Marta Marchetti
La chiesa parrocchiale di Santa Maria del Soccorso di Montemag-giore al Metauro, è situata all’interno del castello e sulla parte domi-nante del Paese. Nel lato esterno destro conserva tracce della prima costruzione (anno 1400). Nel corso degli anni ha subito vari rifaci-menti. Nel 1893, su disegno dell’ing. Sinistrario di Pesaro, per inte-ressamento dell’allora sub economo cav. Luigi Mengaroni, viene ra-dicalmente ampliata e trasformata. La chiesa all’epoca era nominata
“Santa Maria dell’Assunta” e solo successivamente assunse l’attuale denominazione (ma non si conosce la data certa di questo cambio di nome). La ditta che provvide ai lavori fu scelta in quella dei F.lli Farina di Pesaro. La generale ripulitura esterna della chiesa e la co-struzione del portale sono dovuti alla generosità della Santa Sede che fece pure edificare la nuova casa parrocchiale. Gli ultimi rifacimenti risalgono al 19321.
Nella relazione fatta da Don Paolo Travaglini2 nell’ottobre del 1894, riguardante gli arredi sacri, oggetti di culto, troviamo descritti cinque altari: Altare Maggiore, Altare della Cena, Altare di San Fi-lippo Neri, Altare di Santa Filomena, Altare di San Giuseppe. Oggi
1 APM, Documento del Collaudo di lavori eseguiti dal Sig. Salvatore Farina di Pesaro, 1893.
2 Vedi il Manoscritto di Don Paolo Travaglini nella Relazione di Renato Canestrari nel faldone contenente le lettere alla Confraternita di S. Filomena, Archivio Parrocchiale di Montemaggiore al Metauro, pp. 4-15.
l’interno della chiesa comprende solo l’Altare Maggiore e un’ampia abside circolare.
Nella chiesa possiamo ammirare dipinti e statue di un certo va-lore artistico: il dipinto di San Filippo Neri, protettore di Monte-maggiore (fig.1) opera di Leopoldo Teodori di Fano, anno 1869, realizzato per la somma di lire 200; il dipinto di Santa Filomena (che descriveremo meglio in seguito), opera sempre di Leopoldo Teodori, tratto da un quadro omonimo esistente nella Chiesa di Sant’Agosti-no dipinto da Clemente Alberi (Rimini 1803-Bologna 1864); una statua di San Giuseppe del Plastico Cantagalli di Roma anno 1870, realizzato per lire 220. Vi sono inoltre: una Madonna in legno-stile barocco; un dipinto raffigurante San Nicola da Tolentino che si tro-va nella controfacciata, proprio sopra la cantoria vuota (autore igno-to); una statua di San Filippo Neri, protettore di Montemaggiore, in atto di benedire il paese a lui portato da un amorino.
Vi è poi un’opera di scuola baroccesca, l’Ultima Cena (fig.2) di Gerolamo Cialdieri (1593-1680). Il dipinto in origine era collocato sull’altare della ex-chiesa Madonna del Soccorso (sconsacrata negli anni ‘80 e oggi sede del Museo Storico del fiume Metauro). La pala descrive l’Ultima Cena con Cristo nel mezzo e lo spazio diviso in maniera simmetrica secondo schemi cinquecenteschi. Sulla destra del dipinto si apre un arco che ci dà la visione su uno scorcio ben definito. La pratica degli scorci e delle perfette prospettive era una delle prerogative del Cialdieri. Pittore urbinate, lavorò durante la sua giovinezza con il Barocci da cui ebbe modo di apprendere quel senso della pittura molto comprensibile e familiare in linea con la pittura controriformista.
Un’altra tela raffigura la Madonna col Bambino ed è attribuita a Guerrini di Fossombrone3 come riportato nell’”Inventario della
3 Archivio Parrocchiale di Montemaggiore (APM), Inventario della chiesa parrocchiale di Montemaggiore e delle altre a questa aggiunte e dei loro sacri arredi, Don Paolo Travaglini, 1878.
