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LE LETTERE DI SCIPIONE MAFFEI

AD ANGELO CALOGERÀ

N

el Fondo 975 della Biblioteca Nazionale Russa di San Pietroburgo (nel periodo sovietico denominata Biblioteca Saltykov-Ščedrin e prima ancora Biblioteca Imperiale Russa), all’interno del volume XVI dei com- plessivi XXXI (l’ultimo ne contiene l’indice) delle «Lettere originarie d’uomini illustri dirette al Padre Abate D. Angelo Calogerà, Monaco Camaldolese, Bibliotecario a S. Michele di Murano», si conservano cen-

15. Barzazi, Dallo scambio al commercio del libro cit., pp. 39-40; Mon- tanari, Rapporti culturali e circolazione libraria cit.

* * *

1. Nella Biblioteca Capitolare di Verona si conservano la maggior par- te dei manoscritti (bb. DCCCCXLIII-DCCCCLXXIV) e la ricca biblio- teca personale dell’erudito veronese. Altri manoscritti si trovano nella Bibliothèque Municipale di Nîmes (vedi specialmente, proveniente dalla raccolta del Séguier, il ms. 29, Notes de son voyage en France, en Angleterre,

antonio fallico XC

en Hollande), nella Biblioteca Medicea Laurenziana (Ashburham, 1835) e

nella Biblioteca Marucelliana di Firenze (Carteggio A. F. Gori, b. XVII-M). Una prima biografia completa degli scritti editi e inediti spetta a G.B.C. Giuliari, Bibliografia maffeiana, Bologna, Fava e Garagnani, 1885, poi ag- giornata in F. Doro, Bibliografia maffeiana, in Studi maffeiani, a cura di T. Ronconi, Torino, Bocca, 1909, pp. 5-114. Si veda anche la rassegna di studi esposta da F. Forti, Studi maffeiani, in «Giornale storico della letteratura italiana», CXXIII, 1956, pp. 585-603, in seguito aggiornata in S. Maffei,

De’ teatri antichi e moderni e altri scritti teatrali, a cura di L. Sannia Nowé,

Modena, Mucchi, 1988, pp. LIV-LXXIII. All’amico Maffei Giovanni Lami dedicò un lungo e affettuoso Elogio in diverse puntate del suo periodico: «Novelle letterarie pubblicate in Firenze» per l’anno 1755, t. XVI, Firenze, Stamperia della SS. Annunziata, n° 17, Firenze, 25 aprile 1755, pp. 267-271; n° 18, Firenze, 2 maggio 1755, pp. 276-285; n° 19, Firenze, 9 maggio 1755, pp. 292-298; n° 20, Firenze, 16 maggio 1755, pp. 311-317; n° 21, Firenze, 23 mag- gio 1755, pp. 321-330; n° 22, Firenze, 30 maggio 1755, pp. 346-352; n° 23, Firenze, 6 giugno 1755, pp. 361-366; n° 24, Firenze, 13 giugno 1755, pp. 373- 379; n° 25, Firenze, 20 giugno 1755, pp. 396-399. Il «Giornale de’ letterati» per gli anni 1756 e 1757 dedicato «All’Eccellentissimo e Reverendissimo Principe il Signor Cardinale Giuseppe Spinelli Vescovo di Palestrina, Pre- fetto della Congregazione di Propaganda Fide», Roma, Fratelli Pagliarini, 1758, pubblicò un Elogio del Marchese Scipione Maffei, Art. IV, pp. 19-56. Ampio rilievo riservò al Maffei anche l’amico Francesco Antonio Zaccaria nella sua «Storia letteraria d’Italia» («Sotto la protezione del Serenissimo Francesco III Duca di Modena etc.», vol. XIV, che «contiene le notizie letterarie del 1755 e gli elogj de’ Letterati italiano in questo anno defunti», Modena, Remondini, 1759, libro II, cap. III, Elogio del Marchese Scipione

