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LA MANIFATTURA DELLA CARTA IN ETÀ' MODERNA: IL CASO TOSCANO
Volume II
Tesi presentata per il conseguimento del d ottorato di ricerca
dell ' Istituto Lini versi tar io Europeo alla Com mi ss io ne giudicatrice
Louis Bergeron Paolo -Mal ani ma Carlo Poni Stuart Wool-f
R e n z o S A B B A T INI
LA MANIFATTURA DELLA CARTA IN ETÀ' MODERNA: IL CASO TOSCANO
Volume II
Tesi presentata per il conseguimento del dottorato di ricerca
de ll 'I stituto Universitario Europeo alla Commissione giudicatrice
Louis Bergeron Paolo M ala n ima Carlo Poni Stuart Wool-f
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LA DIFFICILE TRANSIZIONE E LA NASCITA DELL’APPALTO
1. Gli esordi
L ’ uso della carta come materiale scrittorio è documentato in Toscana fino dagli inizi del XIII s e c o l o ; 1 alla fine del Duecento risale la prima testimonianza d e l l ’esistenza di una cartiera: l’edificio era collocato a Colonica» nei pressi di Pra t o. 2 Al commercio di carta pratese si dedicano le compagnie Datini, tra la cui contabilità trovano posto numerose r e g i s t r a zioni di trasporti di risme verso il porto di Pisa. Alla p r e c o cità d e l l ’insediamento manifatturiero (di dimensioni assai r i dotte) fa riscontro la successiva eclissi d e l l ’area prates e, 3 ridotta in posizione marginale, dalla quale si riscatterà, solo momentaneamente, negli anni centrali del XVIII secolo con l’ent r at a in funzione del grande edificio della Briglia.
A Colle di Val d ’Elsa la manifattura della carta fa la sua comparsa nei primi anni del Trecento e rapidamente vi si diffonde, oscurando la fama di P rato.-* Le portate catastali del 1428 rivelano l’esistenza di una decina di ’’case apte a fare c a r t e ”, c ol locando la cittadina toscana tra i maggiori centri cartari italiani.®
Le frammentarie informazioni che la fonte fiscale fornisce permettono di evidenziare alcuni aspetti, che trovano conferma nel successivo sviluppo della manifattura cartaria colligiana. La p roprietà appare spesso frazionata: quote di edifici (la metà, un terzo) vengono vendute, affittate, passano in dote da
una famiglia cartaria a l l ’altra, pur mantenendo integra l’unità produttiva. In seguito si cerc a di far coincidere la proprietà con la c om pletezza del ciclo produttivo: una cartiera di q u a t tro- cinque pile viene trasformata, con una piccola aggiunta, in due distinte manifatture di tre pile, dando luogo a quella p o l verizzazione d e l l ’apparato produttivo di cui sono i n e q u i v o c a bile te st im onianza i capitoli cinquecenteschi d e l l ’Arte dei cartai colligiani.
Dal catasto del 1428, la figura sociale del proprietario non emerge con caratter i sti c he unvicoche: alcuni edifici appartengono a famiglie dotate di beni cospicui, interessate ad altre atti v i tà m anifatturiere (nel settore della lana), con una stretta rete di rapporti con Firenze; per altre famiglie la c a r tiera rapp re se nt a il bene di maggior rilievo, se non l ’unica proprietà. Tale d i v e rsi t à si riflette nella forma di c o n d u zione: qualche edificio è dato in affitto, per un canone annuo che si aggira tra i 18 e i 25 fiorini; alcuni sono gestiti d i rettamente dai proprietari, spesso ”a c o m p a g n i a ” con altri c a r tai; altre cartiere sono condotte con ’’garzoni... a s a l a r i o ”. *
Su attrezzature, p r odu t tiv i tà e commercio della carta, le portate catastali proiettano una luce assai fioca, che non permette considerazioni generali. L ’attre zzatu ra della c a r tiera-tipo d e l l ’area c o l lig i ana nel X V secolo si può r i c o s truire --come si è visto nella parte int roduttiva--^ a t t r a verso l ’inventario del 1451 d e l l ’edificio in seguito denominato ’11 N e s p o l o ’ .
