si limitano a
commentare e
indirizzare il
flusso degli
eventi
narrati e
degli oggetti
esposti
attraverso
elementi
essenziali”
In seguito ad una gara di appalto integrato, il progetto esecutivo di Guicciardini & Ma- gni Architetti modifica un primo progetto redatto dall’Ufficio Tecnico Comunale, ri- guardando il completo restauro del com- plesso storico, la sua revisione distributiva con la creazione di nuovi collegamenti verticali, un nuovo assetto per le nuove funzioni museali e una completa revisione impiantistica e illuminotecnica.
L’intervento è segnato dalla ricostruzio- ne di alcune volumetrie quali: la loggia di ingresso ai Bottini dell’olio, il raccordo di collegamento con il Luogo Pio e le due dirute testate del luogo Pio adiacenti alla chiesa che appartenevano allo scomparso isolato delle Case Pie. La conformazione di queste ricostruzioni costituisce un trat- to saliente del progetto, che recupera per la loro finitura esterna il modello del pa- ramento non finito, con una cortina am- mattonata con rilievi scialbati a calce, come in diverse facciate degli edifici storici del quartiere.
Il Museo della Città è concepito come lo spazio nel quale viene raccontata la sto- ria di Livorno dalle origini fino all’epoca attuale. Così la storia urbanistica, sociale, religiosa, culturale, artistica viene messa in mostra attraverso il racconto documentato
dalle collezioni in possesso della città. Le origini della civiltà sul territorio sono narrate per mezzo della collezione arche- ologica, attraverso la storia dei primi inse- diamenti antichi, fino alla fondazione della città moderna.
Il progetto di allestimento disegna lungo le pareti un tema espositivo continuo che accoglie pannelli grafici, oggetti in teca, documenti fotografici connessi agli scavi e ai siti. Il visitatore continua ad abbracciare con lo sguardo l’intera prospettiva architet-
tonica della grande sala, mentre al centro di questa sono collocate alcune installazioni basse, come la grande vasca di sabbia che contiene anfore. La sabbia consente di po- sare con cura le anfore fittili e raccontare la vicenda di molti di questi reperti, prove- nienti dal litorale e connessi ad un mondo di scambi, commerci, viaggi per mare. La storia moderna viene invece descritta attraverso le rappresentazioni cartografi- che, le immagini pittoriche, le incisioni che mostrano la progressiva evoluzione della
forma urbana, dall’originaria quadratura pisana fino ad un progetto urbano strut- turato.
Nel 1606 un atto di fondazione sancisce l’elevazione al rango di città di Livorno, che fino a quel momento era sostanzialmente un borgo fortificato nato attorno alla strut- tura portuale. La nuova città viene conce- pita come città ideale a partire dal tracciato urbanistico di Bernardo Buontalenti che, su incarico del Granduca Ferdinando I, disegna il pentagono che definisce la for- ma del nuovo impianto, organizzando lo schema viario su una griglia a maglie or- togonali.
Il racconto dello sviluppo urbano segue il suo evolversi cronologico, a partire dalle prime trasformazioni urbanistiche, come quelle della Venezia e della Fortezza Nuo- va, proseguendo con gli interventi lorenesi, gli interventi della cinta daziaria, la Doga- na d’Acqua, fino al periodo ottocentesco risorgimentale e poi attraverso la fase del periodo Liberty fino agli sviluppi urbanisti- ci dei quartieri recenti.
Di fianco alla storia urbanistica viene rac- contato il parallelo evolversi della storia della comunità, sottolineando la peculia- rità di casi emblematici che ne hanno ca- ratterizzato la vita, come l’adozione delle leggi Livornine, l’accoglienza riservata alla comunità ebraica e alle diverse confessioni religiose, la partecipazione ai moti risorgi- mentali, la resistenza agli austriaci e ai fran- cesi, e la partecipazione al movimento dei garibaldini.
Il Novecento è il periodo che porta Livor- no nel vortice degli accadimenti nazionali. La nascita del Partito Comunista, la storia di Galeazzo Ciano, l’architettura fascista, le deportazioni, la ricostruzione, gli america- ni, il Presidente della Repubblica Ciampi, sono frammenti di una storia collettiva,
“Il progetto
di
allestimento
disegna
lungo le
pareti un
tema
espositivo
continuo”
raccontata negli spazi finali del Trapezio dei Bottini fino al punto video in cui il visi- tatore può soffermarsi e guardare il brano di uno dei tanti film girati a Livorno. Il progetto ha a che fare con una architettu- ra multiforme, spazi di scale diverse, diver- si materiali costruttivi, ai quali si sommano oggetti estremamente differenti tra loro. Diversamente da altri progetti, i linguaggi e gli elementi dell’allestimento evitano di aggiungere troppe variazioni, limitandosi a commentare e indirizzare il flusso degli eventi narrati e degli oggetti esposti attra- verso elementi essenziali, elementi di facile realizzazione assortiti in due soli colori: il rosso amaranto e il grigio beige, che bene si accordano con i materiali dell’architettura. Una particolare sobrietà viene ricerca- ta per la definizione degli spazi del luogo Pio, dove con gli strumenti del restauro e dell’architettura, si è inteso far decantare i caratteri stilistici e gli apparati decorativi ecclesiali per trovare una misura consona all’esposizione delle opere d’arte contem- poranea.
Pavimenti in resina e superfici intonacate si giustappongono alle decorazioni restau- rate delle pareti dell’aula mentre, all’inter- no dei volumi ricostruiti, si musealizzano i lacerti murari del vecchio Luogo Pio, oggi resi leggibili per differenza con le superfici pulite del nuovo, in una operazione di filo- logico distacco.