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Limiti del lavoro di tes

CAPITOLO 5. IL DISTRETTO DI SONGZHUANG

5.5 Limiti del lavoro di tes

Considerato che la ricerca si focalizza sul distretto di Songzhuang, nonostante alcune somiglianze, i risultati ottenuti non sono validi per gli altri distretti di Pechino né tantomeno per altre regioni o città cinesi, dove si ha un cambiamento nella struttura sociale e politica. La

ricerca comprende un’ analisi della letteratura (es. situazione degli artisti, creatività e arte contemporanea), che ha rappresentato un limite linguistico data l’insufficiente capacità linguistica per comprendere tutti i testi a disposizione e l’impossibilità temporale per riuscire a tradurli. La ricerca si focalizza inoltre su interviste rivolte ai manager del distretto e agli artisti e questionari per i visitatori, anche in questo caso si possono osservare alcuni limiti: Hu Jiebao, ex segretario generale del distretto non ha permesso la visione completa del piano manageriale per far diventare il SCCIC il centro dell’arte contemporanea cinese (CAD); si voleva allegare alla tesi una sorta di breve documentario, con riprese video che descrivessero la vita degli artisti del distretto e le loro storie per dare ancor maggiore autenticità alla tesi ma questi hanno preferito restare anonimi anche nelle interviste, date le implicazioni politiche che le loro argomentazioni potevano contenere; il profilo del visitatore non può essere generalizzato a livello mondiale ma solo a livello locale, data la presenza di soli due rispondenti internazionali.

Conclusioni

Alla luce di quanto analizzato, possiamo affermare che, vivendo in un periodo in cui il focus economico si sta spostando dall’occidente all’oriente, tale cambiamento ha interessato anche la sfera culturale e artistica, sia a livello sociale che politico e che, soprattutto in periodi meno floridi, l’economia culturale ha assicurato in Cina, una crescita del PIL nazionale e gioca un ruolo primario nello sviluppo di una società moderna e del suo benessere. La ricerca mostra anche come, quando mettiamo a confronto terminologie utilizzate in occidente queste non rappresentino allo stesso modo il mondo orientale, si risponde dunque alla domanda “Intendiamo sempre la stessa cosa quando utilizziamo uno stesso termine?”, la risposta a tale domanda viene rilevata nell’elaborato, arricchendo la letteratura sulle ICC, dimostrando che la definizione occidentale di “industria culturale” e “industria creativa” non può essere generalizzata ma che, nel mondo orientale assume sfaccettature diverse, rappresenta un concetto politico-culturale associato al significato che ha la parola “creatività” in Cina e che, il modello dell’UNCTAD è usato convenzionalmente, per adeguarsi alla nomenclatura internazionale. Il supporto governativo cinese ha permesso una cooperazione culturale internazionale con l’apertura, la conoscenza e la ricerca, che a loro volta hanno consentito l’acquisizione di strumenti, già ampliamente utilizzati in occidente, per portare avanti progetti culturali con numerosi benefici: I distretti culturali. Anche in questo caso la tesi, che permette un parallelismo tra occidente e oriente, mostra come alcune caratteristiche dei distretti valgano anche in Cina: rappresentano un sistema di relazioni, nascono in un’area geografica circoscritta, vi è la presenza di una comunità di persone che appartengono allo stesso ambiente culturale, ogni organizzazione si specializza in una fase della filiera, vi è equilibrio tra concorrenza e cooperazione. Nonostante alcune somiglianze la tesi porta in evidenza anche le divergenze, le quali si riscontrano prevalentemente nel sostegno alla creatività, derivante da motivi culturali e politici i quali vengono affrontati in modo approfondito nel terzo capitolo, riportando passo dopo passo tutte le riforme avvenute in ambito di industrie culturali e creative ovvero distrettualistiche. Sono poi riportati esempi concreti che permettono una migliore comprensione di quanto appena definito, mettendo a confronto due realtà così vicine quanto diverse: Pechino e

Shanghai. La parte della ricerca che si focalizza sul distretto di Songzhuang risponde allo scopo principale della tesi e mostra come questo, così come la maggioranza dei distretti artistici cinesi, sia nato dall’agglomerazione organica degli artisti, una strategia bottom-up. Dietro tale strategia si riscontra un bisogno simile in oriente così come in occidente: trovare un luogo dove esprimere la propria creatività; la tesi mostra anche però che la scelta geografica dipende da motivazioni molto diverse: gli artisti cinesi scelgono luoghi periferici per evitare problemi con le autorità. Con il 10th Five Year Plan il governo cinese, in seguito ad

una maggiore apertura e dialogo con l’occidente ha assunto un atteggiamento più positivo, incrementando e sostenendo lo sviluppo delle ICC, riconoscendo la loro rilevante importanza per la crescita del benessere della popolazione e del PIL nazionale e riconoscendoli ufficialmente; con questi numerosi passi avanti, l’approccio deduttivo potrebbe portare ad alcune conclusioni che vengono invece almeno parzialmente smentite dall’analisi esplorativa sul distretto di Songzhuang, dove si nota ancora una grande ineguaglianza tra gli artisti all’interno del distretto e dove il controllo eccessivo sul lavoro di questi non è cessato. L’analisi dei questionari mostra il profilo dei visitatori del distretto, di cui non si ha alcuna precedente definizione in letteratura e, nonostante le limitazioni presenti, mostra e dà l’opportunità di formulare strategie per ovviare ad un problema reale, quello della poca affluenza al distretto. A conclusione i risultati raggiunti e che rispondono allo scopo dell’elaborato sono riassunti nella SWOT Analysis e alcuni sono generalizzabili.

Sicuramente, molto è stato fatto negli ultimi quindici anni e sicuramente la Cina ha raggiunto un livello di apertura elevato ma, per quanto è stato possibile notare in persona e raccontato e analizzato tramite questo elaborato, i distretti culturali e creativi cinesi si trovano in una fase ancora preliminare. La produzione culturale cinese, soprattutto quella di Pechino è ancora sotto il diretto controllo dello stato che, seppur non usi una censura diretta, si riserva il diritto di definire se un determinato contenuto culturale sia “giusto” o “sbagliato”. I distretti culturali non rappresentano una solida produzione creativa ma agiscono su una base comune che li rende degli accumulatori di investimenti.

Songzhuang è ancora lontano dal diventare il centro dell’arte contemporanea cinese, manca una strumentazione manageriale e una pianificazione strategica adeguata. Il visitatore è

evidente che non è materia di analisi da parte dei dirigenti del distretto poiché la sua domanda non ha un riscontro del tutto positivo nell’offerta e di conseguenza non risulta pienamente soddisfatto della visita.

Foto scattata presso il distretto di Songzhuang il 3/04/2019, in compagnia di Hu Jiebao e Stacy Lo.

APPENDICE A-Time Plan della ricerca