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PARTE SPERIMENTALE

9.2 Analisi di incertezza

9.2.1 Metodo Monte Carlo

Il nome Monte Carlo fu assegnato in riferimento alla capitale del Principato di Monaco, famosa per le sue sale da gioco. La caratteristica del gioco d’azzardo, ossia la casualità nell’uscita di un numero piuttosto che un altro, è l’elemento comune all’analisi Monte Carlo che spiega l’origine del nome.

Come ampiamente descritto nel paragrafo 4.5 (Interpretazione e miglioramento) la metodologia LCA presenta un’incertezza associata ai dati raccolti nell’analisi di inventario ed alle scelte soggettive effettuate per la creazione del modello del sistema in esame. Per questo

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motivo è necessario misurare gli effetti che tali incertezze possono avere sul risultato ottenuto nella fase di valutazione degli impatti, in modo tale da renderlo il più attendibile possibile. Le incertezze sui dati possono essere espresse in un intervallo o deviazione standard ed a tale scopo viene impiegato appunto il metodo statistico Monte Carlo.

Il metodo è usato per trarre delle stime attraverso simulazioni e si basa su un algoritmo in grado di generare una sere di numeri non correlati tra di loro, che seguono una distribuzione di probabilità. Dei diversi tipi di distribuzione, quella più utilizzata in studi LCA è la log- normale, con un intervallo di confidenza del 95% (Goedkoop et al. 2008). L’analisi Monte Carlo consiste essenzialmente nell’esecuzione di valutazioni ripetute utilizzando valori in input casuali scelti all’interno di un intervallo di incertezza specificato (Huijbregts et al.

2001). Come detto precedentemente, l’incertezza viene stimata tenendo in considerazione

tutte le caratteristiche che possono influire sulla variabilità (metodo di acquisizione dei dati, indipendenza delle fonti, rappresentatività, correlazioni temporali, geografiche e tecnologiche).

Il calcolo viene poi ripetuto prendendo valori diversi all’interno del range di incertezza ed i risultati vengono memorizzati. Dopo aver ripetuto la procedura per esempio 1000 volte, si ottengono 1000 risposte diverse che formano la distribuzione di incertezza.

Il metodo di analisi Monte Carlo, tuttavia, può essere utilizzato esclusivamente per confrontare tra di loro due scenari alla volta ed i risultati permettono di visualizzare la frequenza, per ciascuna categoria di danno ambientale, in cui il primo scenario ha impatto superiore rispetto al secondo o viceversa.

Per la finalità di questo studio ed al fine di effettuare un confronto su dati di qualità paragonabile, l’analisi è stata applicata esclusivamente ai due scenari da glicerolo facenti parte della LCA estesa.

I risultati ottenuti vengono espressi sotto forma di istogrammi in cui le barre di colore verde rappresentano il numero di volte in cui lo scenario A, in questo caso la produzione di acroleina da glicerolo ottenuto come sottoprodotto della trans-esterificazione dell’olio di colza, presenta un impatto maggiore (globale o per le categorie di impatto midpoint/endpoint) dello scenario B, il quale rappresenta la produzione di acroleina da glicerolo ottenuto dalla reazione di idrolisi dei trigliceridi, e le barre di colore rosso rappresentano la situazione opposta.

Analizzando in dettaglio le categorie d’impatto intermedie prese in considerazione, Figura 9.1, si osserva che il processo di idrolisi mostra impatti superiori esclusivamente nel 67% dei

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casi per la categoria trasformazione di suolo naturale e nel 95% per la categoria consumo di

combustibili fossili, confermando quanto riportato precedentemente in Tabella 8.4. In Figura

9.2 vengono analizzate invece le categorie di danno al recettore (risorse, salute umana ed ecosistemi) o endpoint ed emerge, a conferma di quanto appena detto, che esclusivamente per la categoria consumo di risorse l’impatto è superiore per lo scenario di idrolisi, con una frequenza dell’88%. Tale risultato conferma quanto emerso nell’analisi di contributo, sottolineando il beneficio sulla suddetta categoria di danno derivante dall’utilizzo del biodiesel, coprodotto dalla reazione di trans-esterificazione, in alternativa ai combustibili fossili.

