La libertà di stampa è una delle garanzie che un governo demo-cratico, assieme agli organi di informazione (giornali, radio, tele-visioni, provider Internet) dovrebbe garantire ai cittadini ed alle loro associazioni, per assicurare l’esistenza della libertà di parola e della stampa libera, con una serie di diritti estesi principalmente ai membri delle agenzie di giornalismo, ed alle loro pubblicazioni. Si estende anche al diritto all’accesso ed alla raccolta d’informazioni, ed ai processi che servono per ottenere informazioni da distribuire al pubblico.
In Italia la libertà di stampa è sancita dall’art. 21 della Costitu-zione. Anche come paese integrante dell’Unione europea l’Italia si impegna a rispettare la libertà di stampa come sancito nella carta dei diritti fondamentali dell’Unione, nell’Art. II-71 che stabilisce la «Li-bertà di espressione e d’informazione».
Non in tutti i paesi del mondo l’informazione è protetta da una carta dei diritti o da articoli specifi ci della Costituzione relativi alla libertà della stampa. Ad esempio l’Australia non ha nessun articolo nella sua Costituzione e neanche una «carta dei diritti» che tuteli il diritto alla libertà di stampa.
Rispetto all’accesso alle informazioni da esso possedute, un qual-siasi governo può decidere (in base alla Costituzione ed alle leggi ordinarie o speciali da essa emanate) che documenti in suo possesso possano essere classifi cati come da rendere pubblici oppure riservati (sottraendoli alla stampa ed al pubblico dei ricercatori in genere) ba-sandosi sulla classifi cazione delle informazioni come sensibili, classi-fi cate oppure segrete e dunque preservandole dall’essere rivelate alla stampa adducendo validi motivi di protezione dell’interesse nazio-nale e della sicurezza nazionazio-nale. Molti governi sono obbligati dalla loro Costituzione alle leggi della luce del sole oppure alle leggi sulla libertà d’informazione che vengono utilizzate per defi nire i limiti e le prerogative del concetto di «interesse nazionale».
Nei paesi sviluppati, la libertà di stampa implica che tutte le per-sone dovrebbero avere il diritto ad esprimersi tramite i loro scritti o in qualsiasi altro modo di espressione delle opinioni personali o cre-atività. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo chiaramente afferma: «Chiunque ha il diritto alla libertà di opinione ed espressio-ne; questo diritto include libertà a sostenere personali opinioni senza interferenze ed a cercare, ricevere, ed insegnare informazioni e idee attraverso qualsiasi mezzo informativo indipendentemente dal fatto che esso attraversi le frontiere».
Questa fi losofi a viene abitualmente accompagnata da una legisla-zione che assicuri vari gradi di libertà di ricerca scientifi ca (nota come libertà scientifi ca), pubblicazione, stampa ed editoria che si spingo-no fi n dove permette l’intreccio di queste leggi con il sistema legale del paese, basato in genere sulla Costituzione come fonte primigenia del diritto. Il concetto di libertà di parola viene spesso garantito dal-le stesse dal-leggi che proteggono la libertà di stampa, dando in questo modo gli stessi diritti ai media informativi ed ai singoli individui.
Oltre all’ambito legale che tuteli questi diritti, alcune organizza-zioni non governative applicano ulteriori criteri per giudicare il li-vello della libertà di stampa nel mondo. Ad esempio Reporter Senza Frontiere considera anche il numero di giornalisti uccisi, espulsi o molestati in qualche modo, e l’esistenza di un monopolio di Stato nel-la Tv e radio, e registra anche nel-la possibile esistenza di casi di censura ed auto-censura nei media, per giungere ad una valutazione dell’indi-pendenza complessiva dei media nei vari paesi e delle diffi coltà che i giornalisti stranieri possono affrontare. Allo stesso modo la Freedom House studia dal 1980 l’ambiente politico ed economico generale di 195 paesi per aiutare a determinare se esistono rapporti di dipenden-za tra i giornalisti ed i potentati economici che limitino in pratica il livello di libertà di stampa che dovrebbe esistere in teoria (basandosi soltanto sulle leggi e sulla Costituzione). Ad ogni paese è assegnato un punteggio che va da 0 (il migliore) a 100 (il peggiore) sulla base delle risposte a un questionario di 23 domande. I paesi che ottengono da 0 a 30 punti hanno una totale libertà di stampa; in quelli che otten-gono un punteggio da 31 a 60 la libertà è considerata parziale; i paesi che ottengono un punteggio da 61 a 100 non hanno libertà di stampa (nel 2009 l’Italia è stata classifi cata al 73° posto come «semi-libera», subito dopo in Benin, ed a pari merito con Tonga). Dunque il concet-to di indipendenza della stampa é strettamente legaconcet-to al concetconcet-to di libertà di stampa.
