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Mappatura degli habitat di fondo della Regione Veneto

Strascico a divergenti

7.4 Mappatura degli habitat di fondo della Regione Veneto

La gestione delle risorse, deve tenere conto in modo esplicito della distribuzione degli habitat di fondo e del loro valore ecologico, che di fatto influenza anche il loro tasso di sfruttamento da parte della pesca demersale. Infatti, diversi habitat sono caratterizzati dalla presenza in maggiore o minore misura delle risorse bentoniche e demersali. Di conseguenza, è necessario disporre di una cartografia biocenotica che permetta di identificare gli habitat elettivi delle diverse specie commerciali e di comprendere il loro valore per lo sfruttamento alieutico.

Tale strato informativo non è attualmente disponibile con il dettaglio spaziale neces-sario, di conseguenza uno degli ulteriori obiettivi delle attività del progetto GAP2 è stato quello di concorrere alla realizzazione di una mappatura delle comunità bentoniche.

A tale scopo, durante le osservazioni delle attività di pesca professionale a bordo dei pescherecci coinvolti nel progetto GAP2 (campionamento fishery-dependent) (si veda paragrafo 7.1), oltre alla registrazione dei dati di navigazione e delle catture commerciali, è stata valutata anche la componente rigettata in mare (scarto) e sono stati prelevati campioni di fauna bentonica (generalmente megaepifauna bentonica) in corrispondenza di 56 cale. I campioni sono stati analizzati in labora-torio rilevando l’abbondanza e la biomassa di tutte le specie identificabili. Tali dati possono essere utilizzati con successo per la valutazione degli assemblages di fondo e permettono di rappresentare in modo preciso gli habitat presenti. Essi sono stati quindi integrati con dati provenienti da pregresse attività di moni-toraggio poste in essere da ISPRA tra gli anni 2004 e 2011, ottenendo così una maggiore copertura spaziale delle acque amministrative della Regione Veneto. L’in-tegrazione ha permesso di descrivere la composizione dello scarto della pesca demersale, dominato in termini di biomassa percentuale da spugne di mare (Pori-feri: 29% ± 26%), seguito dai gruppi degli Echinodermi (22% ± 19%) e Molluschi (20% ± 26%). Inoltre, hanno permesso l’individuazione di diversi popolamenti di fondo, riferibili a distinti habitat (Fig. 7.18).

Dei tre popolamenti principali individuati, il primo è risultato allocato nella zona centro-settentrionale delle acque della Regione Veneto (Fig. 7.18, gruppo C), carat-terizzato dalla presenza della spugna Suberites domuncula, generalmente asso-ciata al paguro Paguristes oculatus, e dal riccio di mare Psammechinus microtu-berculatus. Entrambe queste specie si definiscono “esclusive” (ovvero specie che vivono in stretta associazione con una data tipologia di habitat) dei fondali “detri-tici costieri”, ovvero prevalentemente sabbiosi e caratterizzati da detriti di varia

natura, quali valve di molluschi morti o altro materiale inerte. In quest’area è stata rilevata anche la presenza del granchio di sabbia (Liocarcinus depurator), il quale predilige batimetrie relativamente elevate per il contesto geografico considerato (dai 25 metri di profondità in poi), come quelle qui rinvenibili. In corrispondenza di questi fondali, nel 1967, l’autrice Gamulin-Brida (1967) segnalava la presenza di diversi popolamenti, i quali si succedevano rapidamente dalla costa verso il largo. Tale composizione si discosta da quella oggi osservata, venendo a mancare l’alter-narsi di diversi popolamenti e osservando piuttosto un ambiente unico e uniforme, in qualche modo semplificato.

