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La missione della Figlia di Maria Ausiliatrice

Nel documento ISTITUTO FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE (pagine 46-70)

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Cristo buon pastore.

In com unione tr a noi e con gli a ltri m em bri della com unità educante prom oviam o la form azione in­

tegrale delle giovani in p ro sp ettiv a di san tità, incar­

nando con fedeltà dinam ica il Sistem a Preventivo com e espressione della n o stra specifica vocazione nella Chiesa.

P er aiu tarci a realizzare meglio la n o stra m issione educativa, il Capitolo generale XVI, tenendo conto dell’esigenza di unificare i vari interventi dell’azio­

ne pastorale, propose ad experim entum il Progetto di Pastorale Giovanile Unitaria.

La nuova linea di pastorale venne rip resa successi­

vam ente dai docum enti-stim olo p e r la traduzione operativa del Progetto a livello di com unità, di scuo­

la, di Oratorio-Centro Giovanile.

Presentazione della realtà

Le verifiche di PG realizzate nel corso del 1980 allo scopo di cogliere l’id en tità p asto rale m a tu ra ta nell’

Istitu to in q u e st’ultim o sessennio, hanno evidenzia­

to il tentativo di attuazione del Progetto di PG e l’im pegno di ogni isp etto ria p e r operare secondo un preciso piano di azione pastorale.

Gli aspetti positivi emersi, benché parzialm ente rag­

giunti, ci sem brano indicativi di u na graduale sen­

sibilizzazione in cam po pastorale.

— Un m aggior a pprofondim ento del concetto di PG come partecipazione all’azione salvifica della Chie­

sa, attrav e rso l ’educazione cristian a delle giovani, ha favorito u na rinnovata fiducia e speranza nella PG stessa.

— L'im pegno p er u n ’azione educativa più qualifica­

ta h a fatto sentire l ’esigenza di u na m aggior com pe­

tenza pastorale e di un a conseguente, adeguata for­

mazione. Gli aiu ti che le suore hanno ricevuto in cam po teologico, psico-pedagogico, salesiano, m edian­

te corsi di form azione perm anente, sono sta ti m olti e pertinenti.

— L’attuazione di u na PG più unitaria e convergen­

te, con la giovane al centro, ha p o rtato al graduale superam ento del settorialism o, m atu ran d o la capa­

cità di program m azioni a m edia e a lunga scadenza, rispondenti a reali situazioni.

— In tu tto l’ Istitu to si è cercato di realizzare la de­

liberazione del CG XVI sul S istem a Preventivo,1 ri­

scoprendolo com e sp iritu alità e com e m etodo. È stato notevole l’im pegno p e r approfondirlo, sia a li­

vello di com unità, sia con le giovani, i genitori e i collaboratori laici.

— Si è p resa m aggior coscienza del valore e della necessità della com unità educante p e r un'educazio­

ne integrale delle giovani, considerate non solo come destinatarie, m a com e protagoniste della p ro p ria form azione.

Ciò ha co n trib u ito a dare un nuovo im pulso alle va­

rie form e di vita associativa p er offrire alle giovani

> Cf A tti CG X V I 130.

possibilità concrete di m aturazione personale e di im pegno com unitario.

Si è effettuato, inoltre, u n buon avvio alla collabora­

zione educativa con i laici p er renderli effettivam en­

te agenti di pastorale.

— Si n o ta pu re u n a crescita nella partecipazione al­

la vita della Chiesa, con il coinvolgim ento attivo del­

le suore giovani che vengono p re p a ra te in num ero sem pre m aggiore p e r l ’anim azione della liturgia do­

m enicale e della catechesi parrocchiale.

— Si è potuto co statare che l’approfondim ento del Sistem a Preventivo h a risvegliato in parecchie co­

m u n ità l'ansia apostolica di don Bosco e di m adre M azzarello, facendo sentire più fo rte l’esigenza pro­

fonda di vivere u n a povertà radicale p er essere più disponibili al servizio delle giovani, specialm ente le p iù povere.

Le iniziative a questo riguardo sono sta te valide ed efficaci.

In alcune Isp etto rie, con saggio discernim ento e sen­

so di responsabilità, si è realizzato un opportuno ri­

dim ensionam ento delle opere esistenti, dando la p re­

ferenza a scuole di indirizzo professionale p e r favo­

rire le ragazze più bisognose del ceto popolare.

Gli oratori di tipo prom ozionale sono m olto frequen­

ta ti e diventano u n cam po di bene im m enso.