Fig. 1 – Leopoldo Teodori, San Filippo Neri, 1869, Chiesa di S. Maria del Soc-corso di Montemaggiore.
Fig. 2 – Gerolamo Cialderi, Ultima Cena, XVII sec., Chiesa di S. Maria del Soccorso di Montemaggiore.
chiesa parrocchiale di Montemaggiore e delle altre a questa aggiunte e dei loro sacri arredi”, Don Paolo Travaglini, 1878. Da questo in-ventario è evidente come fossero tantissime le opere di pregio all’e-poca ancora presenti e che, purtroppo, sono state perdute nel tempo.
Ciò che ci rimane oggi è perciò di significativa importanza per la memoria storica del territorio e per il valore culturale e patrimoniale che ne determina.
Di un certo interesse religioso, storico e umano è il dipinto di Santa Filomena (fig.3) già citato in precedenza, opera di Leopoldo Teodori (di cui non si conosce l’epoca precisa) che si trova a sinistra entrando dal portale maggiore. Nel dipinto possiamo vedere i sim-boli del martirio della Santa: la freccia, il flagello, l’ancora4. Santa Filomena, della quale si conservano alcune reliquie nel reliquiario di Montemaggiore (insieme a quelle di altri Santi, come l’ex patrono di Montemaggiore San Filippo Neri) è considerata la patrona dei figli di Maria, delle cause impossibili, delle perpuere, della gioventù, dei sofferenti, degli studenti che devono sostenere gli esami. Grazie ai numerosi miracoli, nel corso della storia la devozione verso di lei si diffuse rapidamente e così anche a Montemaggiore: a lei era dedicata una Confraternita alla quale avevano aderito (com’è comprovato da vari documenti nell’archivio parrocchiale) molte famiglie di Conti, Marchesi, Vescovi, Principi, Cardinali delle varie regioni d’Italia e dei vari Paesi europei.
La “Compagnia di Santa Filomena V. e M.” (Vergine e Madre) fu eretta nella Chiesa Parrocchiale della Terra di Montemaggiore, Diocesi di Fano, l’anno 1840 e com’è evidente da alcune lettere di ascrizone dei fedeli (fig.4)5 vi erano vari obblighi da rispettare, sia
4 La storia della Santa la vede protagonista di vari martìri a cui la sottopose l’imperatore Diocleziano, in quanto lei si rifiuto di sposarlo perchè consacrata a Cristo. Venne flagel-lata, gettata in carcere, martiriata con le frecce, legata ad un’ancora e gettata nel Tevere e infine decapitata.
5 APM, Faldone contenente le Lettere alla Confraternita di S. Filomena.
Fig. 3 – Leopoldo Teodori, Santa Filomena, XIX sec., Chiesa di S. Maria del Soccorso di Montemaggiore.
Fig. 4 – Lettera di ascrizione alla Confraternita di S. Filomena. Il documento riporta la lettera di ascrizione di Ordonselli Giovanni, ascritto nel 1840. Archivio Parrocchiale di Montemaggiore al Metauro.
della Compagnia, sia dei fratelli e delle sorelle che ne facevano par-te; insieme anche a privilegi e indulgenze che erano corrisposti in cambio.
Tra gli obblighi della Compagnia vi erano: la celebrazione di sei messe all’anno per tutti gli “Aggregati” vivi e defunti; la celebrazione di dieci messe da parte del proprio reverendo parroco in occasione della morte di qualunque Fratello o Sorella; la dispensa a tutti i Fra-telli e Sorelle di un pane con “zaffarano”, ogni anno.
Gli obblighi “dei Fratelli e Sorelle” erano: il pagamento “all’in-gresso” (cioè all’entrata nella Confraternita) pari al valore di una “Li-bra di Cera” e il successivo pagamento annuale di “bajocchi sette”; la recita giornaliera di tre Ave Maria a Maria SSma della Miseridordia, di un “Pater” ed “Ave” a S. Filomena; la recita, alla morte di ciascun Fratello o Sorella di una “terza parte di Rosario”.
