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91 Cfr. Ms. Madrid, fol. 29v. 92 Cfr. Ms. Madrid, fol. 31. 93 Cfr. Ms. Madrid, fol. 33 e 33v. 94 Cfr. Ms. Madrid, fol. 33v. 95 Cfr. Ms. Madrid, fol. 36v. 96 Cfr. Ms. Madrid, fol. 42. 97 Cfr. Ms. Madrid, fol. 32.

98 Si riferisce a Francesco Maurolico, uomo di cultura e matematico siciliano. Su di lui: MOSCHEO

XVII

Magnifico signor Fulvio, ho guadagnato molte medaglie greche et ho raddoppiato molte per donar a V. S.

(ad antidora) di bellissimi mastri e di gran varietà; è vero che sono di bronzo e non di argento e oro,

pazienza. Delle consulari -e perché non civiche?- ho havuto due, una di una musa che sona la lyra o cithara, credo simile a quella mezzo rotta che ho in Roma: ha il plettro nella destra e la lyra tiene nella sinistra e non ha appoggio di colonna come un'altra che ho io qua ancora; un'altra medaglia non più vista da me che mi ricordi di P. CRASSO PRO PR. da un lato con una Vittoria che porta un caduceo nella destra e nella sinistra una ruota, e di roverso Q METELLO con certe lettere che non posso interpretare99.

E' una figura di donna che ha un freno in mano e nella testa un canestro o capitello di colonna: forse è Nemesi, descritta da Pausania, e l'altra Vittoria felice e veloce. Le lettere sono da un canto P. CRASSUS PRO PR., dall'altro Q. METEL TI. dal lato sinistro, e dal destro PIO IMP e sopra la mia Nemesi G.T.A. Per dire qualche cosa quel TI potria essere errore per fare SCI e saria Q. Metello Scipione, ovvero Q. F. Pio Imp. Se havete visto altra simile vedete come stanno queste lettere, perché questa medaglia è alquanto frusta di questo lato. Quel G.T.A. interpreto hora (ma non mi piace troppo) Genius Totius Asiae ovvero Africae… Ho gran piacere d’intendere che le mie medaglie piaceno a quel gentilhuomo todesco… In Palermo a II di decembre MDLIX.

XVIII

Molto magnifico signore, a me mi duole del dolor di V.S. preso nella morte di sua madre, ma credo che la sua prudenza e bontà medicaranno questa piaga, vedendo esser cosa naturale che li figli sopravivano alle madri e padri loro, che altrimente mancaria il genere humano, et è cosa da christiano pigliar l'afflizioni per beneficio divino…

Di Palermo alli XXVIII di decembre MDLIX.

XIX

… Quanto alle medaglie ho fatto guadagno di tre che non haveva, e le due desiderava molto, almanco l'una avrei comparata sei scudi et è di quel Palikano con le rostra, a tergo Libertas100. Fu costui tribuno e

ridusse la tribunicia potestà tolta da Sylla, come si vede in Valerio Massimo, Asconio Pediano et in Sallustio, e con ragione è la libertà e li rostri, perché non havevano libertà d'ascendere nelli rostri li tribuni per far leggi, né per rogar il popolo di cosa veruna dopo la legge di Sylla. Ma dal tribunato di costui col aiuto di Cn. Pompejo e di Crasso fu ridotta, e quella legge rivocata. La seconda medaglia è della venazione di Regulo101con la testa sua simile ad un’altra che ho in Roma di altro rovescio, forse di

Livinejo Regulo, ma credo la testa d’Attilio Regulo antico, sebben per adozzione era d’altra famiglia. La venazione è bella, di tre fiere e due combattenti. La terza ha d’un canto la testa di Nettuno e d’altro un trofeo et un capitano con queste lettere MARCUS IMP. Non so chi fosse costui, forse fu Pompejano capitano nelle guerre civili de i figliuoli di Pompejo: vedete se nelli commentarii di Cesare si fa menzione d’alcun nome simile...

