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31Lo stato di degrado complessivo di un

Nel documento La ricostruzione del cielo (pagine 33-39)

monumento dipende da una moltepli- cità di fattori concomitanti tra loro; nel caso del santuario di Rasina è evidente che il crollo del tetto abbia influito no- tevolmente nello sviluppo progressivo della rovina in cui versano oggi le mura- ture. Gli elementi rimasti dell’antica co- pertura sono infatti molto pochi: il brac- cio settentrionale della chiesa è l’uni- co che si conserva ancora integralmen- te, quello orientale è sormontato dal- la volta a botte parzialmente crollata e senza il manto sovrastante. Della gran- de volta centrale resta solo un accenno dell’imposta dei costoloni e dei laterizi sui lati obliqui dello pseudo-ottagono. Nel rilevare le condizioni attuali del ma- nufatto, la Soprintendenza per i Be- ni Architettonici e Paesaggistici della provincia di Perugia ha individuato nel- la copertura del rudere l’unico interven- to possibile al fine di salvaguardare fi- sicamente gli elementi architettonici e artistici sopravvissuti1. Questa prescri- 1 L’elenco compilato sulla base dei dati forniti dalla

Soprintendenza abap dell’Umbria classifica la chie- sa sotto Vincolo dei Beni Culturali e relativi provve- dimenti di tutela ai sensi del D.Lgs. n. 42/2004 (prot.

zione ha indirizzato le scelte proget- tuali, concentrando in primo luogo l’at- tenzione sulla messa in sicurezza e ri- copertura del santuario, e in seguito su un suo possibile utilizzo nell’ambito di un progetto generale più ampio, che tenga conto delle caratteristiche e del- le potenzialità del luogo e del territorio. La copertura lignea è stata probabil- mente il primo elemento strutturale a crollare, forse a causa delle infiltrazioni meteoriche che hanno gradualmente fatto marcire le travi di legno. I sistemi voltati, lasciati parzialmente allo sco- perto, si sono progressivamente dan- neggiati, per la loro relativa snellezza strutturale e per la scarsa collabora- zione con il sistema portante. Di con- seguenza il sistema voltato centrale, sottoposto a degrado dovuto alle infil- trazioni d’acqua, ha perso le proprie ca- ratteristiche prestazionali e ciò ha mo- dificato irreversibilmente la gerarchia dei meccanismi resistenti in occasione di sollecitazioni statiche e dinamiche2.

n. 12139 del 04/08/2003)

2 Al variare della geometria di un elemento struttu-

rale, anche il meccanismo resistente si adegua alla nuova configurazione spaziale, dimostrando, di vol-

Ruderi

Generalmente i dissesti delle volte si manifestano in maniera spontanea con il distacco delle porzioni di mura- tura nelle zone dove si verifica una ri- duzione delle compressioni e un con- seguente allentamento dello stato di coesione. In questo caso la presenza di una geometria composta rende la let- tura dei dissesti più complessa rispetto alle volte canoniche, ma di certo la ge- rarchia dei meccanismi resistenti avrà lo stesso tipo di funzionamento per ogni elemento del quale è costituita. Dalle foto d’archivio concesse dalla So- printendenza, è possibile rilevare che le prime parti della volta interessate da rotture furono i pennacchi di rac- cordo fra le grandi arcate dei bracci e i costoloni centrali e il tamponamento centrale con modanatura tonda, posto all’incrocio dei costoloni: queste zo- ne, nell’insieme dei meccanismi stati- ci, sono proprio quelle meno sollecitate a compressione dunque meno stabili3.

L’equilibro dei costoloni diagonali era

ta in volta, un comportamento di tipo diverso (Gur- rieri, 2007).

3 La curva delle pressioni è più lontana

dall’asse baricentrico.

invece assicurato da uno sforzo assia- le che cresceva progressivamente dalla chiave fino all’imposta, dove raggiun- geva valore massimo. Le nervature, in- fatti, oltre a trasmettere il peso pro- prio dei conci di cui si componevano, ri- sentivano anche del carico della coper- tura sovrastante poiché, come già ac- cennato, si presume che sui costoloni poggiassero alcuni pilastrini di soste- gno delle travi principali.

È dunque plausibile che le fasce incro- ciate centrali siano crollate per ultime, e con molta probabilità solo in seguito al terremoto del 1997.

Più stabili invece sono rimaste le volte a botte a copertura dei bracci; solo due di esse hanno ceduto, probabilmente a causa dell’allontanamento delle impo- ste dovute al movimento complessivo della struttura.

