GLI INFLUSSI.
6. LUKÁCS, KORSCH, BLOCH
Lukács e Korsch rappresentano, con i loro Storia e coscienza di classe e Marxismo e
filosofia (entrambi del 1923), il cosiddetto marxismo occidentale che, in opposizione a
quello sovietico, rilegge il pensiero marxista non alla luce di Engels ma di Hegel,
751
Esponente anch’egli, per un certo periodo, della Scuola di Francoforte, in seguito abbandonata proprio a causa dell’interpretazione della psicoanalisi. Cfr. L. Tornatore, G. Polizzi, E. Ruffaldi, op.cit., p. 741.
752
“È importante rendersi conto di quanto la nostra civiltà favorisca questa tendenza al conformismo”. E. Fromm, Fuga dalla libertà, trad. it. C. Mannucci, Milano, Mondadori, 2014, p. 208.
753
“La gamma di emozioni spontanee che vengono soppresse e sostituite da pseudo-sentimenti è assai ampia”. Ivi, p. 210.
754
H. Marcuse, Eros e civiltà, cit., p. 251.
755 “Questa posizione filosofica viene raggiunta applicando la critica a fenomeni superficiali, accettando
invece le premesse fondamentali della società criticata. […] Le intuizioni critiche non portano a una trasvalutazione dei valori della produttività e dell’«Io superiore» - che sono precisamente i valori della cultura criticata […] Fromm, che come pochi altri psicoanalisti ha mostrato il carattere repressivo dell’interiorizzazione, risuscita l’ideologia della interiorizzazione”. Ivi, pp. 268-9.
privilegiando così la dialettica storico-sociale. Entrambi ritengono assolutamente necessario l’approccio dialettico alla realtà e si oppongono al pensiero come rispecchiamento del dato di fatto756 cercando di far emergere gli elementi umanistici del materialismo storico757.
L’intento di Lukács è quello di sottolineare il ruolo fondamentale che la dialettica ricopre all’interno delle teorie di Marx758 e di criticare il presupposto positivista dell’esistenza di dati di fatto che la scienza è in grado di studiare oggettivamente. Al contrario egli afferma, denunciando la reificazione759 operata quotidianamente dalla scienza, che anche i dati sono il prodotto di forze sociali e dunque dell’azione umana storicamente determinata e non sono pertanto né immutabili né assoluti760. Per interpretare la situazione presente Lukács riprende i concetti marxisti di feticismo e alienazione con i quali descrive la società capitalistica, in cui ogni tipo di rapporto, non solo con le cose ma anche tra gli altri uomini, appare come un qualcosa di estraneo all’individuo. Quest’ultimo vive così una continua condizione di scissione che riflette la divisione dei saperi (dura è la critica mossa alle scienze specialistiche), della produzione, delle classi. L’uomo subisce così un’alienazione continua, i cui effetti si riverberano sull’intera società e cultura, tanto che esse, e in particolare la scienza, non divengono consapevoli delle proprie contraddizioni.
Proprio per tale motivo è necessaria una ripresa di Marx e del suo metodo dialettico, l’unico capace di sopportare il peso delle contraddizioni storico-sociali che si esplicano
756
Si legge nell’Introduzione di Carlo Galli all’edizione italiana di Ragione e rivoluzione: “Un pensiero [quello di Marcuse] , insomma, che, in costante tensione fra realtà e possibilità, ha sempre aspirato ad essere capace tanto di concretezza quanto di cogliere l’elemento critico che – presentandosi ora come fondazione, ora come negazione determinata, ora come istinto – la eccede e la supera. C’è in questa attitudine speculativa (e, di conseguenza, argomentativa) la costante strutturale di tutto il pensiero marcusiano, in tutte le sue fasi, e cioè l’evidente rifiuto – che Marcuse condivide con tutto il “marxismo occidentale”, eminentemente con il Lukács di Storia e coscienza di classe e con il Korsch di Marxismo e
filosofia – di fare del pensiero il semplice rispecchiamento (oppure, all’opposto, il sistema di
organizzazione trascendentale) di una realtà oggettivamente data e preesistente”. Idem, Ragione e
rivoluzione. Hegel e il sorgere della teoria sociale, p. 9.