Maffei morto nel febbraio 1755, pp. 236-322). Ma la prima biografia attendi-

bile è I. Pindemonte, Elogio del marchese di Scipione Maffei, Verona, eredi di Marco Moroni, 1784, pp. 3-153 (comprensive anche delle Opere stampate

del Marchese Scipione Maffei: pp. 146-153), poi in Id., Elogi de’ letterati ita- liani, I, Verona, Libanti, 1825, pp. 5-262 (che comprendono anche l’Indice delle Opere: pp. 249-262). In occasione del secondo centenario della mor-

te dello scrittore appaiono le biografie di G. Gasperoni, Scipione Maffei

e Verona settecentesca. Contributo alla storia della cultura italiana, Verona,

Valdonega, 1955, e di G. Silvestri, Un europeo del Settecento. Scipione Maf-

fei, Treviso, Canova, 1954, ristampato da Neri Pozza (Vicenza 1968). In se-

guito viene alla luce il volume di Marchi, Un Italiano in Europa, cit. Dello stesso autore vedi anche Scipione Maffei e il collezionismo antiquario vero-

nese, in «Est enim ille flos Italiae...». Vita economica e sociale nella Cisalpina romana, atti delle giornate di studi in onore di Ezio Buchi, Verona, 30 no-

vembre-1° dicembre 2006, a cura di P. Basso, Verona, QuiEdit, 2008, pp. 571-580. Per un ritratto contributivo dell’irrequieto e poliedrico marchese: F. Diaz, Scipione Maffei, in Storia della letteratura italiana. Il Settecento, a cura di E. Cecchi e N. Sapegno, Milano, Garzanti, 1968, pp. 94-104; M. Puppo, Scipione Maffei, in Dizionario critico della letteratura italiana, III, Torino, UTET, 1973, ad nomen; G.P. Romagnani, Maffei, Scipione, in

le lettere di scipione maffei XCI

Dizionario Biografico degli Italiani [d’ora in poi DBI], LXVII, 2006, con

bibliografia sino alla fine del secolo scorso; per una bibliografia più ag- giornata si rinvia a F. Crasta, “Gli effetti son fatti, e le ragioni son parole”:

Scipione Maffei e il dibattito scientifico nel Veneto tra Sei e Settecento, in

Ead., L’eloquenza dei fatti. Filosofia erudizione e scienza della natura nel

Settecento veneto, Napoli, Bibliopolis, 2007, pp. 23-59; P. Ulvioni, Sci- pione Maffei: la solitudine dell’intelligenza. Un nuovo contributo, in «Ri-

vista storica italiana», CXXI, 2009, 1, pp. 121-149; M.T. Fattori, Sci-

pione Maffei. Il contributo italiano alla storia del pensiero, Roma, Istituto

dell’Enciclopedia Italiana, 2013, pp. 208-223; Scipione Maffei, in Carteggi

con Mabillon … Maittaire, a cura di C. Viola, Edizione Nazionale del car-

teggio di L.A. Muratori, vol. 26, Centro di Studi Muratoriani di Modena, Firenze, Olschki, 2016, pp. 84-122. Si veda, inoltre, M. Berengo, Patri-

ziato e nobiltà: il caso veronese, in «Rivista storica italiana», LXXXVII,

1975, pp. 493-517; C. Donati, Scipione Maffei e la «Scienza chiamata

cavalleresca». Saggio sull’ideologia nobiliare al principio del Settecento, in

«Rivista storica italiana», XC, 1978, pp. 30-71; G.P. Romagnani, “Sotto

la bandiera dell’istoria”. Eruditi e uomini di lettere nell’Italia del Settecen- to: Maffei, Muratori, Tartarotti, Sommacampagna (Vr), Cierre, 1999, in

particolare pp. 1-89, 111-130; C. Mizzotti, I “fogliolini” maffeiani: una

lezione di metodo, in «Atti dell’Accademia Roveretana degli Agiati», a.

