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I — La massa critica

Où peut-on étre mieux Qu‘au sein de sa famille ?

La Critica critica nella sua esistenza assoluta come il signor Bruno ha proclamato l‘umanità in massa, tutta l‘umanità, che non è Critica critica, per sua antitesi, per il suo oggetto essenziale:

essenziale, perchè la massa esiste ad majorem gloriam dei, della critica, dello spirito: oggetto, pereh‘essa è la sola materia della Critica critica. La Critica critica ha proclamato il suo rapporto con la massa come il rapporto storico mondiale della modernità.

Intanto non si forma ancora alcuna antitesi storico-mondiale col proclamare di trovarsi in antitesi con tutto il mondo. Si può immaginare di essere la pietra dello scandalo generale, perchè in generale si urta contro tutti per malgarbo. Per un‘antitesi mondiale non basta che io dichiari il mondo per la mia antitesi, ma occorre in contraccambio che il mondo mi dichiari pei sua antitesi sostanziale e mi tratti e mi riconosca come tale. La Critica critica si procura questo riconoscimento con la

corrispondenza che ha per missione di attestare al mondo l'ufficio critico di redenzione, come lo scandalo generale del mondo pel vangelo critico. La Critica critica è oggetto di se stessa, come oggetto del mondo. La corrispondenza deve mostrarla come tale, come interesse mondiale presente.

La Critica critica si fa valere come subbietto assoluto. Il subbietto assoluto ha bisogno del culto. Per il culto reale ci vogliono le stesse persone credenti. La Sacra famiglia riceve perciò a

Charlottenburg il dovuto culto dei suoi corrispondenti. I corrispondenti le dicono che cosa essa è, e che cosa non è la massa, sua avversaria.

In quanto l‘opinione della critica per tal modo si presenta da sè come opinione del mondo, in quanto il suo concetto si realizza, essa cade a vero dire nell‘inconseguenza. Nel suo seno stesso si mostra una specie di formazione di massa, cioè la formazione di una massa critica, che ha l‘aspirazione concorde, di essere l‘infaticabile eco delle parole caratteristiche della critica. Per amore di conseguenza questa inconseguenza è perdonabile. La Critica critica, che non è a casa nel mondo peccatore, deve stabilire nella sua propria casa un mondo peccatore.

Il corrispondente della Critica critica, il membro della massa critica non si muove sulle rose. Il suo sentiero è difficile e spinoso, un sentiero critico. La critica critica è un signore spirituale, pura spontaneità, actus purus, intollerante verso ogni influenza esterna. Il corrispondente può perciò essere soltanto un soggetto apparente, che solo in apparenza abbia rapporti autonomi con la Critica critica, che solo in apparenza voglia comunicarle alcunché di nuovo e di proprio. In verità egli è soltanto una propria acciabbattatura, che soltanto per un momento raccolse e fermò quel che si dice di lei.

I corrispondenti perciò non mancano di assicurare inesauribilmente che la critica stessa sa, vede, conosce, concepisce, prova ciò che a lei viene comunicato in apparenza nell‘istesso momento. Così Zerrleder, per esempio, usa queste perifrasi:

«Comprendete? Voi sapete, voi sapete per la seconda e terza volta. Voi sarete ora già erudito abbastanza, per potere vedere da voi».

Così il corrispondente Fleischhammer di Breslavia:

«Ma perchè ecc., sarà per voi così poco un mistero come per me».

O il corrispondente Hirzel di Zurigo:

«Avrete già appreso da voi stesso».

Il corrispondente critico rispetta con tanto ossequio l‘assoluto sapere della Critica critica ch‘egli pretende ch'ella abbia compreso anche là dove non c‘è nulla da comprendere; per esempio Fleischhammer:

«Voi m‘intenderete (!) perfettamente (!) se io io vi dico che non si può uscire senza incontrare giovani preti cattolici nelle loro lunghe tonache e mantelli neri».

