Banca Centrale Europea lascia i tassi invariati; Fed li aumenta Nella riunione del 14 aprile 2022 il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, ha deciso di lasciare i tassi di interesse invariati: il saggio di riferimento resta fermo a zero mentre quello sui depositi è negativo e pari a -0,5%. In breve, ecco quanto detto dalla BCE:
“l’aggressione della Russia all’Ucraina sta causando enormi sofferenze.
Ha inoltre ripercussioni sull’economia, in Europa e al di là dei suoi confini. Il conflitto e l’incertezza connessa pesano considerevolmente sulla fiducia delle imprese e dei consumatori. Le turbative nell’interscambio determinano nuove carenze di materiali e input.
L’impennata dei prezzi dell’energia e delle materie prime riduce la domanda e frena la produzione. L’andamento dell’economia dipenderà in maniera cruciale dall’evoluzione del conflitto, dall’impatto delle sanzioni vigenti e da eventuali ulteriori misure. Allo stesso tempo, l’attività economica continua a essere sostenuta dalla riapertura dell’economia dopo la fase critica della pandemia. L’inflazione è aumentata in misura significativa e rimarrà elevata nei prossimi mesi, soprattutto a causa del forte incremento dei costi dell’energia. Le pressioni inflazionistiche si sono intensificate in molti settori. Il Consiglio direttivo ha ritenuto che i dati pervenuti dopo l’ultima riunione rafforzino la sua aspettativa che gli acquisti netti nell’ambito del Programma di acquisto di attività dovrebbero concludersi nel terzo trimestre. In futuro, la politica monetaria della BCE dipenderà dai nuovi dati e dall’evolversi della valutazione delle prospettive da parte del Consiglio direttivo. Nelle attuali condizioni caratterizzate da elevata incertezza, il Consiglio direttivo manterrà gradualità, flessibilità e apertura alle opzioni nella conduzione della politica monetaria. Esso intraprenderà qualsiasi azione necessaria per adempiere il mandato della BCE di perseguire la stabilità dei prezzi e per contribuire a preservare la stabilità finanziaria.” In dettaglio, gli acquisti netti mensili nel quadro
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del PAA saranno pari a 40 miliardi di euro ad aprile, 30 miliardi di euro a maggio e 20 miliardi di euro a giugno. Relativamente invece al PEPP, il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PEPP almeno sino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria. Mentre riguardo le Operazioni di rifinanziamento, la BCE continuerà a seguire le condizioni di finanziamento delle banche e ad assicurare che la scadenza delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine della terza serie (OMRLT-III) non ostacoli l’ordinata trasmissione della politica monetaria.
La Federal Reserve, nella riunione di marzo 2022, ha incrementato il saggio di riferimento dello 0,25%, ora fissato in un intervallo compreso tra lo 0,25% e lo 0,5%. La banca centrale statunitense ha segnalato che continuerà a monitorare tutte le informazioni macroeconomiche e non esclude di modificare la posizione di politica monetaria nel caso in cui dovessero emergere rischi che potrebbero impedire il raggiungimento dei target fissati dal FOMC. Secondo le proiezioni fornite dal FOMC la maggior parte dei membri ipotizza che i tassi di interesse possano salire fino all'1,5-2% entro la fine del 2022, per stabilizzarsi intorno al 2,5% nel lungo termine.
In lieve aumento ma sempre in territorio negativo l’euribor a 3 mesi: -0,50% il valore registrato nella media di marzo 2022. In aumento il tasso sui contratti di interest rate swaps
Il tasso euribor a tre mesi nella media del mese di marzo 2022 era pari a -0,50% (-0,53% nel mese precedente; cfr. Grafico 4). Nella media della prima settimana di aprile 2022 è sceso a -0,46%. Il tasso sui contratti di interest rate swaps a 10 anni era pari, a marzo 2022, a +0,99% in aumento rispetto al mese precedente (0,76%). Nella media della prima settimana di aprile 2022 si è registrato un valore pari
3 L’indice delle condizioni monetarie (ICM) viene calcolato come somma algebrica della componente tasso reale con la componente cambio reale. L’incide, cosi sviluppato sulla base dell’idea che i tassi di interesse fissati dalle banche centrali possano fornire una descrizione incompleta degli impulsi impartiti dalla politica monetaria all’attività
a 1,29%. A marzo 2022, il differenziale tra il tasso swap a 10 anni e il tasso euribor a 3 mesi è risultato, in media, di 149 punti base (129 p.b.
il mese precedente e 56 p.b. un anno prima).
