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5.1 – Ricerca delle aree a querceto

La ricerca delle aree a querceto analizzate in questo lavoro è frutto di diverse metodologie.

Se da un lato si è preferito consultare fonti attendibili in materia (bibliografia sull'argomento, carte tecniche regionali o provinciali), è stata altresì utile la raccolta di informazioni attraverso la popolazione locale, ben disposta in questo senso.

Si è inoltre sperimentata con successo una via alternativa: l'analisi delle ricostruzioni grafiche disponibili in “Google Maps”, software di applicazione grafica che permette di visualizzare foto aeree e/o satellitari dal proprio computer.

Il metodo ha permesso di distinguere con sufficiente precisione il colore e la forma delle chiome delle querce rispetto ad altre principali formazioni (castagneti e robinieti).

In via pratica, dopo aver preso in visione un bosco puro di querce e dopo averne individuato la posizione topografica nel colle, se ne è ricercata l'ubicazione nelle foto aeree disponibili con il software e da qui è emersa una stretta correlazione tra bosco visto in campo e rappresentazione fotografica dello stesso.

Il procedimento si è ripetuto tale e quale per individuare porzioni di castagneti e robinieti, al fine di mostrare nell'esempio della pagina successiva questa diversità di habitus delle chiome.

Il castagno, caratterizzato com'è noto da una fogliazione tardiva, è facilmente individuabile dalla fotografia aerea, scattata i primi giorni di Aprile 2010: la chioma è ancora spoglia, si intravedono le ramificazioni principali.

I robinieti invece, essendo trattati a ceduo, molto raramente raggiungono una dimensione della chioma notevole, e si presentano graficamente (nella foto scattata invece in estate) come dei grandi tappeti verdi con chiome indistinguibili tra di loro.

L'eventuale presenza di chiome defoliate o di individui morti (di tutte e tre le specie sopra citate) non ha inficiato il metodo di ricerca.

Qui di seguito verranno esposti tre esempi per dimostrare la diversità di aspetto che le chiome presentano dalla foto aerea.

Fig. 5.1, castagni

Fig. 5.2, querce

Da notare nella parte superiore della fig. 5.3 la presenza di alcune chiome di colore chiaro: si tratta di rosacee in fioritura, presumibilmente ciliegi.

Nelle fig. 5.4 e 5.5, invece, si presenterà un esempio di bosco misto, con le tre principali formazioni sopra descritte.

Fig. 5.4, foto aerea di un bosco misto (Montello)

Fig. 5.5, individuazione dei tipi forestali (Q: quercia, C: castagno, R: robinia)

5.2 - Modalità dei rilievi in campo

Le aree oggetto dello studio sono quattro, individuate nella fig. 5.6 con pallini gialli.

Si tratta chiaramente di una rappresentazione qualitativa: per l'ubicazione precisa si fa riferimento alle carte tecniche regionali citate in appendice.

Dalla fig. 5.6 si vedono quattro zone, distanti mediamente tra di loro da uno a due kilometri. In realtà, tale divisione ha valenza più topografica che forestale, poiché i popolamenti presentavano caratteri morfologici diversi anche se confinanti tra di loro. Si è quindi tenuto conto di diverse esposizioni solari, diversi tipi di governo, diverse pendenze del terreno etc.

Di conseguenza, la suddivisione che risulta più congeniale è visibile in tabella 5.7

Macro area Area Totale querce

analizzate Totale querce per Macro area

M1 A1 8 17 A2 9 M2 A3 10 46 A4 12 A5 24 M3 A6 21 21 M4 A7 19 19

Tab. 5.7, suddivisione e numero di querce schedate nelle varie aree

I rilievi sono cominciati a Marzo e conclusi in Aprile 2011. Protrarsi oltre quest'ultimo mese avrebbe reso difficoltoso la buona riuscita delle operazioni, a causa dell'incipiente fogliazione del sottobosco.

Difatti, molti dei parametri rilevati in campo (altezza delle piante, proiezione chioma, inserzione rami principali, valutazioni del toppo legnoso) sono suscettibili di errore se l'osservatore non ha a sua disposizione la completa visibilità di tutte le porzioni della pianta.