In conclusione, si può quindi affermare che l’analisi Monte Carlo avvalora i risultati emersi nella fase di valutazione degli impatti (Figura 8.3), sottolineando come nel 100% delle iterazioni il processo alternativo di produzione di acroleina da glicerolo ottenuto partendo da olio vegetale risulta maggiormente impattante in termini globali se confrontato con l’altro scenario alternativo in cui il glicerolo è prodotto come scarto della lavorazione di sego (Figura 9.3), confermando pertanto la maggior sostenibilità di quest’ultimo scenario.

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Figura 9.1: Analisi Monte Carlo, acroleina da trans-esterificazione (A) vs acroleina da idrolisi (B), Caratterizzazione.

-100% -80% -60% -40% -20% 0% 20% 40% 60% 80% 100%

Occupazione di suolo agricolo Cambiamento climatico - Ecosistemi Cambiamento climatico - Salute umana Consumo di combustibili fossili Tossicità umana Consumo di metalli Trasformazione di suolo naturale Formazione di particolato Ecotossicità terrestre Occupazione di suolo urbano

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Tabella 9.3: Risutati dell’analisi Monte Carlo, acroleina da trans-esterificazione (A) vs acroleina da idrolisi (B), Caratterizzazione.

Categoria d'impatto A >= B Media Mediana SD CV(Coefficiente

di Variazione) 2.50% 97.50%

Err. std. di media

Occupazione di suolo

agricolo 100% 3.19E-06 3.16E-06 5.99E-07 18.70% 2.08E-06 4.51E-06 5.93E-03

Cambiamento climatico -

Ecosistemi 100% 3.12E-07 3.09E-07 1.12E-07 35.80% 1.16E-07 5.41E-07 1.13E-02

Cambiamento climatico -

Salute Umana 100% 5.51E-05 5.46E-05 1.97E-05 35.80% 2.04E-05 9.55E-05 1.13E-02

Consumo combustibili

fossili 4.70% -1.47E+00 -1.43E+00 9.68E-01 -65.90% -3.67E+00 2.54E-01 -2.09E-02

Tossicità umana 100% 1.34E-05 1.19E-05 6.16E-06 46% 7.13E-06 3.08E-05 1.45E-02

Consumo di metalli 100% 3.68E-01 3.32E-01 1.42E-01 38.70% 1.95E-01 7.22E-01 1.22E-02

Trasformazione di suolo

naturale 32.70% -1.63E-08 -9.87E-09 3.40E-08 -208% -1.11E-07 3.14E-08 -6.58E-02

Formazione di particolato 100% 3.19E-05 3.17E-05 9.88E-06 30.90% 1.68E-05 5.01E-05 9.78E-03

Ecotossicità terrestre 100% 2.21E-06 2.18E-06 3.73E-07 16.90% 1.58E-06 3.06E-06 5.33E-03

Occupazione di suolo

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Figura 9.2: Analisi Monte Carlo, acroleina da trans-esterificazione (A) vs acroleina da idrolisi (B), Valutazione dei danni.

-100% -80% -60% -40% -20% 0% 20% 40% 60% 80% 100%

Ecosistemi Salute umana Risorse

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Categoria di danno A >= B Media Mediana SD CV (Coefficiente

di Variazione) 2.50% 97.50%

Err. std. di media

Ecosistemi 100% 5.80E-06 5.75E-06 9.70E-07 1.67E-01 4.05E-06 7.86E-06 5.29E-03

Salute umana 100% 1.01E-04 9.78E-05 2.93E-05 2.92E-01 4.78E-05 1.64E-04 9.22E-03

Risorse 12% -1.10E+00 -1.06E+00 9.99E-01 -9.08E-01 -3.36E+00 7.34E-01 -2.87E-02

114

Figura 9.3: Analisi Monte Carlo, acroleina da trans-esterificazione (A) vs acroleina da idrolisi (B), Punteggio singolo.