Anche le nuove presenze delle piccole com unità, dei centri sociali offrono la possibilità di raggiungere la gioventù più povera, perché usufruiscono di s tru ttu ­ re sem plici e adeguate alla situazione am bientale.

— Dalle relazioni isp etto riali risu lta che ovunque è chiara la finalità educativa della n o stra m issione

apostolica: l ’educazione integrale delle giovani, il fo rm are cioè ” buoni cristiani e onesti cittadini Tu tta v ia a livello p ratico si notano ancora alcuni aspetti problem atici e carenti.

Pastorale giovanile

— In parecchi contesti si sono tro v ate difficoltà nello stab ilire u n esatto rapporto tra pastorale gio­

vanile, educazione cristiana, educazione integrale, a causa di interpretazioni diverse date ai vari t e r m i n i Anche p e r questo le scelte operative non sem pre furono finalizzate ad u na a u ten tica azione pastorale secondo il n o stro carism a.

— La nuova linea di pastorale unitaria, che in alcu­

ni am bienti risu lta veram ente efficace p e r il rag­

giungim ento degli obiet t ivi prefissi, in a ltri è consi­

d e ra ta più com e s tru ttu ra che com e u n ’esigenza edu­

cativa, p e r cui con m olta lentezza se ne assim ilano i princìpi e i criteri e non sem pre si riesce a coglie­

re la necessità di u n opportuno coordinam ento che g aran tisca u n ’azione u n ita ria e convergente.

— Siam o convinte che al centro della n o stra azione p asto rale deve essere p o sta la giovane e non le m ol­

teplici a ttiv ità dei n o stri am bienti educativi; tu tta ­ via concretam ente costatiam o che ciò si realizza an­

cora con m olta difficoltà.

Non avendo chiare le m ète educative, sovente il no­

stro intervento non riesce a prom uovere la persona nella to ta lità delle sue com ponenti, p e r cui non rea­

lizziamo u na vera educazione integrale.

— C ostatiam o p u rtro p p o che a volte la n o stra ca­

techesi è inadeguata, incom pleta, staccata dalla vita.

Troviam o difficoltà a condurre le giovani all’incon­

tro personale con C risto e ad aiu tarle ad inserirsi nella re a ltà ecclesiale con senso di responsabilità e nel m ondo del lavoro con un preciso progetto cri­

stiano.

— Anche alla reale esigenza associativa delle giovani d ’oggi non sem pre sappiam o tro v are e d are risposte adeguate, che possano favorire il sorgere dei grup­

pi di im pegno e il m a tu ra re di vocazioni religiose.

— N onostante l’approfondim ento del S istem a Pre­

ventivo e la risco p erta della sua validità ed efficacia, perm ane la difficoltà ad incarnarlo oggi, secondo le nuove prospettive pedagogiche e le esigenze delle giovani.

In p artico lare non è stato sufficientem ente ricupe­

ra to il senso dell’assistenza salesiana, com e disponi­

b ilità piena e condivisione serena della v ita delle ra ­ gazze e delle loro aspirazioni più profonde.

C om unità educante

— In alcuni am bienti, specialm ente negli O ratori- Centri Giovanili, rim an e ancora u n a ce rta difficoltà a condividere con i collaboratori laici la responsabi­

lità educativa, a coinvolgerli nell’elaborazione del progetto, nell’attuazione e nella verifica.

A volte non prendiam o in seria considerazione la ne­

cessità di aiu tarli a colm are le lacune della loro p re­

parazione cristiana, pedagogica, salesiana.

— Spesso consideriam o com e n o stra ” esclusiva ” l’educazione dei giovani e non ci preoccupiam o di sensibilizzare i genitori perché assum ano il loro ruo­

lo prioritario nei confronti dei figli, e collaborino con noi al raggiungimento della finalità educativa.

— Rileviamo che la co m u n ità religiosa, all’interno de la comunità educante, non sempre è consapevole del suo ruolo di animazione.

Inoltre, l'indebolimento dell’ansia apostolica del da m ih i an im as ha reso qualche comunità poco aper­

ta alle giovani e alle loro concrete esigenze.

In particolare emergono alcuni p ro b le m i sp ecifici relativi ai nostri destinatari e agli ambienti educativi.

D estin atari

Il rapido trapasso socio-culturale con le relative incidenze positive e negative ci ha trovate im p rep a ­ rate e incapaci di capire e di cogliere l'appello delle giovani, di lavorare con loro e di assumere una men­

talità in prospettiva di futuro.

