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Manifesti polemici e “indovinelli zen” I supporti ma-

4.3 Eventi traumatici e case che vanno da sé Per una genealogia

4.3.1 Manifesti polemici e “indovinelli zen” I supporti ma-

materiali ed immateriali alle regole della CC

La punta di un iceberg dove il grosso delle regole sono non dette e non scritte è costituito dai supporti materiali a quest’ultime. Calendari, ruote delle pulizie, contratti e fondo cassa sono forme di codifica esplicita delle norme e il loro compito è quello di supportare il modello domestico ed esplicitarlo in caso di crisi. Inoltre, come abbiamo già visto nel paragrafo 1.2.1, essi

favoriscono la trasparenza, il coordinamento e la divisione del lavoro rendendo visibile non solo la norma ma anche la posizione di ogni singolo membro della comunità rispetto ad essa.

Abbiamo già parlato del frigo-bacheca e di come esso sia la lavagna prome- moria degli impegni economici (e non solo) della comunità: è lì per esempio che vengono appese le bollette e/o un riassuntivo conteggio del totale dovu- to da ogni singolo membro alla comunità. Segnando una X sull’iniziale del proprio nome si segnala l’avvenuta consegna della propria quota, rendendo così sempre possibile sapere chi ha pagato e chi no e, di conseguenza, chi sollecitare nel caso in cui la scadenza della bolletta incomba. (Fig. 15)

Sul frigo di FT, MP e PV fa bella mostra un altro ingegnoso dispositivo costituito da due cerchi in cartoncino di diverso diametro legati insieme da un perno che permette al cerchio più piccolo di ruotare associando uno dei tre nomi ad una delle tre aree in comune (bagno, cucina, sala + pavimenti). FT è fierissima della loro “ruota delle pulizie” (Fig. 16) e ci tiene a precisare che l’idea è stata presa in prestito da una sua ex-coinquilina: “a casa il primo anno quando la mia coinquilina ebbe questa idea ci piacque moltissimo. Intanto è molto carina e poi in quella casa ha sempre funzionato benissimo. Allora perché non provare ad utilizzarla anche qui?”.36 Le tre ragazze mi spiegano che finora c’è stata un po’ di anarchia nella gestione dei turni di pulizia e che l’introduzione della “ruota delle pulizie” segna l’inizio di una nuova era organizzativa della casa. PV vorrebbe mettere sulla ruota (che è ancora in costruzione la prima volta che le vado a trovare) al posto dei nomi le loro foto “per personalizzarla”.

La maggior parte delle case in cui sono stata ospite utilizza i tradizionali supporti di scansione del tempo, come i calendari, per segnare i turni della pulizia della casa. (Fig. 17; Fig. 18) Il più delle volte esiste un soggetto incaricato di “fare il calendario”37 anche se come è possibile evincere dai racconti e dalle numerose cancellature su di essi è sempre possibile “fare a cambio” venendo incontro alle esigenze dei singoli e della comunità. La casa è

36In queste eredità pragmatiche mi pare di vedere ancora una volta l’importanza del passaggio di pratiche, abitudini e tecniche domestiche tra comunità che si incontrano su un piano paradigmatico, in absentia. Cfr. 1.2.3

un sistema solidale che funziona, come abbiamo già detto, solo fino a quando riesce a rispondere alle esigenze dei suoi membri superando eventuali rigidità. I supporti materiali spesso fanno la loro comparsa in casa a seguito di un momento di caos o di crisi. Il loro compito (come abbiamo già visto con la “ruota delle pulizie” di FT) è infatti quello di far rientrare sotto controllo una situazione già sfuggita di mano. Il calendario delle pulizie a casa di FL, per esempio, è comparso solo dopo una fase in cui l’anarchia e il malessere più totale aveva investito la comunità.

Le pulizie a casa di FC e CN, invece, “prima erano implicite (sic), poi quando abbiamo cominciato a diventare troppi sono diventate esplicite” an- che se “alcune regole implicite come pulire i contenitori della spazzatura bisogna ancora ricordarle ogni tanto”.

