• Non ci sono risultati.

Luciana MANDRUZZATO Introduzione allo studio dei materiali

In previsione della pubblicazione dei risultati della ricerca in questo primo settore dell’a-rea in concessione all’Università degli Studi di Trieste, lo studio dei reperti mobili è stato affidato a un gruppo di giovani studiosi che hanno preso parte a molte delle campagne di scavo didattiche condotte sul sito1; molti di loro nel frattempo hanno concluso il loro percorso formativo e per alcuni di essi l’analisi di un insieme di reperti è stato argomento di tesi, per essere poi ripreso e approfondito, se necessario, per la redazione del presente volume. È stata una scelta editoriale coraggiosa e che ha richiesto un notevole sforzo per superare un approccio eccessivamente scolastico allo studio dei reperti, ma che si inseri-sce in una tradizione di lunga durata, risalente ai volumi relativi alla pubblicazione del primo sito aquileiese in cui, ormai alcuni decenni fa, gli studenti di allora dell’Università triestina avevano operato in uno scavo scuola condotto da Monika Verzár Bass e preso parte direttamente anche all’analisi del contesto di scavo e allo studio dei reperti2. Il coinvolgimento degli studenti è stato completo in tutte le fasi del lavoro, a partire dalle sessioni di inventariazione avvenute direttamente durante le campagne di scavo, per proseguire con lo studio dei reperti per la pubblicazione, con la scelta dei pezzi più signi-ficativi da documentare graficamente e con la realizzazione dei disegni e delle fotografie di corredo. In sostanza la partecipazione alla pubblicazione di questo primo settore dello scavo ha rappresentato il completamento del percorso formativo per i giovani studiosi che vi hanno preso parte, rappresentando per la maggior parte dei coinvolti la prima esperienza di pubblicazione scientifica.

Esigenze di spazio hanno costretto a ridurre al massimo le parti di catalogo dei re-perti, scegliendo, per presentare la totalità dei frammenti, delle tabelle il più possibile semplificate, che permettessero di apprezzare i dati quantitativi e la distribuzione delle

1 Fa eccezione la scrivente che si è fatta carico da ultimo dell’analisi dei reperti in vetro, classe di materiali che era rimasta non assegnata tra gli allievi, ma che era necessario inserire per completezza di documentazione nel volume.

178 L. MANDRUZZATO

diverse forme per US, limitando il ricorso a schede di catalogo individuali solo per gli insiemi di materiali privi di una tipologia di riferimento. Si tratta di un modello ormai largamente utilizzato, ma che in alcuni casi può risultare un po’ riduttivo, specialmente se non abbinato ad un apparato grafico esaustivo. Per questo motivo si è cercato più possibile di compensare con i disegni le limitazioni imposte dalle tabelle, privilegiando la rappresentazione grafica dei frammenti decorati, di quelli con apparato epigrafico o di dubbia attribuzione tipologica e tralasciando invece tutti i reperti di sicuro riconosci-mento. I testi di commento delle diverse classi di materiale hanno cercato di sintetizzare le principali problematiche di ciascuna classe, focalizzando l’attenzione maggiormente sulle peculiarità del campione esaminato, sia in rapporto al contesto di scavo sia in una più ampia prospettiva di inquadramento territoriale regionale.

Pietro D'ELISO*

Monete

Le monete rinvenute nel corso delle campagne di scavo compongono, nel loro com-plesso, un quadro sostanzialmente omogeneo dal punto di vista numismatico, in partico-lare per quanto riguarda l’aspetto cronologico, ma anche quello ponderale e tipologico.

È innanzitutto opportuno premettere che la totalità delle monete è rappresentata da esemplari coniati in metallo povero, bronzo, e che le emissioni riferibili al IV-V secolo d.C. risultano essere di gran lunga le più attestate in questo contesto. La maggior parte delle monete qui analizzate sembra ascrivibile ad un periodo di tempo che inizia con la morte di Costantino I e che termina nella seconda metà del V secolo d.C. Infatti, seb-bene ottantasette esemplari siano caratterizzati da uno stato di conservazione compro-messo al punto da rendere impossibile la lettura degli aspetti estrinseci della moneta e di conseguenza l’identificazione certa dell’autorità emittente e della relativa cronologia, gli esemplari meglio conservati e quelli parzialmente identificabili appaiono caratterizzati, sotto l’aspetto ponderale, da un’omogeneità tale da rendere legittima un’analoga valuta-zione cronologica anche per i reperti numismatici solo in parte leggibili. La situavaluta-zione che l’area di scavo ha restituito è, in definitiva, comparabile per composizione a quella di altri contesti aquileiesi1.

