• Non ci sono risultati.

/ Letture trasversali

4

Il progetto di architettura che si sveste della divagazione formale per investigare scenari sconosciuti, fatti di materiali innovativi e nuovi meccanismi e tecnologie da sperimentare è già un nuovo paradigma della contemporaneità; non più uno sguardo al passato nostalgico e pieno di compiacimento, bensì un delicato equilibrio tra il rispetto della tradizione e la spinta dell’innovazione.

La “modernità” raccontata da Jean Nouvel alla Triennale di Milano nel 1996 è proprio “è la migliore utilizzazione della nostra memoria e l’energia più grande, la spinta più forte che si possa ricevere nel senso di un’evoluzione”. (Casamonti 2008)

Con questa tematica si è scelto di accompagnare l’apertura di Letture Trasversali, in una contemporaneità in cui la sperimentazione tecnologica è un ulteriore strumento per la crea-zione di immagini e sensazioni. Nessuna forma ricorrente, non più uno stile riconoscibile, solo una sensibile e sincera volontà di sperimentazione che accompagna il lavoro di alcune figure internazionali del panorama attuale.

Lo è, ad esempio, il lavoro di Jean Nouvel in cui, riprendendo le parole che Carlo Prati adot-ta nella monografia dedicata, il processo metodologico di Nouvel consiste nel “dimenticare l’architettura per riportarla alla dimensione primogenita. Arte tra le arti, non disciplina che deve adottare sistemi creativi mutuati dall’esterno”. (Prati 2007) Alla deliberata scelta di allontanarsi dalla manipolazione delle forme e dei segni del passato, Nouvel propone una ricerca architet-tonica mai disgiunta dalla consapevolezza della tecnologia, dalle possibilità e potenzialità che materiali e tecniche innovative possono offrire in una dimensione al tempo stesso funzionale ed espressiva; in un sapiente equilibrio di soluzioni che sanno reinterpretare i contesti tradizionali ma lo fanno con gli strumenti dell’innovazione.

È il caso della facciata dell’Institut du Monde Arabe completato nel 1987 a Parigi, dove il complesso meccanismo d’automazione di diaframmi che regolano l’irraggiamento non vuole rappresentare un’esaltazione tecnologica fine a sé stessa, ma interpreta le geometrie e l’appa-rato decorativo della cultura araba in una successione ordinata di cerchi e quadrati. Seguendo questa scia ma con un salto temporale di circa trent’anni, il Louvre Abu Dhabi reinterpreta l’immagine tradizionale delle cupole arabe con una soluzione contemporanea in acciaio e allu-minio che include gli aspetti legati all’ombreggiamento e al raffrescamento naturale, offrendo alla città un’immagine forte ed evocativa.

Sperimentazione tecnologica nel progetto di architettura

Vista interna della facciata dell’Institut du Monde Arabe

Seppur per origini e formazione differenti, l’interesse verso la sperimentazione ed il coraggio di affrontare la modernità, intesa non come il Movimento Moderno del primo dopoguerra ma come il periodo storico attuale con le sue incertezze unite a potenziali innovazioni, è costante nel lavoro di Renzo Piano. “durante i primi sei anni in realtà non ho fatto architettura, nemmeno di carta, intendo dire né progetti disegnati né concorsi. Mi sono invece completamente dedicato alla ricerca nel campo delle strutture e dei nuovi materiali: ho cominciato praticamente alla rovescia, dal cantiere.” (Piano 1986) Con queste parole Renzo Piano valorizza una “cultura del fare” a lui molto vicina definendosi prima di tutto un “costruttore”, condizione ereditata dall’ambiente familiare in cui è cresciuto ed atteggiamento che lo ha sempre accompagnato nella sua carriera di sperimentatore. Con soluzioni sempre mutevoli e lontane dalle tendenze, la ricerca nel cam-po dei materiali è stata un’attività in costante dinamismo; le strutture in membrana elastica degli esordi, i sistemi di facciate ventilate in cotto come reinterpretazione dei rivestimenti tradizionali, le ricerche sui sistemi di facciata doppia ventilata.

La lista di architetti che affrontano in maniera poliedrica e al tempo stesso singolare ciascuna architettura potrebbe essere più lunga, ma ciò vanificherebbe lo scopo di questo excursus. Seb-bene, infatti, la scelta di accompagnare questo testo alle premesse di Letture Trasversali possa risultare distante dalla tematica BIPV finora trattata, è l’atteggiamento di sincera curiosità e volontà di sperimentare e reinterpretare materiali tradizionali e innovativi che deve rappresen-tare il modello di pensiero a cui tendere.

Copertura del Louvre Abu Dhabi

I casi studio presentati in questo capitolo vanno inquadrati come un interessante strumento di lettura per delineare i possibili caratteri di innovazione che regolano il rapporto tra il progetto di architettura e la tecnologia BIPV; in un’ottica più ampia, l’indagine ha evidenziato alcuni meccanismi con cui il progetto di architettura può accettare la sfida energetica in atto, raccontando di nuove strategie progettuali.

Dai capitoli precedenti è emerso come l’Unione Europea si sia schierata in prima linea per affrontare l’emergenza climatica e come gli obiettivi prefissi al 2030 ed al 2050 abbiano forti ricadute sul settore edilizio, all’interno del quale quello residenziale copre il 75%

di tutto l’ambiente costruito; inoltre, l’utilizzo di fonti di energia rin-novabile deve essere vista come una componente più rilevante nel progetto di architettura per poter essere convertita in strategia pro-gettuale, tra cui l’integrazione in facciata appare una valida strada percorribile.

Questa premessa pone le basi per identificare il campo di indagine nel quale si è mossa l’analisi della letteratura BIPV effettuata in que-sto lavoro di tesi, riducendo il quadro dei casi studio selezionati per Letture Trasversali al contesto residenziale europeo con integrazione BIPV in facciata1.

Applicando questo filtro di ricerca, la maggioranza dei casi studio indagati e ritenuti appropriati ai fini dell’indagine rientrano nel terri-torio svizzero, insieme a quello tedesco, austriaco e britannico. Ad oggi la Svizzera rientra senza alcun dubbio tra i Paesi leader per interesse e sperimentazione di fotovoltaico integrato, il cui primato è solo parzialmente dovuto alle politiche energetiche introdotte in an-ticipo rispetto a quelle dell’UE2, ma va ricondotto quasi interamente ad una volontà combinata di fare ricerca sia per ottenere un cambia-mento tangibile che per produrre un’architettura che non si pieghi al tecnicismo delle norme.

4.1