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Il metodo e le difficoltà incontrate

A partire dai modelli di intervista utilizzati negli studi di Zoccatelli16 e Verso17, ho elaborato inizialmente un questionario di quaranta domande, di cui trentaquattro a risposta chiusa e sei a risposta aperta, in lingua italiana e cinese. La tematica affrontata dal questionario è quella della religiosità, in riferimento alle credenze personali, alle usanze e abitudini, alla celebrazione di determinate festività e all’appartenenza o meno ad una comunità religiosa scelta. In una prima fase di verifica della validità del questionario, ho intervistato dieci persone: la maggior parte di esse (otto su dieci) sono

14

VERSO, Cinesi residenti in Italia e Cattolicesimo…, cit., p 61.

15 Si fa sempre riferimento alla data di stesura della tesi presa in esame (anno accademico 2004-2005),

anche se, come vedremo in seguito, a livello quantitativo non si sono fatti ad oggi numerosi progressi da allora.

16

ZOCCATELLI, “Religione e religiosità…”, cit., p. 203-254.

17 V

state scelte in modo casuale, nei luoghi di lavoro o studio nelle città di Padova e Venezia; due persone, invece, sono state contattate appositamente perché membri di due comunità religiose organizzate: la comunità evangelica cinese di Padova e la comunità cattolica cinese di Treviso. In totale erano state avvicinate quattordici persone, ma quattro di esse, dopo aver saputo l’argomento, non hanno accettato di essere intervistate. La maggior parte di essi è di sesso femminile, con un’età media di circa 30 anni e provenienti dal Zhejiang18. In generale tutte le persone sono in Italia da più di qualche anno: soltanto una è in Italia da meno di un anno, per quanto riguarda gli altri il periodo di permanenza nel nostro territorio varia dai 5 ai 20 anni.

Sulla conoscenza della lingua italiana, sette persone hanno dichiarato di sapere abbastanza bene l’italiano, mentre tre di saperlo poco; ciononostante, spesso ho dovuto intraprendere una conversazione in lingua cinese anche con quanti rientravano nel primo gruppo di persone, soprattutto per cercare di convincerli a rispondere.

Dopo queste prime domande di natura demografica, il questionario può essere suddiviso in quattro parti: credenze religiose e spirituali, possesso di immagini sacre, celebrazione di determinate festività di origine sia orientale che occidentale e, infine, frequentazione di una comunità religiosa.

Fra i dieci intervistati, due persone hanno affermato di non sentirsi particolarmente vicini a nessuna tradizione religiosa, due a quella evangelica (una delle quali incontrata all’interno della comunità evangelica cinese di Padova), una persona a quella cattolica (incontrata all’interno della comunità cattolica cinese di Treviso) e le restanti cinque a quella buddhista. Ci sono state però delle “incoerenze” fra questa risposta e quelle successive. Ad esempio, oltre a quanti hanno dichiarato di appartenere alla tradizione cattolica ed evangelica (come ci si sarebbe aspettato), anche una persona vicina a quella buddhista ha risposto affermativamente alla domanda “Crede in Dio?” (dove il termine “Dio” è tradotto con , tianzhu); fra i rimanenti, cinque hanno risposto negativamente, mentre uno, il quale aveva dichiarato di sentirsi vicino alla tradizione buddhista, si è astenuto dal rispondere. Inoltre, soltanto due persone fra le cinque buddhiste hanno affermato di credere nella reincarnazione. Infine, tre degli intervistati, due di tradizione evangelica e uno buddhista, credono nella presenza di poteri superiori ( , chaoziran de nengli) che guidano la vita degli uomini ( ,

18 La maggior parte degli immigrati cinesi presenti in Veneto, come anche in Italia, proviene da questa

provincia della Cina, ma fra i dieci intervistati vi erano anche alcune persone provenienti dal Liaoning, dal Jiangxi e dal Guangdong.

zhuzai renlei shenghuo), mentre i restanti sette, tra cui anche chi si è dichiarato

appartenente alla religione cattolica, non credono.

Altre difficoltà nella comprensione delle risposte sono state incontrate in riferimento al possesso di immagini sacre. Quattro persone su dieci (una evangelica, una cattolica e due di tradizione buddhista) hanno risposto affermativamente alla domanda “Nella sua casa sono presenti una o più immagini sacre?”, le restanti sei negativamente. Due delle persone che avevano risposto negativamente a questa domanda, hanno poi affermato di possedere delle raffigurazioni sacre: chi l’immagine di Guan Yin, chi l’immagine di questa e del Buddha. Ho dunque riflettuto sul fatto che questa discordanza fra le risposte (che comunque è presente solo in due questionari su dieci) potrebbe derivare da un’inesatta traduzione del termine “immagine sacra”, resa con “ , shengxiang”, o dall’assenza in lingua cinese della parola “immagine sacra” come termine generico che comprenda tutte le rappresentazioni visive (immagini o statue) aventi a che fare con il sacro.