Il nominale più antico è un sesterzio di Adriano del tipo PONT MAX TR POT COS III, recante al rovescio la Felicitas stante con caduceo e cornucopia, databile con precisione all’anno 119 d.C.2 (fig.1).

Un nucleo di monete posteriori, raggruppabili per affinità cronologica, è composto da un sesterzio di Marco Aurelio con legenda TR POT XIX IMP III COS III e con

* Desidero ringraziare Tomaso Maria Lucchelli per la sua disponibilità e per i suoi preziosi suggerimenti.

1 Scavi ad Aquileia* 1991, pp. 287-291, Maggi 1994c, pp. 561-565; Fales et alii 2003, cc. 267-272; Stella 2011, p. 107; Stella 2012, p. 138; Stella 2014, p. 93. I reperti numismatici della Casa delle Bestie ferite sono in corso di studio da parte di Andrea Stella.

180 PIETRO D’ELISO

la Providentia stante, recante bastone e scettro al rovescio3 (fig. 2), da un asse coniato dallo stesso imperatore per Lucilla Augusta del tipo IVNO REGINA, con al rovescio Giunone recante patera e scettro e con un pavone ai suoi piedi4 (fig. 3), e da due sesterzi

di Commodo5 (figg. 4, 5). Questi ultimi presentano al rovescio un avanzato stato di

consunzione che rende difficile, se non impossibile, la puntuale identificazione sia del tipo sia della legenda. Può essere inoltre interessante notare che sul tondello del sesterzio di Commodo (fig. 5) sono osservabili due tagli paralleli che suggeriscono una possibile limatura del nominale.

L’unico antoniniano è rappresentato da una coniazione di Diocleziano6 (fig. 7),

pur-troppo fortemente compromessa al rovescio, riferibile al periodo di regno precedente alla formazione della tetrarchia7.

Significativa è, inoltre, la presenza di due folles di Massenzio del tipo CONSERV VRB SVAE, emessi dalle zecche di Aquileia e Roma8 (figg. 8, 9); il peso e il diametro di entram-bi gli esemplari corrisponde pienamente agli standard previsti dalla riforma massenziana del 307 d.C., con la quale fu stabilita un’importante svalutazione del follis, sia dal punto di vista ponderale sia per quanto riguarda la percentuale argentea in esso contenuta9.

Non stupisce, in tal senso, che nel complesso dei ritrovamenti monetali qui esaminati non compaiano i folles tetrarchici, nonostante l’importante ruolo ricoperto da Aquileia

come sede di zecca imperiale negli anni della tetrarchia10, poiché questi, a causa del

loro maggiore valore intrinseco rispetto ai folles svalutati in seguito alla riforma del 307

d.C., furono verosimilmente oggetto di una rapida tesaurizzazione11 e della conseguente

scomparsa dal mercato12.

In numero più consistente sono stati rinvenuti i folles di modulo inferiore, co-niati da Costantino I e dalla sua famiglia; tra questi, gli esemplari del tipo GLORIA

EXERCITVS, contraddistinti al rovescio dalla presenza di due soldati ai lati di uno13

(figg. 14, 23, 27) o due14 (figg. 12, 13) stendardi centrali, sono i più attestati, mentre

3 N. inv. 527895, US 211. 4 N. inv. 554891, US 2000. 5 N. inv. 527879, US 201; n. inv. 554954, US 1041. 6 N. inv. 553981, ambiente B. 7 RIC V, 2, pp. 204-219; Gorini 1980, pp. 707, 708. 8 N. inv. 527880, US 201; n. inv. 527890, US 203.

