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minuti veniva nalmente triagiato ma, dal momento in cui gli venne assegnato il codice

Come si abbrevia, come si scrive e come si legge “24 ore suCome si abbrevia, come si scrive e come si legge “24 ore su

Dopo 50 minuti veniva nalmente triagiato ma, dal momento in cui gli venne assegnato il codice

prioritario, passò un’altra ora e venti prima che venisse trattato dal medico con ebo di insulina per poi essere ricoverato in medicina d’urgenza. [...] solo dopo più di 50 minuti di attesa, perlopiù in piedi,

veniva nalmente triagiato dall’infermiere di turno, il quale procedeva all’assegnazione del “Codice

giallo per la riscontrata gravità”. [...] Ed invece, dopo essere stato triagiato e assegnato il codice giallo, il paziente è stato completamente abbandonato in una delle sale di attesa senza che nessun operatore sanitario abbia rivalutato le sue condizioni di salute. [...] Gli unici due infermieri presenti nella zona di triage erano impegnati nei box a trattare i pazienti gravi e nessuno di loro era disponibile per accogliere i pazienti urgenti; nessuno era cioè visibile nella zona di contatto al pubblico per triagiare i pazienti che si rivolgevano al pronto soccorso. [...] E’ [sic] evidente che almeno un triagista debba essere sempre visibile e libero da impegni per poter accogliere i pazienti [...] il paziente che rischia di morire si trova ad attendere l’esito della sua condizione della sala d’aspetto anziché essere prontamente triagiato e trattato. (Al o Stiro, A.D.I: i pazienti non vengono triagiati immediatamente al Policlinico Umberto 1 di Roma, NurseNews.eu, 25/2/2017)

Precisiamo che quest’ultimo è stato correttamente triagiato al momento del suo ingresso in ospedale. (Alessandro Nasi, Coronavirus, l’Asl di Biella: “Medici e infermieri a contatto con il paziente positivo sono in isolamento, ma la situazione è sotto controllo”, laStampa.it, 5/3/2020)

Il crescente impiego del verbo derivato triagiare (specie al participio passato triagiato, usato anche come a ettivo) sembra comunque una evoluzione inevitabile dell’impiego del termine triage: l’immediatezza che deriva dal sintagma paziente triagiato giusti ca la sostituzione di forme assai complesse come ad esempio “paziente su cui è stato e ettuato il triage”. A ma ior ragione in una situazione di emergenza che richiede spesso velocità nella comunicazione tra il personale medico, usare una forma sintetica, il cui signi cato è facilmente desumibile dalla somma delle parti morfologiche che la compongono, assolve a quel principio di economicità e immediatezza proprio non solo di una lingua specialistica, ma anche, in genere, della lingua parlata.

Cita come: Cita come:

Miriam Di Carlo, Triage, “Italiano digitale”, 2020, XIII, 2020/2 (aprile-giugno) DOI: 10.35948/2532-9006/2020.4345

Copyright 2020 Accademia della Crusca

CONSULENZE LINGUISTICHE | OPEN ACCESS SOTTOPOSTO A PEER REVIEW

Stati generali

Stati generali

Claudio Giovanardi

PUBBLICATO: 26 GIUGNO 2020

Quesito:

Un lettore ci chiedono se sia “lecito” usare Stati Generali per indicare l’incontro voluto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte svoltosi nei giorni scorsi; un altro nota che in passato si è usata la stessa espressione riferita a importanti riunioni di professionisti di ambiti diversi intorno a un tema comune.

Stati generali

ella Francia prerivoluzionaria les États Généraux (‘gli Stati Generali’) erano un’assemblea che riuniva periodicamente i rappresentanti dei tre ordini sociali in cui era divisa la popolazione francese, ovvero il clero, la nobiltà e il terzo Stato, che potremmo identi care con la borghesia produttiva. Di antica origine (se ne hanno notizie a partire dal 1302), l’istituzione resse no al 1789, l’anno della Rivoluzione francese, che sovvertì l’assetto politico e sociale della Francia con ripercussioni in molte altre parti d’Europa. Lo svolgimento di tale assemblea prevedeva che i rappresentanti dei tre ordini consegnassero e illustrassero al sovrano i loro cahiers de doléances, ovvero dei quaderni in cui venivano raccolte le lamentele e le richieste di ciascuno dei tre ceti da presentare al sovrano, il quale poteva in seguito tenerne conto o ignorarle.

