I sistemi di illuminazione negli spazi regolarmente occupati devono soddisfare i seguenti requisiti:
a. i sistemi di illuminazione devono essere automatizzati per soddisfare i requisiti circadiani e visivi degli occupanti;
b. gli occupanti devono avere il controllo dei livelli di luce, della temperatura del colore e del colore della luce elettrica nell’ambiente circostante per almeno il 70% delle ore di funzionamento.
Parte 2 : illuminazione supplementare (Max: 1 Pt) Per tutti gli spazi eccetto le unità abitative:
I seguenti requisiti devono essere soddisfatti:
a. I corpi illuminanti supplementari devono soddisfare i seguenti requisiti:
1. aumentare il livello di luce sulla superficie del compito ad almeno il doppio dei livelli di luce consi-gliati in base al riferimento utilizzato per soddisfare la Parte 1: Livelli di luce per l’acuità visiva in L02:
Visual Lighting Design.
2. sono forniti gratuitamente su richiesta.
b. la fornitura di lampade supplementari deve essere garantita entro otto settimane dalla richiesta.
L08 OCCUPANT CONTROL OF LIGHTING ENVIRONMENTS (MAX 2PT)
O
Per tutti gli spazi
i sistemi di i lluminazione d evono essere automatizzati per soddisfare i requisiti circadiani e v isivi degli occupanti;
g li o ccupanti d evono a vere i l controllo dei l ivelli d i luce, della temperatura del colore e del colore della l uce elettrica nell’ambiente circostante per a lmeno i l 70% delle Parte 1: migliorare il controllo degli occupanti (max 1pt)
Parte 2: illuminazione supplementare (max 1pt) i corpi illuminanti supplementari devono aumentare il livello di l uce almeno i l doppio dei livelli di l uce consigliati i n base a l riferimento utilizzato per soddisfare la P arte 1:
Livelli di l uce per l ’acuità v isiva i n L02: Visual Lighting Design;
i corpi illuminanti supplementari sono forniti gratuitamente su richie-sta;
la fornitura di lampade supplemen-tari deve essere garantita entro otto settimane dalla richiesta.
LUCE ARTIFICIALE
Fonte: Well v2, The next version of the Well Building Standard
Riassumendo:
APPENDICE WELL LIGHT
SDA (Spatial Daylight Autonomy) “descrive quanta percentuale di luce diurna riceve uno spazio.
Nell’ottobre del 2012 la IES ha definitivamente validato l’efficacia di quest’ulteriore unità di misura, introdotta da Lisa Heschong e il suo team di ricerca. il parametro è definito come la percentuale dell’area di lavoro o del piano di calcolo su cui si registrano 300 lux per almeno il 50% dell’anno, ba-sando il calcolo su una giornata di lavoro di 10 ore. La novità del parametro consiste nel fatto che per la prima volta di tiene conto della componente spaziale e della geometria dell’area su cui il valore li-mite di 300 lux insiste per un intervallo stabilito di ore annuali (solitamnete pari al 50% dell’intervello di tempo considerato lavorativo,ovvero tra le 8 e le 18); in tal modo è possibile definire puntalmente le zone e i momenti dell’anno in cui intervenire con una quota variabile e integrativa di luce artificiale, a supporto della radiazione naturale.”
Fonte: Gherri B. (2013) Daylight Assessment - Il ruolo della luce naturale nella definizione dello spazio architettonico e proto-colli di calcolo, Milano
VLT o TL (Trasmissione luminosa) “Il fattore di trasmissione luminosa è la frazione di flusso lumino-so trasmeslumino-so attraverlumino-so una parete trasparente. Il suo valore è diverlumino-so, anche se non sensibilmente, dal fattore solare, in quanto tiene conto soltanto della componente visibile (luce) del flusso radiativo.
Un vetro con trasmissione luminosa elevata e basso fattore solare garantisce buona illuminazione diurna e bassi carichi solari.”
Fonte: https://www.teknoring.com/wikitecnica/impianti/trasmissione-luminosa-tl/
EML (Melanopic Equivalent Daylight) “ è una metrica per misurare gli effetti biologici della luce sull’uomo. Le cellule gangliari retiniche fotosensibili (ipRGC) regolano la risposta circadiana umana alla luce. L’EML come metrica è ponderata sulla risposta dell’ipRGC alla luce e traduce quanto lo spettro di una sorgente luminosa stimola gli ipRGC e influisce sul sistema circadiano”
Fonte: http://DD2016_Zofchak-Richardson.pdf
Dall’appendice del protocollo:
“EML dipende dalla intensità della luce così come la densità spettrale di potenza della luce nel punto di misura. Dato uno spettro di luce, ogni lux alfa-ottico è collegato agli altri da una costante chiamata Rapporto Melanopico (R).
Per calcolare il lux melanopico equivalente (EML), moltiplicare il lux fotopico (L) misurato in un edi-ficio da questa costante (R): EML = L × R.”