9 RIC VI, p. 100; Drost 2013, pp. 37-38.

10 RIC VI, pp. 299-309; Panvini Rosati 1978, p. 289; Gorini 1980, pp. 707-717.

11 Si pensi al caso del ripostiglio istriano di Čentur, cfr. Callegher 2015, pp. 158-161.

12 Si segnala la presenza di due monete il cui stato di conservazione estremamente compromesso im-pedisce il riconoscimento puntuale del nominale. Peso e dimensioni fanno pensare a due folles di cui non si può, però, fornire una datazione precisa; n. inv. 554892, US 2000 e n. inv. 627543, US 1007.

13 N. inv. 527885, US 212; n. inv. 578282, ambiente A; n. inv. 627540, US 1032.

MONETE

in numero leggermente inferiore appaiono i folles del tipo VICTORIAE DD AVGG Q NN, coniati al rovescio con due vittorie affrontate, recanti entrambe una corona e una palma15 (figg. 24, 31, 32).

Gli AE2 sono, invece, poco rappresentati; infatti, su sette esemplari emersi, sola-mente di tre sono identificabili autorità emittente e tipo al rovescio, ossia dell’AE2 di

Costanzo II, del tipo FEL TEMP REPARATIO16 (fig. 18), di quello di Costanzo

Gal-lo, del tipo CONCORDIA MILITVM17 (fig. 33), e di quello di Graziano, del tipo

REPARATIO REIPVB18 (fig. 58). Poco dopo la loro immissione sul mercato, anche

queste monete subirono un processo di tesaurizzazione, causato dalla contemporanea circolazione dei più leggeri folles costantiniani e dalla comparsa, pochi anni più tardi,

degli AE319, di peso e modulo inferiore; proprio di questo fenomeno sembra costituire

una valida testimonianza il numero nettamente maggiore dei ritrovamenti di AE3, ma, soprattutto, dei più recenti AE4, i quali rappresentano la componente quantitativamen-te maggiore dell’inquantitativamen-tera massa monetaria qui presa in esame.

Frequenti sono stati i ritrovamenti di AE3 del tipo FEL TEMP REPARATIO,

sul cui rovescio, quasi sempre, compare un cavaliere morente trafitto da un soldato20

(figg. 15-17, 19, 20, 28-30, 34, 35, 37, 40, 41); solamente in due casi, infatti, è osser-vabile l’altro tipo al rovescio legato a questa legenda, ovvero l’imperatore stante in abiti militari su una galera, recante un globo con una fenice nella mano destra e un labaro nella sinistra, e una vittoria alata sul lato destro21 (figg. 25, 26).

Le emissioni di Valentiniano I, Valente, Graziano e Valentiniano II, in particolare

quel-le del tipo GLORIA ROMANORVM22 (figg. 42, 44, 45, 48, 49, 52, 57, 59, 64-66) e

SECVRITAS REIPVBLICAE23 (figg. 43, 46, 47, 50, 51, 53-56, 62), risultano essere,

tuttavia, ancora più comuni e costituiscono il 48% della totalità degli AE3 leggibili.

Inscri-15 N. inv. 529446, US 458; n. inv. 529962, US 457; n. inv. 553970, sporadico.

16 N. inv. 529955, US 393.

17 N. inv. 554955, US 2001.

18 N. inv. 527859, US 191.

19 Saccocci 1983, pp. 305-306.

20 Nn. inv. 527883, 527884, US 212; n. inv. 527893, US 213; n. inv. 529432, US 458; n. inv. 529961, US 457; nn. inv. 553975, 553971, 627542, 627562, sporadico; n. inv. 537660, US 305; n. inv. 554917, US 325; nn. inv. 578301, 578302, ambiente B.

21 N. inv. 527864, US 193; n. inv. 527881, US 201.

22 N. inv. 527860, US 191; n. inv. 527899, US 305; n. inv. 527900, 527902, US 335; n. inv. 529956, US 455; n. inv. 627537, US 1002; nn. inv. 529960, 529963, US 457; n. inv. 554277, US 1032; n. inv. 554943, US 244; n. inv. 578337, ambiente B; n. inv. 627537, US 1002; n. inv. 627545, US 1080; n. inv. 108688, sporadico.

23 Nn. inv. 527868, 527869, 527876, US 194; n. inv. 527887, US 212; n. inv. 527889, US 203; nn. inv. 529428, 529430, 529952, US 455; n. inv. 554918, US 244; n. inv. 578300, ambiente B; n. inv. 627546, US 1080.