In riduzione a febbraio il gap tra le condizioni monetarie complessive dell’area dell’euro e Usa
L’indice delle condizioni monetarie (ICM)3, che considera congiuntamente l’evoluzione dei tassi d’interesse interbancari e dei
economica, mira a esprime una misura delle variazioni nell’indirizzo monetario. .La componente tasso reale, a cui si assegna nella determinazione dell’indice un peso del 90%, è calcolata come variazione, rispetto al periodo base, dal tasso interbancario a tre
Fonte: Elaborazione Ufficio Studi ABI su dati Refinitiv Datastream.
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Tassi d'interesse del mercato monetario nell'Area dell'Euro
Differenziale (p.p.*) EURIBOR 3 mesi IRS 10 anni
Fonte: Elaborazione Ufficio Studi ABI su dati Refinitiv Datastream. *Punti percentuali
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tassi di cambio (entrambi espressi in termini reali) ed esprime una misura delle variazioni nell’indirizzo monetario, fa emergere come vi sia stato, a febbraio, nell’area dell’euro, un allentamento del livello delle condizioni monetarie complessive (la variazione dell’ICM è stata pari a -0,63), dovuto principalmente all’effetto del tasso d’interesse. Anche negli Stati Uniti, nello stesso mese, le condizioni monetarie complessive hanno mostrato un lieve allentamento per effetto dell’andamento dei tassi d’interesse.
Date queste dinamiche, il gap rispetto agli Stati Uniti delle condizioni monetarie nell’Eurozona a febbraio si è attestato a +0,39 punti, in riduzione rispetto al mese precedente (+0,86 punti; +0,28 punti un anno prima).
3.2 MERCATI OBBLIGAZIONARI
In diminuzione, a marzo 2022, lo spread tra i tassi benchmark a 10 anni di Italia e Germania
Il tasso benchmark sulla scadenza a 10 anni è risultato, nella media di marzo, pari a 2,13% negli USA (1,94% nel mese precedente), a +0,29% in Germania (+0,18% nel mese precedente) e a 1,78% in Italia (1,72% nel mese precedente e 0,63% dodici mesi prima). Lo spread tra il rendimento sul decennale dei titoli di Stato italiani e tedeschi (cfr. Grafico 5) era pari, dunque, a 150 punti base (154 nel mese precedente).
In aumento a marzo 2022 i rendimenti dei financial bond nell’area dell’euro e negli Usa
I financial bond, sulla base delle indicazioni fornite dall’indice Merrill Lynch, hanno mostrato nella media di marzo un rendimento pari allo 1,46% nell’area dell’euro (1,20% nel mese precedente) e al 3,37% negli Stati Uniti (2,84% nel mese precedente).
mesi, espresso in termini reali (sulla base dell’indice dei prezzi al consumo). La componente cambio reale, a cui si assegna un peso del 10%, è invece determinata
In calo a gennaio 2022 le emissioni nette di obbligazioni bancarie (-9,0 miliardi di euro)
Nel mese di gennaio 2022 le obbligazioni per categoria di emittente hanno mostrato in Italia le seguenti dinamiche:
per i titoli di Stato le emissioni lorde sono ammontate a 35,3 miliardi di euro (45,8 miliardi nello stesso mese dell’anno precedente;
478,1 miliardi nel 2021 che si confrontano con 552,7 miliardi nel 2020), mentre le emissioni nette si sono attestate a 21,4 miliardi (31,4 miliardi
calcolando la variazione percentuale, rispetto al periodo base, del tasso di cambio effettivo.
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Spread tra i tassi benchmark su Titoli di Stato di Italia e
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nello stesso mese dell’anno precedente; 83 miliardi nel 2021 che si confrontano con 146,9 miliardi nel 2020);
con riferimento ai corporate bonds, le emissioni lorde sono risultate pari a 5,8 miliardi di euro (6,4 miliardi nello stesso mese dell’anno precedente; 120,8 miliardi nel 2021 che si confrontano con 116,4 miliardi nel 2020), mentre le emissioni nette sono ammontate a -3,6 miliardi (-5,3 miliardi nello stesso mese dello scorso anno; +28,9 miliardi nel 2021 che si confrontano con 14,4 miliardi nel 2020);
per quanto riguarda, infine, le obbligazioni bancarie, le emissioni lorde sono ammontate a 6,9 miliardi di euro (11,5 miliardi nello stesso mese dell’anno precedente; 60,4 miliardi nel 2021 che si confrontano con 72,1 miliardi nel 2020), mentre le emissioni nette sono risultate pari a -9,0 miliardi (-3,0 miliardi lo stesso mese dell’anno precedente; -5,5 miliardi nel 2021 che si confrontano con -20,4 miliardi nel 2020).