In Palermo a XXVIII di gennaro MDLX

XX [=AGUSTÍN 1765-1774, VII, lettera XXI]

Magnifico signor Fulvio, mille saluti. Mi fu caro l'intendere per la vostra lettera della salute vostra e di monsignor Ill.mo, comune patron nostro il quale, essendoli raccomandata da me la persona vostra con dimostrarli che non si ricercava quel officio da voi per esser contentissimo della vostra servitù, mi rispose che mi ringraziava molto di tal officio, del quale terria memoria, et aggiunse cortesemente che tanto più vi voleva bene sapendo che io vi amava e stimava tanto. Questo aspettava che V.S. lo sapessi da esso, così non vi lo scrissi prima.

99 Cfr. Ms. Madrid, fol. 12. 100 Cfr. Ms. Madrid, fol. 8. 101 Cfr. Ms. Madrid, fol. 27.

Quanto al coprir et scoprir la testa et alle barrette de romani si legge in Plinio et nelli fragmenti delle

Historie di Sallustio che appresso i romani era onore scoprir la testa come oggidì si fa. Sylla non si

scopriva ad altri che a Pompeio, caput aperire chiamavano il cavarsi la barretta che hoggi si fà, ma si crede che essi non portavano barrette in Roma ma che con la toga la coprissero per il freddo ovvero per il sole. La barretta si legge che si dava a’ liberti dandoli la libertà, della qual cosa oltre le medaglie della libertà si trova in Plauto nella prima comedia Di velint, ut hodie calvus capiam pileum. Et in in Livio quelli che erano liberati di pregione nel trionfo seguivano il carro col pileo. Questo ho scritto senza aprir libro, ma mi pare che stia così…

Da Roma alli XIV di luglio 1561

XXI [=AGUSTÍN 1765-1774, VII, lettera XXVI]

Molto magnifico signore, questa lettera sarà tutta in materia di medaglie. In Bologna mi visitò il conte Sertorio, amico di V.S., e mostrommi alcune medaglie buone d'argento et oro… Viddi una Musa di quelle che ci mancano, che sviluppa un libro. Penso che sia Clio, benché mi pare haver visto la testa che ha due volumi posti come X dietro, e credo sia quella mezza mia, se ve ricordate… Viddi un Catone alquanto suspetto, pure è bello con li capelli cirrati e senza barba, come si vede nelle medaglie di C. CATO, ma più vecchio con un roverso di un elephante e di un pileo. Credo che la testa sia fatta per il vecchio Catone e il resto per l'Uticense, il quale in Africa difendeva la libertà romana, e allora potria esser battuta quella moneta. Viddi molte medaglie d’oro d’imperatori e mostrava esser cupido d’altre, et io li pregai che mi facesse una copia o gettito di quelle tre medaglie consulari e mi promise di farlo, pure vedete se in baratto si potranno havere: è cortese gentilhuomo. In Venezia ho visto le medaglie greche di M. Andrea Lauredano. Ha infinite e molto belle e molte duplicate di quelle che non havemo ed è operae pretio che cercate commodità di venire a vederle e barattar seco. Il vostro Pier Luigi lo assassina con mille modi. Ha molti di quelli re d'Asia, Siria e Macedonia ,di ritratti assai belle e varie, pure li mancano assai di quelle che havemo. Le latine vedrò avanti che finisca questa, come penso. Ha un corno di rhinoceronte, molti denti di elefanti, e corni di alicorno e porcellane, crocrodili, teste, vasi, statue varie e belle e brutte ancora e qualche iscrizzione greca buona, et è un galanthuomo in mostrarle e conservarle. Ha certi fogli di papiro con lettere e pitture egizzie non viste da me. Ha camei et intagli assai belli et altre cose. Ho comprato per XII ∇ le medaglie infrascritte: un Pompejo col roverso intiero delle tre statue intiere, et appunto quali mi imaginai, che vale un tesoro… una brutta di Catone con lettere M CATO PRO PR. col roverso di VICTRIX sotto una Vittoria che sede102

Da Venegia, regina delle gondole, il dì I di ottobre MDLXI.