251, 2001, s. VIII, vol. I, A, pp. 83-96; A. Pigliaru, Conversazioni erudi-

te: Scipione Maffei tra onore e vendetta, in Il sangue privato. Vendetta e ono- re in Scipione Maffei, Pietro Verri e Cesare Beccaria, Saonara (Pd), Il prato,

2012, pp. 18-64. Per il contesto storico in cui si colloca l’attività erudita e antiquaria del Maffei si rimanda ai fondamentali lavori: Venturi, Sette-

cento riformatore. Da Muratori a Beccaria, I, cit., in particolare pp. 123-133,

369-378 e pp. 386-388; Id., Settecento riformatore, vol. II, La chiesa e la re-

pubblica dentro i loro confini 1578-1774 cit. Al Maffei sono dedicati alcuni

volumi collettivi: Studi Maffeiani cit.; Miscellanea maffeiana pubblicata

nel II centenario della morte, a cura del Liceo ginnasio statale Scipione

Maffei, Verona, s.e., 1955; Nuovi studi maffeiani, atti del convegno Sci-

pione Maffei e il Museo Maffeiano, Verona, 18-19 novembre 1983, San Gio-

vanni Lupatoto (Vr), Bortolazzi-Stei, 1985; Scipione Maffei nell’Europa del

Settecento, atti del convegno, Verona, 23-25 settembre 1996, a cura di G.P.

Romagnani, Verona, Consorzio Editori Veneti, 1998; Il letterato e la città.

Cultura e istituzioni nell’esperienza di Scipione Maffei, atti del convegno,

Verona, 21-22 novembre 2005, a cura di G.P. Marchi e C. Viola, Somma- campagna (Vr), Cierre, 2009. Per la rete dei corrispondenti del Maffei: S. Maffei, Epistolario (1700-1755), a cura di C. Garibotto, Milano, Giuf- frè, 1955, voll. 2 [d’ora in poi Garibotto]; S. Rotta, Sette lettere inedi-

te di Scipione Maffei, in «La rassegna della letteratura italiana», LXII,

1958, pp. 345-365; F.B. Crucitti Ullrich, Scipione Maffei e la sua cor-

rispondenza inedita con Louis Bourguet, Venezia, Istituto Veneto di Scien-

ze, Lettere ed Arti, 1969; Avrese, Lettere inedite di Scipione Maffei cit.; G.P. Marchi, Frammento di lettera di Scipione Maffei a Francesco Muselli

antonio fallico XCII

toventi epistole per la maggior parte inedite e parzialmente autografe2 dell’illustre erudito veronese inviate al giornalista camaldolese dal 1729 al 1754 con la soluzione di continuità dal 1730 al 1736 e per l’anno 1741. Il più folto manipolo di missive si registra nell’anno 1754 (diciassette let- tere), seguito dal 1751 (quattordici), dal 1738 (dieci), dal 1747 (nove), dal 1752 (otto), dal 1740 e dal 1746 (sette ciascuno), dagli anni 1729, 1749, 1750 e 1753 (sei ciascuno, esclusa la lettera 67 da datare tra la fine del 1749 e l’inizio del 1750), dal 1737 (cinque), dal 1744 e dal 1745 (quattro cia- scuno, esclusa la lettera 39 databile tra fine 1744 e nizio 1745)) dal 1743 (tre), dal 1739 (due) e dal 1742 e dal 1748 (una ciascuno). *** Delle 11 epi- stole tramesse senza data a 9 è stata attribuita una datazione. In questa sede si rinvia alla numerazione delle lettere sistemate cronologicamen- te nella presente edizione procurata da Corrado Viola e Fabio Forner. Finora non sono state reperite le corresponsive del Calogerà, che quasi certamente l’egocentrico marchese non conservò per la scarsa considera- zione che aveva generalmente per i suoi corrispondenti.3

Lettere ad Angelo Maria Querini, in Marchi, Un Italiano in Europa cit., ri-

spettivamente pp. 142-244, 162-169 e 258-272; G.P. Marchi, Il carteggio

Maffei-Tartarotti con alcune altre lettere di interesse maffeiano, in G.P. Mar-

chi, Storia di un’amicizia rifiutata. Scipione Maffei e Girolamo Tartarotti

tra “scientifica cognizione” e “compassionevoli debolezze”, in «Atti dell’Acca-

demia Roveretana degli Agiati», a. 246, 1996, s. VII, vol. VI, A, pp. 111-115. 2. Vedi supra, § II, L’epistolario, nota 3.