3.3 MERCATI AZIONARI
A marzo 2022 in calo tutti i principali indici di Borsa.
Nel mese di marzo 2022 (cfr. Tabella 4) i corsi azionari internazionali hanno mostrato le seguenti dinamiche: il Dow Jones Euro Stoxx (indice dei 100 principali titoli dell’area dell’euro per capitalizzazione) è sceso su media mensile del -3,9% (+7,5% su base annua), il Nikkei 225 (indice di riferimento per il Giappone) è sceso del -1,8% (-9,3%
a/a), lo Standard & Poor’s 500 (indice di riferimento per gli Stati Uniti) è sceso del -0,9% (+12,3% a/a). Il price/earning relativo al Dow Jones Euro Stoxx, nello stesso mese, era pari in media a 15,1 (18,2 nel mese precedente).
I principali indici di Borsa europei hanno evidenziato, a marzo, le seguenti variazioni medie mensili: il Cac40 (l’indice francese) è sceso, rispetto al mese precedente, del -6,8% (+8,2% a/a); il Ftse100 della Borsa di Londra è sceso del -2,9% (+9% a/a), il Dax30 (l’indice tedesco) è sceso del -7,2% (-3,4% a/a), il Ftse Mib (l’indice della Borsa di Milano) è sceso del -9,5% (+0,1% a/a).
Nello stesso mese, relativamente ai principali mercati della New Economy, si sono rilevate le seguenti dinamiche: il TecDax (l’indice tecnologico tedesco) è sceso del -3,6% (-4,7% a/a), il CAC Tech (indice tecnologico francese) è sceso del -0,1% (+18,3% a/a) e il Nasdaq è sceso del -1,9% (+3,5% a/a). Con riferimento ai principali indici bancari internazionali si sono registrate le seguenti variazioni:
lo S&P 500 Banks (indice bancario degli Stati Uniti) è sceso del -9,3%
(+2,1% su base annua), il Dow Jones Euro Stoxx Banks (indice bancario dell’area dell’euro) è sceso del -18,4% (+1 % a/a) e il FTSE Banche (indice bancario dell’Italia) è sceso del -25,9% (-4,2% a/a).
Capitalizzazione complessiva del mercato azionario europeo in calo a marzo 2022
A marzo 2022 la capitalizzazione del mercato azionario dell’area dell’euro è scesa rispetto al mese precedente (-6,7%) ed è salita invece rispetto ad un anno prima (+2%). In valori assoluti la capitalizzazione complessiva si è attestata a quota 7.887 miliardi di euro rispetto agli 8.449 miliardi del mese precedente.
All’interno dell’Eurozona la capitalizzazione di borsa dell’Italia era pari all’8,4% del totale, quella della Francia al 33,9% e quella della Germania al 25,2% (a fine 2007 erano rispettivamente pari al 12%, 22,4% e 28,9%).
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A marzo, con riferimento specifico all’Italia, la capitalizzazione complessiva del mercato azionario era pari a 660 miliardi di euro, in diminuzione di oltre 60 miliardi rispetto al mese precedente e in aumento di 4 miliardi rispetto ad un anno prima. La capitalizzazione del settore bancario italiano (cfr. Grafico 6) a marzo era scesa a 88,7 miliardi dai 96,9 miliardi del mese precedente (-1,5 miliardi la variazione annua). Date queste dinamiche, nel mese di marzo 2022, l’incidenza del settore bancario sulla capitalizzazione totale è risultata pari al 12,7% (28,3% a settembre del 2008, quando la crisi finanziaria era agli inizi).
4 Residente e non residente.
3.4 RISPARMIO AMMINISTRATO E GESTITO
Pari a 1.097 miliardi di euro i titoli a custodia presso le banche italiane a febbraio 2022, di cui il 18,0% detenuti direttamente dalle famiglie consumatrici
Gli ultimi dati sulla consistenza del totale dei titoli a custodia presso le banche italiane (sia in gestione sia detenuti direttamente dalla clientela4) - pari a circa 1.096,9 miliardi di euro a febbraio 2022 (5,9 miliardi in meno rispetto ad un anno prima; -0,5% a/a) - mostrano come essa sia riconducibile per circa il 18,0% alle famiglie consumatrici (-8,4% la variazione annua), per il 20,7% alle istituzioni finanziarie (-1,6% a/a), per il 51,2% alle imprese di assicurazione (+3,1% la variazione annua), per il 4,5% alle società non finanziarie (-15,8% a/a), per circa il 2,6% alle Amministrazioni pubbliche e lo 0,7% alle famiglie produttrici. I titoli da non residenti, circa il 2,4% del totale, hanno segnato nell’ultimo anno una variazione di +20,4%.
