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5. LETTERATURA E CINEMA

5.1 La lingua della scrittura vs la lingua delle immagini

5.1.1 La lingua della scrittura

La lingua della scrittura si basa su codici di una lingua scritta e parlata, costituita da segni arbitrari e convenzionali. La lingua scritta, secondo Man- zoli (2003: 40) si articola in due elementi ben distinti, ossia i “monemi”, cioè “le parole, unità dotate di senso”, e i “fonemi”, cioè i suoni che permettono di distinguere parole di significato diverso. Chines e Varotti (2001: 63) aggiun- gono al livello fonologico dei fonemi e al livello lessicale dei monemi anche il “livello morfologico” , dove si analizzano i “morfemi” quali desinenze, pre- fissi, suffissi, il livello del registro stilistico delle parole scelte (alto, basso, il- lustre, comico ecc.) e il “livello sintattico” (Ibid.: 53) che analizza le combina- zioni dei monemi con i morfemi. Sempre sul piano della lingua scritta, fon- damentali per Manzoli (2003: 43) sono le dimensioni della “denotazione” e della “connotazione”: la denotazione è la dimensione puramente informati- va, che comunica un fatto, mentre la connotazione conferisce espressività alle parole scritte:

La letteratura utilizza una lingua verbale dove si intersecano il piano della denotazione, puramente informativo, e il piano della connotazione, dove si producono effetti di senso che vanno al di là della pura significazione. […] Il primo tende semplicemente a comunicare un fatto, il secondo fornisce all’informazione un supplemento comparativo. Ebbene, la connotazione mira spontaneamente all’espressività, cerca cioè di far scaturire il senso di un’informazione dalle parole stesse con cui essa è data.

Per Triolo (2004: 105), la lingua della scrittura, nel suo essere espressiva e persuasiva quindi “non aderisce immediatamente all’oggetto, non lo denota inequivocabilmente come in un saggio scientifico, ma lo suggerisce chieden-

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do la collaborazione del lettore […] tramite diversi artifici, il primo dei quali è disseminare il racconto di indizi che facciano riferimento alla posizione del lettore rispetto alla storia”. Il coinvolgimento del lettore avviene non solo per la costruzione del significato, ma anche a livello emotivo. Infatti come sostie- ne Piazza (2004: 22-3),

[…] Il testo letterario […] comunica spesso concetti o sistemi di valori, passando attraverso la sensibilità, alla ragione or- dinatrice […]; un libro evoca con le parole sensazioni anche visive sviluppandosi lungo un asse temporale di fruizione medio/ampio […]. Il testo letterario, a fronte di un impatto iniziale più delicato della parola, anche della più cruda, […] può talvolta eludere le più salde barriere emotive perché non esige subito una risposta, ma implacabile e sottile viaggia ai margini della coscienza per riaffiorare quando meno ce lo si aspetta.

Un altro aspetto fondamentale che è necessario considerare per quanto ri- guarda la lingua della scrittura è quello del punto di vista e della voce nar- rante. Chatman (1998: 161) definisce il punto di vista e la voce narrante ri- spettivamente come

il luogo fisico o l’orientamento ideologico o la situazione pratica esistenziale rispetto a cui si pongono in relazione gli elementi narrativi, [mentre] la voce narrante si riferisce al di- scorso o agli altri mezzi espliciti tramite i quali eventi ed esi- stenti vengono comunicati al pubblico. Il punto di vista è cioè la prospettiva secondo cui si è resa l’espressione.

Punto di vista e voce narrante nella lingua scritta non sempre però coincido- no: se il racconto ci viene narrato in prima persona, allora punto di vista e voce narrante coincidono; se il racconto viene riportato dal punto di vista di un personaggio questi due elementi non coincidono. Infatti, come riportano Chines e Varotti (2001: 102) la scelta di un punto di vista rispetto ad un altro comporta “modalità diverse nella gestione delle informazioni fornite dal te- sto”, ossia a seconda del punto di vista che viene scelto dall’autore il lettore può venire a conoscenza di alcune informazioni e rimanere all’oscuro di al- tre, che non sono previste nel racconto da quel determinato punto di vista. La

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voce narrante può essere anche onnisciente, ossia non si focalizza su un per- sonaggio piuttosto che su di un altro, ma è libera di entrare nella mente dei personaggi e di riportare quello che pensano e narrare la storia da un punto di vista diverso ogni volta. Sostengono a questo proposito Desmond e Hawkes (2006: 21):

Point of view refers to the vantage point from which a narra- tive is presented. […] Literary works sometimes combine points of view, but the most common are the first person and the third person. In first-person narration, the narrator refers to himself or herself as “I” and is a major or minor character, or merely a witness of events. […] Third-person narration uses the pronouns “he”, “she”, and “they” to tell the story. This point of view has two important subdivisions: (1) the omniscient or all-knowing narrator and (2) the third-person limited or limited-omniscient narrator. The omniscient nar- rator has complete knowledge of the inner and outer lives of all the characters and is able to move freely from one to an- other. This narrator may also choose to comment directly on the characters or their actions. Omniscient narrators are often subdivided into intrusive – those who make judgments on characters or actions as they are presented – or unintrusive or impersonal – those who introduce characters or events neutrally without evaluation67.

Quindi un racconto, come afferma Triolo (2004: 107), “può esserci riferito in prima persona: in questo caso punto di vista e voce narrante coincidono. Op- pure può esserci riferito secondo il punto di vista di un personaggio: in quest’altro caso punto di vista e voce narrante risultano dissociati”. Tanto il

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“Il punto di vista fa riferimento al punto dal quale una narrazione è presentata. […] Le opere letterarie spesso combinano vari punti di vista, ma il più comune è quello della prima persona e della terza persona. Nella narrazione in prima persona il narratore fa riferimento a sé stesso con “Io” ed è un personaggio importante, o minore, o semplicemente un testimone degli eventi. […] La narrazione in terza persona usa i pronomi “lui”, “lei” e “loro” per rac- contare la storia. Questo punto di vista ha due suddivisioni importanti: (1) il narratore onni- sciente o il narratore che sa tutto e (2) il narratore di terza persona “limitato” o onnisciente- limitato. Il narratore onnisciente detiene completa conoscenza delle vite esteriori ed interiori dei protagonisti ed è capace di spostarsi liberamente da uno all’altro. Questo narratore po- trebbe decidere anche di commentare direttamente sui protagonisti e sulle loro azioni. I nar- ratori onniscienti sono spesso suddivisi in intrusivi – che danno giudizi sui personaggi o sul- le azioni quando vengono presentate – o impersonale – coloro che introducono protagonisti e azioni in modo neutrale senza giudizi”. La traduzione è nostra.

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punto di vista quanto la voce narrante sono fondamentali per un testo lette- rario perché quello che avviene, azioni, protagonisti e le descrizioni degli ambienti avvengono proprio grazie alla presenza di questi due elementi che svolgono una funzione di intermediazione per il lettore.

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