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Insieme ai codici biblici quelli liturgico-musicali sono fino ad oggi i meglio studiati, anche se le tipologie editoriali proposte nei volumi dei Monumenta Musicae Byzantinae solo di rado sono accolte in sede di descrizione paleografica o di edizione di testi301. Gli autori si accon-tentano di riprendere le terminologie proposte nei cataloghi perpe-tuando così equivoci a non finire. Il problema diventa particolarmente acuto con alcuni manoscritti acefali e membra disiecta di Grottaferrata che, a partire dal contenuto, p. Antonio Rocchi ha denominato “Idio-meli” e “Doxae anastasimae” senza rendersi conto che sono porzioni di altrettanti sticheraria302.

I superstiti manoscritti liturgico-musicali del Salento sono tutti più o meno contemporanei e palinsesti, in notazione medio-bizantina, e rispondono a due distinte tipologie: psaltikon il libro del solista, per l’esecuzione dei kontakia e di alcuni pezzi salmodici, e lo stiche-rarion con gli inni (stichera) da intercalare tra i versetti di alcuni Salmi

297NIKAS1970, 26-34, 250-279, vedi anche KODER2004, pp. 100-101.

298LAMPADARIDI2009, pp. 167-197.

299GASPARI2010. Lo stesso ufficio era stato pubblicato da DANIELI2005.

300JACOB2004, pp. 294-295. Sed cave: l’editore ha sciolto tutte e tre le volte l’ab-breviazione “πρ” con προκείμενον quando andava resa con προσόμοιον. Il προκείμενον è un Salmo responsoriale che precede le letture bibliche, mentre προσόμοιον indica la strofa modello sulla quale eseguire un inno. Per il προκείμενον cfr. MATEOS1971, pp. 133-134, per il προσόμοιον cfr. TROELSGÅRD2011, p. 21.

301Per una descrizione esatta basta consultare il comodo articolo di DONEDA2006. Per i fondi dell’Italia meridionale: MARTANI2002, pp. 1-30. Sui codici di Grottaferrata: MARTANI2005, pp. 235-259; BUCCA2009, pp. 145-151 (ma non utilizza né cita MAR

-TANI2005). Sulla collezione di Messina: BUCCA2011.

dei Vespri e del Mattutino303. Gli psaltikà sono il Grottaferrata Γ.γ. III del copista Metodio (a. 1274) [tav. 13]304, il Verona, Biblioteca

Ca-pitolare 120 (XIII secolo)305e i Grottaferrata Ε.β. II e V del XIII/XIV

secolo306. Secondo la classificazione di Christian Thodberg sono tutti riferibili al tipo I o Kurze Psaltikontradition307e non presentano parti-colarità di rilievo eortologico o rubricale. Ad uno psaltikon salentino palinsesto appartenevano anche i fogli di guardia del XIII secolo (ff. 1 e 239) del codice Ambrosiana Q 2 sup. (XII sec.)308.

Anche gli sticheraria sono piuttosto anonimi: abbiamo il

Grotta-ferrata Ε.α. X (XIII sec.) [tav. 14]309, mutilo dell’inizio e della fine con la sezione degli inni domenicali secondo il ciclo degli otto toni, l’Ε.α. VIII (XIII-XIV sec.)310, anche mutilo dell’inizio e della fine, con gli inni per il tempo quaresimale e pasquale, l’Ε.α. XII [tav. 15],

sette fogli superstiti di uno sticherarion del XIV secolo con i theotokia dogmatika per gli otto toni311. Un altro testimone dello sticherarion è il codice Q 57 sup. dell’Ambrosiana, acquistato a Sternatia, che Da-niele Arnesano ha ascritto alla mano del “copista del Dioscoride”, at-tivo in Terra d’Otranto nel corso del XIII secolo312. A differenza degli altri manoscritti musicali della regione, l’Ambrosiana Q 57 sup. non è affatto anonimo: le numerose rubriche per le Ore delle vigilie di

Na-303La lista dei prestiti del monastero di Casole regista uno psaltikon cartaceo (COZZA-LUZI1900, p. 59). Nel 1460 la chiesa di S. Giorgio a Nardò possedeva “librum unum alium nominatum Psaltigo” (CENTONZE- DELORENZIS- CAPUTO1988, p. 167); nel 1501 l’Ecclesia maior di Galatone possedeva “librum unum grecum qui vocatur psal-tico”, e quella di S. Martino “librum unum grecum nominatum sticherarium” (PETTA

1973, pp. 698, 699). Uno sticherarium anche nella chiesa di S. Antonio a Parabita (CEN

-TONZE- DELORENZIS- CAPUTO1988, p. 130).

