(Giornalista, amico di Gianni Rodari)
Tra i tanti visitatori del Sacro Monte, Friedrich Nietzsche prese ispirazione per il suo capolavoro Così parlò Zarathustra da quella visita che rappresentò un discrimine nella vita e nel pensiero del filosofo, tant’è che i suoi biografi usano l’espressione von Orta an (da Orta in poi).
La montagna che identifica il Cusio è il Mottarone: dalla sua vetta lo sguardo spazia sulla catena delle Alpi dal Monviso al Bernina e, verso sud, il panorama s’allarga sui laghi prealpini e i fiumi che corrono verso il Po, attraversando floride pianure e industriose città. Di fronte, il monte Rosa fa da barriera alle valli, che vi convergono, le cui testate vennero abitate da popolazioni venute dal nord, i Walser, che s’insediarono nella fascia più alta delle montagne, verso i ghiacciai.
A metà Ottocento le comunità agro-pastorali della valle attraversata dallo Strona tra Omegna e Gravellona Toce diventano sede di attività artigianali e poi industriali: è un pullulare di opifici, per lo più filande, trasformate poi in aziende che producono casalinghi. Il culmine dello sviluppo industriale si raggiunge con l’invenzione della caffettiera moka (Bialetti).
Un prodotto che interpreta l’evolversi dei tempi, il dinamismo della vita moderna.
Altra produzione (Girmi) che ha rivoluzionato la vita domestica è l’introduzione degli elettrodomestici (frullatori, lavatrici, macina) nell’uso quotidiano.
Le aziende che si affermano nel settore casalinghi sono assai conosciute: Alessi, Lagostina, Calderoni, Piazza, oltre le ditte sopra menzionate.
Nei paesi della sponda occidentale del lago (Nonio, Cesara, Pella, San Maurizio d’Opaglio) e Gozzano si afferma l’industria dei rubinetti. Da operai della fabbrica di campane della bassa Valsesia e scalpellini della cava di granito di Alzo a imprenditori.
Anche in questo settore, i nomi delle ditte figurano nel catalogo delle aziende di primaria importanza nazionale.
Gli abitanti nativi dei paesi mantengono inalterate le tradizioni, soprattutto quelle legate alle feste religiose. All’isola, a fine gennaio, gli edili (muratori, geometri, tecnici) arrivano ‘a squadre’ a onorare San Giulio, loro patrono. Nella circostanza viene messo all’incanto un agnello, conteso tra i diversi gruppi.
In valle Strona, a Luzzogno, ogni tre anni, viene costruita una galleria di lenzuola e tele ‘tessute in casa’: sotto vi passerà la processione con la statua della Madonna, accompagnata dalla banda musicale, confraternite, rappresentanze e una fila interminabile di fedeli. A Campello Monti, comunità walser, per san Giovanni (24 giugno), viene vestito solo con il vello di un agnello ‘il Giovannino’, un bambino che accompagna in chiesa un agnellino come offerta. A Omegna, il top della festa di San Vito (fine agosto) viene celebrato con la processione e il trasporto dell’urna del giovane martire, la benedizione del lago e i grandiosi fuochi d’artificio.
A Quarna e in valle Strona, ancora alcune donne portano il costume tradizionale.
Il Cusio, terra dal nome antico, pur aprendosi alle novità del moderno, conserva stili di vita che lo scrittore Mario Soldati definiva «civiltà contadina e lacustre».
Una rete di strade e sentieri campestri consentono di girare attorno al lago in un percorso che attraversa paesi, boschi, pascoli, campi, non perdendo mai di vista il lago, un itinerario definito ‘anello azzurro’, adatto per escursioni, attività sportive, diporto domenicale.
Idealmente il ‘girolago’ potrebbe iniziare da Orta, uno dei ‘Borghi più belli d’Italia’, secondo una classifica nazionale, per salire al Sacro Monte, inserito nell’elenco Unesco come ‘Patrimonio dell’umanità’, quindi scendere nella frazione di Legro dalle case dipinte con scene tratte da film girati nel Cusio.
Poi la decisione del ‘camminante’: verso la torre di Buccione oppure percorrere la Riviera verso nord. Compiuto il giro, magari a tappe, si ritorna a Orta, in un bar della piazza-salotto per un drink di fronte all’isola, carica di storia e di mistero.
Rodari, le parole animate
Le ‘parole animate’ di Rodari rappresentano, nel titolo di un libro e di una mostra di 25 anni fa, la capacità del grande scrittore per l’infanzia di stimolare i maggiori illustratori italiani e, attraverso le sue parole e i loro colori, regalare alla fantasia dei bambini di tutto il mondo storie ricche di gioia e speranza. Molto è stato scritto su Gianni Rodari ma forse ancora si può dire sui suoi disegnatori, che parlano ai lettori grandi e piccoli anche al di là delle lingue. Si scorrono così immagini di Altan, Luzzati, Munari, Mirek, Maulini e molti altri artisti. Nel libro, con le parole di molti tra cui la scrittrice di oggi Anna Lavatelli, una delle eredi di Rodari, i personaggi di Cipollino, barone Lamberto, Gelsomino, gatto Zoppino e tanti altri rivivono nei colori delle copertine e delle immagini dei libri tradotti in centinaia di nazioni. Il volume è stato pubblicato da Interlinea, casa editrice che ha una collana “Le rane”, stampata su carta ecologica ricavata dalle alghe e inaugurata da un testo dello stesso Rodari, Il ragioniere-pesce del Cusio, perché «le favole stanno in ogni cosa: nel legno del tavolino, nel bicchiere, nella rosa». E anche nei colori e nelle parole.
Una mattina come tante dell’anno scolastico 1970-71: c’era un po’ di fermento nella classe 3B - grembiulini bianchi le femmine, blu i maschi, tutti col colletto inamidato e il nastro verde - perché la maestra si era assentata per qualche minuto.
Al suo ritorno era accompagnata dal direttore, il che non faceva presagire niente di buono. Nel silenzio improvvisamente calato sulla classe lei cominciò a parlare in un tono pieno di orgoglio e velato da una certa soggezione, presentandoci un signore dall’espressione simpatica, il cui atteggiamento fugò tutti i nostri timori iniziali. “Bambini” annunciò la maestra,
“questa mattina è venuto a trovarci Gianni Rodari!” Gianni Rodari, in visita alle scuole elementari della sua città natale, Omegna! Ricordo con inconsueta chiarezza quell’incontro, quanto fu divertente e appassionante, tanto che quasi cinquant’anni dopo posso recitare a memoria alcune delle filastrocche che ci lesse quel giorno.