La strumentazione utilizzata comprende:

 cavalletto dendrometrico (portata 80cm)  ipsometro Suunto

 rotella metrica (portata 20m)  bussola a traguardo

Prendendo in considerazione le piante con diametro superiore a 40cm, si procede alla misura di tutti i dati richiesti nella scheda di valutazione.

Nel caso pratico, si parte da un esemplare e si procede verso quello successivo più vicino, come in fig. 5.9:

Trattasi di un accorgimento che, unitamente alla collocazione di cartellini numerati alla base delle piante, ha permesso di non incappare in esemplari già valutati.

Si inizia dunque con i dati relativi alla pianta, poi si passa alle valutazioni del toppo, infine si studia il bosco circostante.

Si rimanda alla sezione allegati per la consultazione di una scheda di valutazione tipo.

Attorno a queste querce si sono create delle aree di saggio (da qui innanzi indicate con ADS) di dimensioni circolari aventi un raggio di 10m, quindi con area uguale a 314m2.

All'interno di queste ADS si sono misurati i diametri a petto d'uomo di tutte le specie arboree presenti sopra di 10cm di diametro; eventualmente, quindi, anche le querce poi valutate singolarmente nell'apposita scheda.

Fig. 5.8, rappresentazione schematica delle

querce dall'alto Fig. 5.9, modalità di progressione del rilievo

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La fig. 5.10 mostra un esempio di come si svolgono i rilievi all'interno dell'ADS: i pallini neri rappresentano querce con D1.30> 40cm, i pallini grigi querce più piccole o altre specie forestali con D1.30> 10cm.

Nel caso della quercia n.5, si prendono i diametri delle querce n.4 e n.6, più i tre diametri delle piante piccole (querce o altre specie, rappresentate dai pallini grigi.

In questo lavoro sono stati presi due diametri per ogni quercia schedata, secondo un orientamento Nord-Sud ed Est-Ovest. In rari casi, anche piante con diametro massimo superiore a 40cm ma diametro minimo inferiore (questo fatto, nell'elaborazione dati, ha generato diametri medi anche inferiori ai 40cm, seppur di minime quantità).

In casi straordinarî, non è stato possibile usare il cavalletto dendrometrico per misurare diametri superiori agli 80cm, dunque si è stimato un valore di diametro medio a partire dalla circonferenza del fusto (misurata con rotella metrica).

Si passa ora a descrivere il metodo di valutazione dei toppi legnosi.

Accanto a valori numerici dimensionali presenti nella sezione “pianta”, nella scheda di valutazione del toppo compaiono voti numerici da 1 a 5, detti voti parziali.

Il valore 1 sta ad indicare una minima quantità rispetto alla voce considerata, 5 la quantità massima.

Se per esempio, alla voce “spiralatura” è assegnato un 5, ci troviamo di fronte a un toppo molto spiralato. Viceversa, un valore di 1 indica un toppo con scanalature della corteccia parallele all'asse del fusto.

Naturalmente, i valori intermedi 2, 3 e 4 stanno ad indicare una media di valutazione rispetto all'esempio sopra citato.

Per quanto riguarda le voci “attacchi parassitari” e “ferite”, il discorso è leggermente diverso, e si stabilisce la legenda seguente:

 voto 1, attacchi parassitari o ferite NON APPREZZABILI

 voto 3, ferite NETTAMENTE VISIBILI o attacchi parassitari SOSPETTI, si suppone che essi contribuiscano a deprezzare il toppo

 voto 5, attacchi parassitari o ferite NOTEVOLI, che compromettono seriamente l'utilizzo del toppo

Il campo “migliorabilità” indica la possibilità o meno che il toppo possa essere utilizzato in una porzione particolare, secondo la legenda:

 voto 1, toppo NON MIGLIORABILE, di qualità scadente

 voto 3, toppo SUFFICIENTEMENTE MIGLIORABILE in una delle sue parti  voto 5, toppo MOLTO MIGLIORABILE in una delle sue parti.

