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LEGGERE LO STRANIAMENTO ( LEGGERE IL QUOTIDIANO CHE NON È PIÙ QUOTIDIANO ): KAMISAMA 2011

Kamisama 201199, opera scritta da Kawakami Hiromi (1958-), rappresenta la nuova versione del suo vecchio romanzo Kamisama del 1994, letta però nell‘ottica del disastro del Tōhoku del 2011. Per comprendere al meglio Kamisama 2011 è essenziale porlo a confronto con la sua

96 Ibidem. 97 「これからどんな毎日が始まるのか、予想もつかない感じが最高だ。いつものお店でも違う方向から別の 人と歩いてくると別のお店みたいに見える。そんなとき、ちょっとだてあの虹の世界とつながる気がする。 あの場所は頭の中にゼリーみたいに入り込んでいるのだ。生と死のはざまのあの美しい場所。あの日々の夢 がとけて混じって私の日常をおかしているのだ。私の心はまだ半分あの虹のふもとでおじいちゃんとバイク に乗っている。」Cfr. YOSHIMOTO, Sweet Hereafter, cit., p. 84.

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DE MARTINO, Clara GALLINI (a cura di), La fine del mondo. Contributo…, cit., p. 149.

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Il romanzo viene pubblicato nel giugno 2011 nella rivista letteraria giapponese Gunzo. Viene pubblicato, invece, in inglese in Granta. Cfr. http://www.granta.com/New-Writing/God-Bless-You-2011.

70 versione originale, perché essa rappresenta la chiave di lettura attraverso cui leggere la sua riscrittura. Esplicita così le sue intenzioni Kawakami:

In 2011, I reworked ―God Bless You‖ into ―God Bless You 2011.‖ I had no intention of standing in the pulpit and preaching against the dangers […] my purpose was to express my amazement at how our daily lives can go on so uneventfully day after day and then, suddenly, be dramatically changed by external events.100

Tale proposito è ben visibile fin dalle prime righe di Kamisama 2011: è accaduto qualcosa che trasmette ansia, paura, spaesamento. La situazione iniziale è la stessa in entrambe le versioni, solamente che nella seconda c‘è stato un ―incidente‖ che segna la fine dell‘idillicità preesistente. La contrapposizione tra passato sereno e presente alienante esprime tutto il senso di rammarico per una quotidianità che non c‘è più, che è stata sormontata e spodestata forzatamente dal suo piedistallo chiamato equilibrio a causa di un determinato evento straordinario. Se tale bilanciamento prima poteva essere percepito come un canale di drenaggio dove incanalare lo stress, ora, dopo che la quotidianità è stata distrutta, non si riesce a trovare più alcun modo per ridimensionare lo squilibrio che si è venuto a creare. L‘unica soluzione che c‘è è, quindi, quella di relazionare continuamente la quotidianità ormai perduta e il sentimento estraniante che deriva dalla sua scomparsa.

Il racconto si mostra subito come ricco di elementi fiction: un giorno suona alla porta della protagonista un orso che si è appena trasferito nell‘appartamento 305 dello stesso edificio in cui abita lei. Forse già il fatto che un orso ―si trasferisca‖ è un evento particolare, ma che quello stesso orso parli e sia addirittura molto educato lascia stupito non solo il lettore, ma anche la protagonista.101 La scelta di inserire nel romanzo un orso non è casuale. In Giappone, fin dall‘antichità, c‘è la credenza che esistano tantissime divinità e che ognuna abbia la capacità di assumere qualsiasi forma desideri. Ci sono divinità della natura, altre che si relazionano alla vita quotidiana, altre ancora malvagie. Kawakami è sempre stata convinta di questo, ed è proprio nei giorni in cui, dopo il disastro, perdurava il razionamento dell‘elettricità che, assaporando il calore rigenerante dei raggi del sole che passano attraverso la sua finestra, si rende conto di pensare che finalmente è tornato il dio del sole.102 Allo stesso modo, l‘incontro con l‘orso risulta per la protagonista un evento positivo perché le permette, dopo tanto tempo, di fare qualcosa del tutto naturale: mettersi dei vestiti appropriati e uscire per una passeggiata in riva al fiume portandosi dietro il cestino per il pranzo al sacco; camminare e ammirare il paesaggio; parlare amichevolmente con le persone che si incontrano; sedersi sulla riva e guardare l‘orso che cerca di prendere un pesce; tornare a casa, farsi una doccia ristoratrice e assaporare il pesce che

100 Cfr. citazione tratta da http://www.granta.com/New-Writing/God-Bless-You-2011. 101

In Giappone, quando qualcuno si trasferisce, c’è l’usanza (non più tanto osservata nei tempi presenti) di portare un pensiero alle persone che diventeranno i propri vicini.