182 PIETRO D’ELISO

vibili in questa categoria di nominali sono, infine, anche sette esemplari del tipo GLORIA

ROMANORVM24 (figg. 72, 73, 88-92), con al rovescio l’imperatore stante e due

prigio-nieri disposti ai suoi lati, uno inginocchiato a sinistra e uno supplicante a destra.

Per quanto riguarda gli AE4 è opportuno segnalare, oltre alla cospicua presenza dei

comuni esemplari del tipo SALVS REIPVBLICAE25 (figg. 70, 71, 75-87) coniati da

Va-lentiniano II, Teodosio I, Arcadio e Onorio, il nominale del tipo SPES ROMANORVM riferibile all’emissione di Magno Massimo e Flavio Vittore, al cui rovescio si osserva

la porta di un accampamento sovrastata da una stella26 (fig. 74), l’esemplare del tipo

VOT/X/MVLT/XX coniato da Valentiniano II in occasione dei vota27 (fig. 61), e quello

con legenda CONCORDIA AVGGG emesso dalla zecca di Aquileia dallo stesso impe-ratore28 (fig. 60).

Il quadro emerso dall’analisi dei marchi di zecca necessita di alcune considerazioni preliminari. Il totale delle monete per cui è stato possibile localizzare con certezza la

sede di produzione o, quanto meno, riconoscerne l’ipotetica provenienza29 corrisponde

solamente al 24%, fatto che impone una certa cautela nel trattamento dei dati, qualora si volesse confrontarli con quanto già è noto in merito alla circolazione monetaria aqui-leiese. Non deve essere trascurato, inoltre, un altro aspetto importante: la natura nomi-nalmente, nonché intrinsecamente, povera di queste monete testimonia una loro desti-nazione d’uso legata perlopiù a piccoli scambi di carattere quotidiano e implica, quindi, un’alta possibilità di circolazione tra possessori diversi in un ristretto lasso di tempo e, di

conseguenza, di essere smarrita accidentalmente30. Proprio per questo motivo i reperti

numismatici qui descritti possono essere considerati come un saggio sostanzialmente realistico della composizione del mercato aquileiese nel IV-V secolo d.C.31.

24 Nn. inv. 527900. 527902, US 335: n. inv. 537698, sporadico; n. inv. 554958, US 1016/1017; n. inv. 554302, US 2004; n. inv. 578248, US 1040; n. inv. 627547, US 1080.

25 Nn. inv. 527865, 527867, US 193; n. inv. 527872, US 194; n. inv. 527882, US 201; n. inv. 527903, US 362; n. inv. 529431, US 455; n. inv. 578284, ambiente A; nn. inv. 578298, 578303, 627556, ambiente B; nn. inv. 627530, 627544, 627561, sporadico; n. inv. 627541, US 1032; n. inv. 627551, US 1080.

26 N. inv. 537692, sporadico.

27 N. inv. 578154, sporadico.

28 N. inv. 529951, US 455.

29 Si tratta di quei casi in cui la zecca non è determinabile con certezza, a causa del cattivo stato di con-servazione del reperto, ma dove la legenda e il tipo al dritto o al rovescio suggeriscono un numero limitato di possibili centri di produzione monetale.

30 Callegher, Passera, Saccocci 2006, p. 247: dimensione, valore nominale e luogo di ritrovamento sono elementi indispensabili per comprendere se una moneta è stata perduta accidentalmente e non più recuperata.

31 Ci si è qui limitati a descrivere la situazione dei nominali tardoantichi, riferibili alle emissioni che vanno dalla metà del IV secolo d.C. circa alla prima metà del V secolo d.C., sia perché costituiscono di fatto la componente di gran lunga più cospicua dell’intero lotto descritto in questo contributo, sia perché queste monete probabilmente circolarono contemporaneamente.

MONETE

La zecca di Aquileia è quella maggiormente attestata (43%), assieme alle zecche di

Siscia (19%), di Roma (5%)32 e di Lugdunum (5%), mentre solo saltuariamente

compa-iono gli ateliers di Arelate, Antiochia, Cizico e Costantinopoli33.