Per quanto riguarda, invece, le domande riguardanti le festività celebrate in Italia, i risultati non sono stati sorprendenti, in quanto, in generale, una volta giunti in Italia vengono mantenute le festività tradizionali cinesi oltre a quelle del paese d’arrivo, Natale e Pasqua (il primo viene festeggiato anche in Cina). Questo tipo di interrogativi sembra piuttosto superficiale ai fini della ricerca, ma potrebbe rivelarsi utile in alcune circostanze, ad esempio nel caso dei Testimoni di Geova, i quali di norma non dovrebbero celebrare festività di origine pagana (come quelle tradizionali cinesi o anche il Natale).

Indubbiamente è necessaria un’indagine più estesa per poter raccogliere dei dati che abbiano un valore statistico, ma forse bisogna anche interrogarsi sulla corretta formulazione delle domande, specialmente se queste non sono accompagnate da una spiegazione dell’intervistatore, proprio perché, come già detto in precedenza, il concetto di religione e tutti quelli ad esso connessi non sempre corrispondono nel mondo occidentale e in quello cinese e, dunque, possono facilmente avere origine equivoci e malintesi. Per questo motivo, ho scelto di abbandonare il metodo della distribuzione dei questionari ad un maggior numero possibile di persone ed ho optato, piuttosto, per poche interviste qualitative, ma assicurandomi la possibilità di accompagnare le domande con una spiegazione più accurata qualora queste non venissero capite.

Ho deciso, dunque, di rivolgermi principalmente ad alcuni fedeli membri delle tre comunità oggetto del mio studio: le comunità cattoliche cinesi di Padova e Treviso e la

comunità evangelica cinese di Padova. Per le domande effettuate, è stata mantenuta la traccia del questionario utilizzato in precedenza, chiedendo chiarimenti per alcune risposte, ma soprattutto approfondendo il discorso relativo all’iter religioso dei soggetti intervistati. Le interviste sono state condotte in italiano o in cinese, in base alla volontà degli interlocutori, ma non sono state registrate, in quanto condotte alla stregua di “chiacchierate”. Per quanto concerne la comunità evangelica ho potuto avvicinare le persone interpellate dopo una delle funzioni religiose a cui ho assistito, mentre per quelle delle due comunità cattoliche dopo alcune messe o durante la V Convocazione delle Comunità cattoliche cinesi in Italia svoltasi a Prato.

Oltre ai credenti delle tre Chiese, sono stati anche contattati e intervistati alcuni testimoni privilegiati: i responsabili delle tre comunità, ovvero don Giuseppe Xia Jingxiao per la comunità cattolica cinese di Treviso, don Paolo (ha preferito che scrivessi solo il nome di battesimo e non quello cinese) per la comunità cattolica cinese di Padova e un giovane responsabile della comunità evangelica cinese di Padova (il quale desidera rimanere anonimo); don Elia Ferro, responsabile della Pastorale Migranti della diocesi di Padova, Vittorio, un giovane italiano che da alcuni anni segue le comunità cattoliche di Treviso e Padova, e padre Francesco Pavin di Treviso, figura importante per la collettività cinese di Treviso e di cui spiegheremo in seguito il ruolo. Per le interviste rivolte a queste persone non sono stati utilizzati i questionari come traccia-guida, dal momento che l’interesse non era rivolto alla loro esperienza religiosa, come facilmente deducibile, ma piuttosto alla descrizione e alla storia delle comunità prese in esame e al loro punto di vista circa la spiritualità dei cittadini cinesi in Italia.

In aggiunta alle interviste, come già accennato, dal mese di ottobre 2011 al mese di maggio 2012 ho avuto modo di partecipare ad alcune delle funzioni svolte dai tre gruppi e di osservare i luoghi di culto ad esse adibiti. Inoltre, nei giorni di sabato 5 e domenica 6 maggio 2012, si è svolta a Prato la V Convocazione delle Comunità cattoliche cinesi in Italia, alla quale ho preso parte insieme alle comunità di Treviso e Padova.

Il fulcro della ricerca, dunque, verte principalmente su ciò che fanno i credenti cinesi in Veneto per esprimere la propria religiosità, sulle attività da essi svolte e sulle modalità e le motivazioni per cui essi si sono avvicinati ad una determinata comunità religiosa. Gli aspetti riguardanti le credenze e il possesso di immagini religiose, quindi, seppur presenti all’interno del questionario e citati nelle conversazioni, non sono stati sviluppati nell’analisi, in quanto la possibilità di indagare tali ambiti è evidentemente limitata.

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