304ARNESANO2005b, p. 43; ARNESANO2008b, pp. 94-95 n° 75. 305ARNESANO2010c, pp. 87 e 92. 306ARNESANO2005b, p. 44; ARNESANO2008b, pp. 96-97 nn° 84 e 85. 307THODBERG1966. 308LUCÀ2005, p. 200. TURCO2005, p. 99 n° 22. 309ARNESANO2005b, p. 44; ARNESANO2008b, p. 96 n° 82. 310ARNESANO, 2005b, p. 44; ARNESANO2008b, p. 96 n° 81. 311ARNESANO2005b, p. 44; ARNESANO2008b, p. 96 n° 83.

312ARNESANO2003, pp. 42-43; ARNESANO2008b, p. 104 n° 115; TARDO1950, p. 23. TURCO2005, pp. 102-103 n° 49.

tale e della Teofania sono riprese da typikon di Casole, più precisa-mente secondo la recensione D del Vallicelliana D 61313.

Il Grottaferrata Ε.γ. IX [tav. 16] è un piccolo codice palinsesto

(mm 103/112 x 90/94) di 73 fogli e mutilo dell’inizio. Alla confe-zione avvenuta tra il XIII e il XIV secolo hanno collaborato tre copi-sti314. È una raccolta composita con stichera, canoni e canti delle Liturgie, che solitamente si trovano in libri distinti. Non è facile iden-tificare la tipologia di un manoscritto così eclettico e personalizzato315, tuttavia le stichera copiate sui primi fogli appartengono al genere καλοφωνικόν316. È possibile che allo stesso genere appartenessero anche gli inni copiati sui numerosi fogli oggi caduti317. In questo caso avremmo un esemplare superstite di quel “califono” conservato nel 1501 nella chiesa di S. Demetrio a Galatone318.

Il codice palinsesto Ottoboni gr. 393, dove troviamo oggi rilegati due bifogli (ff. 15-18) caduti dal prophetologion Vallicelliana D 62, è stato realizzato nel Salento nel XIV secolo319. Il manoscritto è una raccolta di testi agiografici, vite e sinassari, con la particolarità di riportare per le feste principali anche il kontakion provvisto di notazione musicale.

Concludo con la musica liturgica ricordando che negli eucologi ma-noscritti di qualsiasi provenienza le parti dei ministri (vescovo/presbi-tero e diacono) non sono mai provviste di notazione. Il Borgia gr. 7, copiato a Soleto nella prima metà del XV secolo, è invece l’unico tra le centinaia di manoscritti con la Liturgia di s. Giovanni Crisostomo ad apporre i neumi medio-bizantini almeno per l’esclamazione diaconale

313Ambrosiana Q 57 sup., ff. 133r, 134rv, 135v, 136v-137r, 138rv(Ore di Natale), 161r, 162r, 163rv, 164v-165r, 166rv(Ore della Teofania), vedi ARNESANO2003, tav. V (f. 162r).

314ARNESANO2005b, p. 44; ARNESANO2008b, p. 97 n° 86 e la scheda di Francesco Giannachi in http://www.adamap.it/BANCA%20DATI/CONSULTAZIONE/MANO-SCRITTI/ConsultazioneDettaglioManoscritto.aspx?ID=45&Applicazione=Adatest

315Sandra Martani propone “Anthologion”: MARTANI2002, p. 27.

316Vedi DUBOWCHIK2002, p. 294 nota 103.

317CRISCI1990, p. 49 segnala che nell’angolo superiore esterno del f. 14rè visibile la segnatura di fascicoloε’.

318PETTA1973, p. 702. Nel monastero di S. Filippo di Agira Atanasio Calcheo-poulos trova un califotum, che gli editori propongono di identificare con “un recueil d’apophtegmes”: LAURENT- GUILLOU1960, p. 325.

“Σοφία” che precede il “Grande Ingresso”. La melodia è in quarta di-scendente da do a sol320, una piccola testimonianza, quanto mai preziosa, per farsi un’idea della resa sonora di una liturgia del passato321.

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