Le cartiere colligiane sono di dimensioni molto ridotte: un tino e tre-cinque pile non ancora com ple tamente s p e cializzate (manca la pila ’s f e r r a t a ’ che ha la funzione di
amalgamare il pesto). In tali manifatture trovano lavoro p o chissimi addetti, appartenenti ad una-due famiglie, che o c c a sionalmente forniscono anche manodopera aggiuntiva. La p r o d u t tività. rimane al di sotto delle loro potenzialità strutturali per la non sviluppata organizzazione del lavoro, che comporta frequenti rotture di continuità nel processo produttivo, e per le interruzioni stagionali, dovute ai fattori climatici.
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2. I capitoli cinquecenteschi dell’Arte
Il silenzio delle fonti sui primi secoli di attività della manifattura cartaria viene rotto, a metà Cinquecento, dalla discussione attorno al nuovo statuto della corporazione.® Non si conosce la data di costituzione d e l l ’’’Arte della carta della terra di C o l l e ”; nei Capitoli del 1548 si parla di ’’c o n servazione et a u g u m e n t o ” e di ’’ri f o r m a ” di precedenti statuti, ai quali non si fa un riferimento preciso. L ’organizzazione c o rp orativa dei cartai colligiani, se mai era stata di qualche efficacia, doveva essersi da tempo sfaldata, tanto che nel 1546 i maestri avevano stipulato una ’’con ven zione ” privata, d e s t i nata a valere per sei anni.
In fase di approvazione delle nuove disposizioni ’’per dare ordine et forma a decta Arte de cartai et a chi quella e x e r c i t a ”, gli Otto di Pratica di Firenze si trovano ad a f f r o n tare il problema dei limiti di validità del precedente c o n tratto che legava i manifattori. La risoluzione conferma s o l e n
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nemente il principio corporativo: la vecchia convenzione viene a nnullata ’’come quella che non si poteva fare, cosi secondo gli statuti, come di ragione, quanto che prohibiscono gli monopoiij et altre simili conventioni di artefici privatamente facti, et che non sono stati deliberati per via di statuti della Comunità o almanco della Un i versità et Arte de cartai della terra di Colle, et approvati di poi secondo gli ordini". Intransigente sui principi, la m agi s tratura fiorentina sarà più comprensiva verso alcune sp ecifiche richieste di modifica del testo p r e d i sposto dalla Balia di sei notabili colligiani.
Il complesso organ i gra m ma d e l l ’Arte cerca di contemperare gli interessi dei proprietari delle cartiere e degli affittuari con quelli dei cartai ”a s a l a r i o ”, ai quali è riservato un ruolo di secondo piano. Il governo della corporazione è a ffidato ad un console e a dieci consiglieri, sei dei quali sono estratti dalla ’b o r s a ’ dei proprietari e affittuari, e quattro da quel l a dei semplici ’m a t r i c o l a t i ’. Per la carica di p r o v v editore sono ’i mb or s a t i ’ solo coloro che effettivamente -- proprietari o a ffi t tuari-- ’’lavorassino o lavorare facessino decti f o g l i ”, con l’esc l usi o ne di coloro che producono carta straccia. A coloro che g estiscono dir ettamente e in proprio le c artiere sono riservate anche le funzioni di cam arlingo e uno dei tre seggi di sindaco; gli altri due sindaci vengono estratti dalla bor s a dei matricolati salariati. Al fine di e v i tare ’’tutte le confusioni et d i s c o r d i e ”, le cariche d e l l ’Arte non possono essere ricoperte, contemporaneamente, da più di un esponente per ’’c o n s o r t e r i a ”, e limitazioni sono previste anche
e
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A l l ’organizzazione corporativa sono assegnate due funzioni principali: la salvaguardia della qualità del prodotto e il rifornimento della materia prima; la commercializzazione della carta rimane prerogativa dei singoli proprietari. Il consiglio d e l l ’Arte} a maggioranza di due terzi, stabilisce quali sono le cartiere con l’attrezzatura sufficiente alla lavorazione degli stracci fini per produrre carta di prima qualità: il problema si poneva in maniera particolare per gli edifici dotati di sole tre pile, risultato della divisione tra fratelli o soci. Del fenomeno si occupa espressamente lo statuto: il capitolo 32 stabilisce che, se ciascuna delle due parti non ha almeno due pile ’a c e n c i ’ e una ’a fi o r a t o ’, ^ non potrà mai essere dichiarata idonea a ’’lavorare carta f i n a ”.