Nella sua ultima CC, DR dice di aver sempre avuto con i suoi coinquilini delle turnazioni e routines implicite da rispettare: “io pulivo casa con AV e, a quel punto, a MP non rimaneva che buttare la spazzatura regolarmente. Anche se avesse voluto pulire casa, trovava già pulito”. Questo ha fatto sì che si creasse una sorta di schema complementare della casa con dei ruoli fissi per ognuno dei suoi membri: si tratta ancora una volta di una forma di “consenso operativo”. Per MP, AV aveva anche scritto un “decalogo del buon coinquilino” (titolava proprio così!). Il decalogo pensato in realtà ad hoc per MP e non per un ipotetico ed astratto “buon coinquilino” capeggiava proprio sopra quel lavabo spesso zeppo di stoviglie e pentole, colpevole di aver fatto scattare la prima e unica grossa discussione tra DR e MP ed aver portato alla nascita del decalogo.

A volte sono dunque degli eventi precipitanti a dare vita a decaloghi e comunicati scritti il cui tono polemico è evidente e le cui norme sono figlie di infrazioni ben precise e spesso recenti. Gli “accorgimenti per risparmiare energia” a casa di FG e le “regole per la civile convivenza” a casa di MM sono il risultato del processo appena descritto. (Fig. 19; Fig. 20)

Questi fogli-comunicati servono a ribadire regole spesso mai esplicitate prima di allora e fungono da monito. Come il pezzettino di piatto che tro- neggia sul lavabo di LM che attraverso significato e significante richiama contemporaneamente ad un codice di comportamento e al concreto evento

che ha portato alla sua instaurazione. (Fig. 21)

La maggior parte dei supporti alle norme sono però di tipo non verbale. “Essere diplomatici” è infatti una delle preoccupazioni che maggiormente unisce i miei informatori: “come fai ad esempio a dire ad una persona ‘sai, scusa hai fatto male le pulizie’?”. Bisogna trovare un modo per mettersi d’accordo su come gestire un mondo in comune utilizzando degli stratagemmi comunicativi. FU ha due tecniche. La prima consiste nel

“buttarla sul generale. Non dico certo ‘perché non hai lavato i piatti?’ ma ‘sapete per caso di chi sono quei piatti nel lavandino? Oppure mai dire ‘butta la spazzatura’ ma uscirsene con un ‘qui sembra sempre Napoli”.

La seconda tecnica invece consiste nell’ostentare la pratica sperando in una ricaduta mimetica di natura compensativa: “magari vado a buttare la spaz- zatura quando loro possono vedermi”. Evitare di sembrare un kapò, ruolo che rischia di rimanerle cucito addosso in virtù del suo status anagrafico ed istituzionale, è infatti la preoccupazione principale di FU.38

La sua storia mi ha costretto a ripensare a tutti gli stratagemmi più o meno impliciti che servono durante una convivenza ad aggirare lo scontro diretto relegandolo ad un piano simbolico. Durante la ricerca ho raccolto infatti tutta una serie di aneddoti il cui minimo comune multiplo è l’abilità degli attori sociali nel manipolare la dimensione metaforica della comunica- zione verbale e non verbale nel tentativo di comunicare intenzioni e prese di posizione. Lo stratagemma della spazzatura è uno di questi. Buttare la spazzatura solo quando anche gli altri possono vederti infatti non significa soltanto “sto uscendo a buttare la spazzatura”, ma “sto uscendo a buttare la spazzatura, quando pensi di farlo anche tu?”. Fino ad arrivare ad alcuni casi di comunicazione indiretta particolarmente sopra le righe, come quella riportatami da un altro informatore che in seguito ad una lite “fredda” con uno dei suoi coinquilini a proposito di una questione di stoviglie da lavare, si è visto recapitare le pentole sporche in camera.

Un mondo domestico che fa largo uso di strumenti retorici verbali e non verbali, stratagemmi comunicativi e diplomazia, è anche quello di VB, GT & co. VB che è, a detta di tutti, il leader della casa,39 viene infatti descritta

dagli altri coinquilini come “una tiranna buona”, “un maestro zen che ti dà gli indovinelli, ma le cose che non vanno le devi capire da te”.