• Non ci sono risultati.

Capitolo I: Čechov e la “Età d'Argento”

2.1. Merežkovskij nella “Età d'Argento”

Dmitrij Sergeevič Merežkovskij (San Pietroburgo, 1865 – Parigi, 1941) ha un'influenza profonda sui suoi contemporanei, malgrado i feroci attacchi da parte dei gruppi letterari e politici e nonostante il suo perenne conflitto con il potere zarista e la chiesa ortodossa, con l'intelligencija e, successivamente, con i bolscevichi. Egli si distingue come figura letteraria inconsueta e solitaria rispetto agli esponenti dei diversi movimenti letterari, i quali, al di là delle critiche, considerano le sue dichiarazioni come punto di partenza per quella speculazione estetica volta alla ricerca di un nuovo linguaggio letterario.

Compone i suoi primi versi già a partire dal 1876, durante gli anni del ginnasio a San Pietroburgo; il suo debutto letterario avviene nel 1880 sulla rivista “Živopisnoe obozrenie stran sveta”, dove vengono pubblicate due sue poesie dal titolo Tučka (Nuvoletta) e Osennjaja melodija (Melodia autunnale). Introdotto nelle “languenti cerchie letterarie e artistiche dell'epoca”75 dal poeta Semen Jakovlevič Nadson nel 1881, inizia a pubblicare traduzioni delle tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide e di opere di grandi esponenti della letteratura mondiale come Edgar Allan Poe e Goethe. Nel 1888 pubblica il primo poema Protopop Avvakum (Protopop Avvakum) e inizia la sua carriera di critico, non trascurando al contempo la poesia, di cui continua ad occuparsi per tutta la vita. Comincia inoltre a scrivere pièce teatrali ed è collaboratore delle riviste “Severnyj Vestnik” e “Russkaja mysl'”, su cui pubblica parte

75 V. Rudič, Dmitrij Merežkovski in Storia della letteratura russa, Volume III: Il Novecento, I – Dal

decadentismo all'avanguardia, diretta da E. Etkind, G. Nivat, I. Serman e V. Strada,Einaudi, Torino 1989, p. 243.

della sua produzione letteraria, tra cui il poema Vera (Fede, 1890), considerato una delle prime significative opere simboliste. Grazie all'attività giornalistica e letteraria entra in contatto con alcuni esponenti della cultura russa a lui contemporanea, quali Valerij Jakovlevič Brjusov, Nikolaj Maksimovič Minskij, Fedor Sologub e Konstantin Dmitrievič Bal'mont. Il suo contributo artistico si inserisce nel contesto del “Serebrjanyj vek”, di cui è brillante esponente: d'altra parte è proprio lui a delineare le caratteristiche della nuova arte dapprima nella sua seconda raccolta di poesie Simvoly. Pesni

i poemy (Simboli. Canti e poemi), pubblicata nel febbraio 1892 sulla rivista di

Suvorin “Novoe Vremja”, e poi nella celebre lezione-conferenza O pričinach

upadka i o novych tečenijach sovremennoj russkoj literatury dell'ottobre dello

stesso anno, edita nel 1893. Se i testi della raccolta rappresentano una frattura nello sviluppo della concezione artistica di Merežkovskij, una svolta nella sua visione del mondo, già vicina alla percezione del sentimento mistico, del mistero dell'esistenza caratteristici della sua produzione successiva, sono invece le affermazioni fatte nel corso della sua lezione che hanno sulla società letteraria del suo tempo un impatto tale da scatenare numerosi dibattiti che mettono in discussione le direzioni di sviluppo della nuova letteratura: O

pričinach upadka i o novych tečenijach sovremennoj russkoj literatury viene

convenzionalmente considerato il primo manifesto del simbolismo russo, associato al rinnovamento artistico in senso modernista. Lo scandalo letterario suscitato da quest'opera contribuisce alla maturazione di nuovi propositi di revisione e cambiamento del materiale letterario del XIX secolo in vista della formulazione di un nuovo paradigma filosofico e stilistico adatto alle mutate condizioni storico-culturali.

I saloni letterari pietroburghesi accolgono le nuove teorie letterarie con riluttanza, e solamente un piccolo gruppo di sostenitori della nuova arte, formatosi attorno al “Severnyj Vestnik”, dimostra entusiasmo. La vicinanza

dello scrittore e di sua moglie Zinaida Gippius alla redazione di questa rivista, in particolar modo alla scrittrice, traduttrice e critica letteraria Ljubov' Jakovlevna Gurevič ed al filosofo e critico Akim L'vovič Volynskij, facilita la pubblicazione di scritti successivi di Merežkovskij, cosa che, però, non migliora la sua difficile situazione economica, che si mantiene in quegli anni piuttosto precaria. Egli dedica in seguito il proprio impegno letterario alla redazione di opere di vario genere, dalle raccolte di poesie ai poemi ed alle opere teatrali (Groza prošla, La tempesta è passata, 1893), dove non manca mai di manifestare le sue idee religiose e filosofiche, a cui rimane sempre fedele. A partire dal 1899 si avvicina a Sergej Djagilev, scrivendo articoli per la rivista “Mir iskusstva”, su cui pubblica tra il 1900 e il 1901 il celebre saggio critico Tolstoj i Dostoevskij (Tolstoj e Dostoevskij). Nel 1902 fonda, insieme alla Gippius e sotto la direzione di Petr Petrovič Rubcov, la rivista filosofico-religiosa “Novyj put'”, che Brjusov definì “teologico-letteraria”.

