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La messa in scena: informazioni generali

La pietra del paragone allestita da Giorgio Barberio Corsetti e Pierrick Sorin

debutta al Teatro Regio di Parma il 13 dicembre 2006. La rappresentazione nasce da una collaborazione tra il Regio e il Théâtre du Châtelet di Parigi presso il quale si svolgono le repliche da cui è tratto il video dello spettacolo231. Si farà dunque uso, per analizzare la rappresentazione, di tale documento videografico composto dalle riprese effettuate allo Châtelet il 24, 25 e 28 gennaio 2007.

L’unica differenza tra la rappresentazione parmense e quella parigina è il ruolo del Conte Asdrubale, interpretato nel primo caso da Michele Petrusi e sostituito poi da François Lis. Di seguito elenchiamo il cast dei cantanti i ruoli tecnici e artistici principali delle rappresentazioni allo Châtelet.

Jean-Christophe Spinosi dirige l’Ensemble Matheus (Laurence Paugam: primo violino)

Sonia Prina – contralto – LA MARCHESA CLARICE

Jennifer Holloway – mezzo-soprano – LA BARONESSA ASPASIA

Laura Giordano – soprano – DONNA FULVIA

François Lis – basso – IL CONTE ASDRUBALE

José Manuel Zapata – tenore – IL CAVALIER GIOCONDO

Joan Martín-Royo – baritono-basso – MACROBIO

Christian Senn – baritono – PACUVIO

228 Ivi, atto II, scena 1. 229 Ivi, atto

II, scena 12.

230

GRONDONA, La perfetta illusione cit., p. 115.

231 GIOACHINO ROSSINI, La pietra del paragone (DVD dell’opera realizzato da Philippe Béziat),

Filippo Polinelli – basso – FABRIZIO

Julien Lambert – attore

Coro del teatro Regio di Parma diretto da Martino Faggiani.

Giorgio Barberio Corsetti e Pierrick Sorin: regia, scenografia e video. Cristian Taraborrelli: costumi e collaborazione alla scenografia. Gianluca Cappelletti: luci.

Damien Colas: assistente di Jean-Christophe Spinosi.

Una particolarità di questa rappresentazione è quella di essere stata eseguita completamente su strumenti musicali del primo Ottocento ovvero del periodo in cui è stata composta ed eseguita per la prima volta La pietra del paragone. Far suonare strumenti d’epoca può portare spesso a risultati poco soddisfacenti, e talvolta persino filologicamente errati. Ma l’operazione che l’Ensemble Matheus, specializzato nell’uso di tali strumenti musicali, compie su La pietra non è vezzo, ma una scelta motivata da precise riflessioni. Il direttore Spinosi e il suo collaboratore, il musicologo Damien Colas, sostengono infatti che la musica di Rossini sia caratterizzata da colori orchestrali molto variabili che solo gli strumenti del periodo possono mettere in risalto con evidenza232.

Ma questa non è l’unica motivazione, Spinosi infatti afferma di aver voluto ricomporre la forma di una vera orchestra teatrale italiana del primo Ottocento, basandosi anche sulle recenti ricerche dei musicologi John Spitzer e Franco Piperno233.

Così questo sarà, per quanto io ne so, la prima volta che un pubblico moderno potrà ascoltare un vero crescendo rossiniano così come era stato originalmente concepito e sviluppato, vale a dire basato su di una sezione veramente potente di contrabbassi234. Secondo Damien Colas l’utilizzo di questi strumenti rende giustizia alla scrittura orchestrale rossiniana, il cui potente impatto sugli uditori dell’epoca è stato per lungo tempo ignorato e la musica di Rossini quasi sempre associata, seppur non senza ragione, alla raffinatezza delle sue linee vocali235.

232SPINOSI, The luminous radiance of Rossini cit., p. 73.

233 Ibid.

234 Ibid. Traduzione mia.

235DAMIEN COLAS, A note on performance practice, in AA. VV., La pietra del paragone (libro allegato al

Vi sono anche nello spartito della Pietra del paragone alcuni elementi che spesso vengono, per varie ragioni, tralasciati dagli esecutori: ad esempio nella Sinfonia il clarinetto e i primi violini dovrebbero eseguire una «strisciata», ovvero un antico abbellimento vocale che consiste in un «glissando» discendente. I musicisti che eseguono questa Sinfonia (riutilizzata successivamente anche per il Tancredi), osserva Colas, evitano di suonare chiaramente questi abbellimenti, forse per la paura di dare un’immagine negativa del loro modo di suonare. Per questa produzione invece, continua Colas, la scelta è stata proprio l’opposta, ovvero quella di andare a scovare queste particolarità per mettere, attraverso l’esecuzione, in evidenza l’audacia stilistica di Rossini236.

Un altro carattere specifico di questo allestimento, quello che riguarda più da vicino la nostra riflessione, è l’imponente utilizzo del video. Prima però di addentrarsi nell’analisi è utile capire chi sono i fautori di tutto ciò. Non si tratta infatti di un regista che d’un tratto decide di impiegare il video nella sua messa in scena, ma di due artisti che fanno e hanno fatto del video il fondamento dei loro progetti artistici: Giorgio Barberio Corsetti e Pierrick Sorin.

Giorgio Barberio Corsetti è stato uno dei personaggi più importanti nell’ambito del teatro di ricerca in Italia. Dal 1976, anno in cui fonda la compagnia della Gaia Scienza, inizia il percorso di sperimentazione del linguaggio teatrale basato sull’uso drammaturgico del mezzo videografico. A metà anni Ottanta la collaborazione con Studio Azzurro lo porta a realizzare opere, come La camera astratta e Prologo a

diario segreto contraffatto (di cui abbiamo fatto un piccolo approfondimento nel

paragrafo 3.3), che hanno rappresentato tappe fondamentali per l’integrazione del linguaggio video nel contesto teatrale.

L’approdo di Corsetti alla regia d’opera avviene nel 1999 con la rappresentazione al Gran Teatro La Fenice della Maria di Rohan di Gaetano Donizetti237, alla quale seguiranno gli allestimenti di opere come La Boheme, Tosca, L’Orfeo di Monteverdi, ma anche di lavori contemporanei come la Medea di Adriano Guarnieri.

236 Ivi, p. 83.

Pierrick Sorin invece con La pietra del paragone è al suo primo confronto con l’opera lirica. Nato a Nantes nel 1960 Sorin è un videoartista che ha creato soprattutto brevi filmati e video-installazioni che possono essere considerate opere di genere burlesque, che si prendono gioco dell’esistenza umana e della creazione artistica. In questi video spesso il protagonista principale è Sorin stesso, attitudine in qualche modo citata nell’allestimento della Pietra del paragone in cui, come vedremo, farà la sua apparizione in scena.

Un'altra caratteristica di questo artista è quella di essere, come si legge sul suo sito ufficiale, un «figlio di Méliès»: in particolare egli ha creato un piccolo «teatro ottico»: una miscela di nuove tecnologie e invenzioni dello stesso Sorin che permette di far apparire nello spazio, come per magia, oggetti reali nella forma di piccoli oleogrammi238.

Nella video-intervista inclusa nei contenuti aggiuntivi del DVD della Pietra del

paragone Sorin ammette di non essere mai stato uno stimatore di opere liriche, ma

che, in una certa misura, La pietra ha alcuni elementi in comune con il lavoro artistico che egli compie abitualmente, ovvero un certo umorismo ed il tema del travestimento, elemento cardine della trama di questa opera.

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