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Abstract del capitolo

2.3. I lettori del prossimo futuro (e i loro diritti)

Più attivi

Henry Jenkins, nel suo Cultura convergente, definisce le otto

caratteristiche fondamentali dello scenario dei nuovi media. La quarta è l’interattività:

Grazie ai nuovi media, possiamo interagire più in profondità con suoni, immagini, informazioni. Possiamo determinare il flusso, scegliere in ogni momento cosa vedere o ascoltare; possiamo archiviare contenuti, usarli in contesti nuovi, modificarli. Spesso il dibattito su queste opportunità scivo- la nello stallo tra chi sostiene che “tutto ormai si riduce a un mero taglia e incolla” e quanti ritengono che la rielaborazione è alla base della creatività. Oltre questo dilemma stantio, Jenkins mostra come l’abitudine a (ri)ap- propriarsi di contenuti abbia riportato alla luce un magma di produzioni amatoriali e creatività diffusa, forme di vita tipiche della “vecchia” cultura popolare, che erano andate in esilio sotto terra con l’avvento dei mezzi di comunicazione di massa» (Wu Ming 2006: XI).

Attraverso gli strumenti digitali gli utenti sono quindi in grado di modificare i contenuti per godere di una fruizione personalizzata. Ma non si limitano a questo uso, che potrebbe essere definito basico; si spingono oltre. Essi possono infatti avviare un processo di riappropriazione dei contenuti, volto alla produzione di nuovo materiale culturale, che a sua volta verrà reimmesso nella Rete per essere modificato da altri. Vi- ene così avviato un circolo potenzialmente virtuoso.

Questo fenomeno coinvolge anche il lettore digitale, che divi- ene un lettore/scrittore, un fruitore di contenuti che genera tes-

ti ulteriori a partire da questi. Il termine “testi” viene utilizzato nella sua accezione semiotica e indica ogni artefatto dotato di senso all’interno di un ambiente culturale di afferenza. I nuovi contenuti prodotti possono infatti assumere varie forme, non devono ricalcare il formato del testo di partenza. Una recen- sione, un riassunto, un tweet, un’immagine, una canzone, un disegno, uno schema, il riconoscimento di una nuova cor- relazione sono solo alcune delle loro manifestazioni. «Il let- tore/scrittore deve poter condividere e far proprio» (Matteo Gamba durante Future book 2014).

L’aumento della produzione amatoriale dipende anche dagli strumenti multifunzionali adoperati quotidianamente, che portano gli utenti a scrivere, annotare, modificare sempre più spesso e ovunque, anche se in maniera frammentata.

«I produttori dovranno solo risolvere il problema di rinego- ziare il loro rapporto con i consumatori. I pubblici, resi più potenti dalle nuove tecnologie, occupano uno spazio di in- tersezione tra vecchi e nuovi media e rivendicano il diritto di partecipazione culturale» (Jenkins 2006: XLVII). La parte- cipazione attiva costituisce un pericolo per le istituzioni e le industrie della cultura, poiché le costringe ad una maggiore apertura e al riassetto interno delle proprie strutture per poter rispondere ai nuovi bisogni dell’utenza. Un pubblico più at- tento e partecipe risulta più difficile da soddisfare, ma anche più stimolante.

Più consapevoli

Considerando la durata della rivoluzione gutenberghiana, ovvero il terzo mutamento epocale della testualità, benché i tempi di reazione della società odierna siano molto più celeri, è comunque plausibile affermare che la quarta rivoluzione sia solo agli inizi. Le trasformazioni delle pratiche di lettura proseguiranno di pari passo col progresso tecnologico. I letto- ri dovranno quindi essere disposti a sperimentare nuove forme ed esperienze di lettura, adattandosi a soluzioni provvisorie, come forse si dimostrerà l’e-book stesso.

Nel frattempo, possiamo mantenere un maggiore controllo sui nostri ac- quisti, per esempio facendo attenzione ai comportamenti di produttori e venditori. Chiediamoci se un prezzo apparentemente vantaggioso è ot- tenuto grazie all’aggiramento delle norme, come per Amazon che, grazie alla localizzazione in Lussemburgo, paga un’Iva del 3%. Chiediamoci se è proprio legittimo che, per consentirci l’uso di un servizio gratuito, siamo obbligati a condividere informazioni private come il numero di cellulare. Probabilmente gli ebook di oggi verranno sostituiti da altre forme di lettura digitale, probabilmente cercheremo sempre più ipert- esti multimediali e georeferenziati e probabilmente tutto questo avverrà sempre più online, tramite dispositivi mobili e fissi. In ogni caso, una diversa e maggiore attenzione alle modalità di fruizione dei beni e dei

servizi prodotti ci porta a riconsiderare il nostro ruolo di consumatori e le forme in cui si struttura l’organizzazione della società, inclusi i conflitti che la animano e la plasmano (Capelli 2013: 46).

Lettori più consapevoli dell’ecosistema digitale nella sua inter- ezza, diventano anche consumatori più attenti:

Cerchiamo metriche piuttosto che immagini. [...] Di cosa andiamo alla ricerca quando oggi compriamo libri? Dati. L’immagine della copertina

ci può aiutare a orientarci rapidamente, ma i nostri occhi sono guidati dall’abitudine a valutare numeri e qualità delle recensioni. [...] Presen- tazioni fatte da esseri umani. Forse anche esseri umani che conosciamo! (Mod 2012: 15)

Più esigenti

Il libro elettronico, così come il cartaceo, deve possedere determinate qualità estetico-funzionali e queste devono es- sere garantite su tutte le tipologie di supporti, con le dovute differenziazioni strutturali. Innanzi tutto il testo deve es- sere reflowable, e non sue scansioni riunite in un contenitore

chiamato erroneamente e-book. Per quanto riguarda la strut- tura interna, gli elementi paratestuali devono essere ben dif- ferenziati e facilmente distinguibili, l’indice navigabile e i link interni ed esterni attivabili. Questi sono i requisiti minimi per

una fruizione del libro digitale che sia appagante e non frus- trante. Potrebbero inoltre essere studiate ulteriori migliorie che, sfruttando le peculiarità degli strumenti tecnologici, dif- ferenzino le esperienze di lettura in base al genere letterario o altri criteri che rispondano ai variegati interessi e bisogni degli utenti (cfr. Mondini 2013: 17-18).