— In alcuni ambienti si verifica da parte nostra una certa perplessità nell'individuare i d estin a ta ri p rio r ita ri della nostra missione, perché la società del benessere continua a generare nuove forme di povertà; i paesi sottosviluppati permangono in si­

tuazioni di indigenza; i sistemi politici, attraverso ideologie in opposizione alla visione cristiana della vita, aumentano il numero dei poveri tra le masse giovanili.

— In diverse zone le a d o le sce n ti e le giovan i si al­

lontanano dai nostri ambienti o perché non trovano una risposta alle loro attese o per seguire tipi di scuola diversi o perché attra tte da altri interessi.

Questa è anche la situazione di molte giovanissime exallieve studenti o lavoratrici.

— Dalle relazioni ispettoriali risulta che molte FMA non hanno ancora risposto adeguatamente all’urgen­

za della coeducazione, già sollecitata dagli ultimi due Capitoli generali.

A m bien ti edu ca tivi

— Alcuni problemi circa gli am bienti educativi so­

no legati alla nostra passività o resistenza nei con­

fronti del nuovo che richiede graduali, ma reali cam­

biamenti a livello di struttu re e di m entalità sia per­

sonale che comunitaria.

Ci è m ancato coraggio, preparazione, tem pestività per adattare le nostre opere alle attese delle giova­

ni d’oggi.

L'O ratorio-C entro G iovanile risulta frequentato in prevalenza da fanciulle e preadolescenti, m entre la presenza delle adolescenti e delle giovani è solo del 16 % circa.

Le cause di questo grave fenomeno sono le stesse ri­

scontrate a proposito della problem atica dei desti­

natari.

— Spesso l'O ratorio-C entro G iovanile non coinvolge tu tta la com un ità, m a è considerato l’opera di sin­

gole suore.

Inoltre, per la m entalità tradizionalista e accentra­

trice non viene favorito il p ro ta g o n ism o giovanile e il conseguente impegno da parte delle giovani di es­

sere apostole di altre giovani.

Molte volte le a ttiv ità ric rea tive sono prive di inven­

tiva e di forte interesse e quelle s p o rtiv e non rispon­

dono sempre alla finalità educativa propria del Si­

stema Preventivo.

7

— La forte presenza della scuola nei grandi istituti sovente è a scapito dell’Oratorio-Centro Giovanile che vive nell’om bra e la cui problem atica sfugge alle studenti, agli insegnanti e alle famiglie.

Scuola

L’esplosione demografica e l'urbanizzazione hanno avuto forte ripercussione su quelle scuole che, sor­

te in quartieri periferici e popolari a servizio com­

pleto della gioventù povera e bisognosa, oggi si sono venute a trovare al centro di grandi città e per il ceto medio, causando in molte suore la forte per­

plessità se queste scuole rispondono ancora al cari­

sma di don Bosco.

— In alcune FMA e in diversi insegnanti laici per­

mane la non chiarezza circa l’id e n tità della scuola ca tto lic a e salesian a e l’incapacità di integrare la cul­

tu ra umana con il messaggio della salvezza.

Si registra pure la difficoltà a form are nelle giovani una m entalità storico-critica mediante l'educazione socio-politica, soprattutto là dove la libertà d'inse­

gnamento è condizionata dai sistemi politici.

— In molti Stati si rileva una notevole difficoltà a servire i nostri destinatari prioritari, tenuti lontani anche da re tte che, per quanto modiche, superano sempre le loro possibilità finanziarie.

In te rn a ti - C o n vitti p e r stu d e n ti e operaie

Dalle statistiche risulta che in quest’ultim o decen­

nio si sono chiusi molti in te rn a ti a causa delle age­

volazioni offerte dallo Stato agli studenti e, da par­

te nostra, per la mancanza di personale disponibile.

Nello stesso tempo si è costatato una forte ripresa là dove si sono verificate esigenze particolari e fa­

vorevoli.

La ricerca sociologica evidenzia che il 55,4 % dei destinatari dei nostri nuovi internati presentano si­

tuazioni familiari irregolari e varie forme di povertà.

