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SINTESI STORICA

2.1.2 LE TRASFORMAZIONI SECENTESCHE

Alla morte di Emanuele Filiberto, il suo erede, Carlo Emanuele I, più interessato alle proprietà di Lucento e Regio Parco, cedette temporaneamente la tenuta al cognato Filippo d’Este, riacquistandola nel 1586. Con la successiva acquisizione tuttavia, la villa entrò a far parte dell’appannaggio della duchessa Caterina d’Austria, sua coniuge, che diede inizio all’usanza per cui la residenza fluviale venisse affidata nel corso del tempo, alla futura consorte del principe ereditario.

Anche la duchessa promosse degli interventi sulla tenuta. I cantieri avviati non riguardarono principalmente l’abbellimento della dimora ducale, ma proponevano un miglioramento dei giardini, delle vie d’accesso, dei collegamenti alla città, delle pertinenze agricole e funzionali.

Nel 1597 la duchessa Caterina d’Austria morì e l’effettiva proprietà della villa tornò a Carlo Emanuele I, che però, in linea con la nuova tradizione, nel 1619 donò il complesso alla nuora Cristina di Francia, sposa del principe ereditario Vittorio Amedeo.

Figura 2 – Carlo di Castellamonte (o scuola), disegno del prospetto dell’edificio verso il fiume, secondo una prima ipotesi – non realizzata- di ampliamento della preesistente villa cinquecentesca. […] Torino, Biblioteca Nazionale, Manoscritti e rari, q.I.65, fol. 77

in Roggero Costanza, Torino. Il castello del Valentino, Torino, Lindau, 1992

Nel nuovo progetto il Cortile d’ Onore quadrato divenne il centro di tutto il complesso, così come il loggiato, lo scalone e il Salone d’ Onore a doppia altezza sistemato al di sopra dell’attuale sala delle colonne, costruendo l’ampliamento della fabbrica attorno a questo fulcro in maniera simmetrica. Contigui al nucleo principale dell’edificio furono costruiti dei saloni quadrati concatenati tra loro, organizzati secondo un principio modulare. La manica parallela al fiume venne dunque prolungata, la torre a sud di essa inglobata all’interno di una struttura più massiccia e si costruì una nuova torre verso nord. Fu realizzata inoltre la nuova copertura a due falde in lose.

Successivamente, intorno al 1633 iniziarono i lavori per la costruzione delle gallerie a portici.

Nel 1639 gli interventi sul manufatto subirono una battuta d’arresto a causa della guerra civile tra la reggente Madama Reale ed il Principe Tommaso e Maurizio di Savoia, scoppiata a seguito della dipartita di Vittorio Amedeo I e ripresero solo nel 1644. In questa fase di intervento vennero costruite le due gallerie porticate verso ovest, le torri anteriori e un’esedra circolare che racchiude il cortile d’ onore. Iniziò inoltre la

realizzazione dell’apparato decorativo dell’appartamento verso sud, da parte delle maestranze quali Isidoro Bianchi di Campione con il figlio Pompeo, mentre per l’ornamento delle porte, la doratura degli stucchi e delle volte di Alessandro Casella. Due anni dopo, i lavori sugli interni si spostarono nell’appartamento nord dove le decorazioni in stucco vennero realizzate sempre da Alessandro Casella, mentre le restanti dai Bianchi e da Giovanni Paolo e Antonio Recchi.

Figura 3 – Isidoro Bianchi, Affresco centrale della volta nella Stanza della Nascita dei Fiori o del Vallantino, L’affresco centrale vede Cristina, nelle vesti di flora raccogliere e distribuire fiori, sullo sfondo il Palazzo del Valentino e i mai realizzati giardini verso il fiume

Immagine disponibile su https://castellodelvalentino.polito.it/

Infine, tra il 1659 e il 1660 vennero collocate le decorazioni sulla facciata verso la città: delle colonne binate in muratura a fascioni furono poste su un alto basamento ad affiancare il loggiato e, sopra di esse, 4 statue a rappresentanza delle 4 stagioni. Furono inoltre inserite una serie di finte finestre per attenuare visivamente la forte pendenza della

copertura, ed una targa al centro del frontone a testimonianza della conclusione dei lavori, poi sostituita agli inizi del XIX secolo.

Un riscontro dell’architettura del Valentino nel XVII secolo si può osservare dalle tavole redatte per il Theatrum Sabaudiae, che rappresentano l’edificio ed il suo intorno sia dal lato del fiume che da quello verso la città. Sebbene le due tavole non mostrino un ritratto fedele dell’edificato in quanto sono rappresentati anche gli ampliamenti laterali mai eseguiti, forniscono informazioni circa i collegamenti tra palazzo e territorio.

Figura 4 - Torino. Castello del Valentino. Veduta verso la città. Incisione anonima su disegno di Giovanni Tommaso Borgonio, 1668,

in Theatrum Statuum Regiae Celsitudinis Sabaudiae Ducis, Pedemonti Principis, Cypri Regis. Pars Prima, exhibens Pedemontium, et in eo Augustam Taurinorum et loca viciniora, Amstelodami, apud Haeredes Iohannis Blaeu, 1682, vol. I, tav. 28. ASCT, Collezione Simeom, Theatrum Sabaudiae, I, 28, su concessione dell’Archivio Storico della Città di Torino.

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In particolare, nella tavola rappresentante il prospetto verso il Po, si evidenziano le connessioni della residenza sabauda con il fiume, punto di approdo, la città nuova di Torino in costruzione e la chiesa di San Salvario, luogo spirituale.

Figura 5 - Torino. Castello del Valentino. Prospetto verso il Po. Incisione anonima su disegno di Giovanni Tommaso Borgonio, 1668

in Theatrum Statuum Regiae Celsitudinis Sabaudiae Ducis, Pedemonti Principis, Cypri Regis. Pars Prima, exhibens Pedemontium, et in eo Augustam Taurinorum et loca viciniora, Amstelodami, apud Haeredes Iohannis Blaeu, 1682, vol. I, tav. 29. ASCT, Collezione Simeom, Theatrum Sabaudiae, I, 29, su concessione dell’Archivio Storico della Città di Torino

Immagine disponibile su https://castellodelvalentino.polito.it/

Con la morte di Cristina di Francia nel 1663, il Valentino smette di essere residenza ducale, sostituito nella sua funzione dalla Venaria Reale ed inizia ad essere utilizzato per le feste pubbliche. Per questo motivo, fino alla fine del XVII secolo non sarà oggetto di interventi se non a puro scopo manutentivo.

2.1.3 NUOVE FUNZIONI E NUOVI SPAZI TRA XIX E XX