A suddetti obblighi corrispondevano i seguenti privilegi e in-dulgenze “concesse dalla Santità di N. S. Gregorio XVI a tutti li Aggregati [...] applicabili anche ai Fedeli Defunti, e da durare in perpetuo”6:
- Privilegio dell’Altare Privilegiato per ogni messa che si celebre-rà nella Chiesa Parrocchiale;
- Indulgenza Plenaria per ogni Fratello e Sorella nel giorno della loro aggregazione;
- Indulgenza Plenaria in Articulo Mortis (nella morte);
- Indulgenza di sessanta giorni per qualsivoglia opera pia fatta dagli aggregati;
oltre ad altri tipi di indulgenze.
L’adesione più famosa è quella dell’allor vescovo di Imola Gio-vanni Mastai Ferretti da Senigallia che diverrà Papa Pio IX7. Egli
6 APM, Lettera di ascrizione di Ordonselli Giovanni [ottobre 1840] nel faldone contenen-te le Letcontenen-tere alla Confracontenen-ternita di S. Filomena.
7 Giovanni Maria Mastai Ferretti nacque a Senigallia nel 1792 e divenne Papa Pio IX dal 1846 alla sua morte, avvenuta nel 1878.
infatti, secondo quanto attiene alla sua storia, per interconnessione della Santa guarì da una grave malattia e in seguito si recò, come pel-legrino, a Mugnano. Nell’archivio parrocchiale c’è la lettera8 (fig.5) inviata da Don Ignazio Rossi di Fano il 3 luglio 1846 al parroco Francesco Diambrini di Montemaggiore e ai Montemaggioresi per informarli della salita al soglio pontificio di Pio IX, nel retro della quale c’è una preghiera da dirsi a Santa Filomena affinchè assistesse il Papa durante il suo pontificato. Di seguito si fa la trasposizione di detta preghiera (decifrata dalla scrivente).
“O Montemaggioresi
siccome pochi vi avvanzano nell’onore. Copiosissimo vi unisca nell’esultare. E nel fervore delle vostre preghiere unanimi invocate tranquillissima pace allo Stato alla Chiesa.
Preghiera.
Oh potentissima Taumaturga e protettrice nostra gloriosa Santa Fi-lomena, da quel trono sublime, ove sedete in cielo, volgete benigna le vostre orecchie pietose ed udite la voce nostra, il nostro concer-to che è la voce del giubilo, l’inno festevole delle grazie (...). Noi vi supplichiamo o Vergine Potentissima, acciò nel soglio sublime del germano impero a cui fu innalzato rifulga Egli e lungamente risplenda come sole fulgissimo di verità e di giustizia. Oh amabilis-sima Filomena voi che ancor giovinetta mortale al vedere la chiesa del Nazareno vedovata di sposo porgete preghiere comandate anzi al vostro Diletto che piovendo in capo all’eletto Pontefice una piog-gia benefica di saggezza, di giustizia, di mansuetudine la guardi dai mostri rabbiosi di tante ire infernali che a tutta lena si adoperano di addentarla. Oh Taumaturga possente ed ai voti nostri si aggiungano i sospiri di tutta la Congregazione dei fedeli. E voi intanto infon-dete nel nostro Pio lo spirito dell’amore e della pace, ed ad un solo ovile ridotte le pecorelle sbrancate, fate che riconoscano il loro vero Pastore e che queste (anime) scampate agli artigli dei mostri
infer-8 APM, Lettera di Don Ignazio Rossi di Fano [3 luglio 1846] nel faldone contenente le Lettere alla Confraternita di S. Filomena.
nali le guidi tutte sul posto della salute e a bearsi nella fonte di ogni bella felicità e conglorificare per secoli infiniti i vostri meriti eccelsi.
Amen. Un Pater, Ave e Gloria.”
Fig. 5 - Lettera inviata da Don Ignazio Rossi di Fano il 3 luglio 1846 al parroco Francesco Diambrini di Montemaggiore e ai Montemaggioresi per informarli del-la salita al soglio pontificio di Pio IX. In fondo, dopo del-la riga, è presente l'inizio della preghiera (trascritta nel testo).