La casella “migliorabilità” è ovviamente non considerata quando il toppo è già buono a priori, non essendoci la necessità di selezionarne una parte specifica. In fondo alla sezione “pianta” e “toppo” compare una valutazione generale, espressa in 5 caselle, con possibilità di apporre voti intermedi.

Si tratta di un valore che nel caso del toppo sintetizza una media tra i voti parziali, nel caso della pianta ha una validità più generale, basata sul portamento e sulla struttura in sé.

La quantità di crocette barrate è direttamente proporzionale alla bontà della pianta o del toppo.

Ad esempio, una pianta con voto generale 5 è un esemplare che si presenta con una chioma bilanciata, eccentricità ridotta, assenza di ferite nel cimale, assenza di cretti da gelo o di rami spezzati, e in generale un ottimo aspetto esteriore.

Di seguito verranno posti degli esempi di toppi con voto parziale massimo.

Fig. 5.11, inclinazione 4 Fig. 5.12, migliorabilità 4 (dal colletto alla freccia)

Passando alla sezione “bosco”, si annotano uno dei tre possibili governi: fustaia, ceduo semplice e ceduo composto.

Nelle 7 aree considerate, non sono stati rilevati popolamenti a ceduo semplice. Dopo di ciò, si misura la distanza tra la pianta (D1.30> 40cm) appena valutata e la prossima successiva più vicina: l'importanza di questo dato è fondamentale poiché a partire da qui è possibile calcolare la densità del popolamento.

Successivamente, si stima la distanza media tra tutte le piante con D1.30> 10cm.

5.3 - Modalità di elaborazione dati

I dati contenuti nelle schede di valutazione sono stati elaborati mediante un foglio elettronico.

Si elencano di seguito i parametri che verranno esposti nel capitolo “risultati”. Il primo dato rappresentato (D1.30) è il diametro medio (preso a petto d'uomo) del popolamento. È un valore che non deriva dalla media aritmetica dei diametri delle singole piante ma dalla scelta di un solo diametro corrispondente a un soggetto che abbia area basimetrica media (La Marca, 2004).

“H.tot” è l'altezza totale, e riguarda tutto il fusto della pianta, dal colletto fino al cimale. Il dato che appare è una media aritmetica dei valori delle singole piante. “H.ic” è l'altezza di inserzione chioma. Questo dato ha una valenza più selvicolturale che morfologica in se: si è cercato di stimare una via di mezzo tra l'inizio dei rami secondari e il punto immediatamente più alto di inserzione della chioma vera e propria. Si tratta di un accorgimento che media tra due valori spesso vicini se consideriamo piante isolate; viceversa, è stato notato come in soprassuoli densi questa distanza tenda a crescere sensibilmente.

In ogni caso, le biforcazioni nettamente visibili sono state appuntate nei commenti relativi al toppo: ne deriva che una biforcazione a 2mt da terra, pur non essendo influente per dedurre il punto di inserzione chioma, va comunque a ripercuotersi sulla qualità dell'assortimento.

“BC” rappresenta il bilanciamento della chioma.

I quattro dati rilevati in campo riguardano la proiezione della chioma a terra secondo i quattro assi cartesiani. Immettendo questi valori in un foglio elettronico, si è calcolata la deviazione standard, ovvero il grado di dispersione dei dati. Questo ha permesso di valutare il grado di uniformità della chioma: più essa è bilanciata (più i quattro valori si avvicinano tra di loro), più il valore tende a zero.

“Htot/ D1.30” è il rapporto tra l'altezza totale della pianta e il suo diametro preso a petto d'uomo. In dendrometria è definito come “rapporto di snellezza”, o “rapporto isodiametrico”, ed è un parametro che indica la stabilità del

soprassuolo nei confronti di sollecitazioni conseguenti ad eventi meteorici.

Più alto è questo coefficiente, meno stabili sono le piante; per convenzione, il dato viene presentato come numero intero.

