• Non ci sono risultati.

2. I CONTESTI DI SCAVO

2.1 IL METODO DI LAVORO

Come si è detto in premessa, nel lavoro si analizzano i materiali rinvenuti in quattro scavi condotti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise:

 Lo scavo di Torre Sant’Anna: l’area del foro.

 Lo scavo del quartiere dell’Asilo. Quartiere artigianale e residenziale.  Lo scavo dell’anfiteatro.

 Lo scavo della necropoli di Ponte Colagiovanni.

È stato in questo modo possibile analizzare due settori pubblici, cioè l’area del foro e l’anfiteatro, un settore privato, il quartiere dell’asilo e un’area funeraria.

Se si considera che i dati emersi dagli scavi coprono un periodo che va dall’età repubblicana al V-VI d.C. si capisce che dall’analisi dei materiali è stato possibile ottenere un quadro d’insieme eterogeneo e ampio dell’insediamento sia dal punto di vista tipologico che cronologico.

La qualità dei dati che ho avuto a disposizione varia ampiamente in base allo scavo archeologico:

Per lo scavo di Torre Sant’Anna restano il quaderno di scavo e solo alcuni materiali, cioè quelli in deposito presso i magazzini della Soprintendenza e precedentemente studiati in

occasione della mostra Samnium del 1991.Mancano inoltre piante di fase e indicazioni per

il posizionamento del sito.

In questo caso la rielaborazione dei dati è stata necessariamente parziale. Va tuttavia considerato che sulle strutture del foro e la sua interpretazione ci sono lavori recenti e dettagliati di Lippolis e dalla sua equipe dell’Università di Roma.

Ci si è quindi limitati a rielaborare i dati relativi ai materiali, lavorando sul loro valore testimoniale intrinseco piuttosto che metterli in relazione con i dati di scavo che, benché presenti, erano fortemente lacunosi.

Lo scavo del quartiere dell’Asilo è inedito. È stato effettuato in due periodi prima nel 1984 e poi nel 1991. La documentazione consiste in due quaderni di scavo suddivisi per anni di lavoro, le schede US dello scavo del 1991-1992 e una singola planimetria che riproduceva la situazione dello scavo al termine dell’ultima indagine del 1992.

72

I materiali erano conservati in circa una trentina di casse conservate presso i depositi della Soprintendenza di Larino all’interno del Parco di Villa Zappone. La situazione stratigrafica era particolarmente complessa e compromessa, soprattutto, dai lavori che interessarono l’Asilo nel 1984 e che andarono a sconvolgere le stratigrafie più recenti del sito.

L’Anfiteatro è stato ben documentato e studiato nel corso degli anni. Lo scavo qui analizzato ha interessato solo parte del settore est dell’edificio. Anche in questo caso si è usufruito di un quaderno di scavo e dei materiali conservati in circa 70 casse presso i depositi della Soprintendenza all’interno del Parco di Villa Zappone.

Dello scavo della necropoli di Ponte Colagiovanni restano il quaderno di scavo, una pianta della fase finale dell’indagine e i materiali dei corredi delle tombe conservati presso il deposito della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Campobasso.

Stando a queste premesse è evidente che la conservazione e la quantità dei frammenti ceramici varia molto in relazione allo scavo a cui si fa riferimento.

Il nucleo maggiore dei materiali proviene dallo scavo dell’Asilo e dall’Anfiteatro tuttavia, al momento del recupero dei materiali, non si aveva a disposizione un elenco che indicasse il numero delle casse e la quantità degli esemplari: alcune di esse erano divelte e i reperti si trovavano sparsi sul pavimento dei magazzini. A causa di ciò è risultato impossibile individuare con certezza la provenienza di alcuni esemplari, che perciò sono stati esclusi

dallo studio213.

Tutto il materiale è stato prima di tutto lavato, fotografato e i pezzi diagnostici sono stati disegnati. I frammenti ceramici, scavo per scavo, sono stati suddivisi in classi ceramiche e inventariati.

Si è lavorato, oltre che sul materiale fittile, anche sul numismatico, mentre, per il numero esiguo dei rinvenimenti, non si sono considerati i vetri e i metalli.

La bassa affidabilità delle US e l’insufficiente presenza di dati di scavo ha portato ad una rielaborazione del dato molto cauta con cronologie molto ampie derivate dalle sole classi ceramiche che sono assegnabili ad una cronologia sufficientemente sicura. Si sono tralasciati i tipi fittili poco definibili e inquadrabili solo in un ampio arco cronologico.

213 Raramente sui quaderni di scavo e nelle schede US è stato indicato il rinvenimento del materiale archeologico e

73

Cuore di questo lavoro è stata la stesura di un catalogo tipologico della ceramica creata al fine di ottenere un quadro generale dei tipi e delle produzioni presenti a Larinum, lungo un arco cronologico che copre l’intera epoca romana.

Per lo studio delle classi ceramiche si sono utilizzati i cataloghi più diffusi214 e poi si sono

cercati confronti nei testi che hanno pubblicato contesti che interessano l’area d’influenza di

Larinum215. Oltre ad un confronto morfologico si è provveduto ad un esame autoptico degli

impasti per la campionatura delle argille e delle vernici.

Si sono studiate le seguenti classi ceramiche: vernice nera, pareti sottili, terra sigillata di produzione non africana, terra sigillata africana, lucerne. Per quanto riguarda la ceramica comune si sono catalogate quella presente nei corredi della necropoli di Ponte Colagiovanni, perché proveniente da un contesto stratigrafico sicuro, la classe della vernice rossa interna e la vernice rossa tarda o “red painted ware.”

In totale si è lavorato su 1647 esemplari ceramici fra frammenti e forme integre216.

Grafico 1.

214 Cfr. in bibliografia e nei singoli capitoli relativi alle classi ceramiche.

215 Cfr. ad esempio: Roberts 1988; De Benedittis 1990; Cirelli, Diosono, Patterson 2015. 216 Per un dato quantitativo generale cfr. il grafico 1.

74

Documenti correlati