I problemi inerenti all’educazione di questi destina­

tari, in parte, sono causati dalla difficoltà

• a creare un clim a d i fam iglia in cui la ragazza si senta accettata e am ata così com’è e aiutata nella sua crescita um ana e cristiana;

• a trovare suore anim ate da vero spirito di sacrifi­

cio che accettino volentieri l'assistenza di queste ragazze;

• a offrire str u ttu r e fun zion ali adeguate alle esigen­

ze dello studio e del tempo libero;

• a equilibrare d ic iplin a e tolleran za in funzione educativa.

— I c o n v itti presentano la stessa problem atica de­

gli internati, aggravata dal fatto che orari di lavoro e di studio delle convittrici non consentono u n ’azio­

ne pastorale sistem atica e i pochi interventi occa­

sionali hanno un’incidenza relativa.

Quadro di riferimento

Rifacendoci ai documenti ecclesiali e salesiani ed agli interventi significativi dell’assemblea capitolare, offriamo alcuni punti di riferim ento per orientare le linee operative in vista del superamento dei pro­

blemi emersi dallo studio della realtà.

P astorale giovanile

Pastorale giovanile è il servizio con cui la comunità ecclesiale, nella sua diversità di ministeri e di cari­

smi, aiuta i giovani, nelle loro concrete situazioni di vita, ad incontrare Cristo e a rispondere al dono gratuito della sua salvezza.

La salvezza che Cristo ci dona ha come m èta la co­

munione di vita con il Padre e con i fratelli, la rela­

zione filiale con Dio.

E una realtà integrale e totale che riguarda tu tti gli uomini, ogni uomo e tutto l’uomo, nella complessità delle sue dimensioni e della sua vita.

È una realtà già pienamente realizzata in Cristo, e tuttavia in progressiva e sempre parziale costruzio­

ne nel cammino di promozione e liberazione dell’

uomo e della storia.

Di questo m istero di salvezza, presente e operante in tu tta l’umanità, la Chiesa è in Cristo segno e sa­

cramento.2

Essa è attenta e sollecita per ogni uomo, concreto, reale, storico, perché egli possa incontrare Cristo e realizzare la piena verità del suo essere contenuta nel m istero dell’ Incarnazione e della Redenzione.3 In particolare la sollecitudine della Chiesa nei con­

fronti dei giovani si traduce nell'impegno di inte­

grare l’annuncio della salvezza con la m aturazione della persona che caratterizza l'età evolutiva, tenen­

do costantemente presenti i fattori psicologici e so­

cio-culturali propri della realtà giovanile oggi.

La Chiesa quindi, attraverso la molteplicità dei suoi ministeri,

2 Cf LG 1.

3 Ci RH 3.

• raggiunge i giovani nella concretezza della loro situazione;

• annuncia e testim onia il m istero di Dio presente nella loro vita;

• è sollecita della loro crescita totale perché possa­

no scoprire ed attuare la propria vocazione nella comunità um ana a servizio del Regno;

• celebra con i giovani, nella comunità, attraverso i segni liturgici, il " g ià " della salvezza e l’attesa piena di speranza;

• coinvolge i giovani stessi nella sua missione ren­

dendoli " apostoli dei giovani ”.4

Tutto ciò in modo progressivo, proprio perché l’uo­

mo, il cristiano, non nasce adulto, m a m atura gra­

dualmente la sua risposta vitale al progetto di Dio.

« La pastorale giovanile diventa così criterio unifi­

cante dei vari itinerari di maturazione. Totalizza il processo di crescita, non perché chiede alle scienze dell’educazione di dipendere da essa, m a perché of­

fre nella fede il significato ultimo e totale di ógni maturazione um ana ».5

Per realizzare in pienezza tale maturazione non vi sono quindi due processi educativi, m a uno solo, anim ato e vivificato dal messaggio di Cristo.

La pastorale giovanile e l’educazione, infatti, si de­

vono distinguere sul piano concettuale quando si parla del rapporto tra salvezza e promozione um a­

na, m a sul piano esistenziale e nella missione sale­

« Cf EN 21-24. 72. _

5 T o n e l l i Riccardo, Pastorale giovanile oggi (Roma, LAS 1979) 217.

siana devono essere unificate e collegate stretta- mente.6

Alla luce del carisma, noi, come FMA, collaboriamo all’azione salvifica della Chiesa impegnandoci a sal­

vare i giovani educando: 7

« [...è noto come in Mornese siasi iniziato un Istitu ­ to con lo scopo] di educare cristianamente le ragaz­

ze non agiate, oppure povere ed abbandonate, per avviarle alla moralità, alla scienza e alla religione... ».8 La nostra missione, proprio perché è rivolta all’edu­

cazione cristiana delle giovani, evidenzia in modo ca­

ratteristico la dimensione educativa della pastorale giovanile e si realizza nel rispetto delle più profonde esigenze della persona um ana colta nella sua concre­

ta situazione. Si esprime infatti attraverso le tipiche modalità di ragione, religione, amorevolezza, viste come risposta alle domande che caratterizzano i gio­

vani del nostro tempo: l a ricerca del significato del­

la vita, (ragione), il loro bisogno di essere compresi, creduti, amati, e la loro capacità di am are fino in fondo (amorevolezza), la loro sete di incontro con Dio (religione).