757
Cfr. L. Tornatore, G. Polizzi, E. Ruffaldi, op.cit., p. 702.
758 Lukács è consapevole dell’origine hegeliana del metodo dialettico e riconosce a Hegel il merito di
aver affermato il carattere di totalità della realtà e la presenza del negativo al suo interno; allo stesso tempo, però, sottolinea che il suo limite sia stato restare chiuso nell’astratto idealismo. Cfr. N. Abbagnano, G. Fornero, op.cit., pp. 802-3.
759 “Essa consiste nel fatto che un rapporto, una relazione tra persone riceve il carattere della cosalità e
quindi un’«oggettualità spettrale» che occulta […] ogni traccia della propria essenza fondamentale: il rapporto tra uomini”. G. Lukács, Storia e coscienza di classe, trad. it. G. Piana, Milano, Mondadori, 1973, p. 108.
760
nella realtà, sempre concepita secondo il concetto di totalità761. In tale prospettiva i singoli eventi e le varie formazioni storiche non si ergono davanti all’uomo come dati di fatto, ma si configurano come fattori tra loro intrecciati all’interno della dinamica processuale che coinvolge l’intera realtà e che conduce all’auto-emancipazione dell’uomo. Nella sua opera più famosa, Storia e coscienza di classe, Lukács individua nella coscienza di classe il vero soggetto della storia, che fa la storia, poiché permette il congiungersi di teoria e prassi umana762, quindi la vera trasformazione. La classe di cui parla il filosofo è, come nel caso di Marx, il proletariato, in quanto è escluso che la borghesia sia in grado di eliminare le contraddizioni che contraddistinguono la società e che dunque possa pervenire a una coscienza reale e non solo ideologica.
Lukács dà inoltre avvio all’estetica marxista secondo cui l’arte ha la funzione di rispecchiare la realtà storica non in modo immediato, ma attraverso la rappresentazione di “tipi”, cioè di elementi emblematici capaci di fare riferimento alle vere problematiche storico – sociali. L’arte privilegiata è allora quella realistica, la quale sembra necessariamente legarsi al progresso sociale.
Non solo Lukács, ma anche Korsch è ben cosciente dell’importanza di Hegel nella comprensione di Marx e in particolare della dialettica e dell’applicazione della teoria alla realtà in ogni ambito. È infatti a fronte di una concezione globale della storia come processo e della realtà come totalità che il marxismo, con le sue analisi, non si riduce a una sola disciplina ma anzi si interessa di ogni aspetto della vita, dalla politica all’economia, dalla sociologia alla cultura. Tali osservazioni costituiscono il nucleo di
Marxismo e filosofia, l’opera maggiore di Korsch in cui egli ribadisce l’impossibilità di
scindere teoria e prassi, dunque il marxismo dal sorgere del movimento operaio. Altro aspetto che si collega alla necessità di tenere il pensiero ancorato alla realtà è quello della riflessione a proposito del rapporto che intercorre tra il marxismo, che prevede il tramonto della filosofia all’indomani dell’istituzione della società giusta, e la filosofia
761 “Ciò che distingue in modo decisivo il marxismo dalla scienza borghese non è il predominio delle
motivazioni economiche nella spiegazione della storia, ma il punto di vista della totalità. La categoria della totalità, il dominio determinante ed onnilaterale dell’intero sulle parti è l’essenza del metodo che Marx ha assunto da Hegel riformulandolo in modo originale e ponendolo alla base di una scienza interamente nuova […] Questo principio rivoluzionario della dialettica hegeliana – fermi restando tutti i contenuti conservatori di Hegel – venne più volte riconosciuto da Marx”. G. Lukács, op.cit., pp. 35-6.
762 “Soltanto Marx […] ha potuto individuare concretamente questo «vero come soggetto» e istituire in
questo modo l’unità tra teoria e praxis. […] soltanto la classe può penetrare mediante l’azione la realtà
sociale e modificarla nella sua totalità [...] il proletariato come soggetto del pensiero della società lacera
in un colpo solo il dilemma dell'impotenza: il dilemma tra il fatalismo delle leggi pure e l'etica della pura intenzione”. Ivi, p. 51.
stessa. Proprio tale collegamento è andato secondo Korsch perduto a causa della dimenticanza dell’origine hegeliana della dialettica marxista e deve assolutamente essere ripreso alla luce della categoria della totalità per comprendere la relazione tra realtà sociale e ideologia. Riconoscendo infatti la realtà come una totalità di cui le varie parti sono in reciproca relazione e interazione dialettica si comprende come la filosofia non venga negata dal marxismo, ma anzi portata a compimento e riconosciuta per la sua capacità di incidere sulla prassi763.