“AIC" è l'area di incidenza della chioma, calcolata considerando gli assi di proiezione a terra come dei quarti di ellisse. Il dato viene presentato in metri quadrati e svela lo spazio occupato dalle chiome, permettendo di capire come esse influiscono sullo sviluppo della struttura aerea del popolamento.

6. RISULTATI

Qui di seguito verranno presentate tabelle, grafici e osservazioni divise in tre parti, analogamente a quanto successo per le fasi di valutazione delle singole querce (prima la pianta, poi il toppo, infine l'analisi del bosco circostante).

6.1 – Piante

La tabella 6.1 mostra i dati dendrometrici principali per le sette aree considerate.

A1 A2 A3 A4 A5 A6 A7 Media totale D1.30[cm] 70,5 46,0 46,5 61 58,5 58,5 62,5 57,6 H.tot [m] 27,4 31,7 25,7 31 31,9 27,9 30,2 29,7 H.ic [m] 7,8 12,9 8,5 11,1 13 16,2 11,9 11,6 BC [DS] 2,1 1,7 2 2,1 2,7 2,8 2,2 2,2 Htot/D1.30 42 67 54 54 57 58 50 55 AIC [m2] 149,5 45,5 18,4 45,6 58,0 122,3 70,0 72,7

Tabella 6.1, principali valori dendrometrici dei popolamenti

Al fine di comprendere meglio la distribuzione dei diametri in tutte e 7 le aree considerate, si è costruito un grafico (fig. 6.2) con le relative frequenze, dove i diametri sono espressi in classi.

Ad esempio, la classe del “50” comprende tutti gli individui da 47,5cm a 52,5 cm di diametro, estremi inclusi.

Si nota una predominanza di soggetti (quasi i tre quarti sul totale) che presentano diametri medi dai 45 ai 65cm, corrispondenti grossomodo ad esemplari tra i 45 e i 65 anni (in questi boschi, un anno di vita corrisponde ad un accrescimento diametrico di un centimetro circa (De Battisti, in verbis)).

Dalla classe del 65 si scende bruscamente fino alle classi 85 e 90, fino a raggiungere i due maestosi esemplari di 115 e 125cm.

Fig. 6.2, distribuzione di frequenza dei diametri (tutte le aree considerate)

40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 95 100 105 110 115 120 125 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 Classe diametrica [cm] F re qu en za

6.2 – Assortimenti

La tabella 6.3 mostra la media dei voti parziali riguardanti i toppi legnosi, divisi per area considerata.

A1 A2 A3 A4 A5 A6 A7 Media totale sinuosità 2,6 2,5 1,3 2,5 2,5 2,4 2,4 2,3 eccentricità 2,1 2,4 3 3 2,9 2,8 3 2,7 Attacchi parassitari 1,1 2,4 2,5 2,3 2,2 2,5 2 2,1 spiralatura 1,8 1,4 1,9 2,4 2,5 2,4 3,1 2,2 ferite 1,4 1,7 2,4 2,5 2,3 2,5 2,4 2,2 inclinazione 2,6 2,4 2,7 2,7 2,2 2,4 2,1 2,4 migliorabilità 2,6 2,3 2,5 2,5 1,8 2 2,3 2,3

Media valori (esclusa migliorabilità)

1,93 2,13 2,72 2,57 2,43 2,5 2,5

-Tabella 6.3, voti parziali dei toppi e relativi valori medi

Come già detto nel capitolo “materiali e metodi”, il voto è espresso in quinti, e a valori tendenti all'uno corrispondono assortimenti di pregio.

Dalla tabella 6.3 si può notare come i voti si assomiglino dalla A4 fino alla A7. Viceversa, in A1 si ha una media di valori che suggerirebbe una buona qualità degli assortimenti, anche in virtù del fatto che le piante presentano diametri notevoli (70cm circa), ma dai quali si potrebbe utilizzare solo un toppo, considerata l'inserzione chioma uguale a 7,8metri (cfr. tab. 6.1).