3. Il Maffei, scrivendo il 28 maggio 1749 al Muratori, riconosceva «l’er- ror mio grande di non conservare e di non aver conservate lettere a me dirette, fuor d’alcune da non molto in qua»: Garibotto, II, n° 1172, p. 1246. Il 3 dicembre dell’anno successivo, rispondendo alla richiesta del Ca- logerà di contribuire all’epistolario di Apostolo Zeno morto tre settimane prima, che intendevano pubblicare il «Signor Abate Forcellini ... e P. Val- secchi», il marchese veronese constatava: «Il mio uso di non conservar lettere mi rende privo di contribuire alla raccolta di lettere del Sig.r Apo- stolo delle quali ne avrei infinite»: Biblioteca Nazionale Russa di San Pie- troburgo, Fondo 975, [d’ora in poi BNRSan Pietroburgo, F. 975], Lettera 73 datata Verona, 3 dicembre 1750. L’abate Marco Antonio Forcellini procurò la stampa delle Lettere di Apostolo Zeno cittadino veneziano e poeta cesareo.

Nelle quali si contengono molte notizie attenenti all’Istoria Letteraria de’ suoi tempi; e si ragiona di Libri, d’Iscrizioni, di Medaglie, e d’ogni genere d’erudita Antichità (Venezia, Pietro Valvasense, 1752, voll. 3); mentre il frate dome-

nicano Antonino Valsecchi fu l’autore dell’Orazione in morte di Apostolo

Zeno poeta e storico cesareo (Venezia, Simone Occhi, 1750) con dedica (pp.

III-XII) «All’illustrissimo Signor Conte Ottolino Ottolini patrizio vero- nese», recitata il 26 novembre 1750 nel Collegio del SS. Rosario di Venezia.

le lettere di scipione maffei XCIII

Queste lettere del Maffei non contengono inedite notizie sulla sua vita e sulla sua attività letteraria tali da modificare l’immagine del let- terato e antiquario veronese, accreditata dai più recenti studi maffeiani. Ne consolidano semmai in un ampio arco di tempo i genuini interessi scientifici, storici, antiquari e teologici e l’irrefrenabile e morbosa curio- sità bibliografica e documentaria. Ma al tempo stesso ne documentano

ad abundatiam l’egocentrismo esasperato a tal punto da indurlo a trama-

re per far censurare gli scritti dei letterati che manifestavano opinioni e giudizi contrari ai suoi. Soprattutto dopo la pubblicazione della Verona Illustrata, essendo consapevole del suo status nobiliare e dei suoi meriti

letterari riconosciuti in Italia e all’estero, il Maffei disprezzava general- mente gli eruditi che dissentivano pubblicamente da lui, anche se non ostili, ricorrendo talvolta perfino a intimidazioni e minacce.

Le lettere maffeiane, inoltre, illustrano il rapporto difficile, dialettico e compromissorio con il Calogerà, che da una iniziale subordinazione passiva nei confronti del celebre patrizio veronese passò progressivamen- te a una simulata acquiescenza, che gli permetteva di esplicare, anche se surrettiziamente, la sua autonomia intellettuale e le sue scelte editoriali, per maturare, infine, una radicale esasperazione per il carattere stizzo- so e arrogante del marchese, definito dal giornalista camaldolese «vec- chio rimbambito» in una lettera a Giambattista Rodella del 15 maggio 1754,4 e schernito in un componimento satirico intitolato Lettera scritta