Il veloce riferimento a questi due pensatori è necessario in quanto anch’essi, come Marcuse, apprezzano la dialettica marxista interpretandola alla luce di Hegel, il quale non viene giudicato come un conservatore giustificazionista, ma anzi come promotore di un metodo potenzialmente rivoluzionario perché capace di cogliere le contraddizioni reali e di interpretare la realtà non come qualcosa di statico, ma anzi come una totalità dinamica. Bisogna inoltre tenere presente che Marcuse, in modo analogo a quanto fatto da Lukács, ritiene che lo sviluppo di una coscienza/consapevolezza critica sia il prerequisito fondamentale per la trasformazione della società, le cui basi sono già presenti nel sistema attuale. Altro punto comune è l’attenzione alla questione dell’estetica, anche se in Marcuse è presa in considerazione la sua portata critica non in relazione al realismo, ma anzi alla capacità dell’artista di trascendere il mero dato, la realtà vigente, e di rimandare alle possibilità reali in essa nascoste.
Anche Bloch può essere considerato un marxista occidentale764, ma le sue riflessioni si differenziano da quelle di Lukács e Korsch per il diffuso sentimento di attesa che vi si respira. Egli interpreta l’universo come incompiuto e indefinitamente rivolto alla propria completezza, dunque come caratterizzato dall’assenza che nell’uomo si configura come speranza per il futuro. Fondamentale è allora il pensiero utopico (Lo
spirito dell’utopia, 1918) che nell’uomo, essere finito, si esplica nella capacità di
progettare consapevolmente e modificare la realtà, dunque nell’aspirazione al cambiamento e alla dimensione futura del non-ancora765. Ecco perché è essenziale riprendere Marx e la sua tensione verso il futuro attraverso l’azione critica sulla realtà
763 Cfr. L. Tornatore, G. Polizzi, E. Ruffaldi, op.cit., p. 703. 764
Anch’egli riconosce il debito di Marx nei confronti di Hegel, ma ritiene che mentre in Hegel la dialettica si configuri come un processo determinato, in Marx essa si apra alla dimensione umana e al possibile. Cfr. ivi, p. 703
765
presente, ma anche la carica eversiva e messianica della religione766, capace di prospettare un mondo nuovo767.
Ritengo interessante considerare la figura di Bloch in riferimento a Marcuse poiché in entrambi la componente della speranza è cruciale, anche se nel secondo si alternerà sempre a una rassegnazione di fondo. Ambedue interpretano l’azione umana alla luce di ciò che non si è ancora realizzato e di ciò che si deve fare perché il cambiamento della realtà si realizzi e, così facendo, di fatto si collegano alla tradizione del pensiero utopico. Entrambi inoltre saranno a favore dei movimenti studenteschi e di una filosofia capace di porsi in relazione con il presente.
766 “Il tema centrale, che terrà occupato Bloch per tutta la vita, si annuncia già: il tentativo di filosofare
utopisticamente. Sono già visibili anche gli sfondi su cui si muove il suo pensiero. È soprattutto la mistica giudaica, mescolata con elementi della fede cristiana; c’è, inoltre, l’influsso del cassidismo polacco, una tarda fioritura della cabala medievale; una familiarità con il pensiero dialettico di Hegel e una simpatia per Marx e i socialisti utopici”. C.P. Bertels, E. Petersma, Filosofi del XX secolo, traduzione di Alfonso Pompei, Roma, Armando, 1980, p. 169.
767
“Il futuro non è compreso a partire dal passato, ma l’«avanti» porta ala luce il passato. I concetti filosofici fondamentali sono: orizzonte, futuro, il nuovo, speranza, sogno, utopia e possibilità […] la speranza la più essenziale struttura dell’essere umano”. Ivi, pp. 171-2.
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