Si tra tta di innestare su questi elementi potenziali un'azione pastorale rispettosa di tutto l’ordine um a­

no e cristiano, in una gerarchia di valori che culmi­

na nell’incontro con Dio Padre e si realizza solo in comunità permeate di valori cristiani incarnati. Co­

m unità che sappiano coinvolgere nell’azione pasto­

6 Cf S c riv o , La natura 21.

7 Quando parliamo di educazione ci riferiamo a tutto il processo di maturazione della persona che si realizza attraverso una mol­

teplicità di persone, di interventi e di ambienti.

8 Domanda per la prima approvazione delle Costituzioni dell' Isti­

tuto, gennaio 1876 (C ronistoria II 400).

rale — in modo sempre più allargato — giovani, ge­

nitori, collaboratori vari (= comunità educante), in un dialogo continuo con la realtà in cui operiamo.

Il cammino di maturazione, all’interno di comunità cristiane testimonianti, culmina nella capacità di ri­

sposta dei giovani alla loro specifica vocazione.

In questo senso non si dà educazione cristiana vera che non sia orientam ento vocazionale e, d’altra par­

te, non c’è orientamento vocazionale se non all’in­

terno di un corretto processo educativo.

Qui si innesta il compito di un'animazione vocazio­

nale in senso proprio: un servizio che si apre a tu t­

te le vocazioni e program ma interventi specifici per­

ché ogni giovane conosca le esigenze della propria vocazione e si inserisca nel cammino di formazione specifico di ogni scelta vocazionale.

C om u n ità edu can te

L’esigenza di form are comunità educanti trova oggi un largo consenso, ma, come si è rilevato dallo stu­

dio della realtà, è ancora difficile il passaggio dalla presa di coscienza alla realizzazione concreta.

Per non ridurre tale consenso a un dato solo for­

male, cerchiamo di precisarne il significato e la fun­

zione.

In tempo di diffuso pluralismo la com unità educan­

te è luogo di riferim ento per la formazione e l’even­

tuale cambio di atteggiamento dei suoi membri.

Essi, nella comunità, entrano in contatto con pro­

poste ulteriori rispetto alle loro esperienze e, in tale confronto che coinvolge tu tti in un rapporto di dare e ricevere, si realizza la formazione delle persone.

Quindi la com unità educante, se ben compresa e vissuta, può diventare il luogo privilegiato per espe- rim entare in concreto i valori: quelli tradizionali, per evitare di tagliare i ponti col passato e quelli innovativi, mediante un confronto critico con i mo­

delli e attraverso la partecipazione ad esperienze significative.

La convergenza attorno a questi valori deve soste­

nere il processo educativo che, per il contributo di tutti, perm ette di attuare una crescita in um anità fino a raggiungere la pienezza della statu ra di Cristo.

La comunità è "ed u ca n te " per tu tti i suoi membri, anche se a diversi livelli, perché tu tti sono in fase di educazione permanente.

Nella comunità educante tu tti sono corresponsabili.

Essa « si costruisce come una spirale, in cui il nucleo centrale allarga sensibilità e corresponsabi­

lità verso le periferie più estreme ».9

Questa immagine della spirale diventa proposta di un modello differenziate di partecipazione, in cui il rapporto tra centro e periferia non è mai in una unica direzione.

Al centro stanno le giovani come parte integrante di questa comunità, i cui rapporti sono vivificati dallo spirito di famiglia.

Le giovani, in tale clima, vengono aiutate ad assu­

m ere un ruolo attivo a secondo dell’età, della gene­

rosità e del senso di responsabilità.

Sentono il bisogno di unirsi in gruppi impegnati, do­

Sentono il bisogno di unirsi in gruppi impegnati, do­

Nel documento ISTITUTO FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE (pagine 46-70)

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