La politica moderna ama ricorrere a metafore forti, solennizzanti, spesso in funzione eufemistica, con le quali si vuole indicare l’eccezionalità di un evento o di un’iniziativa. Pensiamo a tavolo per ‘incontro negoziale’, cabina di regia o direttorio per ‘guida collettiva’, caminetto per ‘incontro tra i ma iorenti di un partito’. La parola rivoluzione, che in sé avrebbe un valore molto pregnante e spesso drammatico, viene usata e abusata di continuo: rivoluzione digitale, rivoluzione verde (o con riferimento a recenti fatti di cronaca politica, la rivoluzione dei gilet gialli o delle sardine). È noto, tuttavia, che una metafora troppo utilizzata si logora facilmente e perde la forza evocativa che dovrebbe contraddistinguerla. È questo il rischio che corre anche l’uso ripetuto di Stati Generali. Chiediamoci, intanto, cosa si voglia intendere, o i, con tale espressione. Il riferimento è a una riunione, protratta generalmente per più giorni, nella quale si discute un tema ampliando la platea dei partecipanti, oltre che alle istituzioni preposte, a tutti i so etti in qualche misura interessati al tema stesso. Ciò al ne di raccogliere un ventaglio di opinioni e di proposte da poter mettere eventualmente a frutto in seguito da parte dei governanti, cui spetta il potere decisionale. So ermiamoci, ora, su tre eventi del recente passato in cui si è usata tale espressione.

Nel 1998 si parlò di Stati Generali della sinistra a proposito della creazione di un so etto politico che riunisse le varie anime della sinistra italiana, uscita molto frammentata sia dalla ne del Partito comunista, sia dall’inchiesta di “Mani pulite” (un’altra metafora). Di fatto quell’operazione, voluta soprattutto dall’allora segretario dei Democratici di sinistra, Massimo D’Alema, non ebbe successo e non frenò le spinte alla divisione e alla ria regazione sotto diverse etichette della galassia della sinistra.

Nel 2014 l’allora sottosegretario agli Esteri Mario Giro promosse, con notevole risonanza mediatica, gli Stati Generali della lingua italiana, che si tennero a Firenze e coinvolsero tutte le istituzioni

interessate alla promozione della lingua italiana all’estero, ivi compresa una larga rappresentanza del mondo imprenditoriale. Il generoso tentativo di Giro, cui anche l’Accademia della Crusca dette il suo contributo, fu quello di studiare le strategie vincenti per incrementare la di usione della nostra lingua fuori dei con ni italiani. Gli Stati Generali della lingua italiana si sono ripetuti, ma in tono minore, nel 2016 e nel 2018.

E in ne veniamo all’evento cui allude una delle domande rivolte alla consulenza linguistica, gli Stati

Generali sull’economia promossi dal governo Conte nel giugno 2020. In questo caso il ne

dell’iniziativa è stato quello di chiamare a raccolta tutti i so etti coinvolti (Con ndustria, sindacati, associazioni di categoria, esperti internazionali, economisti) per o rire un contributo di idee al di cile percorso di ripresa del nostro Paese dopo la grave emergenza (sanitaria e economica) provocata dall’epidemia di Covid-19. Nella fattispecie è impossibile dare un giudizio sull’esito degli incontri, perché si tratta di un fatto recentissimo.

Con l’antico istituto politico francese, dunque, l’uso odierno di Stati Generali mantiene legami molto tenui. Venuto meno nella consapevolezza dei più il riferimento storico, l’espressione si presenta come una sorta di tecnicismo della politica.

Cita come: Cita come:

Claudio Giovanardi, Stati generali, “Italiano digitale”, 2020, XIII, 2020/2 (aprile-giugno) DOI: 10.35948/2532-9006/2020.4346

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