dall’Inferno da Aristotile al Sig. Marchese Maffei, che purtroppo non si

è conservato.5

Nell’epistolario calogeriano non si conservano lettere maffeiane si- no alla primavera del 1729, vigilia della pubblicazione del secondo tomo della «Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici». Proprio dalla dedica all’erudito veronese di questo tomo del Calogerà, prendono spunto le sei lettere di quell’anno, delle quali le prime tre prive di data.6 Il Maffei manifestava «distintamente» al monaco camaldolese «somma stima», come a tutti gli «uomini di singolar talento», dichiarandogli di non vo- lere «credere» che il suo «riverito Padre Callogerà» gli fosse «non ... molto parziale» per «non aver lui ne i passati libretti, e ne i presenti fo- glietti parlato delle mie bagatelle». Convinto, perciò, della buona dispo-

4. Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Lat. 10020. 5. Calogerà, Vita scritta da lui medesimo cit., p. 167.

6. BNRSan Pietroburgo, F. 975, Lettera 1 databile Verona, marzo-apri- le 1729: Lettera 2 da datare Verona, marzo-aprile 1729; Lettera 3 da datare Verona, aprile 1729; Lettera 4 datata Verona, 18 settembre 1729; Lettera 5 datata Verona, 13 ottobre 1729; Lettera 6 datata Verona, 11 dicembre 1729.

antonio fallico XCIV

sizione dell’editore camaldolese, gli scriveva «perché le sia dato un de i Manifesti che mando per la mia nuova edizione di Cassiodorio». A tale proposito aveva «caro» di informarlo «per un atto di stima» che aveva cominciato a lavorare alle opere del Cassiodoro «unicamente a istan- za del Groppo, e dopo lunga ripugnanza» per l’edizione a cui attende- va l’editore veneziano, annunciata con un «Manifesto ... col mio nome publicato». Ma quando seppe che «il medesimo secretamente impetrò poi il Privilegio per ristampar il vecchio» libro del Garetius, facendogli «intendere di non voler altro da me», fu costretto «per riputazione» ad approntare una propria edizione. Infatti, «quella del Garezio» era «imperfettissima e cattiva»; ed era «sommamente ridicolo» da par- te di Antonio Groppo «il volervi mettere una vita dell’Autore in Fran- cese». E, infine, il Maffei non permetteva «in nissuna forma che vi si- an messe le mie Complessioni come furono stampate a Fiorenza perché hanno molti errori» e voleva «darle fuori molto migliorate e supplite avendo ora il codice in mano; e per impedir ciò verrò io stesso a Venezia occorrendo».7 Nella medesima missiva il marchese letterato chiedeva al 7. Ivi, Lettera 3. Per quanto riguarda l’edizione delle opere di Cassiodo- ro di Antonio Groppo, vedi Magni Aurelii Cassiodorii Senatoris,

viri patricii, consularis et vivarientis Abbatis. Opera omnia in duos Tomos di- stributa ad fidem MSS. Codd. Emendata et aucta, notis et observationibus illustrata, cum Indicibus locupletissimis, quibus praemittitur illius vita, quae nunc primum in lucem prodit cum Dissertatione de ejus Monachatu. Opera et studio J. Garetii, Monachi Ordinis S. Benedicti e Congregatione S. Mau- ri. Elenchum Operum post Prefationem pagina indicat. Venetiis, typis An-