-100% -80% -60% -40% -20% 0% 20% 40% 60% 80% 100%

Punteggio singolo

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Categoria di danno A >= B Media Mediana SD CV (Coefficiente

di Variazione) 2.50% 97.50%

Err. std. di media

Punteggio singolo 100% 14.1 14 2.96 21% 8.61 20.2 6.65E-03

Tabella 9.5: Risultati analisi Monte Carlo, acroleina da trans-esterificazione (A) vs acroleina da idrolisi (B), Punteggio singolo.

116 10. CONCLUSIONI

Lo scopo di questo lavoro di tesi è stato l’applicazione della metodologia LCA (Life Cycle

Assessment) al settore chimico industriale, quale strumento di analisi in grado di indagare il

carico ambientale di un processo durante l’intero ciclo produttivo. In particolare l’analisi è stata focalizzata sulla produzione industriale di acroleina, ponendo a confronto due vie di sintesi: il processo tradizionale che impiega come materia prima il propilene e quello alternativo da glicerolo, ottenuto come prodotto rinnovabile di processi industriali. Emerge pertanto l’importanza dell’applicazione della metodologia LCA al settore della Green

Chemistry, poiché è in grado di valutare se un processo è più sostenibile di un altro in una

prospettiva complessiva di ciclo di vita. Nel caso particolare è stata posta l’attenzione sul settimo principio, il quale incoraggia l’impiego di materie prime rinnovabili in alternativa a quelle di origine fossile.

Il lavoro è stato articolato su due livelli, uno parziale in cui viene considerato esclusivamente il processo di produzione di acroleina partendo dalle due materie prime (entrambe considerate come black boxes), ed uno più ampio in cui i confini del sistema vengono ampliati all’intero ciclo produttivo. Questa estensione permette di suddividere lo scenario di produzione di acroleina da glicerolo in due sottoscenari, in quanto quest’ultimo può essere ottenuto come prodotto di scarto sia nella reazione di trans-esterificazione di oli vegetali (finalizzata all’ottenimento di biodiesel) sia nella reazione di idrolisi di trigliceridi di origine animale per la produzione di acidi grassi. I risultati ottenuti dal confronto dei due scenari parziali di produzione di acroleina hanno mostrato come il processo da glicerolo abbia complessivamente impatti maggiori rispetto al tradizionale, ascrivibili ai diversi consumi energetici ed in massa dei processi. Tale andamento viene in parte confermato con l’estensione dei confini di sistema, dalla quale emerge come lo scenario più impattante in termini globali sia appunto quello che utilizza il glicerolo ottenuto dalla trans-esterificazione dell’olio di colza. Analizzando le categorie d’impatto intermedie prese in considerazione si può ipotizzare che il problema principale sia l’impatto generato dalla fase di coltivazione della colza per l’ottenimento dell’olio, la quale influisce sulla categoria di occupazione di suolo

agricolo e di conseguenza in maniera non trascurabile sull’ecotossicità terrestre e sulle

categorie di cambiamento climatico, ipotesi che viene confermata dall’analisi di caratterizzazione. Nonostante ciò è da sottolineare il rilevante beneficio in termini di consumo

di combustibili fossili derivante dalla sostituzione del diesel con il biodiesel.

Diversamente dal precedente, l’altro scenario alternativo, quello cioè che impiega il glicerolo ottenuto come scarto nella lavorazione di sego, sembra essere il modello con maggiori

