Parte III – Le neuroscienze nella valutazione della prova dichiarativa.
2. Le metodologie di lie e memory detection
La sintesi riportata, delle principali caratteristiche e peculiarità dei complessi processi cognitivi coinvolti nella menzogna e nella memoria, dimostra quanto possa essere complicato elaborare metodologie in grado di individuare le risposte false (lie detection) o le tracce di memoria (memory detection) e quanto possano essere labili e variabili i risultati.
Procedendo con ordine, le tecniche di lie detection mirano a valutare la risposta del soggetto per attribuirle valore di verità o di falsità. Tra i primi strumenti sperimentati troviamo il poligrafo, conosciuto come la “macchina della verità”634. Il dato è acquisito tramite l'osservazione di parametri esterni,
ossia attivazioni fisiologiche come il battito cardiaco, la sudorazione e la respirazione635. Durante l'osservazione, attraverso la tecnica della domanda di
controllo (CQT - Control Question Test), il soggetto viene intervistato e deve
632 P. Tonini, Manuale di procedura penale, cit., pp. 1026-1027. 633 P. Tonini, Manuale di procedura penale, cit., p. 1028.
634 L. Algeri, Neuroscienze, infermità di mente e credibilità del dichiarante, cit., p. 1365. “Tale apparecchio fu inventato negli Stati Uniti all'inizio del secolo scorso, sviluppando alcuni studi compiuti in italia”.
635 L. Sammicheli, A. Forza, L. De Cataldo Neuburger, Libertà morale e ricerca processuale della verità: metodiche neuroscientifiche, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., p. 237, che rileva “non senza una certa ironia (…) come il poligrafo possa essere considerato una sorta di moderno rilevatore di 'ammenicoli': esso riconduce a parametri fisiologici standardizzati il turbamento del soggetto sotto interrogatorio”.
rispondere a domande irrilevanti, di cui si conosce la veridicità, e ad altre rilevanti, le quali non si sa (anzi si vuole scoprire) essere vere o false, in modo da confrontare le reazioni a seguito delle differenti risposte636. In realtà
sappiamo che le risposte fisiologiche, rilevate tramite poligrafo, possono essere indotte da altri fattori stressanti che alterano il risultato e lo rendono inaffidabile.
Un altra tecnica, studiata per individuare la menzogna è quella termografica, ossia una metodologia che rileva, tramite infrarossi, le variazioni della temperatura corporea (in particolare del volto)637. Anche con questo
strumento viene utilizzato il metodo CQT, quindi la rilevazione termica cutanea avviene durante la sottoposizione a delle domande le cui risposte vengono valutate sulla base dell'assunto che «quando l'individuo mente vi sarebbe un maggior afflusso di sangue, e quindi un aumento della temperatura cutanea, nelle zone periorbitali»638.
Una tecnica da riportare, anche se fortunatamente non più in uso, è la narcoanalisi che quanto a invasività presenta affinità con la tortura639. Infatti il
soggetto è indotto in uno stato di alterazione attraverso la somministrazione di sostanze psicotrope, la verità gli è estorta in seguito alla «induzione di una artificiale perdita di controllo sui processi cognitivi e volitivi»640.
636 G. Sartori, S. Agosta, Menzogna , cervello e lie detection, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., pp. 169-170. “Nel CQT vengono confrontate le reazioni fisiologiche che accompagnano le risposte verbali ad una domanda critica con le reazioni che accompagnano le risposte verbali a domande di controllo. (…) Se la risposta alla domanda critica è veritiera allora il profilo della risposta fisiologica sarà sostanzialmente simile a quello osservato dopo la domanda di controllo del quale, ricordiamo, conosciamo la risposta vera”.
637 G. Sartori, S. Agosta, Menzogna , cervello e lie detection, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., p. 171.
638 P. Pietrini, La macchina della verità alla luce delle recenti acquisizioni delle neuroscienze, cit., p. 414.
639 L. Sammicheli, A. Forza, L. De Cataldo Neuburger, Libertà morale e ricerca processuale della verità: metodiche neuroscientifiche, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., p. 236. Gli Autori indicano infatti come “punto di riferimento paradigmatico (in negativo!) (…) la tortura” che rappresenta infatti la prima “primitiva forma di 'estorsione della verità'”.