Si segnala, infine, la presenza di monete provenienti da strati di preparazione

pavi-mentale34. Dall’US 305 proviene un AE3 del tipo GLORIA ROMANORVM, coniato

da Valentiniano I, Valente, Graziano o Valentiniano II, databile tra il 364 d.C. e il 378

d.C.35 (fig. 64); alla preparazione di un pavimento musivo, US 314, è riferibile l’AE4

del tipo SPES REIPVBLICE di Costanzo II o Giuliano, collocabile negli anni tra il 355 d.C. e il 361 d.C.36 (fig. 39).

Una moneta talmente corrosa e incrostata da essere completamente illeggibile, ma che dal diametro e dallo spessore del tondello può essere interpretata forse come un

follis tetrarchico o uno coniato secondo gli standard della riforma massenziana, è emersa

dall’US 100737 (fig. 11), relativa sempre a questo tipo di preparazione. Infine, dall’US

1041, strato di bruciato all'interno dell'ambiente F, proviene un sesterzio di Commodo, databile tra il 186 d.C. e il 188 d.C.38 (fig. 4).

Una moneta illeggibile che può essere collocata nel IV-V secolo d.C. proviene, inve-ce, dall’US 1033, riferibile ad una struttura muraria39 (fig. 136).

32 Il quadro emerso rispecchia quello esposto in Callegher 2007, p. 347, dove, dalla seconda metà del IV secolo d.C., le monete della zecca di Aquileia sono le più attestate, costituendo il 50% circa del cir-colante, assieme a quelle di Roma e Siscia. Cfr. anche Cracco Ruggini 1987, p. 214.

33 Dalla zecca di Aquileia provengono diciotto monete, da quella di Siscia nove, dalle zecche di Roma e Lugdunum due. Le altre zecche elencate nel testo contano un solo esemplare.

34 Cfr. Donderer 1984, pp. 177-187. Per l’usanza di deporre monete negli strati di preparazione, cfr. Facchinetti 2008, cc. 151-167, che le considera come offerte di fondazione. La studiosa descrive il signi-ficato simbolico augurale di tali offerte in contesti residenziali. La deposizione di monete poteva avvenire sia su commissione del dominus, in funzione apotropaica e di buon auspicio, sia dagli stessi artigiani, come augurio per la lunga durata delle strutture messe in opera, cfr. Facchinetti 2008, c. 182.

35 N. inv. 527899, US 305. Purtroppo lo stato di conservazione di questa moneta non consente di leggere con maggiore precisione l’autorità emittente ed è, dunque, impossibile restringere ulteriormente la cronologia dell’emissione.

36 N. inv. 554949, US 314.

37 N. inv. 627543, US 1007.

38 N. inv. 554954, US 1041.

184 PIETRO D’ELISO

Tabella 1

TIPO* DESCRIZIONE AUTORITÀ QUANTITÀ

* I numerali che accompagnano la legenda GLORIA ROMANORVM sono gli stessi adottati in LRBC per distinguere i due diversi tipi. Cfr. LRBC, pp. 108-111. PONT MAX TR POT

COS III Felicitas stante con caduceo e cornucopia. S|C. Adriano 1

TR POT XIX IMP III

COS III Providentia stante, recante bastone e scettro. Globo in basso a sinistra. S|C. Marco Aurelio 1 IVNO REGINA Iuno stante rivolta a s., recante patera nella mano d. e scettro nella s. Un

pavone ai suoi piedi a s. S|C. Marco Aurelio per Lucilla 1

CONSERV VRB SVAE

Roma seduta stante, recante globo e scettro in tempio esastilo. Sul frontone

una corona. Massenzio 2

GLORIA EXERCITVS Due soldati stanti, appoggiati agli scudi, e recanti entrambi una lancia. In mezzo a loro una o due insegne.

Costantino I 1

Costantino II 2

Costante 1

Costantino II, Costanzo II,

Costante 1

FEL TEMP

REPARATIO Soldato trafigge un cavaliere morente che alza un braccio volgendosi a d.

Costanzo II 6

Costanzo Gallo 2

Giuliano 1

Costanzo II, Costante 3

Costanzo II, Costante,

Costanzo Gallo, Giuliano 1

Costanzo Gallo, Giuliano 1

FEL TEMP REPARATIO

Imperatore in abiti militari stante su una galera recante un globo con fenice nella d. e un’insegna con ☧ nella s. A destra una vittoria alata.