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vantaggi in termini ambientali. Tali benefici si riscontrano principalmente in impatti evitati per le categorie di tossicità, occupazione e trasformazione di suolo, derivanti dall’evitata produzione di acidi grassi da biomassa dedicata. Tuttavia, come già specificato nel corso del lavoro, lo scenario da propilene (parziale ed esteso) è l’unico ad essere stato modellato sulla base di informazioni estrapolate esclusivamente da database, pertanto esso potrebbe rappresentare un’approssimazione del processo reale. Questo dimostra come l’analisi LCA sia inevitabilmente affetta da errori vista la diversa qualità dei dati a disposizione per la modellazione degli scenari e considerato il necessario grado di soggettività nelle ipotesi effettuate e nella raccolta dei dati stessi. Ciò implica che i risultati ottenuti e le considerazioni effettuate possono essere ritenute valide non in assoluto, ma esclusivamente all’interno dei confini di sistema individuati a monte dello studio. Di fatti, assunzioni differenti, dettate da diverse scelte in fase di modellazione, comporterebbero una variazione più o meno sostanziale di tali risultati.

Inoltre, al fine di avvalorare tali risultati e per tenere in considerazione le possibili fonti di variabilità dei dati è stato applicato il metodo di analisi statistico Monte Carlo ai due scenari di produzione di acroleina da glicerolo in quanto di maggior interesse per le finalità dello studio. Il metodo Monte Carlo ha confermato il minor impatto globale associato allo scenario di idrolisi rispetto a quello di trans-esterificazione con un intervallo di confidenza del 95%, dimostrando la robustezza del modello creato.

Tuttavia sarebbe interessante disporre per ogni scenario di dati primari forniti da aziende operanti nel settore: ciò permetterebbe di avere un quadro di informazioni più dettagliato ed attendibile da usare al fine di migliorare i processi produttivi stessi. Purtroppo però quando si studiano sistemi così complessi come i processi industriali spesso risulta difficile ottenere dei dati per tutte le fasi di processo, anche perché alcuni di essi sono coperti da brevetto (ad esempio i catalizzatori).

Inoltre sarebbe opportuno considerare l’influenza che possono avere le condizioni al contorno sui risultati di un’analisi LCA. Per tale motivo la metodologia viene suddivisa in due tipi: LCA attribuzionale (ALCA) ed LCA consequenziale (CLCA). Entrambi gli approcci considerano gli stessi stadi del ciclo di vita del prodotto, ma mentre la ALCA non tiene conto di effetti indiretti, la CLCA include nella valutazione tutti i cambiamenti (positivi o negativi) derivanti dall’influenza di aspetti socio-economici.

In conclusione gli aspetti fondamentali del presente lavoro di tesi, al di là dei risultati ottenuti, sono molteplici. In primis emerge l’importanza dell’utilizzo di fonti rinnovabili e di scarti di produzione per la sintesi di chemicals in alternativa a quelle esauribili di origine fossile: ciò

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permette di ottenere vantaggi ambientali significativi. In secondo luogo, emerge l’importanza dell’applicazione dell’analisi del ciclo di vita al settore chimico industriale, poiché esso è uno strumento di innovazione, prevenzione e miglioramento continuo delle performances ambientali. Inoltre, esso può essere impiegato al fine di incrementare la sensibilizzazione delle aziende a perseguire il principio di sostenibilità e salvaguardia dell’uomo e dell’ambiente. In ultimo, ma non di minore importanza, si riscontra l’esigenza di definire un approccio di analisi standardizzato, da applicare in fase di valutazione delle prestazioni ambientali, supportato dallo sviluppo di banche dati accreditate. A tal proposito uno sforzo sembra essere stato fatto dalla Commissione Europea, la quale attraverso la Raccomandazione 2013/179/UE (indirizzata agli Stati membri ed alle organizzazioni pubbliche e private) promuove l’utilizzo di metodi per determinare l’impronta ambientale nelle politiche e nei programmi connessi alla misurazione o alla comunicazione delle prestazioni ambientali nel corso del ciclo di vita dei prodotti o delle organizzazioni. Questa iniziativa nasce dalle innumerevoli richieste provenienti dall’industria per effettuare un’armonizzazione delle metodologie di valutazione delle prestazioni ambientali dei prodotti, al fine di garantire la parità delle condizioni di concorrenza, una riduzione dei costi e favorire il commercio transfrontaliero di prodotti green.

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