640 L. Sammicheli, A. Forza, L. De Cataldo Neuburger, Libertà morale e ricerca processuale della verità: metodiche neuroscientifiche, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., p. 242.
Meno invasiva ma certamente lesiva della libertà del soggetto di autodeterminarsi è l'ipnosi, altra tecnica di lie detection, che è definita «come uno stato psicofisico [anch'esso] indotto attraverso determinate tecniche, nel quale la percezione della realtà e la capacità di muoversi e di agire da parte del soggetto sono condizionate dalla volontà ipnotista»641.
Se questi strumenti si basavano tutti sulle risposte fisiologiche del sistema periferico, le moderne tecniche neuroscientifiche cercano la linea di discrimen tra la menzogna e la verità nel cervello e lo fanno attraverso le tecniche di neuroimaging, in particolare con la risonanza magnetica funzionale (fMRI); infatti «un conto è rilevare gli indici fisiologici dell'emozione, che si suppone correlata al mentire, un altro è individuare gli indicatori cerebrali del mentire stesso»642. Questi strumenti hanno permesso la localizzazione delle
aree cerebrali che si attivano durante l'attività del mentire e, rispetto alle precedenti tecniche esposte, hanno un bassissimo livello di invasività. Tuttavia raccogliere il 'dato neurale' non è così semplice in quanto dopo aver sottoposto alla risonanza il soggetto e aver registrato l'attività cerebrale, per ottenere l'immagine si devono affrontare una serie di analisi e valutazioni, nel corso delle quali il dato può subire variazioni643.
Le tecniche di memory detection hanno anch'esse la finalità di di valutare la veridicità di una ricostruzione, ma il punto di osservazione è differente: attraverso gli strumenti che vedremo si cerca infatti di rinvenire le
641 L. Sammicheli, A. Forza, L. De Cataldo Neuburger, Libertà morale e ricerca processuale della verità: metodiche neuroscientifiche, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., p. 242. “La tecnica è finalizzata ad ottenere, in parte come la narcoanalisi, una diminuzione del livello di vigilanza, con temporanea modificazione dell'attenzione del soggetto, durante la quale le risposte seguono a stimoli verbali dell'ipnotista”.
642 L. Sammicheli, A. Forza, L. De Cataldo Neuburger, Libertà morale e ricerca processuale della verità: metodiche neuroscientifiche, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., p. 243.
643 G. Sartori, S. Agosta, Menzogna , cervello e lie detection, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., pp. 170-171. L'utilizzo delle neuroimmagini “allo stato attuale presenta molteplici problemi in quanto: i) non è stata provata la sua utilità a livello individuale ma solo di gruppo, ii) per ottenere le immagini finali si deve passare attraverso una laboriosa fase di analisi scomponibile in varie fasi ognuna delle quali richiede di formulare degli assunti che se non sono messi in discussione possono produrre variazioni importanti nel risultato finale”.
tracce di memoria644 dell'esperienza vissuta in modo da dedurne indirettamente
la coincidenza, dunque la verità, tra le informazioni fornite e quelle possedute anche inconsciamente645.
Lo strumento del poligrafo può essere usato in questo senso con un altro metodo, il c.d. test della conoscenza colpevole (GKT - Guilty Knowledge Test). Tale forma consiste in un tipo di intervista alternativa a quella realizzata tramite il Control Question test, ed è considerata più affidabile. Al soggetto vengono poste domande a risposta multipla nelle quali si nascondo dettagli rilevanti del crimine, che solo l'autore può conoscere, in questo modo si analizza la risposta fisiologica a tali quesiti e si raccolgono indicazioni circa l'eventuale “conoscenza colpevole”646. Questo metodo, nonostante sia
considerato più valido del poligrafo con CQT, presenta i medesimi aspetti critici. Infatti l'assunzione sulla quale si basa il poligrafo è che il mentire comporti una risposta fisiologica autonoma, asserzione che non trova fondamento in una legge scientifica di copertura, infatti «tale relazione menzogna-attivazione emotiva è stata falsificata sia in positivo che in negativo» attraverso la dimostrazione che siano possibili menzogne senza emozioni o emozioni senza menzogna647.