XXII [=AGUSTÍN 1765-1774, VII, lettera XXVII]

Molto magnifico signor Fulvio erami smenticato di rispondere alla vostra delli XV benché ho scritto al mio Martino103 sopra la cosa delle medaglie che son più vostre che mie e li libri altresì. Ho gran piacer

che siate giunti in Roma nelle vostre delicie di amici e libri et antiquità. Il conte Sertorio mi mandò un gettito di quelle tre medaglie che vi scrissi della musa et Hispania et M. Catone. L’Ercole è bello e non mi parse allora moderno. Non viddi io quelle consulari del Loredano, ma le greche sono admirande. Havrò a caro che veniate a vederle con molte cose da barattare. Il Perseo mio è assai bello, ma il Demetrio è perfettissimo con un Nettuno nudo di roverso singulare. Le medaglie d'oro consolari mi piaceranno tutte quante e la statua equestre di Augusto, e pigliatele e conservatele per me, che vi sarò obligato. Della tavola delle tribù aspetto con desiderio che mi mandate la copia. A monsignor Ill.mo basio la mano et a V.S. mi raccomando.

Da Trento il dì XXX di ottobre del LXI.

XXIII [=AGUSTÍN 1765-1774, VII, lettera XXX]

102 Cfr. Ms. Madrid, fol. 36.

103 Si tratta di Martín Lòpez de Vaillo (o Bailo), canonico aragonese, bibliotecario e segretario di Antonio

Molto magnifico signor mio, tandem aliquando ho havuto li miei libri et medaglie et antiquità, le quali assentandole, non posso non ricordarmi spesso di V.S. specialmente ritrovando ancora alcune polize e lettere sue. Tratta come sempre di cose di elegantia et di dottrina et di singolar amorevolezza verso di me, così non ho possuto starmi che non li scriva per incitarlo a continuar il suo corso, come si fosse qualche ruscello d'acqua che per negligentia fossi derivato altrove, o vero obturato che non venisse alla fontana di qualche dilettevole giardino, tanto più che leggendo un libretto di Ortografia del figliolo di M. Paolo Manutio vi trovai spesso nominato come testimonio di haver visto alcune medaglie appresso di me et come censore et locupletatore di quella dotta fatica…Tra li miei libri greci non trovo i libri di musica che comperai dal Giberti, e voi mel richiedesti per il cardinale vostro bona memoria che li voleva vedere, fatemi la gratia di ricuperarli e darli al signor Gioanni Marsà perché me li possa mandare, con tutto ho inteso siano stampati in Franza Euclide, Aristoxeno et altri. Tra le medaglie trovo meno alcune d’oro et argento et bronzo, pure queste mi giovano…

Da Lerida alli VI di maggio del LXVI.

XXIV [=AGUSTÍN 1765-1774, VII, lettera XXXI]

Molto magnifico signor mio, con la lettera di V.S. non ho ancora levatomi la sete che haveva di veder vostre lettere ricche sempre di cose di dottrina et di amorevolezza, perché quanto più ricco state di medaglie et antiquaglie et libri et pitture tanto vi vedo più avaro in communicarle, dicendo nella vostra che aspettate che vi preghi a mandarmi le inscritioni che havete raccolto di tutta l'Italia, et l'indice del vostro thesoro; non solo non vi pregho, anzi vi accuso con tutte le Verrine et Antoniane, Vatiniane et

Pisoniane che non ve la perdonarò finché non me le mandarete, confessando vostro peccato esser nato di

pigritia di non pigliare un poco di fatica per un amico. Et perché, domine, vi mandai li Versi et inscritioni

Hispaniensi se non per haver quel di più in contracambio che dice Hesiodo che li nostri legisti chiamano obligatione ad antidora?… I libri di musica si sono persi, se compariranno avertitemi. Delle medaglie mi

manca un Pescennio Nigro d’argento che mi diede il padre Onofrio et alcune altre. Del L. SERVIUS RUFUS col TUSCUL è cosa rara, et volentieri leggerei L. SERGIUS perché non ho esempio che Sergius fosse nome di famiglia…

Da Lerida alli VI di Agosto del LXVI.

XXV [=AGUSTÍN 1765-1774, VII, lettera XXXII]

… Il vostro Servio Rufo credo sia Servio Sulpicio Rufo, principe di giurisconsulti al tempo di Cicerone,

de quo multa tam alibi, tum in Philippicis, dove nelle basi della sua statua pedestre se la trovarete se

vederà chiamarsi SER. SULPICIO Q.F. LEMONIA RUFO. Quel vostro Sentio o Senio non mi piace, quantumque Sentio fu console sotto Augusto e diede nome al suo compagno alla legge Aelia Sentia. Resta dichiarare quel L104 il quale preponete al Servius et io lo pospongo al Rufus et voglio che sia Legatus.

