, l’impatto delle TIC risulta irregolare, mentre per quanto riguarda l’area matematico-scientifica sono affiorati risultati più positivi. In particolare, l’impiego di strumenti di rappresentazione grafica facilita l’acquisizione di alcuni concetti scientifici così come alcuni software influiscono positivamente sui processi di comprensione nella matematica.

Un’altra ricerca di grande interesse incentrata sempre sull’impatto delle tecnologie digitali nell’apprendimento appartiene a John Hattie60

: anche se dai suoi studi è emerso che gli effetti delle tecnologie sull’apprendimento siano bassi, in merito all’utilizzo del computer a scuola, Hattie ha tuttavia evidenziato che il computer sia usato in classe con maggiore efficacia quando

- viene proposto come risorsa integrativa e non sostitutiva dell’insegnante, consentendo allo studente di avvalersi e confrontarsi con diverse strategie d’insegnamento;

59 M. Ranieri, Le insidie dell’ovvio. Tecnologie educative e critica della retorica

tecnocentrica, Pisa, ETS, 2011, p. 133

35 - l’insegnante è formato sull’impiego del computer come strumento di insegnamento e apprendimento, così da farne uso anche per scopi didattici;

- vengono offerte ripetute occasioni per apprendere, dall’uso del computer in modo tutoriale a quello per problem solving passando per la programmazione;

- lo studente, non l’insegnante, esercita il controllo sull’apprendimento;

- è valorizzato l’apprendimento fra pari, così che gli alunni possano confrontarsi con differenti strategie di soluzione dei problemi;

- il feedback viene ottimizzato.

Alcuni autori sono fautori dell’idea secondo cui l’utilizzo delle tecnologie digitali determini un ripensamento del ruolo dell’insegnante che diventa guida, tutor dei processi di apprendimento, spogliandosi dunque della veste di trasmettitore di conoscenze allo studente; un ripensamento della natura dell’insegnamento, ossia l’insegnante che lavora in team con i colleghi. Infine un ripensamento del ruolo dello studente, che si profila come soggetto attivo, e non più passivo, nel processo di apprendimento.

Altri autori sono del parere che le tecnologie supportino positivamente i processi cognitivi dello studente, accrescendone la motivazione, migliorandone l’apprendimento, in particolar modo rendendolo più interattivo e attivo, e collocando l’alunno al centro del suo processo formativo.

In quest’ottica quindi le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono da considerarsi come strumento che apre lo studente alla possibilità di co-costruire il proprio processo di apprendimento, di socializzarlo e anche personalizzarlo in base ai propri stili cognitivi e ai propri bisogni formativi61

. Anche gli insegnanti traggono dei vantaggi dalle tecnologie, tra cui il miglioramento della propria modalità didattica, potendo accedere, per esempio, a numerose risorse disponibili su Internet così da svolgere il proprio lavoro in modo più efficace e funzionale.

61

36 Certo, ci sono anche insegnanti “nativi gutenberghiani”62 che hanno vissuto e si sono formati nella galassia Gutenberg, hanno ricevuto l’imprinting dal modello formativo del libro, e che faticano ad accettare che la galassia Gutenberg si stia dissolvendo e trasformando in una galassia dell’ informazione e della formazione digitalmente estesa. I docenti appartenenti a questa categoria hanno pertanto paura o si mostrano reticenti nei confronti dell’impiego delle TIC nella didattica: si definiscono come “cyberstruzzi”63

.

In particolar modo, essi temono che i dispositivi tecnologici, interagendo con i bambini, li programmino, li rendano omologati e li trasformino in macchine, incidendo negativamente sulla loro creatività.

Altri, i cosiddetti “pragmatici neutri”64

, adoperano le tecnologie con i

bambini nella prassi didattica, ma si caratterizzano per un approccio “informaticista”: usano infatti i dispositivi digitali con il manuale in mano e prediligono un approccio della tecnologia legato all’istruzione sul funzionamento di un software e di un hardware.

Infine ci sono i “neodigitali”65

, insegnanti immigranti digitali favorevoli all’impiego della tecnologia a scuola con i bambini e che attuano la rivoluzione digitale in classe.

Ferri afferma che le tecnologie debbano essere il più possibile invisibili66, debbano cioè diventare parte integrante dell’ambiente didattico, non una presenza di cui aver paura.

Ѐ chiaro quindi che la cultura tecnologica della scuola debba progredire per cui i computer, le lavagne interattive touch screen e altri strumenti digitali devono essere trattati al pari di cattedre, banchi e lavagne.

In altre parole, le tecnologie nella scuola non devono essere viste come “entità” estranee di cui aver timore, ma come componenti strutturali del setting scolastico: devono quindi diventare ordinarie e messe quotidianamente al servizio dell’attività scolastica.

Non bisogna tuttavia “adagiarsi” sulla convinzione che il semplice 62 Ivi, p. 171 63 Ivi, cfr. p. 182 64 Ibidem 65 Ibidem 66 Ivi, cfr. p. 127

37 impiego delle TIC nelle attività didattiche apporti necessariamente vantaggi nell’apprendimento degli studenti.

A garantire infatti che un intervento educativo supportato dalle tecnologie possa risultare significativamente efficace, non è tanto il dispositivo tecnologico in sé di cui ci si avvale, quanto il modo in cui esso viene utilizzato.

Quindi l’integrazione della tecnologia nell’educazione, affinché possa realmente supportare e migliorare l’apprendimento degli studenti, richiede che gli insegnanti si rapportino alla tecnologia stessa in maniera competente, positiva, che si sentano a loro agio con essa e imparino a usarla efficacemente67

.

“Good teaching remains good teaching with or without the technology; the technology might enhance the pedagogy only if the teachers and pupils engaged with it and understood its potential in such a way that the technology is not seen as an end in itself but as another pedagogical means to achieve teaching and learning goals” 68.

Higgins et al. (2007)

2.5 Verso una nuova forma di Homo Sapiens: i digital natives

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