EML = L × R
UGR (Unified Glare Rating) è un fattore di verifica della condizione di abbagliamento debilitante all’interno dell’ambiente analizzato e dipendente da numerose variabili ambientali e quindi non sola-mente dalle caratteristiche fotometriche e costruttive di un corpo illuminante.
“L’abbagliamento diretto provocato dagli apparecchi di illuminazione viene valutato nella norma UNI EN 12464-1, attraverso il metodo dell’indice unificato di abbagliamento UGR (Unified Glare Rating) che sostituisce quello delle curve limite delle luminanze (diagramma di Söllner) previsto dalla vec-chia norma UNI 10380.
UGR = 8log10 (0,25/Lb ∑ L2ω/p2) Dove:
• Lb: luminanza di sfondo (cd/m²) calcolata come Eind/π, dove Eind è l’illuminamento verticale indi-retto al livello dell’occhio dell’osservatore;
• L: luminanza (cd/m²) delle parti luminose di ogni singolo apparecchio di illuminazione nella direzio-ne dell’occhio dell’osservatore;
• ω: è l’angolo solido (sr-steradianti) delle parti luminose di ogni singolo apparecchio di illuminazione nella direzione dell’occhio dell’osservatore;
• p: è l’indice di posizione di Guth di ogni singolo apparecchio;
• ∑ : indica la sommatoria di tutti gli apparecchi di illuminazione.
La formula è valida per sorgenti di luce viste dall’osservatore sotto un angolo solido compreso tra 0,1 sr e 0,0003 sr.
Per angoli soldi inferiori a 0,0003 sr l’abbagliamento dipende dall’intensità luminosa e non dalla luminanza della sorgente, perciò l’UGR non è applicabile per sorgenti con angolo solido minore di questo valore.”
Fonte: Norma EN 12464-1
L (Luminanza) “è una grandezza fotometrica vettoriale definita come il rapporto tra l’intensità lu-minosa emessa da una sorgente nella direzione dell’osservatore e l’area apparente della superficie emittente, così come vista dall’osservatore. Viene espressa in cd/m2, unità di misura indicata anche con il nome di nit.
Viene calcolata attraverso la seguente formula:
L= I/Aap Dove:
• L: intensità luminosa (cd), il flusso luminoso emesso in una direzione per angolo solido unitario;
• Aap: superficie apparente, la proiezione della superficie nella direzione dell’osservatore
La visibilità del compito visivo dipende anche dalla distribuzione delle luminanze nel campo visivo che influenza il livello di adattamento degli occhi. Un buon bilanciamento della luminanza nel campo visivo è necessario per aumentare:
• L’acuità visiva (nitidezza della visione)
• La sensibilità al contrasto (discriminazione di piccole differenze di luminanze)
• L’efficienza delle funzioni oculari (quali accomodamento, convergenza, contrazione pupillare, mo-vimenti oculari, ecc.).” Fonte: Norma EN 12464-1
FLDm(Fattore medio di luce diurna) “si tratta di una grandezza sintetica e adimensionale in grado di descrivere le prestazioni luminose dell’involucro edilizio, la quale non dipende dal livello di illumina-mento esterno, ma solo dalle relazioni geometriche tra un punto considerato all’interno dell’ambien-te e la volta celesdell’ambien-te. Tale grandezza è definita come: “il rapporto tra l’illuminamento, E, che si realizza su di una superficie orizzontale posta all’interno dell’ambiente considerato grazie alla luce provenien-te dalla volta celesprovenien-te (non si considera la radiazione diretta provenienprovenien-te dal sole), e quello che con-temporaneamente si ha su di una superficie orizzontale posta all’esterno senza alcuna ostruzione, E0”. In base a tale definizione il fattore di luce diurna può essere calcolato con la relazione seguente:
F = E/E0 Esso risulta funzione delle seguenti grandezze:
• area delle aperture finestrate;
• coefficiente di trasmissione nel visibile del materiale trasparente che costituisce le finestre;
• area dei diversi elementi che costituiscono l’involucro e che sono presenti all’interno del locale (pa-reti, pavimenti, soffitti, arredi, ecc.);
• coefficiente di riflessione nel visibile delle superfici dei vari elementi presenti all’interno del locale;
• presenza di ostruzioni di qualsiasi genere, esterne od interne, che limitino la vista della volta celeste;
• stato di manutenzione delle superfici vetrate e delle superfici interne.
Fonte: http://www.iuav.it/Ateneo1/docenti/architettu/docenti-st/Fabio-Pero/materiali-/elementi-d/scheda-01-fmld.pdf
CRI (Color Rendering Index) è definito come indice di resa cromatica. Esso varia su una scala da 0 a 100, dove 0 è il valore minimo e 100 è il valore massimo, ovvero la resa cromatica della luce natu-rale del Sole. L’indice di resa cromatica è un valore numerico che indica la capacità di una sorgente luminosa di restituire le tonalità cromatiche e i colori degli oggetti illuminati in maniera più realistica possibile. Semplicemente: questo indice analizza in che modo appaiono i colori posti sotto una qual-siasi sorgente luminosa.