tonii Groppi Bibliopolae Veneti, prostant vero apud Bartolomaeum Java- rina, 1729. Su questa edizione le «Novelle della Repubblica delle Lettere per l’anno 1729 pubblicate sotto gli auspizj di Sua Eccellenza il Signor Co: Carlo Archinto Grande di Spagna, Caval. Del Toson d’Oro, Conte del Sa- cro Romano Impero, Marchese di Parona etc.», (Venezia, Giovambattista Albrizzi q. Girol., 1730) informavano puntualmente i loro lettori. Il 5 mar- zo scrivevano: «Antonio Groppo sta attualmente stampando l’Opere di Cassiodoro sopra l’edizione del P. Garet Monaco Benedettino di S. Mauro. Quando sarà uscita questa edizione, il che sarà tra quattro mesi, allora di- remo qualche cosa delle aggiunte e miglioramenti, che in essa si saran fat- ti» (n° 10, Venezia, Per il dì 5 marzo 1729, p. 79); l’11 giugno: «Bartolomeo Giavarina proseguisce la sua edizione di Cassiodoro in due Tomi in folio, secondo l’edizione di Roano, fatta dal P. Garet Monaco Benedettino, e in- fine si porrà la vita dello stesso Cassiodoro, scritta in Francese dal celebre Padre Don Dionisio di S. Marta, Generale de’ Monaci Benedettini della Congregazione di San Mauro» (n° 24, Venezia, Per il dì 11 giugno 1729, p. 193); il 23 luglio: «Differito per giuste ragioni il termine della ristampa

le lettere di scipione maffei XCV

Calogerà se avesse visto il nuovo «Manifesto di S. Ilario mandato a Ve- nezia», che era diverso da quello «che a lei diede il Berno, e che con sommo dispiacere del Sig. Canonico Muselli che fa solo tutta la spesa, egli ha fatto in parte publicare».8

Le missive 1, 5 e 6 del Maffei rimandano con dovizia di particolari al tomo secondo della «Raccolta», ancora una volta dal Calogerà messo «sotto la protezione», come il primo, di Dorotea Sofia di Neuburg, ve- dova di Francesco Farnese duca di Parma e Piacenza, nella vana speranza di ricevere un supporto finanziario per la stampa; e dedicato doverosa- mente «All’Illustrissimo Sig. Marchese Scipione Maffei», con una Pre- fazione in forma di lettera datata 1° maggio 1729.9

Il marchese letterato nella sua missiva 1 ringraziava il Calogerà per avergli offerto la dedica del tomo secondo della «Raccolta», ma, al tem- po stesso, non sapendosi spiegare «come poi si sia mutato d’opinione», giudicava «alquanto strano ... che nell’istesso libro debba poi vedersi delle Opere di Cassiodoro intrapresa da Antonio Groppo, fino alli quindici del prossimo agosto, se ne dà notizia alli Signori Letterati, perché sappia- no, che la facilità, che si accordava per tutto il mese di giugno di pagare sole lire veneziane 18 per Tomo, vi sarà fino alla metà di settembre; qual tempo spirato non si potrà avere l’opera divisa in due Tomi a meno di lire 48. Questa opera si venderà da Bortolo Giavarina per conto del suddet- to Antonio Groppo» (n° 30, Venezia, Per il dì 23 luglio 1729, p. 237); e, il 17 settembre 1729: «Si è finalmente terminata la tanto fortunosa edizio- ne veneta dell’Opere del Gran Cassiodoro, che intrapresa già da Antonio Groppo, si trova ora compiuta assai nobilmente nelle mani di Bartolomeo Giavarina» (n° 38, Venezia, Per il dì 17 settembre 1729, p. 305). Per l’edi- zione delle Opera omnia di Cassiodoro curata da Jean Garet, si veda Magni Aurelii Cassiodorii Senatoris, viri patricii, consularis et Vivariensis

abbatis Opera omnia in duos Tomos distributa, Rotomagi, impensis Antonii

Dezallier Bibliopolae Parisiensis, 1679.

8. Sancti Hilarii Pictaviensis Episcopi Opera studio et labore Mona-

chorum Ordinis S. Benedicti e Congregatione S. Mauri castigata, aucta, atque illustrata, Veronae, apud Jacobum Vallarsium et Petrum Antonium Ber-

num, 1730, tomi II. Nel primo tomo (pp. 1-10) la Praefactio è del marchese Scipione Maffei.