644 G. Sartori, S. Agosta, Menzogna , cervello e lie detection, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., p. 168. Nella nota 1, l'Autore specifica che “per traccia di memoria (anche chiamato engramma) si intende il modo in cui nel cervello viene codificata l'informazione, in questo caso l'informazione autobiografica riferita ad un evento esperito direttamente in prima persona dal soggetto esaminato”.
645 L. Sammicheli, A. Forza, L. De Cataldo Neuburger, Libertà morale e ricerca processuale della verità: metodiche neuroscientifiche, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., p. 246. “Mentre, infatti, le metodologie di lie- detection attribuiscono il connotato di vero/falso alla dichiarazione del soggetto, la metodologia di memory detection verifica la presenza di una traccia di memoria a prescindere dalle determinazioni del soggetto a dire il vero o il falso”.
646 G. Sartori, S. Agosta, Menzogna , cervello e lie detection, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., p. 173. “Il GKT (…) consiste nel rilevare una eventuale differenza fra un aspetto critico del crimine, che può conoscere solo il sospettato colpevole, e aspetti simili, ma irrilevanti. (…) Le risposte fisiologiche del sospettato innocente saranno identiche per tutte le alternative. La conoscenza colpevole (guilty knowledge) viene quindi ricavata da indicatori fisiologici indiretti e tutto questo rende questa procedura meno vulnerabile a contromisure semplici”.
647 L. Sammicheli, A. Forza, L. De Cataldo Neuburger, Libertà morale e ricerca processuale della verità: metodiche neuroscientifiche, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., p. 239. Gli Autori seguono affermando che “vi sono
Inoltre, la tecnica poligrafica con GKT si scontra con l'evidenza che, sempre più spesso, i dettagli del crimine sono diffusi dai mass media, dunque sono a conoscenza di un considerevole numero di persone. Infatti la diffusione di informazioni relative ai crimini mina fortemente l'utilizzabilità di tale metodo di indagine648.
Il GTK può essere utilizzato congiuntamente ad un altra tecnica: la brain fingerprinting, che permette di registrare potenziali evocati cognitivi, ossia l'attività elettrica cerebrale che ha luogo quando svolgiamo determinati compiti mentali649. Quest'esame, elaborato dal Dr. Lawrence Farwell si
concentra sull'onda P300 che «viene rilevata in risposta a stimoli visivi, uditivi od olfattivi ed ha la peculiare caratteristica di variare in ampiezza in risposta alla presentazione di stimoli familiari rispetto a stimoli non familiari»650.
Dunque attraverso questa tecnica si può associare ad una maggiore ampiezza dell'onda P300 una familiarità con un dettaglio del crimine sottoposto all'attenzione dell'esaminato651. In senso critico, si nota che il soggetto può
aver acquisito conoscenza del particolare a causa di agenti esterni (ancora i mass media) o relativi all'esperienza vissuta, dunque la familiarità non è sempre dettata dalla partecipazione all'evento criminoso652.
casi di soggetti (per esempio agenti militari addestrati con varie tecniche) capaci di non tradire emotività nel mentire (e cioè menzogna senza emozione) e, all'opposto casi soggetti che mostrano evidenti segni di attivazione emotiva, pur essendo del tutto estranei, per l'ovvia ragione che il timore di essere ingiustamente accusati provoca di per sé stress emozionale (e cioè emozione senza menzogna)”.
648 G. Sartori, S. Agosta, Menzogna , cervello e lie detection, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., p. 173.
649 G. Sartori, S. Agosta, Menzogna , cervello e lie detection, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., p. 174.