Già nella (sua) ansietà il corrispondente ode la Critica critica che parla, risponde, esclama, deride!

Così per esempio Zerrleder:

«Ma... ditemi; orbene, vi ascoltiamo».

Così Fleischhammer:

«Però, io già ascolto ciò che voi dite; io ci pensavo già solo».

Così Hirzel:

«Gentiluomo, voi esclamerete!»

Così un corrispondente di Tubinga:

«Non mi deridete».

I corrispondenti usano, perciò, anche il ripiego di comunicare i fatti alla Critica critica,

richiedendole l‘interpretazione spirituale, di fornire le premesse lasciandole la conclusione, ovvero di scusarsi se rimasti come ciò che, da tempo, le è noto.

Così Zerrleder:

«Al vostro corrispondente è soltanto possibile di dare un quadro, una descrizione degli avvenimenti.

Lo spirito che anima questa cosa non può esservi all'atto sconosciuto».

Oppure:

«Ed ora traete da voi stessi la conclusione».

Così Hirzel:

«Io non debbo trattenervi attorno al principio speculativo che ogni creazione proceda dagli estremi della sua antitesi».

Ovvero anche le notizie dei corrispondenti sono semplicemente il compimento e la conferma di profezie critiche.

Così Fleischhammer:

«Il vostro presagio ha colpito giusto».

Così Zerrleder:

«Le tendenze che io vi ho descritto come quelle che si vanno sempre più diffondendo in Svizzera, ben lungi dall‘essere funeste sono soltanto propizie: sono soltanto una conferma delle idee già da voi spesso manifestate, ecc.».

La Critica critica si sente talvolta spinta a rilevare la degnazione che si prende col corrispondere, e questa degnazione la motiva pel fatto che il corrispondente abbia assolto felicemente qualche compito. Così, il signor Bruno scrive al corrispondente di Tubinga:

«È veramente una inconseguenza da parte mia che io rispondo alla tua lettera. D‘altra parte hai tu di nuovo... fatto così giuste osservazioni, che io... non posso rifiutarti le impetrate spiegazioni».

La Critica critica si fa scrivere dalla provincia, col quale nome non si deve intendere la provincia nel senso politico, che notoriamente in Germania non esiste in nessun luogo, ma la provincia critica, la cui capitale è Berlino, Berlino, la sede dei patriarchi critici e della Sacra Famiglia mentre nella provincia dimora la massa critica. Le provincie critiche osano soltanto fra scuse ed inchini di richiamare l‘attenzione della suprema sede critica.

Così un anonimo scrive al signor Edgardo, che come membro della Sacra Famiglia è anche un nobile signore:

«Onorevole signore! Voglia trovare una scusa a queste righe nel fatto che la gioventù si stringe insieme volentieri negli studi comuni (la nostra differenza di età è di soli due anni)».

Questo coetaneo del signor Edgardo si designa inoltre come l‘essenza della nuovissima filosofia.

Non è cosa ordinaria che la critica si tenga in corrispondenza con la essenza della filosofia? Se il coetaneo del signor Edgardo assicura che egli ha di già perduto i suoi denti è soltanto una allusione alla sua entità allegorica. Questo ente della nuova filosofia ha imparato da Feuerbach a porre il momento della cultura nella intuizione obbiettiva. Ei dà immediatamente una prova della sua cultura e intuizione assicurando subito il signor Edgardo ch‘egli ha avuta una «intuizione totale della sua novella» – vivano gli stabili principii fondamentali! – e confessa nell‘istesso tempo che l'intuizione del signor Edgardo non gli è risultata per nulla perfettamente chiara, ma anzi alla fine l‘assicurazione della intuizione totale viene paralizzata dalla domanda:

«O non vi ho capito totalmente?».

