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Una magia a Natale

Nel documento PREMIO STORIA DI NATALE (pagine 25-29)

Mancavano poche ore al Natale e nelle strade del piccolo paese di Morbidezza c’erano tantissime persone. Chi corre-va al supermarket, chi aspettacorre-va un taxi, chi facecorre-va impac-chettare gli ultimi regali … insomma, erano tutti di corsa.

Solo Merlina non correva; anzi, procedeva a passi lenti lungo la stradina sterrata che conduceva al pontile.

C’erano le navi nel porto, ogni luce era spenta, non c’e-rano marinai che urlavano per darsi messaggi.

Su quel pontile era tutto stranamente fermo, tutto in con-trasto con quel pullulare di persone e lucine di Natale.

Ma lei no: la bambina era infastidita da quel vociare; il suo bisogno era unicamente di fuggire dal caos e rifugiarsi nel silenzio, nella calma, nel sereno che si sente solo in riva al mare, di notte.

Non che il Natale non le piacesse: aveva sempre atte-so con ansia l’arrivo di Babbo Natale nella piccola e calda casetta dei nonni in montagna; ricordi di grida di allegria, di risate sguaiate con i cugini, di fracasso di stoviglie varie udibile nel periodo di preparazione alle feste.

Il suo cuore si scaldava anche solo ricordando il nonno seduto al camino nella sua comoda poltrona, intento a fuma-re la pipa e rigirafuma-re le braci incandescenti; poi la nonna con i suoi preparativi nell’apparecchiare la tavola e le sue arrab-biature quando qualche crema o qualche condimento non si piegavano a suo piacimento: «Che figura, giusto a Natale!»;

erano queste le sue imprecazioni, silenziosamente accompa-gnate dal brontolare del nonno che, sotto i folti baffi,

ripete-va che queste stesse imprecazioni erano quarant’anni che le sentiva; così come pure il solito menu.

Com’era cambiato per lei, dopo tanti anni, lo stato d’animo delle ultime ore d’attesa! Merlina aveva da poco perso il non-no, sì proprio lui, quello che spostava le ceneri di qua e di là.

Durante gli ultimi festeggiamenti del Natale si era risco-perta d’un tratto demoralizzata, triste e contrariata da quelle inutili corse, aveva anche riflettuto sul fatto che il Natale avesse perso la sua melodia originaria, la serenità dell’atte-sa, la dolcezza del fuoco di un caminetto; tutto adesso aveva lasciato posto solo a cose inutili. Dunque; come poter fe-steggiare se non si è felici di farlo?

Su questo la bambina si stava interrogando su quel fred-do e umifred-do pontile, fred-dove la brezza marina si infrangeva sulle sue guance rendendole sempre più rosse e fredde. Un uomo da lontano la chiamò, chiedendole di andar via da lì.

L’acqua era fredda, ferma; rispecchiava i colori scuri del cielo notturno, interrotti dal luccichio riflesso delle lumina-rie. A rompere gelo e silenzio, all’improvviso, fu un tonfo rumoroso proveniente dall’acqua: plof, splash… glu glu.

Ma chi era? Da quale strano essere provenissero quei rumori Merlina proprio non riusciva a comprendere.

«Dai, smettila di essere triste!» così dicendo ridacchiava anche.

«Ma chi sei? Mi conosci per caso? Da dove sbuchi? Fatti vedere!» disse Merlina tra il timore e la curiosità.

«Sono Jet, il ranocchio che tutte le sere sopporta i tuoi malumori e si rattrista molto per te».

«Io non ho amici. Il Natale da soli rende tristi: odio que-sta feque-sta e non sopporto la felicità e l’entusiasmo di tutta

quella gente, che non ha capito che il Natale non serve a niente!» così urlò Merlina.

Jet le schizzò un po’ di acqua gelida e lei, dopo un primo balzo, scoppiò a ridere.

«Stai ridendo tesoro?»

«Sì» disse lei. « Non mi capitava di ridere così da molto, molto tempo».

«Lo so e mi dispiace» ribatté lui. A Jet non piaceva vede-re i bambini piangevede-re da quando lui, in un triste pomeriggio autunnale, bambino di otto anni, era stato selvaggiamente buttato in mare da un gruppo di ragazzini molto maleducati e crudeli, tipo i bulletti, come li chiamano adesso.

Da quel giorno si era trasformato in un ranocchio, alla ricerca di bambini tristi da convincere a ridere.

«Ho sofferto molto per colpa di ragazzini senza scru-poli» disse. «Adesso voglio regalare sorrisi e tanto amore, stasera in particolare vorrei regalarli a te cara!»

La capacità di Jet e anche la sua forza era stato di riuscire a trasformare il male in bene, la sofferenza in soccorso del prossimo: questa, credeva lui, era una delle magie del Natale.

«Vedi? La magia del Natale ci ha appena fatto un regalo:

le nostre due sofferenze si sono incontrate e mescolate per rinascere, come una farfalla, in un unico sentimento, che è forse il più bello, il più straordinario di tutti: l’amicizia» così le disse il ranocchio.

Così lei scoppiò a piangere, ma questa volta il suo era un pianto di gioia, si sentiva di nuovo amata da qualcuno, lo pe-scò fuori dall’acqua, lo accarezzò e gli disse: «Basta Jet, con tutte queste chiacchiere stiamo facendo tardi, ed abbiamo da preparare ancora tutta la cena della vigilia».

Natale sarebbe stato fra poche ore. Insieme rientrarono al caldo della casa di Merlina e trascorsero una bellissima vigilia mangiando tante leccornie, giocando, scherzando e ridendo come ad entrambi non capitava da molto, molto, troppo tempo!

Classe V A

Scuola primaria “Giovanni XXIII”

Lizzano in Belvedere (BO) Menzione speciale

Nel documento PREMIO STORIA DI NATALE (pagine 25-29)

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