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Lo sviluppo delle città chiuse dopo la legge federale

Nel documento Le città chiuse della Russia (pagine 79-82)

Come specificato all’articolo 7 della legge federale, i cittadini godono di una serie di incentivi statali che permettono loro di vivere a standard elevati rispetto alle altre città della Russia. Tuttavia, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, il paese andò incontro ad una grave crisi economica e dopo il 1991 nulla fu più come prima, nemmeno per le città chiuse che sembravano essersi formate all’interno di una realtà utopica e immuni da qualsiasi influenza esterna.92 La crisi economica

minacciò, infatti, gli standard di vita delle città chiuse a cominciare da un rovinoso abbassamento dei salari. Un grosso introito di denaro di cui le città chiuse beneficiavano proveniva dai finanziamenti del governo federale, finanziamenti che cominciarono a scarseggiare a vista d’occhio.

Molti ingegneri e scienziati con un alto livello di professionalità; si ricordi che il personale assunto all’interno di una città chiusa veniva scrupolosamente selezionato al fine di garantire un personale altamente qualificato, cominciarono a percepire degli stipendi talmente bassi da non potersi quasi mantenere. Vennero sciolti i team di ricerca e di conseguenza molti laboratori vennero chiusi.

Per far fronte a questa situazione e per paura che gli scienziati cominciassero a divulgare le loro conoscenze e a diffondere informazioni sul mercato

92 Lemaître, R. (2005) “How closed cities violate the freedom of movement and other international human rights obligations of the Russian federation”, Insitute for International Law.

internazionale nero i governi occidentali cercarono di proporre delle soluzioni.93

Nel 1992 gli Stati Uniti d’America, dodici nazioni europee, il Giappone e la Russia si riunirono a Mosca con l’intento di aiutare la Russia a diminuire le dimensioni del suo arsenale militare e nucleare e ad incoraggiarla nella conversione delle tecnologie militari e scientifiche ad uso civile e a scopo di ricerca, riferendosi in modo particolare alle dieci città chiuse nucleari. Gli Stati Uniti stanziarono numerosi fondi e istituirono programmi specifici con il fine di ridurre la proliferazione di armi di distruzione di massa da parte della Russia.94 La volontà degli U.S.A fu quella di collaborare con la Russia e di

mettere in atto delle soluzioni che potessero diminuire la minaccia dell’arsenale nucleare sovietico, in quanto le dieci città chiuse nucleari dell’Unione Sovietica vennero create con lo scopo di sostenere la ricerca e la produzione di armi nucleari. Tutte le strutture gestite dal Minatom, pertanto, cominciarono a ridurre e a disgregare gradualmente la portata dell’arsenale nucleare.

La conseguenza di ciò fu la perdita del lavoro per molti dipendenti impiegati nel settore che ora si trovavano senza un’occupazione. Inoltre, moltissime aziende che costituivano la realtà lavorativa delle città chiuse nucleari furono costrette a chiudere a causa dei debiti maturati con la crisi 93 Lemaître, R., cit. 94 Flores, K.L. (2004), Proliferation Concerns in the Russian Closed Nuclear Weapons Complex Cities: a Study of Regional Migration Behavior, Sandia National Laboratories operated for the United States Department of Energy by Sandia Corporation, New Mexico, pp. 9-10.

economica, non riuscendo nella maggior parte dei casi a pagare i propri dipendenti che restarono per molti mesi senza il pagamento integrale del loro stipendio e in alcuni casi non lo percepirono nemmeno.95

Tutto ciò testimonia quanto fosse grave la crisi economica che aveva colpito la Russia e soprattutto le stesse città chiuse che fino a qualche anno prima potevano godere dei migliori servizi e di un’abbondanza di beni senza precedenti. Questa situazione spinse moltissimi cittadini ad emigrare in altre città russe oppure addirittura verso altre nazioni alla ricerca di migliori opportunità.

Qualora fosse possibile, chi riusciva a rimanere all’interno della città chiusa veniva riassegnato ad un’altra azienda oppure imparava una nuova mansione. Questa era una casistica riscontrata maggiormente tra le persone non altamente qualificate, ovvero tutti coloro che non erano scienziati o ingegneri, in quanto, come si può evincere dalla chiusura delle strutture nucleari, il ruolo di questi dipendenti era ormai pressoché nullo. Solo alcuni scienziati riuscirono ad esercitare il loro ruolo, soprattutto nell’ambito della ricerca, anche se vi era un sovrannumero di scienziati rispetto ai posti di lavoro disponibili e dunque la maggior parte fu costretta ad emigrare.96 In

conclusione risultava più avvantaggiato chi aveva già un lavoro che non faceva parte dell’ambito scientifico e in generale rivolto al nucleare.

95 Flores, K.L., cit., pp. 16-17. 96 Flores, K.L., cit., pp. 17-18.

CAPITOLO IV

VIVERE IN UNA CITTA’ CHIUSA

Come si è potuto evincere dai capitoli precedenti, le città chiuse costituivano e costituiscono una particolare formazione territoriale che veniva creata artificialmente e non sorgeva indipendentemente e che si rifletteva a livello geografico e urbanistico nella specifica struttura che le contraddistingue, isolandole dal resto del paese e circoscrivendole all’interno di determinate zone protette.

Il peculiare spazio fisico che caratterizza le città chiuse si esprimeva nella restrizione del territorio, nel sistema di selezione del personale e della popolazione e nel mantenimento del regime di segretezza attraverso il controllo totale dei residenti. Questo sistema così complesso e speciale ha prodotto a sua volta uno specifico ambiente sociale che si è espresso di conseguenza nell’adattamento della popolazione al contesto e nell’interazione tra le persone.

Le attività e le aziende che formavano la città chiusa costituivano il motore dell’economia e della vita sociale delle città e proprio all’interno di questa complessità è stato possibile, grazie all’impiego di un grande capitale economico, organizzare lo sviluppo di molti rami scientifici e nucleari e allo stesso tempo creare una serie di strutture sociali e culturali che rendessero le città chiuse delle vere e proprie città.

Nel documento Le città chiuse della Russia (pagine 79-82)

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