Dopo questa prova si troverà che tutto è perfettamente in ordine se l‘essenza della nuova filosofia si esprime in rapporto alla massa in questo modo:

«Noi ci dobbiamo per lo meno degnare una volta di ricercare e di sciogliere il nodo magico che non permette alla comune intelligenza dell‘uomo di penetrare nell‘infinito flusso dell‘Idea».

Se ci si vuol formare una esatta intuizione della massa critica, si legga il signor Hirzel nella corrispondenza da Zurigo (Fascicolo V). Questo disgiaziato rammemora con docilità veramente commovente e con lodevole ricordanza le locuzioni caratteristiche critiche. Nè mancano le frasi predilette al signor Brano delle battaglie ch‘egli appresta, dello campagne ch‘egli ha disegnate e condotte. Ma specialmente il signor Hirzel adempiè il sao ufficio di membro della critica, allorché egli s‘infervora sulla massa profana e sul rapporto di essa con la Critica critica.

Egli parla della massa, che crede di prendere parte alla storia,

della «pura massa» della «pura critica» della «purezza di quest‘antitesi» – «un‘antitesi tanto pura – quale la storia non ha mai offerto», «dell‘entità malcontenta», della «piena vuotaggine del

malumore, dello scoraggiamento, della spietatezza, della timidità, della furia, dell‘amareggiamento della massa verso la critica, di quella massa che esiste soltanto perchè con la sua resistenza renda la critica più acuta e più vigile».

Egli parla della «creazione dagli estremi dell‘antitesi», della superiorità della Critica sull‘odio e su simigliane affetti profani. A questa ricchezza di parole caratteristiche si limita tutto il contributo del signor Hirzel alla Gazzetta di Letteratura. Mentre egli rimprovera la massa di accontentarsi di semplici «sensazioni», di «buona volontà», di «frasi», di «fede», esso stessa poi si accontenta, come parte della massa critica, di frasi, di esternazioni dei suoi «sentimenti critici», della sua «fede

critica», della sua «buona volontà critica» ed abbandona al signor Bruno l‘«azione, i lavori, le lotte»

e le «opere».

Malgrado la spaventevole descrizione che i membri della massa critica abbozzano della tensione storico-mondiale del mondo profano contro la Critica critica, per gli infedeli non è neppure una volta constatato il fatto di questa tensione mondiale. La servile e non critica ripetizione delle

«immaginazioni» e «pretensioni» critiche sulla bocca dei corrispondenti dimostra soltanto che le

idee fisse del padrone sono anche le idee fisse del servo. Uno dei corrispondenti critici procura di provarlo coi fatti.

«Voi vedete», egli scrive alla Sacra Famiglia «che la Gazzetta di Letteratura adempie il suo scopo, cioè che essa non trova affatto eco. Essa potrebbe incontrar favore soltanto se toccasse il bicchiere con spensieratezza, se voi andaste innanzi orgogliosamente con la sonagliera di frasi di una musica giannizzero di categorie «andanti».

Una sonagliera di frasi di una musica giannizzero di categorie in voga! Si vede, che il

corrispondente critico si sforza di trottare con frasi non «andanti». La sua spiegazione del fatto che la Gazzetta di Letteratura non incontra favore deve intanto respingersi come puramente apologetica.

Si potrebbe invece trovare la spiegazione di ciò nel fatto che la Critica critica si trova in accordo con la grande massa, cioè con la grande massa degli scriventi, la quale non trova eco.

Non basta dunque che i corrispondenti critici dirigano le frasi critiche nell‘istesso tempo come

«preghiera» alla Sacra Famiglia e come formule di «maledizione» contro la massa. Occorrono corrispondenti non critici in massa, occorrono deputati della massa alla Critica critica per provare la reale separazione della massa dalla critica.

La Critica critica concede dunque un posto anche alla massa non critica. Essa concede ai suoi rappresentanti di corrispondere liberamente con lei, di riconoscere l‘antitesi con lei come importante, come assoluta e di far risuonare l‘ansietà di liberarsi dall‘antitesi.