71 gentilmente le ha offerto l‘orso. Queste sono tutte una serie di azioni che portano sicuramente la protagonista a rilassarsi, a staccare dalla situazione di stress in cui si trova. Ciò accade tuttavia sotto l‘aura impassibile e deleteria del disastro avvenuto poco tempo prima. Quello che viene narrato in Kamisama 2011 è una quotidianità assoggettante: nonostante il desiderio della protagonista di vivere nel modo più normale possibile, la normalità che le si presenta davanti agli occhi non è altro che il rigo di uno spartito scandito dall‘imperterrito movimento della lancetta del contatore geiger che diviene il metronomo della sua esistenza e di quella di tanti altri. Esso diventa così il terzo occhio, il terzo orecchio, la terza mano e il terzo braccio che indica dove è ―sicuro‖ andare.103 Dopo il disastro, infatti, l‘ombra incombente del pericolo delle radiazioni permea ogni singolo gesto:

KAMISAMA KAMISAMA 2011

Mettersi dei vestiti appropriati e uscire per una passeggiata in riva al fiume portandosi dietro il cestino per il pranzo al sacco.

Poiché c‘era caldo, la protagonista decide di mettersi dei vestiti normali, pur sapendo che in questo modo la sua pelle sarà esposta104. Camminare e ammirare il paesaggio. Camminare e osservare, con amarezza, come il

paesaggio circostante è fortemente provato dal disastro.

Parlare amichevolmente con le persone (degli adulti, dei bambini) che si incontrano al fiume.

Le uniche persone che incontrano sono due uomini in tuta protettiva che si avvicinano solamente per commentare l‘orso e la sua resistenza allo stronzio e al plutonio.

Sedersi sulla riva e guardare le persone che si fanno il bagno, oppure l‘orso che prende un pesce e lo pulisce, pronto per essere mangiato al loro ritorno.

Non c‘è anima viva, tutto è deserto; benché l‘orso sia riuscito a prendere un pesce e a pulirlo, è convinto che, vista la sua provenienza, sarebbe meglio non mangiarlo.105

Tornare a casa, salutare l‘orso con un forte abbraccio riconoscente, assaporare il pesce che gentilmente le ha offerto, farsi una doccia

Tornare a casa, salutare l‘orso con un abbraccio titubante106, mettere il pesce in cima alle scatole delle scarpe in entrata, lavarsi e

103 Scrive così Paolo Giordano: “Dapprima resto attonito e affascinato dalla scioltezza con cui la gente usa unità di

misura avanzate quali i Sievert. Come se si trattasse di metri o chilogrammi o secondi. Alla vita a cui una volta bastavano le misure rudimentali del tempo, dello spazio e del peso, adesso si sono aggiunte nuove variabili, come il numero di disgregazioni al secondo di un certo isotopo di plutonio. Un popolo di Pierre e Marie Curie. Mi sembra una specie di rivoluzione: è come se in Giappone, d’un tratto, ci si fosse accorti della rilevanza del mondo microscopico.”

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Non è esplicitato, ma è chiaro che c’è un riferimento al pericolo di esposizione alle radiazioni.

105

“‘If we turn it over every so often it’ll be ready to eat by the time we get back home,’ he said. ‘But even if you don’t eat it, it’ll be a nice reminder of our trip together.’” Cfr. http://www.granta.com/New-Writing/God-Bless-You-2011.

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“‘Would you mind if we hugged?’ *…+ I consented. The fact bears don’t take baths meant there would probably be more radiation on his body. But it had been my decision from the start to remain in this part of the country, so I could hardly be squeamish.” Cfr. http://www.granta.com/New-Writing/God-Bless-You-2011.

72 ristoratrice e scrivere la sua giornata nel diario

personale.

risciacquarsi con molta cura per togliere eventuali materie chimiche dalla pelle, misurarsi la dose di radiazioni assorbita durante il giorno e scrivere la sua giornata sul diario personale. Gli argomenti di discussione durante tutta la

giornata variano.

L‘unico argomento che domina le conversazioni tra i due è la questione radiazioni.107

Tabella 2

La contrapposizione tra passato idilliaco e presente alienante viene messa in evidenza proprio attraverso questi aspetti della quotidianità. Con questo gioco di leve si crea, insomma, un effetto di straniamento che permane per tutto il racconto, e fa sì che il lettore, estraniandosi dalla sua realtà, si senta lui stesso portato ad immedesimarsi in uno dei due personaggi: la protagonista che cerca, nel limite delle sue capacità, di vivere una vita di tutti i giorni il più normale possibile, o l‘orso che guida la ragazza attraverso un mondo che è stato completamente stravolto, ma nel quale, nonostante questo, ci sia ancora un barlume di speranza di poter ritrovare la propria perduta quotidianità.