650 P. Pietrini, La macchina della verità alla luce delle recenti acquisizioni delle neuroscienze, cit., p. 413.
651 P. Pietrini, La macchina della verità alla luce delle recenti acquisizioni delle neuroscienze, cit., p. 413. “Ammettiamo adesso che l'esperimento venga effettuato su qualcuno accusato di un crimine e che gli vengano mostrate immagini neutre, prive di significato, ed immagini di oggetti che possono essere note solo a chi era presente sulla scena del crimine. In quest'ultimo caso, il riscontro di una P300 di maggior ampiezza indicherebbe fortemente che l'oggetto era conosciuto e che pertanto la persona in questione doveva essere stata presente sulla scena del crimine”.
652 P. Pietrini, La macchina della verità alla luce delle recenti acquisizioni delle neuroscienze, cit., p. 414. “Un'onda P300 di ampiezza maggiore, infatti, significa solo che quell'immagine (o quel suono) è stata percepita dal cervello come più familiare di altre, ma questo può essere dovuto ad una miriade di cause e non necessariamente implicare un
Un nuovo metodo per rinvenire tracce di memoria è l' Autobiographical Implicit Association Test ( aIAT ). Si tratta di uno strumento innovativo basato sul test delle associazioni implicite (IAT), sviluppato dal Professore Sartori e dai suoi collaboratori nel 2008653. Come nello Iat
tradizionale il soggetto è posto dinanzi un computer, ma anziché collegare parole ed immagini in questa versione del test vengono utilizzate delle frasi che possono essere vere o false, colpevoli o innocenti654. Il metodo di
valutazione del risultato è uguale a quello dello Iat e consiste in un algoritmo che misura i tempi di reazione al test655, ciò rende il risultato particolarmente
affidabile. Un altro vantaggio di questo test consiste nel fatto che possa essere somministrato in breve tempo ed è a contenuto flessibile, ossia le frasi che compongono il test possono essere adattate al caso giudiziario nel quale si vuole usare questa tecnica656.
legame causale con un determinato atto criminale o organizzazione terroristica”.
653 G. Sartori, S. Agosta, Menzogna , cervello e lie detection, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., p. 178. “Sartori e collaboratori hanno proposto una variante dello IAT, denominata Autobiographical IAT dove invece di identificare il livello di associazione fra due concetti (memoria semantica) si valuta l'esistenza di una traccia della memoria autobiografica (memoria episodica) rendendo così lo strumento idoneo per le applicazioni investigative e forensi”.
G. Sartori, S. Agosta, C. Zogmaister, S.D. Ferrara, U- Castiello, How to accurately detect autobiographical events, in Psychological Science, 2008, 19, pp. 772-780.
654 L. Sammicheli, A. Forza, L. De Cataldo Neuburger, Libertà morale e ricerca processuale della verità: metodiche neuroscientifiche, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., pp. 246-247. “Nel caso del Forensics-Iat, l'associazione viene rilevata tra proposizioni oggettivamente valutabili come vere e false (…) e proposizioni da verificare (come per esempio riguardo ad un alibi: la congruenza/incongruenza (a livello di tempi di reazione) tra questi due gruppi di risposte permette di rilevare il legame di associazione tra affermazioni (certamente) vere e affermazioni (ipoteticamente) false”.
L. Algieri, Neuroscienze, infermità di mente e credibilità del dichiarante, cit., p. 1368. “In una delle due ipotesi tende a scattare un conflitto cognitivo, al quale consegue un rallentamento della risposta motoria, perché la mente deve effettuare un passaggio in più e, di conseguenza, un maggiore sforzo, per poter classificare le frasi in maniera coerente”. 655 G. Sartori, S. Agosta, Menzogna , cervello e lie detection, in A. Bianchi, G. Gulotta, G.
Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., p. 178. “La condizione nella quale i tempi di reazione sono più veloci sarà quella denominata congruente mentre l'altra sarà denominata incongruente. Le frasi che saranno più veloci quando condividono la stessa risposta emotiva con le frasi Vere saranno quelle a cui corrisponde la traccia di memoria autobiografica”.
656 G. Sartori, S. Agosta, Menzogna , cervello e lie detection, in A. Bianchi, G. Gulotta, G. Sartori (a cura di), Manuale di neuroscienze forensi, cit., p. 175.
3. Applicazione in ambito forense: insidie e limiti nella ricerca della