La A2, potenzialmente potrebbe avere le stesse caratteristiche della A1, ma l'eccessiva densità del soprassuolo (4metri di distanza media tra esemplari con D1.30>40cm), ha esasperato la concorrenza tra le querce stesse, e non essendoci state cure colturali, gli esemplari migliori non sono riusciti ad avere una posizione privilegiata rispetto agli altri, prediligendo così lo sviluppo in altezza alla crescita diametrica.

Situazione questa che risulta esasperata nella A3, dove la distanza media tra una pianta e la successiva è addirittura 2.8m. Il risultato è un boschetto denso ma dai fusti gracili, inetti alla trancia, o perché troppo piccoli o per evidenti ferite o attacchi parassitari.

mediamente piuttosto scarsa, anche se sporadicamente spicca qualche esemplare di pregio.

Inoltre, laddove fosse stato possibile ritrarre buoni assortimenti da porzioni di fusti, il voto “migliorabilità” non consente di varare questa ipotesi, dato che un voto compreso tra 1.8 e 2.5 corrisponde a una scarsa attitudine in questo senso.

6.3 – Bosco

Come nei paragrafi precedenti, si presenteranno i dati elaborati divisi per le sette aree considerate.

Sottostanti alla denominazione dell'area, vengono riportate in ordine le seguenti informazioni.

– Tipo di governo, individuato in base alla mole delle querce, alla loro distribuzione e valutando l'aspetto dell'orizzonte dominante/dominato. – Densità delle querce, ricavato dall'elaborazione del dato di distanza media

(anch'esso presente nella tabella) tra le querce con D1.30>40cm

Densità del bosco, riferito all'analisi delle ADS sulla base del valore di distanza media tra le piante con D1.30>10cm

– Densità totale del bosco, dato ricavato dalla somma dei due valori di densità di cui sopra.

I valori di densità per ettaro rappresentano una stima, ricavata dal dato di distanza media tra gli esemplari, discorso che vale per le querce schedate (D1.30>40cm), e per le altre specie forestali (D1.30>10cm).

Sotto il grafico a “torta”, compare una tabella che fornisce per ciascuna specie il diametro medio a petto d'uomo e la deviazione standard ad essa associata. Analogamente a quanto descritto per il “bilanciamento della chioma” (pag. 41) quest'ultimo dato dà un'idea del grado di dispersione del dato medio.

Per “carpino” si intende Carpinus Betulus L. (carpino bianco), nelle tabelle non specificato per problemi di spazio.

Per quanto riguarda il ciliegio e la betulla è stato ritenuto sufficiente citarne solamente il genere, tralasciando la specie.

Carpino Robinia Orniello Frassino Ciliegio Castagno Quercia

Dm [cm] 16,8 17 14,3 20,5 11 33 67,7

Dev. st. 5,15 6,4 5,1 0,7 - 13,4 9,6

Robinia Frassino Quercia Castagno Faggio

Dm [cm] 18 11 35,8 44,4 36,5

Dev. st. 0 1 23,7 9,6 4,2

Faggio Castagno Quercia

Dm [cm] 25 27,4 39,7

Dev. st. 16,7 3,7 11,4

Carpino Frassino Ciliegio Castagno Quercia Faggio Pioppo

Dm [cm] 16,5 11,8 23,7 28,2 46,3 20,7 28,7

Dev.st. 5,3 1,3 4,8 6,9 15,2 16,7 1,2

Carpino Frassino Ciliegio Faggio Robinia Castagno Quercia

Dm [cm] 16,2 18,5 10 25,9 30,3 20,7 48,7

Dev.st. 5,4 10,6 0 5,6 2,9 9,1 13,9

Carpino Frassino Ciliegio Faggio Robinia Castagno Gleditsia Quercia

Dm [cm] 11 12 14 37 11,9 36,8 10 44,4

Dev. st. - 3,1 3,6 - 2,3 11,5 - 13,8

Carpino Robinia Frassino Ciliegio Castagno Quercia Faggio Betulla

Dm [cm] 23,3 11 14,4 22 23,4 53,8 36,9 35

Dev.St. 8,4 0,9 19,7 0 17,8 18 19,7 0

Composizione arborea generale

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