Il secondo popolamento era distribuito nell’area al largo della foce del Po, tra le località di Chioggia e Punta della Maestra (Fig. 7.18, gruppo F), caratterizzandosi per la prevalenza del gasteropode piede di pellicano (Aporrhais pes-pelecani) e dalla stella marina (Astropecten irregularis). Queste specie prediligono fondali con caratteristiche fangose (presenti in quest’area) e generate dagli apporti terrigeni del Po che qui sedimentano. Ciò è risultato in accordo con quanto osservato da Gamulin-Brida (1967): l’autrice riporta la presenza di popolamenti tipici di ambienti “detritici-fangosi”, segnalando specie come i buli (Bolinus brandaris), l’anellide Ster-naspis scutata, il topo di mare (Aphrodita aculeata) e il cnidario Virgularia mira-bilis, che risultano tutt’oggi presenti in quest’area.

Infine il terzo popolamento, localizzato in prossimità della costa (Fig. 7.18, gruppo E), è stato caratterizzato per la presenza del garusolo (Hexaplex trunculus). Questo popolamento si è differenziato da quello adiacente (Fig. 7.18, gruppo C) per la minor presenza del granchio di sabbia (L. depurator), indotta dalla ridotta

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Figura 7.18 - Caratterizzazione e distribuzione dei popolamenti di fondo della Regione Veneto, definiti sulla base dell’analisi della composizione multispecifica dello scarto proveniente da attrezzi da pesca demersali (strascico a divergenti e rapido)

tria di questi fondali costieri, e per la già citata maggior presenza di garusoli (H. trunculus) e delle stelle di mare (A. irregularis), specie che prediligono fondali detri-tici e fangosi che risultano infatti susseguirsi in questa fascia costiera (Brambati et al., 1983). Il quadro descritto ha evidenziato la presenza di scarsi gradienti di successione delle comunità in senso costa-largo, fenomeno per altro riscontrato da altri autori (Scardi et al., 1999) e descritto come “banalizzazione della comu-nità bentonica”, imputabile a processi ambientali come gli eventi anossici di fine anni ’70 e ’80 (Ott, 1992) e ad effetti del disturbo della pesca (Pranovi et al., 2001).

I dati raccolti durante le osservazioni delle attività di pesca professionale a bordo dei pescherecci hanno permesso di valutare l’entità dei quantitativi di fauna bento-nica scartata per chilogrammo di risorsa commercializzata. Essi sono risultati significativamente differenti tra i due attrezzi e tra le stagioni (stagione primave-rile: 6 ± 10 kg strascico a divergenti, 11 ± 6 kg rapido; stagione autunnale: 5,1 ± 3,2 kg strascico a divergenti, 6 ± 2 kg rapido), indicando una netta tendenza nella produzione di quantitativi maggiori da parte del rapido. Tuttavia, se si valuta la frazione scartata in termini percentuali (intesa come insieme di organismi bento-nici non commerciali e individui commerciali sottotaglia, che rappresentano però una frazione estremamente ridotta), è stato osservato che entrambi gli attrezzi producono livelli elevati e superiori all’80%, in linea con le stime fornite dalla FAO riguardo alle percentuali di scarto prodotte a livello globale dallo strascico demer-sale (tra 0,5 e 83%) (Kelleher, 2005).

Un ulteriore approfondimento condotto nell’ambito del progetto GAP2 è stato lo sviluppo di un metodo innovativo per la raccolta di dati relativi alla composizione dello scarto della pesca, basato sull’acquisizione ed analisi di immagini digitali. Tale metodo permette di svincolarsi dalle restrizioni logistiche dettate dalla classica raccolta di campioni biologici, evitando campioni voluminosi che richiedono la conservazione in freezer e lunghi tempi di analisi in laboratorio. Tale metodo, permette di ottenere risultati consistenti con quello dei metodi tradizionali di analisi di laboratorio, come evidenziato in figura 7.19 (a e b), dove sono state messe a confronto le distribuzioni delle biocenosi per la Regione Veneto individuate con i due differenti approcci. Esso, inoltre, potrebbe permettere in prospettiva la raccolta di ulteriori dati ed il monitoraggio degli ambienti di fondo, riducendo i costi operativi e coinvolgendo direttamente i pescatori nella raccolta delle immagini fotografiche.

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Figura 7.19 - Distribuzione spaziale dei popolamenti demersali individuati con il metodo di laboratorio (A) e fotografico (B) in relazione a 73 stazioni campionate