9. BNRSan Pietroburgo, F. 975, Lettera 5 datata Verona, 13 ottobre 1729; Lettera 6 datata Verona, 11 dicembre 1729; Lettera 1 attribuibile al marzo-aprile 1729; «Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici sotto la pro- tezione dell’Altezza Serenissima di Dorotea Sofia Co: Palatina del Reno, Duchessa di Parma, Piacenza», Venezia, Cristoforo Zane, 1729, t. II, pp. I-VI, Prefazione diretta in forma di Lettera all’Illustrissimo Sig. Marchese

antonio fallico XCVI

uno scritto contra di me, e questo a tutto torto», riferendosi all’Apo- logia per le stampe d’Italia di Giuseppe Bianchini,10 che il «P. Lodoli ... mi disse parergli poco civile, e che se a me non era in grado, non si sareb- be stampata». Il Maffei, poi, pur riconoscendo che nella sua Dell’antica condizion di Verona,11 «un’operetta fatta in 20 giorni», gli «cadde dal- la penna quella giocosa espressione», riteneva, tuttavia, segno di «poca civiltà ... riferirla, ripeterla, e farci sopra un libro».12 Quella «giocosa espressione» era così formulata: «Grand’obligo dobbiam pur avere a gli Oltramontani, già che le stampe d’Italia, esiliati gli studj migliori, da cent’anni in qua se la van passando per lo più con la bella Margherita».13 Ed era inserita in «quel luogo» in cui il marchese «parlava ... della ne- cessità che ci sarebbe d’una miglior edizion di Dione» e si lamentava del fatto che i librai «poco pensando a ricavar la gloria dalle edizioni» per il vile guadagno «se la passano per lo più con cose moderne e con po- esie». Il Bianchini volutamente aveva estratto quella frase dal contesto per «provar» che il Maffei aveva «detto il falso», producendo, però, un «mal ordito catalogo» che non conteneva nemmeno una pubblicazione 10. «Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici sotto la protezione dell’Altezza Serenissima di Dorotea Sofia Co: Palatina del Reno, Duches- sa di Parma, Piacenza», t. II cit.: Apologia per le stampe d’Italia del Dotto-

re Giuseppe Bianchini di Prato al Sig. Co: Giovambattista Casotti Canonico Pratese, pp. 89-174; V. Varano, L’Apologia per le stampe d’Italia: Giusep- pe Maria Bianchini vs la “bella Margherita” di Scipione Maffei, in I cantie- ri dell’italianistica, didattica e organizzazione agli inizi del XXI secolo, atti

del XVIII congresso dell’ADI-Associazione degli Italianisti, Roma, 18-21 settembre 2013, a cura di B. Alfonzetti, G. Baldassarri e F. Tomasi, Roma, Adi, 2014, pp. 1-9. Giuseppe Maria Bianchini di Prato (1685-1749) fu in corrispondenza con alcuni dei maggiori letterati italiani, dal Muratori al Crescimbeni, al Maffei, ai due Salvini (Anton Maria e Salvino), ad Anto- nio Magliabechi: R. Negri, in DBI, XIV, 1972, pp. 205-206. Angelo Maria Querini a proposito dell’Apologia osservava in una sua lettera al Calogerà datata Roma 19 novembre 1729: «Avendo gettato l’occhio su quello delle Stampe d’Italia, l’enumerazione mi è parsa troppo abondante, ed avrei cre- duto che fosse stato meglio restringersi a meno libri e meno autori, lascian- do da parte quei di nessuna o tenue fama» (Palla, Il carteggio letterario di

Angelo Maria Querini e Angelo Calogerà cit., p. 6).

11. S. Maffei, Dell’antica condizion di Verona. Ricerca istorica dedicata

all’Illustrissimo e Reverendissimo vescovo di Brescia Monsignor Gio: France- sco Barbarigo, Venezia, Sebastiano Coleti, 1719.

12. BNRSan Pietroburgo, F. 975, Lettere 5, 6, 1.

13. Maffei, Dell’antica condizion di Verona cit., p. 48. La sottolineatu- ra è mia.

le lettere di scipione maffei XCVII

«d’edizioni d’antichi Autori, Greci particolarmente, lavorate in Italia

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