L’analisi dello stato di fatto, esamina- to attraverso il rilievo e l’analisi dei ma- teriali impiegati nella costruzione, ha reso evidente in maniera particolare il profondo stato di degrado dei para- menti murari a cielo aperto.

a sinistra

Ruderi del santuario di Maria Ss. Assunta, Rasina. Portale sud-ovest. (foto: Eugenia Cecchetti, 2013)

a destra

Ruderi del santuario di Maria Ss. Assunta, Rasina. Schema assonometrico delle murature danneggiate

Il deterioramento della muratura è do- vuto in parte allo sviluppo di vegeta- zione che facilmente cresce all’inter- no dei commensuri murari e in parte al formarsi di fessure che hanno contri- buito ad alterare il meccanismo strut- turale originario.

Il tentativo è stato quello di indivi- duare i possibili meccanismi di danno strutturale, tramite la lettura del qua- dro fessurativo, evidenziando le cause che hanno portato al danneggiamento globale e puntuale dell’edificio.

Quadro fessurativo

Le azioni sismiche combinate con le azioni statiche generano sollecitazioni di trazione sulla muratura, che favori- scono il formarsi di fessurazioni. Que- ste, insieme alle debolezze struttura- li già presenti nell’edificio (per tipolo- gia o modalità costruttive), dividono la compagine muraria in elementi che si comportano monoliticamente (macro- elementi), ovvero possono seguire ri- gidamente il cinematismo senza scon- nettersi interamente (Gurrieri, 2007). Lo scopo dell’indagine è stato quello

l’affresco, non si estendono lungo tut- ta l’altezza del volume e non interessa- no la parte voltata rimasta in piedi. L’analisi congiunta delle caratteristi- che strutturali dell’edificio e del quadro fessurativo ha mostrato una perdita di coesione delle murature in sommità, che favorisce la fessurazione e la for- mazione di più macroelementi. Que- sto meccanismo si riscontra su tutte le testate della croce e specialmente nella zona sud: questa porzione infat- ti, oltre ad essere completamente li- bera in cima a causa della caduta della copertura, è fondata in corrispondenza di un terreno di pendenza maggiore, e ciò potrebbe aver contribuito al movi- mento di porzioni di parete. Il meccani- smo di rotazione è rappresentato chia- ramente dalle lesioni passanti presen- ti nelle facciate sud-est, nord-ovest e sud-ovest in corrispondenza delle por- zioni di muratura più deboli, cioè in mezzeria, dove c’è una maggiore su- perficie di aperture.

Queste lesioni hanno direttrice e an- damento dei ventri fessurativi che te- stimoniano una traslazione delle mu- di individuare quali sconnessioni sono

presenti nella muratura e conseguen- temente quali cinematismi (meccani- smi di collasso) possono rendersi pos- sibili, al fine di soggiogarli.

Le sollecitazioni succedutesi nel corso dei secoli hanno comportato danni di maggiore gravità sui paramenti mura- ri delle testate della croce, provocando l’apertura di alcune lesioni passanti di qualche centimetro di ampiezza. In ge- nerale le fessure si sono verificate prin- cipalmente sulla parte dell’edificio che dà sul crinale sud-ovest, concentran- dosi in mezzeria, proprio in corrispon- denza delle aperture poste in asse sul- le facciata (portale, oculo, finestra). Sulla testata occidentale si ha il dis- sesto più incisivo di tutta la fabbri- ca: una lesione passante e ramificata parte quasi da terra in corrisponden- za del portale tamponato, spezza l’o- culo e apre in due la facciata; qui il de- grado ha avuto progressi considerevo- li tanto da portare al crollo di parti mu- rarie molto estese, fino ad un’apertura massima in alto larga circa un metro. Non è stato possibile rilevare la faccia-

ta nord-est a causa della vegetazione infestante, quindi si trascurano le le- sioni che colpiscono questo prospetto, tuttavia, osservandolo internamente, non sembrerebbe che esso sia stato segnato in maniera troppo grave, pro- babilmente per la sua collocazione su un terreno più stabile rispetto a quel- lo opposto o per la riduzione di superfi- ci aperte (assenza del portale di ingres- so). Altre lesioni si individuano su alcu- ne pareti trasversali dei bracci, in par- ticolare all’interno delle nicchie affre- scate, tuttavia non passanti e di spes- sore più esiguo.