Credo che habbiate altre medaglie di SER SULPICIO RUFO III VIRO con M BIBULO IMP. Quanto al Tusculo pensiamoci un poco più. Se mi mandate un impronto di essa in piombo, o vero in altra materia o metallo, forse che trovarò qualche cosa… Voglio ancora l’indice delle vostre ricchezze et quando haverete stampate le vostre lucubrationi pagatemi la parte herculea…

A XII di novembre del LXVI.

XXVI [=AGUSTÍN 1765-1774, VII, lettera XXXIII]

Eccellente mio M. Fulvio, che sì che mi farete corrucciar alla lombarda con mandarmi sì poche et picciole lettere in tanti mesi anzi anni? Di gratia non aspettate che il corriero habbia ligato le balze o baligie ed accomodatele nel cavallo, per scrivermi un polizino, dove io aspettava un libro di inscritioni, et medaglie, et versi grechi et latini, et mille tratti bravi in dechiaratione di essi… Il libro del Goltzio non ho visto, si è bello come dite non sarà dispiacere vederlo, con tutto che sia imperfetto…

Da Famarid alli X di febraro del LXVII.

XXVII [=AGUSTÍN 1765-1774, VII, lettera XXXVI]

… Ho inteso non so in che modo che V.S. fa stampar un libro De familiis romanis. Desidero saper il certo et in qual modo si trattano dette famiglie, perché io haverei tirato inanti questa impresa et desiderava mandarlavi, come hora vi mando il saggio di cinque famiglie, come vedrete, et volendo stampare con le vostre queste mie, vi manderò altre venticinque, che in tutte saranno da trenta o trentadue…

Da Lerida a XXIII di agosto del LXXII.

XXVIII [=AGUSTÍN 1765-1774, VII, lettera XXXVII]

… Del libro vostro De familiis, o vero De imaginibus, vedo qual sia l'argumento; dubito che il Goltzio105

havrà stampato più medaglie, ma non tutte, né in quel ordine. Le inscritioni non stariano male almanco quelle più antiche fin alla morte di Augusto. Le mie famiglie ancora credo che staranno a pelo e con questa credo mandarvi o tutte o vero una gran parte. Fate la censura in esse che vi piacerà, cancellando e mutando ‹come› vi pare e piace. Ho pur visto certe grandi, la più parte false; le Imagini di uomini dotti non ho visto, fatemi grazia di mandarmi un libretto. Il Murco vi manderò quanto prima e l’altra medaglia di Servilio e tutte quelle che vorrete, come ritornarò a Lerida, ché ora non posso. La stampa delle medaglie greche saria parte di comento in Stefano, e un'altra di colonie e municipij serviria per molti libri, et io vi potrò servire di alcune di Spagna e d'altre. Il Dione historico LXXIX et LXXX vederò volentieri e pagarò la spesa del copiare molto più che volentieri… Studio sopra le medaglie non ho fatto in queste bande, ho ben avvertito leggendo alcuni scrittori ecclesiastici greci cose a proposito, ma non le ho ridotti in luoghi communi, come in Theodoreto e Atanasio e Gregorio Nazianzeno con certi interpreti greci che splicano cose di pagani. Così leggendo Erodiuno greco et latino trovo errori di Poliziano nelli nomi proprij, chè il greco si confà con le medaglie… Delle famiglie mancano tre: Licinia, Manlia, Marcia, che si copiano. La Fulvia che vi mandai per memoria di vostro bel nome si metterà doppo la Fabia, avanti la Fouria, anzi doppo, e così le tre che restano haveranno il luogo suo quando vi capitaranno. Sono tutte 32 computando le prelibate tre e le cinque che mandai prime. Havea in animo di farne delle altre che mancano della P e dell'altre lettere, ma una infirmità mandata da Dio mi fece tralasciare. Le pietre et calcina di quest'opera interrotta è appresso di me, quando vi venirà occasione di venire in Hispagna vi farò un presente, ma saria meglio che un altro architetto facesse di nuovo tutta l'opera…

Da Monzone alli XXII di ottobre del LXXII.