In crescita nel quarto trimestre del 2021 rispetto ad un anno prima il totale delle gestioni patrimoniali delle banche, delle SIM e delle S.G.R
Complessivamente il patrimonio delle gestioni patrimoniali individuali delle banche, delle SIM e degli O.I.C.R. in Italia è risultato a dicembre 2021 pari a circa 1009,7 miliardi di euro, segnando un aumento tendenziale del +2,4% (+3,1 miliardi rispetto al trimestre precedente).
In particolare, le gestioni patrimoniali bancarie nello stesso periodo si collocano a 115,1 miliardi di euro, segnando una variazione tendenziale di +1,1% (+2,0 miliardi rispetto a dicembre 2021). Le gestioni patrimoniali delle SIM, pari a circa 17,2 miliardi, hanno segnato una variazione annua di +29,6% mentre quelle delle S.G.R., pari a 877,3 miliardi di euro, hanno manifestato una variazione annua di +2,2% (+0,5 miliardi rispetto al trimestre precedente).
Grafico 6
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Borsa Italiana: composizione settoriale della
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In calo a febbraio 2022 il patrimonio dei fondi aperti di diritto italiano ed estero
A febbraio 2022 il patrimonio dei fondi aperti di diritto italiano ed estero è sceso del -1,3% rispetto al mese precedente, collocandosi intorno ai 1.233 miliardi di euro (-16,6 miliardi rispetto al mese precedente).
Tale patrimonio era composto per il 20,2% da fondi di diritto italiano e per il restante 79,8% da fondi di diritto estero5. Rispetto a febbraio 2021, si è registrata una crescita del patrimonio pari al +7,9% dovuta a: un aumento di 63,5 miliardi di fondi azionari, di 25,3 miliardi di fondi bilanciati, di 2,3 miliardi di fondi flessibili, di 2,9 miliardi di fondi monetari cui ha corrisposto una diminuzione di 2,8 miliardi di fondi obbligazionari e di 467 milioni di fondi hedge.
Con riguardo alla composizione del patrimonio per tipologia di fondi si rileva come, nell’ultimo anno, la quota dei fondi azionari sia salita dal 26,2% al 29,5% quella dei fondi bilanciati dal 12,2% al 13,4%
mentre la quota dei fondi obbligazionari sia scesa al 34,5% dal 37,5%, quella dei fondi flessibili dal 20,4% al 19,1%, quella dei fondi monetari è rimasta invariata al 3,4% così come la quota dei fondi hedge allo 0,2%
(cfr. Grafico 7).
5 Fondi di diritto italiani: fondi armonizzati e non armonizzati domiciliati in Italia; Fondi di diritto estero: fondi armonizzati e non armonizzati domiciliati all’estero, prevalentemente in Lussemburgo, Irlanda e Francia.
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3.5. ATTIVITA’ FINANZIARIE DELLE FAMIGLIE
Le attività finanziarie delle famiglie italiane a settembre del 2021 risultavano superiori dell’8,1% rispetto ad un anno prima, ovvero in aumento da 4.625 a 4.998 miliardi: in crescita i depositi, le assicurazioni ramo vita e fondi pensione, le quote di fondi comuni e le azioni e partecipazioni, in flessione le obbligazioni, sia bancarie che pubbliche (cfr. Tabella 5).
mld € var. % a/a quote % mld € var. % a/a quote %
Totale 4.998 8,1 100,0 4.625 1,2 100,0
Biglietti, monete e depositi 1.605 5,9 32,1 1.516 5,6 32,8
Obbligazioni 227 ‐10,6 4,5 254 ‐9,3 5,5
‐ pubbliche 121 ‐9,0 2,4 133 1,5 2,9
‐ emesse da IFM 33 ‐19,5 0,7 41 ‐32,8 0,9
Azioni e partecipazioni 1.063 17,3 21,3 906 ‐5,3 19,6
Quote di fondi comuni 753 15,0 15,1 655 1,7 14,2
Ass.vita, fondi pensione 1.176 4,5 23,5 1.125 3,4 24,3
Fonte: Elaborazione Ufficio Studi ABI su dati Banca d'Italia.
Attività finanziarie delle famiglie
III trim 2020 III trim 2021
Tabella 5
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