• Non ci sono risultati.

Questo articolo offre un’introduzione al progetto nEU-Med, collocandolo all’interno delle linee di ricerca dell’archeologia medievale italiana e proponendo al contempo un modello rela- tivo ai cambiamenti funzionali dei siti localizzati nella Valle del Cornia e del Pecora tra VII e XII secolo, a seguito della prima stagione di ricerche sul campo svolte nel 2015-2016.

Le basi del progetto si fondano su oltre trent’anni di ricerche archeologiche condotte da Riccardo Francovich nella Maremma Toscana prima della sua prematura scomparsa. In tal senso pochi distretti sub-regionali dell’Europa Medievale sono stati sottoposti ad un vaglio archeologico così approfondito come l’area che comprende le Colline Metallifere, il litorale costiero che si estende dall’antica città di Populonia al centro urbano che diverrà suo erede nel Medioevo, Piombino, proseguendo a sud fino a Grosseto. Obiettivo del progetto è quello di mettere in luce le dinamiche che hanno coinvolto una porzione di co- sta italiana, che racchiude anche il comprensorio delle Colline Metallifere nell’immediato entroterra, e come questa si è inter- facciata con il Mediterraneo nel corso dell’epoca post-classica. Il progetto nEU-Med ha colto sin dal suo avvio che l’attuale dato archeologico testimonia l’illusorietá di un Mediterraneo (post- classico) unitario ed immutabile. Esso in realtá, in seguito alla dissoluzione dell’Impero Romano, si andó articolando attorno ad una serie di reti frammentarie e localizzate, come prima dell’avvento del mondo classico.

Il nostro scopo è dunque quello di comprendere come i corridoi fluviali dei fiumi Cornia e Pecora, localizzati tra il Tirreno e le Colline Metallifere, andarono a rapportarsi con il Mediterraneo dopo la tarda antichitá, se ció mai avvenne, in assenza di un chiaro sbocco portuale, prima dell’emergere di Pisa tra XII e XIII secolo, e quale ruolo giocarono i possibili interventi politici dal Nord Europa nel condizionare l’evoluzione di questo distretto territoriale.

L’emergere di nuovi dati solleva una serie di quesiti che si con- cretizzeranno in ulteriori ricerche da portare avanti nei prossimi tre anni. Questi dati possono essere riassunti nei seguenti punti 1. Ricerche paeloambientali hanno dimostrato come la Valle del Pecora ha subito una rilevante trasformazione tra la fine del IX e l’XI secolo. Durante questo periodo il fiume fu probabilmente irregimentato e parallelamente, a partire dal X secolo inoltrato, furono introdotte nuove coltivazioni tra cui l’olivo ed il casta- gno. Tali cambiamenti sembrano avvenire in concomitanza alla creazione a Vetricella di un sito ubicato tra il tracciato della via Aurelia e la porzione orientale della laguna interna di Scarlino.

Lo schema insediativo subì diverse trasformazioni tra VII e XII secolo.

2. Durante il VII secolo la funzione di porto di cabotaggio, svolta da Portus Scabris, sembra in larga parte perduta.

È probabile che Vetricella fosse concepito come un piccolo “punto di scalo”, anche se la sua esatta funzione deve essere

Nel IX e X secolo (in base alle datazioni al radiocarbonio) Vetricella divenne un sito amministrativo caratterizzato da un’inusuale ma ben distinta articolazione planimetrica, anche se l’apparente mancanza di strutture quali alloggiamenti per un seguito, officine, oppure un edificio con funzioni religiose, porterebbe a suggerire un ruolo ben piú limitato. Questo forse consisteva nell’amministrare, come punto di snodo, attivitá di stoccaggio e produttive metallurgiche possibilmente svolte nell’immediato circondario (anche se questo é ancora da sta- bilire con certezza). Non è ancora chiaro se queste ultime sono da ricondurre alla produzione di utensili e di equipaggiamento equestre in ferro, qui documentati in significative quantitá. Per il sito non si possono escludere funzioni di tipo fiscale; in tale senso la presenza di un cospicuo numero di monete è particolarmente interessante. La ricca cultura materiale sinora rinvenuta non offre quasi nessuna evidenza che porti a sugge- rire un nesso tra il sito ed il Mediterraneo. Anfore globulari e pietra ollare, ad esempio, non sono documentate e malgrado la prossimità con il Tirreno, i beni d’importazione sono evi- dentemente esigui.

Dall’XI secolo inoltrato, con il revival dei traffici marittimi nel Mediterraneo, l’emergere di Pisa come potenza navale, l’e- spansione del ruolo urbano giocato dalla vicina Massa Marittima e l’aumentare dell’output produttivo nei villaggi, Vetricella assunse una nuova forma che perdurò almeno per un paio di generazioni. I precedenti edifici furono demoliti o rimossi, rim- piazzati da anonime strutture in materiale deperibile in alcuni casi associate ancora a strutture di lavorazione del ferro. Un tale cambiamento deve essere ancora spiegato. È ugualmente poco chiaro come tale cambiamento possa essere in qualche modo rap- portato allo sviluppo dei vicini villaggi d’altura tra cui Scarlino. Tra questa fase e la fine della precedente è da ricondurre una serie di sepolture di individui di età adulta e infantile forse facenti parte di una più estesa area cimiteriale ancora da indagare Nel corso dell’XI secolo il sito, la cui vita si era dipanata per circa trecento-quattrocento anni, fu abbandonato.

3) Le analisi archeometriche condotte sulle monete hanno evidenziato la presenza di diversi elementi in traccia, che riconducono le origini dell’argento impiegato nelle monetazione dell’Italia centro-settentrionale alto medievale a diverse fonti di approvigionamento, tra cui la catena montuosa dell’Harz. Di contro l’argento dalle Colline Metallifere non sembra essere stato utilizzato.

In seguito ai primi due anni di progetto appare evidente che esistono le potenzialitá per revisionare alcuni dei temi principali della storia del Mediterraneo attraverso un approccio multidisci- plinare che attinge in egual misura da metodologie d’indagine archeologica ed ambientale.

Mentre prendiamo coscienza che buona parte delle micro- storie sull’ascesa delle signorie in questa regione dovrá essere rivalutata, ciononostante, se potremo finalmente identificare cronologie precise, il progetto non solo offrirá una finestra sul Mediterraneo ed il Mar Tirreno in particolare, ma renderá anche giustizia alla visione di Riccardo Francovich di riscrivere la storia della Toscana nei primi secoli del Medioevo.

Davide Susini, Carmine Lubritto, Gaetano Di Pasquale

ALTERAZIONI DI PAESAGGIO