Non a caso in quegli stessi anni, più precisamente a partire dal 1901, le ventidue sedute degli incontri filosofico-religiosi dei coniugi Merežkovskij (dai quali nel 1907 si formò la Società filosofico-religiosa) coinvolgono numerosissimi letterati ed esponenti della cultura in un'organizzazione che aveva l'obiettivo di colmare il divario tra chiesa e società.

Le meditazioni religiose di Merežkovskij si riflettono nell'oggetto dei suoi studi, la sverchistorija (sovrastoria o metastoria).76 Definito da Vasilij Rudič come il fondatore del moderno romanzo filosofico (dal carattere metastorico e metapsicologico),77 lo scrittore vede nella dimensione escatologica della sua fede il nuovo modello della letteratura russa. La sua trilogia di romanzi storici Christ i Antichrist (Il Cristo e l'Anticristo) ha come protagonisti dei personaggi che rappresentarono momenti di svolta nella

76 V. Rudič, Dmitrij Merežkovski in Storia della letteratura russa, Volume III: Il Novecento, I – Dal

decadentismo all'avanguardia, diretta da E. Etkind, G. Nivat, I. Serman e V. Strada,Einaudi, Torino 1989, p. 247.

storia: Smert bogov. Julian Otstupnik (Giuliano l'apostata, o la morte degli

dei, 1896), Voskresšie bogi. Leonardo da Vinci (Leonardo, o la resurrezione degli dei, 1901), Antichrist. Petr i Aleksej (Pietro e Alessio, ovvero l'avvento dell'Anticristo, 1905) nascono da quella merežkovskiana concezione

filosofica del mondo che, tuttavia, è assai più ricca e complessa del risultato finale, dal momento che i tre volumi vennero definiti come prolissi romanzi dall'impianto letterario tradizionale.78 Secondo Merežkovskij il mondo, che ha sete di una sintesi tra Anticristo e Cristo, subisce il martirio del dualismo nella speranza futura di una seconda venuta di Dio in terra, nella certezza apocalittica che ciò possa risolvere il dramma spirituale dell'umanità. Sebbene Merežkovskij rimproveri al cristianesimo storico un certo manicheismo, la sua rottura con la chiesa non è mai assoluta; da essa derivano, tuttavia, numerose antitesi, come la contraddizione tra escatologia e cultura.79 La complessità della ricerca filosofica dello scrittore si inscrive in quello stato di sviluppo del simbolismo russo come segno della mancanza di tendenze unitarie all'interno del movimento, in cui ogni figura letteraria si delinea come portatrice di istanze diverse, non assimilabili sotto un profilo comune.

[…] contenuto mistico, simboli e ampliamento della sensibilità artistica.80

Questi erano, secondo Merežkovskij, i tre principali elementi della nuova arte, che non vengono sempre accreditati come tali dagli altri simbolisti, sebbene esistano tratti comuni tra la concezione del mondo dello scrittore e quella dei suoi contemporanei. L'immenso lavoro di traduzione,

78 C. De Michelis, Il simbolismo: la prima fase in Storia della civiltà letteraria russa, dir. M. Colucci, R. Picchio, UTET, Torino, 1997, Volume II, Il Novecento, p. 70.

79 V. Rudič, Dmitrij Merežkovski in Storia della letteratura russa, Volume III: Il Novecento, I – Dal

decadentismo all'avanguardia, diretta da E. Etkind, G. Nivat, I. Serman e V. Strada,Einaudi, Torino 1989, p. 249.

80 “[ … ] мистическое содержание, символы и расширение художественной впечатлительности.”, D.S. Merežkovskij, O pričinach upadka i o novych tečenijach sovremennoj russkoj literatury, San Pietroburgo,1893, in Večnye sputniki. Portrety iz vsemirnoj literatury, San Pietroburgo, Nauka, 2007. http://az.lib.ru/m/merezhkowskij_d_s/text_1893_o_prichinah_upadka.shtml

l'avvicinamento al modernismo europeo, il richiamo all'antichità cambiano l'asse culturale della letteratura russa in favore di una riscoperta dei valori artistici fondamentali. I letterati rintracciano nei grandi esponenti della letteratura del passato alcuni elementi della nuova arte: per mezzo di questo procedimento i simbolisti cercano di giustificare l'affermazione delle loro tendenze letterarie.

Dopo la domenica di sangue e l'insurrezione del febbraio 1905 lo scrittore assume posizioni altamente critiche nei confronti dell'autocrazia zarista, che si riflettono in saggi e articoli come Revoljucija i religija (Rivoluzione e religione, 1907), nel dramma Makov cvet (Fiore di papavero, 1908), scritto in collaborazione con la moglie e Dmitrij Vladimirovič Filosofov, nella pièce Pavel I (Paolo I, 1908), scritta durante gli anni parigini, prima parte della trilogia Carstvo Zverja (Il regno della Bestia), di cui fanno parte anche i romanzi Aleksandr I (Alessandro I), pubblicato su “Russkaja mysl'” tra il 1911 e il 1912, e 14 dekabrja (14 dicembre) del 1918. Nemmeno la rivoluzione d'ottobre incontra il favore di Merežkovskij, che è ostile al nuovo governo bolscevico. Egli emigra nel 1919, soggiornando dapprima a Minsk, Vilnius e Varsavia, per poi trovare dimora stabile a Parigi, dove continua l'attività letteraria e giornalistica e prende parte alle riunioni di diversi circoli letterari. La sua produzione è copiosa anche negli ultimi decenni della sua vita in Francia e i suoi scritti sono, come in passato, di contenuto religioso.

Documenti correlati