XXIX [=AGUSTÍN 1765-1774, VII, lettera XXXVIII]

Con questa vi mando, M. Fulvio singolare, le tre famiglie ultime Licinia, Manlia et Marcia, havendovi mandato un mese prima le altre: se arrivarono a tempo di stamparle nel suo ordine le potrete ordinare seguendo le prime lettere. Se si sono ritardate almanco stiano in fine con l'errori della stampa. Mandovi ancora tre medaglie archetype, perché vi potiate servire quanto vi torna comodo e poi, satio come del mele, per non dar altr’esempio men' honesto, me le potrete rimandare. Le due sono ricercate dalla V.S.: il

Murco et il Servilio con l'acrotorio, anzi col cancaro, et stola, forse segni celesti del natale di questi

percussori o vero costellazione presa per ammazzare Cesare e poi navigare, idest fugire. Quella medaglia del Carcino o Carcinomate è stampata dal Goltzio, quella del Murco non la trovo in duoi libri del detto. La terza ho havuta in Lerida da un mendico che la appicò con un filo ad un puttino che portava in braccio: è stampata dal prelibato Hub. Goltzio con qualche differenza, pure è rara et non vista da me in Italia, che mi ricordi. Il terzo dono mio è d'un foglio di cose notate in pressa sopra un libretto di Dionisio, dove chi sa se trovarete qualche cosa a proposito? Noctuas Athenas, ma che volete? Voi mi scongiurate che vi dica alcuna cosa pensata di nuovo sopra le medaglie. Se non vi servo pazienza, al manco desidero servirvi

cogitatione, verbo et opere come si dice nel Confiteor. Se soffiasse qualche vento di Zefiro, che mi

conducessi da voi, mi potresti aprir il petto et vedere il cuore pieno d’ogni volontà di servirvi. Ma tutti li venti sono Lybici et tempestuosi. Sed ut aliud ex alio. Di L. Scipione Asiag. vi scrissi un'altra volta trovarsi in Sidonio e in alcuni libri di Livio nella censura di Catone. Il Goltzio fa Asia. G. contra la verità.

Ho conferito la vostra stampa con le mie medaglie. Lariscolus106: le donne sono vestite fino a i piedi et

non finiscono in figura di piramide o vero termino né con foglie coperte li piedi; P. Paenas: la linea a torno quelle lettere Roma è distesa sotto i piedi di cavallo e non fa angolo et dietro la testa galeata si vede X nota di denario, in quella di Bala107 si legge G. e non C. et dal altro canto dove è la spica et la figura del

carro ha dietro ale o vero la veste. Son certo che queste differenze sogliono essere nelle medaglie, pure vi dico quanto trovo, perché non vi dispiaccia mia diligenza…

In Lerida alli IV di novembre del LXXII.

XXX [=AGUSTÍN 1765-1774, VII, lettera XXXIX]

Singolarissimo signor mio, da Barcellona risposi alla sua mandatami con alcuna parte dell’imagini et li ricordai che in Tarracona si ritrovava la imagine di Demosthene: hora ve la mando, non so se la vedrà con più piacere che dispiacer suo perché questo Demosthene non ha altro che il nome; lascio di canto il mancamento del naso et la mano del pittore che fece il ritratto, che non è singolare, né manco la mano del primo scultore, perché si trova di mezzo rilievo come ornamento d’un gran edificio che alcuni lo chiamano tempio, a me pare sepolcro. Ma chi dirà che questo hastato soldato o gladiatore o jaculatore sia quel divino oratore? Le lettere son pure antique et la effigie, pur credo che costui è Demosthene, come altri son mal dipinti, o Alesandri o vero Cesari, et se non fu quell’istesso fu forse un altro del suo nome. Almanco vi toglio quel desiderio che vi potea occupare doppo d’aver letto l’altra mia.

La medaglia del P. LENT. ho ricuperata, quando ricuperarò l'altre vi servirò con altre et forse prima. Il mancamento delle parole della Marcia fam. si mandarà con questa. Il buon F. Onofrio in molte cose precipitava il giudizio et, se ben era diligente, pigliava di granci, ut omnes, nelle famiglie; soleva

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