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Con “Maiser” (Marcos y Marcos), Fabiano Albor- ghetti ha scritto in versi il romanzo dello sradi- camento, della malattia, della cura e della mor- te. Maiser, termine spregiativo usato in passato nella Svizzera in lingua tedesca, indica l’uomo del mais, il contadino, e in generale i lavoratori italiani. La narrazione ha inizio nel 1948: «Era un uomo normale, come altri forse / e bello, Bruno. L’inizio, è da questo momento / in poi: la storia comune di un uomo normale / in un dopoguerra di anni affamati / e di affanni». Nelle tre parti del libro scorrono sessant’anni di vita del protago- nista e della sua famiglia, sessant’anni di storia sociale e politica, con i ricordi dell’era fascista, della guerra, dell’inondazione del Polesine, con la bomba alla stazione di Bologna, le Brigate Ros- se, l’omicidio di Aldo Moro.

Il racconto prende l’avvio dagli stenti e dalle fa- tiche di una famiglia di mezzadri di Amelia, un piccolo borgo dell’Umbria. Per arrotondare, Bru- no suona la fisarmonica nelle sagre e deve versa- re al padre padrone la metà di quanto guadagna. Si innamora di Firmina, una giovane di un borgo vicino. Si sposano, ma è tale la povertà che per campare devono emigrare in Svizzera, nel Can- ton Ticino. Attraversano l’Italia in treno, li trovia- mo alle prese con le difficoltà burocratiche alla dogana, fino al lavoro di Bruno, prima contadino poi salariato e anche Firmina andrà a servizio in una casa a Mendrisio.

Il narratore intesse la storia con flashback: Bruno «tutto ricorda». Cosa ricorda Bruno? Ad emergere sono alcune piccole e grandi svolte della vita, con le fatiche, lo sradicamento dalla famiglia d’origi- ne, dalla lingua, dalla propria identità. Ma Bruno ricorda anche la gioia per alcune conquiste: l’ar- rivo dei due figli (in un tempo in cui agli immi- grati era vietato averne e i bimbi avrebbero dovu- to essere rimpatriati, ma loro trovano qualcuno che li aiuterà a tenerli con sé). Bruno – dimagrito

dal lavoro tanto che deve tener su i calzoni con lo spago – continua ad andare a suonare polke, mazurke e le canzoni italiane alle sagre per gua- dagnare qualche franco in più. Fino all’arrivo di un discreto benessere, un lavoro migliore, una casa borghese, una educazione superiore per i figli e sempre, sempre, la nostalgia di casa, dove tornano per le elezioni e per le vacanze fino a che riescono a comperarsi una casetta nel borgo, dove tutto è cambiato ma dove sperano sempre di ritornare.

L’ultima sezione è dedicata a “Il coraggio degli imperfetti” ovvero ai famigliari che si prendono cura di Bruno che, colpito dalla malattia di Alzhei- mer, «non ricorda più gnènte». Già il titolo di que- sta sezione sottolinea il coraggio dei famigliari nel far fronte a emergenze difficili da gestire. Dal narratore sappiamo che al paese, anche Zef- ferino, l’anziano padre di Bruno e alcuni fratel- li sono stati colpiti dall’Alzheimer, ma l’esordio della malattia di Bruno lo racconta la figlia: «Poi mi racconti di quando è stato l’inizio / i piccoli segni senza appiglio né storia / i nomi mancati o mancanti i dettagli / le chiavi di casa lasciate là / poi il più manifesto e fu dopo la spesa / la strada perduta dalla Migros per casa / che è tutta diritta ma poi chissà / una svolta un cartello / e c’ha impiegato due ore / traversando campagne fino giù a Novazzano / bestemmiando incazzato con Fermina di lato / con le mani giunte dire Bruno hai sbagliato».

A Mendrisio Bruno cerca le colline del borgo di Amelia; quando lo portano ad Amelia non rico- nosce più né il posto né le persone. Fino a che i famigliari non riescono più mantenere la pro- messa di curarlo in casa e Bruno finirà sulla se- dia a rotelle in una casa di riposo in Svizzera. Lo riporteranno al paese con il funerale: «Ha fatto tardi ma è rincasato».

Il finale resta aperto: «E dicendo di quell’uno / di quanti altri avrai parlato? / Adesso aspetta / guardati attorno. / Ricomincia daccapo». L’invito è di osservare gli altri contro l’oblio della storia individuale e di quella collettiva: infinite storie che possono diventare memoria.

1. Tritschler L, et al. Expert Rev Clin Pharmacol. 2014;7(6):731-45. @LundbeckItalia Lundbeck Italia

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