In caso di divisione, la prima stesura dei Capitoli prevedeva che ciascuna parte --ottenuto il beneplacito d e l l ’Arte-- avesse diritto alla metà degli stracci in p r e c e denza assegnati a l l ’intero edificio. In seguito, gli Otto di Pratica accettano la richiesta di considerare ciascuna metà come una nuova manifattura, riconoscendo ai proprietari il d i ritto a prelevare 1’ intera quota della materia prima. La p r a tica della divisione degli edifici trova riconoscimento e i n centivo: è attraverso tale meccanismo che nel corso del C i n q u e cento il numero delle cartiere continua a crescere, fino alle 17 unità produttive presenti alla metà del XVII secolo. La p o l verizzazione degli impianti induce una modificazione anche nel gruppo sociale dei proprietari, che si presenta con risorse economiche sempre più limitate.
Per la difesa della qualità del prodotto gli statuti v i e tano la fabbricazione di carta bianca e di carta straccia nel
medesimo edificio: le due lavorazioni devono rimanere n e t t a mente distinte e ogni cambiamento di produzione deve essere in anticipo comunicato a l l ’Arte e mantenuto poi per almeno un anno. Lo scopo è quello di evitare che vengano utilizzati stracci di qualità inferiore per la carta da scrivere o da stampa.
I Capitoli dedicano particolare attenzione al rifornimento degli stracci, d if fi coltoso nonostante il bando granducale del
1544 ne vietasse l’esportazione. L ’Arte, attraverso il proprio provveditore, si riserva il monopolio della raccolta, e, con un sistema di sorteggi che gara n tisc a la più assoluta imparzialità, ne cura la di s tri buzione alle singole cartiere, a proporzione delle pile ’a c e n c i ’ funzionanti. A tal fine, la fermata della ’’terza p i l a ” o d e l l ’ intera cartiera deve essere te m pestivamente comunicata; se l’interruzione si protrae, il proprietario perde il diritto a partecipare alla divisione della materia prima, a meno che non vi sia ’’qualche giusta c a u s a ”, cioè ’’quando l ’acqua non venisse... o per mancamento universale di c e n c i ”.
Le quote spettanti alle cartiere con due pile (500 libbre) e a quelle con tre (650) non sono proporzionali e la divisione del c a rniccio per fab bricare la colla viene effe ttu ata in man i e r a parit ar ia fra tutte le manifatture: la ’’terza p i l a ” risu l t a penalizzata» tanto che gli Otto di Pratica a c c o gl ieranno la richi e sta c o mp e nsa t iva di aumentare da due a tre mesi l’anno il periodo di inattività consentito. L ’ampliamento delle unità produ tt iv e viene disi n cen tivat o da tali meccanismi,
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che contribuiscono a determinare uno sviluppo basato sulla m o l tiplicazione di un modulo di ridottissime dimensioni, che a b biamo definito ’a g r a p p o l o ’.10
Per la gestione delle cartiere si formano spesso delle società, che rimangono in vigore per periodi molto brevi; q u a l che imprenditore talvolta si trova impegnato contemporaneamente in più di una manifattura. Il sistema ottiene un riconoscimento formale in fase di approvazione definitiva del nuovo statuto. A tali imprenditori si concede di far lavorare i cenci nelle c a r tiere che ritengono più adatte; mentre, in tutti gli altri casi, la quota assegnata a ciascun edificio viene dichiarata non cedibile e sono vietati prestiti, regali o vendite di m a t e ria prima. L ’eccezione introduce un elemento di flessibilità in un meccanismo rigidamente configurato, inteso più alla c o n s e r vazione che a l l ’’’a u g u m e n t o ”.
