l’individuazione degli elementi di pregio del patrimonio naturale e agropastorale della Valsesia
un’importante presenza di arbusti legnosi o di felci dominanti sulle specie erbacee è tipica di prati e pascoli
magri non più regolarmente utilizzati o abbandonati, di modesta produttività, scarso valore foraggero e in
genere con scarsi livelli di biodiversità; alcune formazioni arbustive (quando non eccessivamente chiuse)
possono tuttavia essere interessanti dal punto di vista paesaggistico per la colorazione di foglie o fiori, o
faunistico in quanto habitat di alcune specie selvatiche (a esempio fagiano di monte).
Per completezza, è comunque opportuno considerare la fisionomia della cotica unitamente alla fascia altitudinale
in cui è collocata la vegetazione in esame. Infatti, in altitudine, si possono trovare formazioni con modesta altezza
dell’erba ma con pregevoli caratteristiche foraggere e paesaggistiche legate all’abbondanza di:
leguminose (a esempio i trifogli o il ginestrino);
di specie tipiche della fascia nivale, come Carex foetida o Ligusticum mutellina che, seppur poco produttive,
sono particolarmente apprezzate dagli animali per la loro palatabilità.
In qualsiasi caso, il pregio di una formazione è funzione della sua composizione specifica, ovvero dell’abbondanza relativa (percentuale) di tutte le specie presenti. Ogni specie, infatti, è contraddistinta da ben determinate caratteristiche di produttività, valore nutritivo, palatabilità (appetibilità) e digeribilità, che influiscono sul valore foraggero complessivo della formazione. Le stesse specie, tuttavia, sono nello stesso tempo caratterizzate da un preciso aspetto fisionomico (taglia, forma e colore delle foglie, tipo e colore dei fiori, ecc.) che contribuisce globalmente al valore paesaggistico, ambientale e fruitivo delle formazioni. In funzione della composizione specifica si potranno di conseguenza avere formazioni ottime sia dal punto di vista foraggero, sia paesaggistico (a esempio formazioni a Trifoglio alpino), formazioni non particolarmente pregevoli esteticamente (a esempio a graminee dominanti), ma di qualità foraggera elevata (e viceversa), formazioni di elevato valore ambientale e paesaggistico in quanto habitat prioritari, ma di interesse produttivo nullo (a esempio formazioni umide a Carex flacca), formazioni poco fruibili turisticamente e produttivamente ma di elevato interesse per la fauna selvatica (a esempio formazioni arbustive aperte, importanti per il rifugio e la riproduzione del fagiano di monte), ecc. Da un punto di vista tecnico, è possibile quantificare precisamente il pregio di una formazione con riferimento a ciascuno degli aspetti di interesse indicati. Per quanto riguarda il valore foraggero, si fa riferimento a “indici di qualità specifica” sintetici, variabili da 0 (specie di qualità nulla) a 5 (specie di qualità eccellente), attribuiti a tutte le specie prative e pascolive in funzione delle loro caratteristiche. Conoscendo l’abbondanza di tutte le specie di una formazione e i loro indici di qualità, è così possibile determinare il valore complessivo del prato o del pascolo; tale valore prende in particolare il nome di “Valore Pastorale” ed è rappresentato da un indice adimensionale compreso tra 0 e 100 che esprime la condizione della cotica in rapporto a una situazione ideale (Daget e Poissonet, 1969; Cavallero et. al. 2007). Con lo stesso principio, in altri studi sono stati attribuiti alle specie “indici di qualità visiva”, variabili in funzione del tipo di pianta e del pregio della fioritura, che consentono di quantificare il valore
Manuale per l’individuazione degli elementi di pregio del patrimonio naturale e agropastorale
paesaggistico delle formazioni similmente a quanto avviene per il Valore Pastorale. Per valutare il valore ambientale, invece, si fa spesso riferimento a diversi indici numerici che misurano la diversità vegetale o animale
delle formazioni (a esempio l’indice di Shannon) o a modelli che stimano la loro potenziale capacità a ospitare determinate specie vegetali o animali (Ecological‐niche factor analysis o ENFA; Hirzel et al., 2002 e 2006) o anche semplicemente a strumenti normativi che hanno attribuito un particolare valore a determinate specie e habitat (a esempio Dir. 92/43/CEE). Il valore turistico‐ricreativo, infine, oltre a essere dedotto dalla composizione specifica, è dal punto di vista “matematico” dominio di discipline economiche che stimano il maggiore o minore apprezzamento delle formazioni da parte del pubblico. Tali metodi sono peraltro applicati anche al valore paesaggistico.
La quantificazione “numerica” del pregio delle formazioni sotto i diversi punti di vista esaminati è tuttavia un procedimento empirico che necessita di conoscenze approfondite in diverse discipline ma soprattutto in campo botanico, dovendo comunque eseguire rilievi di dettaglio per quantificare le specie presenti. In alternativa, è possibile valutare gli aspetti di pregio identificando le specie dominanti e osservando alcune caratteristiche
fisionomiche della cotica, utili anche nel riconoscimento dei diversi tipi di prato e di pascolo. Con tale analisi è in
particolare possibile differenziare:
- formazioni pingui, dominate da graminee a lamina larga e media associate ad altre specie a foglie larghe
(20‐30%) e caratterizzate da un’altezza in genere elevata dell’erba; si tratta di formazioni ben gestite e a elevata produttività, di pregio foraggero, paesaggistico e ambientale (per gli elevati livelli di biodiversità); - formazioni magre o mediocri, dominate da graminee a foglie fini e medie e caratterizzate da una modesta altezza dell’erba; sono formazioni di modesta produttività, con ridotte possibilità di miglioramento e con un valore foraggero, ambientale e paesaggistico medio‐bassi; - formazioni medie, con caratteristiche intermedie alle precedenti e spesso con elevati livelli di biodiversità; - formazioni nitrofile, in cui prevalgono specie a foglie larghe astate o astato‐cuoriformi (Romici, Chenopodio)
o urticanti (Ortica), tipiche di aree con evidenti eccessi di fertilità; queste formazioni hanno un interesse foraggero e paesaggistico nulli, livelli di biodiversità estremamente bassi e limitano peraltro la fruibilità delle aree;
- formazioni arbustive e formazioni a felci, di scarso valore foraggero e con scarsi livelli di biodiversità; alcune
formazioni arbustive, soprattutto quando non completamente chiuse, possono tuttavia avere un interesse paesaggistico per le loro fioriture o faunistico quali habitat per la fauna selvatica.
È comunque opportuno considerare tali fattori unitamente alla fascia altitudinale in cui è collocata la vegetazione in esame. Infatti, in altitudine, esistono comunque formazioni con modesta altezza dell’erba, ma con notevolii caratteristiche di pregio legate prevalentemente alle specie presenti (leguminose o specie tipiche delle condizioni nivali).