È importante rilevare che il quadro fes- surativo non interessa minimamen- te i contrafforti del quadrato centrale, i quali rappresentano la parte più sta- bile e meno danneggiata della fabbrica. Il volume della cappellina, il nucleo più antico della chiesa di Rasina, riscontra fessure dovute a fenomeni localizzati, dunque meno preoccupanti rispetto a quelle dell’edificio, in quanto non cau- sate dal movimento complessivo della struttura. Entrambe si trovano sui lati trasversali alla parete dove è alloggiato

a sinistra

Ruderi del santuario di Maria Ss. Assunta, Rasina. Particolare del pennacchio sferico crollato (foto: archivio storico Soprintendenza abap dell'Umbria, 1990 ca.)

a destra

Ruderi del santuario di Maria Ss. Assunta, Rasina. Veduta della facciata nord-est (foto: Eugenia Cecchetti, 2013)

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Ruderi del santuario di Maria Ss. Assunta, Rasina. Quadro fessurativo.

rature provocata da movimenti fonda- li localizzati su tutto il crinale ed in par- ticolare sullo spigolo sud-ovest della fabbrica. L’aumento dell’ampiezza del- le fessure dal basso verso l’alto e il lo- ro andamento verticale dimostrano in- fatti che non ci troviamo di fronte ad un cedimento fondale differenziale, bensì ad una rotazione delle pareti en- tro il proprio piano.

Le fessure, che tendono ad aprirsi lun- go le direzioni principali di trazione, at- testano, in questo caso, una direzione di sollecitazione orizzontale. Nel pro- spetto nord-ovest, si può assistere ad una manifestazione più ampia ed evi- dente di questo fenomeno: vediamo che le fessure cominciano a formar- si proprio in corrispondenza del porta- le murato e dividono la facciata in due parti che tendono ad allontanarsi l’una

rispetto all’altra dall’alto verso il basso. Le cause dei danni subiti dalla struttu- ra si possono far risalire in primo luogo al crollo del tetto, che ha determinato una perdita di consistenza delle pare- ti in sommità. A questo evento è con- seguito il deterioramento della mura- tura, dovuto all’azione continua degli agenti atmosferici e dunque al progre- dire del degrado strutturale causato dal dilavamento del legante. Nel cor- so del tempo le due porzioni di facciata che caratterizzano le testate dei brac- ci hanno continuato a ruotare in modo rigido rispetto al perno centrale come due macroelementi indipendenti, sot- to l’azione sia della spinta statica degli elementi interni (archi, volte interne), sia delle azioni dinamiche susseguite- si durante questi anni (sisma, vento). Questo si può osservare in maniera evi-

dente dal crollo delle due volte a bot- te proprio in corrispondenza dei bracci maggiormente lesionati, quello ovest e quello sud, e dalle numerose lesioni riscontrate in corrispondenza delle nic- chie, che vengono trascinate e indebo- lite dalla muratura. Il crollo delle bot- ti, infatti, può essere dovuto a questo stesso meccanismo: l’azione di rota- zione ha prodotto l’allontanamento re- ciproco delle imposte e il conseguente abbassamento del punto di chiave. A tale movimento corrisponde, in ge- nere, un tipo di danno caratterizzato dalla formazione di 3 cerniere, le pri- me due nelle sezioni alle reni all’estra- dosso e la terza in chiave all’intrados- so, dove la concentrazione degli sfor- zi porta alla plasticizzazione del mate- riale e alla conseguente accentuazione delle deformazioni, fino a giungere al

collasso definitivo. In ogni caso in que- sti punti non si riscontra il crollo degli archi contigui di pietra, probabilmente per la loro snellezza inferiore e per una migliore coesione degli elementi co- struttivi. L’origine dei dissesti è da ri- condurre a problematiche più profon- de, legate probabilmente a movimen- ti del suolo. Il forte declivio e i repentini cambi di quota potrebbero essere leg- germente mutati nel corso dei seco- li, a causa del dilavamento e di piccoli moti franosi, specialmente sul pendio sud-ovest. Questo potrebbe aver pro- vocato i primi movimenti della struttu- ra, i quali hanno dato il via alla concate- nazione di eventi distruttivi che, com- binati con la mancata manutenzione, hanno innescato il processo di degrado fisico del manufatto.

L’analisi ha messo in mostra una strut-

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tura profondamente mutata rispetto a quella originaria. Il comportamento monolitico e scatolare dei maschi mu- rari si è snaturato in maniera irreversi- bile: la muratura non funziona più co- me un unico corpo ma come quattro macroelementi distinti e va dunque trattata con una logica strutturale di- versa. Nella proposta per una nuova copertura per il santuario di Rasina vi è dunque la necessità di limitare le com- ponenti di carico orizzontali, evitando strutture spingenti, e puntare ad un nuovo dispositivo che sottoponga la muratura esclusivamente a carichi ver- ticali, il più possibile ridotti.

N-E (non rilevabile)

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Nel documento La ricostruzione del cielo (pagine 33-39)

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