Costante 2

SPES REIPVBLICE Virtus elmata a s., recante globo e lancia.

Costanzo II 2

Giuliano 1

Costanzo II, Giuliano 1

VICTORIAE DD

AVGG Q NN Due vittorie affrontate, recanti entrambe una corona e una palma.

Costanzo II, Costante 2

Costante 1

CONCORDIA MILITVM

Imperatore stante, con stella sul capo e recante uno stendardo su entrambi i lati.

III nel campo a s. Costanzo Gallo 1

SECVRITAS

REIPVBLICAE Vittoria andante a s., con corona nella mano d. e palma nella s.

Valentiniano I 3

Valente 2

Valentiniano I, Valente 4

Valentiniano I, Valente,

MONETE

GLORIA ROMANORVM (8)

Imperatore andante a d. nell’atto di trascinare un prigioniero con la mano d. e recante il labarum nella mano s.

Valentiniano I 3 Valente 3 Graziano 1 Valentiniano I, Valente, Graziano 1 Valentiniano I, Valente, Graziano, Valentiniano II 3

REPARATIO REIPVB Imperatore stante che trattiene con la d. una donna inginocchiata e recante

una vittoria nella s. Graziano 1

CONCORDIA AVGGG Roma elmata stante, seduta e recante

globo e lancia. Valentiniano II 1

VOT/X/MVLT/XX Legenda inserita in una corona. Valentiniano II 1

SALVS REIPVBLICAE Vittoria andante a s. nell’atto di trascinare un prigioniero.

Teodosio I 1

Onorio 1

Valentiniano II, Teodosio I,

Arcadio, Onorio 13

SPES ROMANORVM Porta di un accampamento sovrastata da una stella. Magno Massimo, Flavio Vittore 1 GLORIA

ROMANORVM (11)

Imperatore stante rivolto a d., un prigioniero inginocchiato a s e uno supplicante a d.

Onorio 2

Onorio, Teodosio II 5

Grafico 1

Sesterzi Assi Antoniniani Folles Folles AE2 AE3 AE4 costantiniani

186 PIETRO D’ELISO Catalogo40 1. Adriano N. inv. 529434, US 458 (fig. 1). Sesterzio, (119 d.C.); Roma. Æ; Ø mm 33; gr. 20,12; h 6.

D/ IMP CAESAR TRAIANVS HADRIANVS AVG Busto laureato a d.

R/ PONT MAX TR POT COS III

Felicitas stante con caduceo e cornucopia. S|C. RIC II, p. 411, n. 563 a.

2. Marco Aurelio

N. inv. 527895, US 211 (fig. 2). Sesterzio, (164-165 d.C.); Roma. Æ; Ø mm 33; gr. 27,99; h 9.

D/ M AVREL ANTONINVS AVG ARMENIACVS PM Busto laureato e corazzato a d.

R/ TR POT XIX IMP III COS III

Providentia stante, recante bastone e scettro. Globo in basso a sinistra. S|C. RIC III, p. 285, n. 912.

3. Marco Aurelio per Lucilla

N. inv. 554891, US 2000 (fig. 3). Asse, (163-169 d.C.); Roma. Æ; Ø mm 24; gr. 12,21; h 6. D/ [LVCIL]LA [AV]GV[STA] Busto femminile drappeggiato a d. R/ [IVNO REGINA]

Iuno stante rivolta a s., recante patera nella mano d. e scettro nella s. Un pavone ai suoi piedi a s. S|C.

RIC III, p. 353, n. 1752.

Note: moneta consunta e ossidata.

40 Per l’apparato dei segni diacritici e per la scelta dei repertori di riferimento, ci si rifà al modello pro-posto nella pubblicazione dello scavo di via Crosada a Trieste. Cfr. Merlatti 2007d, pp. 11-14 e Callegher 2007b, pp. 326-332. L’identificazione delle monete, quando possibile, è indicata sia con la classificazione for-nita dal RIC sia con quella di LRBC, mentre in alcuni casi è stato possibile proporre solamente una generica identificazione del tipo al rovescio tramite il riferimento alle tavole di LRBC. La datazione dei reperti è quella fornita dal RIC; in alcuni casi, infatti, la cronologia dei reperti non combacia nei due repertori.

Documenti correlati