Un intero capitolo degli statuti è dedicato alle due feste annuali, da organizzare per S.Alberto (patrono della città) e in u n ’altra data a scelta del console nei primi mesi d e l l ’anno, affinché ”li maestri d e l l ’Arte et li matricolati habbino
qualche recreazione a laude et gloria et honore di Dio principalmente, et dipoi delle persone loro”. Le cerimonie sono regolamentate nei minimi particolari: il console deve invitare i governatori, il cancelliere, lo scrivano, il provveditore, il camarlingo e quindici matricolati a sua scelta, ’’pur che siano persone honorevoli et habili al governo di decta Arte”. I c o n vitati devono essere ”in mantelli neri et berrette honorevoli et honorevoimente vestiti di calse e pianelle, et sotto il mantello di veste honorevole, et il consolo col mantello et c a p p u c c i o ”. Il camarlingo li passa in rassegna, e vi sono p e
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santi multe per gli assenti ingiustificati e i malvestiti» c i a scuno deve avere una fiaccola ”di quelle d e l l ’opera del C h i o d o ”. Poi in corteo, ’’mettendo sempre innanzi i più a t t e m pati o graduati, civilmente et h o n o r e v o l m e n t e ... con li t r o m betti del c o m u n e ” si recheranno alla cattedrale di S.Alberto a depositare la loro offerta. Più tardi, alla casa del console, o nel palazzo del comune, ci sarà una ’’coletione h o n o r e v o l e ”, per la quale si potranno spendere fino a quattordici scudi. L ’’’in v i tata” --come la definiscono i C a p i t o l i -- si chiuderà con un breve discorso del console.
In seguito, il c a lendario delle festività dei cartai colligiani si stru tt ur er à in mani e ra precisa. Nei primi decenni del S e ttecento sono previste tredici giornate e mezzo di asten- zione dal lavoro, oltre le feste ’c o m a n d a t e ’ dalla Chiesa. In alcuni casi si tratta della partecip a zio ne dei lavoratori della car t a a momenti liturgici generali: il giovedì e venerdì santo» i giorni delle Rogazioni; in altri di festività riconosciute d a l l ’intera collettività, come S.Marziale» S.Croce e S. A l berto. ’’Feste dei c a r t a i ” sono definiti il 21 novembre (P re s e n tazione di Mar i a Vergine al tempio) e il 13 dicembre (S.Lucia); ma sono festivi anche i giorni di S.Antonio Abate, S.Gregorio, S .Marco e S . C at er in a d ’Alessandria; le cartiere rimangono chiuse metà g i orn a ta per S.Ago s tin o e S .F r a n c e s c o .11
Il ruolo religioso e pubblico è una caratte ris t i c a c ostante delle c o r p o r a z i o n i : 15* a Fabriano l’Arte dei cartai è impegnata in ce rimonie a naloghe a quelle c olligiane per S.Maria Maddalena, per la C a n de l ora e per P a s q u a ; 15* a Voltri la patrona è S.Lucia: in q u e l l ’o ccasione v e n g o n o - rinnovate le cariche d e l l ’Arte, e alla c a p p e lla della santa vengono devolute le
somme pagate per le infrazioni alle regole dello s t a t u t o . 1* A Villa Basilica l’anno sociale delle cartiere si chiude per S.Caterina d ’Alessandria» giorno in cui i proprietari (ancor oggi) offrono un pranzo ai cartai loro di p e n d e n t i . 1”
L ’ass e n z a di documentazione coeva non consente di trarre dalla lettura dei C a p i t o l i indicazioni più approfondite s u l l ’organizzazione del lavoro a l l ’interno delle manifatture» sulla loro incidenza nella vita della comunità e sulla d i a l e t tica sociale indotta dallo sviluppo delle cartiere, come sarà invece possibile per il periodo d e l l ’appalto» e in particolare per la prima metà del Settecento.