La nozione della stampa come la quarta branca del governo (il c.d. «Quarto potere») viene a volte utilizzata per paragonare i me-dia ai tre rami del governo democratico accuratamente teorizzati da Montesquieu, in particolare una aggiunta ai rami legislativo, esecu-tivo e giudiziario. Si cita spesso il politico e fi losofo anglo-irlandese Edmund Burke (Dublino, 12 gennaio 1729 – Beaconsfi eld, 9 luglio 1797), detto «il Cicerone britannico», che avrebbe detto: «Tre Stati nel Parlamento; ma laggiù nella galleria dei giornalisti, risiede un Quarto Stato molto più importante rispetto a tutti gli altri».
La libertà di stampa è un concetto estremamente problematico per molti sistemi non democratici di governo in quanto, nell’era moderna, lo stretto controllo dell’accesso all’informazione è critico per l’esi-stenza della maggior parte dei governi non democratici e dei sistemi di controllo e degli apparati di sicurezza a loro associati. Per questo fi ne, molte società non democratiche impiegano agenzie di stampa a conduzione statale per promuovere la propaganda che è essenziale per mantenere la base di potere politico esistente e per sopprimere (spesso molto brutalmente, tramite l’uso di polizia, esercito o servizi segreti) qualsiasi tentativo signifi cativo, da parte dei media o dei sin-goli giornalisti, di sfi dare la linea governativa approvata su questioni contese. In questi paesi, i giornalisti operano ai limiti di ciò che vie-ne ritenuto accettabile e si trovano spesso soggetti a considerevoli intimidazioni da parte di rappresentanti dello Stato. Queste possono andare dalle semplici minacce alla loro carriera professionale (licen-ziamento, lista di proscrizione) alle minacce di morte, rapimento, tor-tura e assassinio.
La libertà di stampa è una necessità per ogni società democrati-ca. Lo sviluppo della tradizione dei media occidentali segue paralle-lamente lo sviluppo della democrazia in Europa e negli Stati Uniti.
A livello ideologico, i primi fautori della libertà di stampa furono i pensatori liberali del XVII e XIX secolo. Essi svilupparono le loro idee in contrapposizione alla tradizione monarchica in generale ed al diritto divino dei re in particolare. Questi teorici liberali sostennero che la libertà di espressione era un diritto richiesto dagli individui e che si basava sulla legge naturale. Dunque, la libertà di stampa era parte integrale dei diritti individuali promossi dall’ideologia liberale.
Nel ‘600 infatti c’era poca libertà per il compilatore e lo stampatore:
la «gazzetta privilegiata» era sottoposta al regime di esclusiva (il pri-vilegio concesso dal principe) e di censura preventiva, ed il compila-tore era spesso un funzionario della Corte. Il sistema del «privilegio»
consisteva in sovvenzioni ed agevolazioni che stabilivano di fatto il monopolio dell’informazione politica (caso esemplare nella Francia di Luigi XIV è La Gazette pubblicata a Parigi nel 1631 per volere del cardinale Richelieu, allora primo ministro)1.
Altre correnti di pensiero successivamente presentarono argomen-tazioni a favore della libertà di stampa senza dover per forza basarsi sulla controversa questione della legge naturale; ad esempio, la liber-tà di espressione cominciò ad essere ritenuta come una componente essenziale del contratto sociale (l’accordo di base tra le strutture di uno Stato ed il suo popolo riguardo i diritti ed i doveri che il governo ed ogni parte della società doveva concedere ed accettare rispetto alle altre).
1 Murialdi P., Storia del giornalismo italiano, Il Mulino, Bologna, 2000.