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La Merini crede che una donna si realizzi nell‟essere madre, moglie, centro della casa Anche lei lascia intendere che questo ruolo sia essenziale È qualcosa

Intervista a Sonia Scarpante rilasciata il 16 dicembre

9. La Merini crede che una donna si realizzi nell‟essere madre, moglie, centro della casa Anche lei lascia intendere che questo ruolo sia essenziale È qualcosa

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malata o che viva comunque un momento di crisi e che non riesca dunque ad adempiere al suo ruolo, trova quindi nella scrittura un conforto e una conferma? Continua in qualche modo a trovare il suo ruolo nella pagina scritta?

- Credo che la scrittura più che affermare un ruolo ricostruisca un‟identità; la scrittura aiuta a ritrovarsi indipendentemente dal ruolo. Ciò che è importante nel momento in cui ci si avvicina alla scrittura è l‟avere un animo disposto a perdersi per poi ritrovarsi. Direi che nella scrittura si ritrova un senso, più che un ruolo; attraverso questo mezzo si può arrivare alla comprensione profonda di situazioni, sensazioni, emozioni, forse si può dire che si giunge ad attribuire un nuovo senso a qualsiasi ruolo si ricopra, oppure a trovare le risposte sul perché si ricopra un determinato ruolo; si può imparare a capire

profondamente il significato delle figure affettive, il senso dell‟essere prima figlia e poi madre, dell‟essere figlia e poi moglie ad esempio.

10. «Siamo noi donne le più facilitate per natura ad esternare l‟aspetto sentimentale della vita e trovo che esso sia l‟elemento propulsore che può alleggerire una vita o castigarla per sempre».11 Crede che sia lo scrivere di questo aspetto

sentimentale a trasformarlo in effettivo elemento propulsore? E perché proprio la scrittura riuscirebbe a renderlo vivificante?

- La scrittura affonda nella parte interiore di noi, questo è quello che accade senza che forse nemmeno ce ne possiamo accorgere. Va, quindi, a scavare, e, inevitabilmente, porta fuori. Poi ci sono magari anche degli altri strumenti che sono utili in questo passaggio delle emozioni, non so ci può essere il teatro ad esempio. Questi mezzi, tuttavia, sembrano d‟aiuto nell‟elaborare l‟emozione, più che nello scovarla, con la scrittura invece i nodi vengono stanati, e quindi elaborati.

A tal proposito c‟è un intervento della dottoressa Michela Pavanetto, riportato sul sito www.lacuradise.it, in cui si cerca di rispondere a questo tipo di interrogativi. Cosa avrebbe cioè, la scrittura, di così efficace, da renderla il mezzo ideale per un‟analisi di sé che sortisca anche un effetto terapeutico? La

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dottoressa offre validi elementi di supporto alla teoria, affrontando la questione anche, e soprattutto in questo caso, dal punto di vista scientifico, poggiando le sue tesi su questioni psico-biologiche non secondarie. La scrittura andrebbe a stimolare le cosiddette reti mnestiche, laddove vengono immagazzinati i ricordi, che attraverso lo stimolo alla verbalizzazione uscirebbero dall‟isolamento in cui si sono creati entrando in relazione con ricordi che coinvolgano una medesima emozione. Questa comunicazione a livello neuronale permetterebbe lo scioglimento, dunque, di quei nodi emozionali creatisi e congelatisi nella nostra psiche perché isolati nel tempo e nello spazio. La scrittura si avvicina poi alla tecnica psicoterapeutica dell‟ Esposizione, per cui il solo fatto di mettere fuori problemi e disagi permetterebbe di osservarli sotto una luce nuova, mettendo così spesso in campo risorse nascoste. Inoltre si può ipotizzare che l‟attività dello scrivere vada a stimolare il centro del piacere collocato in prossimità del sistema limbico, questo porterebbe all‟attivazione di determinati circuiti producendo un senso di benessere che porterebbe il soggetto a ripetere questa abitudine. Si stanno facendo anche degli studi riguardo l‟effettiva efficacia dell‟attività di scrittura e a tal proposito durante i corsi che tengo talvolta vengono somministrati dei questionari volti a valutare in modo scientifico il grado di benessere dei partecipanti nei vari momenti del percorso; in questo modo cerchiamo di ricavare dei dati che possano sostenere scientificamente l‟idea che la scrittura agisca in modo concretamente positivo sulla psiche avendo reali capacità curative.

11. «Il dottor G. era fermamente convinto che io non fossi malata di mente, ma che da bambina avessi subito un violentissimo trauma, e che quello continuasse a darmi fastidio, aggravato, poi, dalla severità del manicomio. […] Era, questo dottore, uno che cercava in ogni modo di spiegarmi in simboli; anzi di chiarire i simboli che passavano o si mimetizzavano nella mia mente. Un giorno, senza che io gli avessi detto mai nulla del mio scrivere, mi aperse il suo studio e mi fece una sorpresa. “Vedi” disse, “quella cosa là? E‟ una macchina per scrivere. E‟ per te quando avrai voglia di dire le cose tue.” Io rimasi imbarazzata e confusa. Quando avevo scritto il mio nome e chi ero, lo guardai sbalordita. Ma lui, con fare molto paterno, incalzò: “Vai, vai, scrivi”.

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Allora mi misi silenziosamente alla scrivania e cominciai: “Rivedo le tue lettere d‟amore…”. Il dottor G. si avvicinò a me e dolcemente mi sussurrò in un orecchio: “Questa poesie è vecchia. Ne voglio delle nuove”.

E gradatamente, giorno per giorno, ricominciarono a fiorirmi i versi nella memoria, finchè ripresi in pieno la mia attività poetica.

Questo lavoro di recupero durò circa due anni.»12

La scrittura terapeutica può essere intesa come un lavoro di recupero del sommerso attraverso la produzione di qualcosa di nuovo, di qualcosa di cui non ci credevamo capaci?

- È quello che si diceva anche prima, quindi sì, ed è anche il mezzo con cui si apre un canale nuovo. È un percorso che ha a che fare secondo me anche con l‟etica, con i principi dell‟etica, tant‟è che io nei miei corsi ultimamente tocco dei temi legati, non so, alla dignità…questo perchè noi ormai d‟abitudine facciamo uso di parole che non pratichiamo, che facciamo fatica a legare poi alla realtà; e quindi io ho visto, anche nel lavoro con i corsisti, che parlare di dignità, di consapevolezza, fiducia, di cosa vuol dire la fiducia, del perché darla, sono elementi che, come dire, fanno poi scattare nella persona maggiore profondità e consapevolezza e di conseguenza poi diventa automatico dare maggior valore all‟esistenza e alle parole.

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