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3. La crisi di metà Seicento
Il riordino d e l l ’Arte aveva coinciso con la congiuntura favorevole della seconda metà del Cinquecento: ’’L ’esercizio del far c a r t a ”, si afferma nel bando granducale del 1® luglio 1574» è ”di nuovo largamente ampliato» e di maniera» che non sarà più mestiere farne condurre di Stati al i eni ”. x* Analoga ottimistica visione è con t enuta nello statuto delle gabelle del 1579, dove si p roclama che le cartiere ’’vanno continuamente cres c e n d o ”. X-T
Questi ripetuti provvedimenti governativi sono però indice della difficoltà di reperimento della materia prima: male cronico della manifattura cartaria europea» che periodicamente si a c u t i z z a . ’** La situazione è particolarmente grave a l l ’inizio del XVII secolo. Il bando che vieta l’estrazione degli stracci
ÇâEi-i La Difficile transizione e la nascita dell’appalto
viene replicato nel settembre del 1600 e> con toni drammatici, nel marzo 1528: ’’Tanto nella città di Colle, quanto altrove nel dominio fiorentino, si sono serrati, e si vanno serrando g l ’edifici da far la c a r t a ”. Le pene per i trasgressori vengono inasprite: oltre alla confisca della merce e delle bestie che la trasportano, è prevista una multa di dieci scudi per ogni balla di cenci, ”e di piü tratti tre di fune da darsegli in publico al v e t t u r a l e ”. A chi permetterà, anche attraverso una denuncia segreta, di scoprire un atto di contrabbando andrà un compenso di quattro scudi da parte d e l l ’Università dei cartai di Colle, oltre al terzo del valore della pena pecuniaria inflitta. ***
Il diffondersi della pestilenza, bloccando completamente la raccolta degli stracci, rende insostenibile la situazione: molte cartiere sono chiuse --si lamentano i colligiani a l l ’inizio del 1631-- la carta rimane invenduta, alcuni cartai hanno lasciato la città, tante famiglie sono ridotte in m i s e r ia . 20
I problemi della manifa t tur a della carta non derivano solo dalla cong iu nt ur a e c c e zion a lme n te negativa: vi sono nodi strutturali, che affondano le radici nello stesso meccanismo di c r e s c i t a dei secoli passati. Supe r ata la crisi acuta della p e ste, le cartiere co ntinuano a languire: i piccoli proprietari colligiani --come conf er ma n o le vicende successive-- non hanno di s po n i b i l i t à di capitali per compiere investimenti, e sono in diff i co lt à anche a gar a nti r e il normale processo produttivo, che richiede un discreto capitale c i r c o l a n t e . * 1
Per risolvere il pro b lem a e porre un freno alla ’’d e c linazione che ogni giorno va facendo l’Arte del la c a r t a ”, nel
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corso del 1646, sotto gli auspici del Granduca, si svolgono n u merose riunioni dei ’’padroni e maestri interessati” con il m e r cante Lorenzo B u o n a c c o r s i . La complessa soluzione concordata tra le parti, anche se non divenne mai operativa, riveste grande interesse come immediata anticipazione della forma che prenderà, almeno in certi periodi, l’appalto generale della carta.
Lo strumento d ’accordo viene stipulato il 2 gennaio 1647; esso consente, in primo luogo, di tracciare un quadro preciso della manifattura cartaria colligiana.22 Le cartiere sono divenute diciassette: tredici producono carta fine e quattro lavorano ’a n e r o ’: lo sviluppo era avvenuto col meccanismo della ripetizione del modulo produttivo di ridotte dimensioni che emergeva dai Capitoli di metà Cinquecento. Le stime dei c a noni di affitto: 65 scudi per gli edifici a carta straccia, da cento a 135 scudi per quelli ’a bianco’ , confermano la s o s t a n ziale o m ogeneità di strutture e attrezzature delle cartiere di Colle. Solo quattro edifici sono dati in affitto; nella m a g g i o ranza dei casi il proprietario gestisce direttamente la c a r tiera, che quasi sempre rappresenta la parte più cospicua dei suoi beni.
L ’accordo prevede la costituzione di una ’’unione generale di tutta l ’Ar te”: ciascun proprietario o affittuario conferisce un capitale de tre-quattrocento scudi se lavora carta bianca e di 100-150 se fabbrica carta straccia; il Buonaccorsi vi impegna in proprio la stessa cifra, complessivamente circa ci n quemila scudi. Poiché il proprietari possono avere
dif f i col t à a reperire il denaro contante, il Buonaccorsi accetta che ’’per il capitale da mettersi da loro”, siano c a l c o
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lati anche "arnesi b u o n i ”» cenci, carnicci e carta. Coloro che neppure in questo modo raggiungeranno il valore della quota da versare, potranno prendere denaro a prestito dal mercante» che lo fornirà senza interesse» in cambio della metà ’’d e l l ’utile che per esso a loro v e r r à ”. Il meccanismo dei prestiti» r i v e l a tore delle diff ico l tà padronali» si confi gura come un rapporto tra il singolo cartaio e il Buonaccorsi» senza che 1’"Unione d e l l ’A r t e ” ne venga coinvolta.
N e l l ’ambito della proget t ata ’’U n i o n e ”» l’iniziativa eco n o m ic a è totalmente affidata al Buonaccorsi. E ’ il mercante che amministra il capitale, può assumere ministri, affittare magazzini; che provvede la materia prima, ”al meglio e più v a n taggioso p r e z z o ”, e che tiene ben riforniti i cartai; è lui che ’’g i o r n a l m e n t e ” ordi n a alle varie cartiere la quantità e qualità di carta da fabbricare; è solo lui che può vendere il prodotto, nei luoghi e nelle forme che riterrà più opportuni, ”si per contanti, come per tempo o in b a r a t t o ”.
Quale spazio rimane per i proprietari che gestiscono la cart i er a e per gli af f ittuari? I primi riceveranno il canone di affitto stabilito; gli uni e gli altri avranno una ’’p r o v v i s i o n e ” mensile di cinque scudi per il loro compito di ’’i n v i g i lare... e procurare con ogni studio e d i l i gen za che dalle loro maestranze si fabbrichi la carta d e lla migliore qualità e bontà che si potrà... secondo li statuti e le leggi d e l l ’Arte loro, alle quali si sotto p ong o no e p r omettono di o s s e r v a r e ”. Il c o m penso c omprende anche 1 ’ ’’acqui de m a t u r a e m a e s t r a n z a ” della carta nel caso delle fabbriche ’a b i a n c o ’» oppure l’impiego di una persona a ’’far lo straccio, riccorlo e a s s e t t a r l o ” in quelle ’a n e r o ’. Proprietari e affittuari sono relegati al
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ruolo di ’’buoni mi ni st ri ”, dal quale si differenziano solo per la partecipazione agli utili, al momento del bilancio annuale, in proporzione alla loro quota di capitale (tenuto conto del prestito ricevuto) e della quantità e qualità di carta f a b b r i cata nella loro cartiera.
L ’accordo doveva entrare in vigore il 1° marzo 1547, ma la data slitta, e nel frattempo viene stipulato un nuovo co nt ra t t o . 23 In esso si parla di problemi di interpretazione e di dif ficoltà di applicazione del vecchio t e s t o ’, in realtà il