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missioni all’interno del Granducato, in qualità di cerimoniere di corte 93

Il 20 maggio 1609, il Botti fu designato ambasciatore straordinario in

Spagna, con l’incarico di recarvi ufficialmente la notizia della morte del granduca

Ferdinando (3 febbraio 1609), ma vi era in ballo anche la questione della

conferma a Cosimo II del feudo di Siena e di Portoferraio, nell’Isola d’Elba:

S. intorno al porre i nomi ai nuovi pianeti trovati da lei, con inscrivergli dal nome del Ser.mo Padrone, è generoso et heroico, et conforme agli altri parti singolari del suo mirabile ingegno: et poiché ella ha voluto farmi l’onore del domandarmi il mio parere circa al chiamar detti pianeti o Cosmici o Medicea Sydera, io le dirò liberamente che questa seconda inscrizzione tengo per fermo che piacerà più, perché, potendosi la voce greca Cosmici interpretare in diversi sensi, non sarebbe forse interamente attribuita da ogn’uno alla gloria del Ser.mo nome della Casa de’ Medici et della loro natione et città di Firenze, come necessariamente sarà la denominatione di Medicea Sydera; et però senz’altro a questa mi appiglierei”. Fra il Vinta e il Galilei si instaurò un rapporto epistolare, nella primavera-estate del 1610, dal quale emergono diverse questioni legate alle scoperte dell’astronomo e al loro accoglimento nel mondo scientifico dell’epoca. Cfr. Le Opere di Galileo

Galilei, vol. XI, Firenze 1966, passim.

90 Cfr. Giorgio Spini, Michelangelo politico e altri studi sul Rinascimento fiorentino, Milano 1999,

p. 83.

91 Cfr. ASF, MP, 839, ff. 111-115 (5, 8 maggio 1593).

92 Le istruzioni di questa ambasceria sono conservate ibid., 2633, f. 87.

93 Il 3 ottobre 1600, il Botti è a Firenzuola. Qui incontra l’ambasciatore veneto Niccolò Molino,

inviato a Firenze per tenere a battesimo il figlio del Granduca, don Filippo, che morirà di lì a poco (1598-1602). Il 5 ottobre, il Botti accompagna da Roma alla villa di Poggio a Caiano l’ambasciatore di Polonia. Il 13 aprile 1601, viene eletto tra i Sedici del capitolo generale dell’Ordine di S. Stefano. Fra il 9 e l’11 giugno 1607, è a Borgo S. Lorenzo per intrattenere un ambasciatore francese, mentre il 28 agosto s’incontra col cardinale Sforza giunto da Roma. Divenuto dal I settembre 1608 maggiordomo maggiore, l’11 ottobre raggiunge Marradi per farsi incontro a Maria Maddalena d’Austria (1589-1631), futura sposa di Cosimo II. Nel gennaio 1609, è fra Colle Val d’Elsa e Castiglione Aretino per scortare il duca Carlo I di Gonzaga-Nevers (1580- 1637), di ritorno da Roma con la moglie Caterina di Lorena (1585-1618). Nel marzo dello stesso anno, fa da scorta al card. Zapata (ambasciatore spagnolo a Roma) che, da Livorno, deve imbarcarsi per la Spagna.

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“Volendo noi fare l’offitio di condoglienza per la morte del serenissimo nostro padre, che habbia il cielo, con le maestà catholiche, et anche l’offitio del nostro dovuto ossequio, habbiamo eletto voi a complire l’uno et l’altro, per la sicurezza che teniamo della vostra prudente et valorosa attitudine et accuratissima diligenza per essequirgli [...] Arrivato in corte cattolica vi troverete ambasciatore nostro residente il conte Orso d’Elci [Orso Pannocchieschi d’Elci (1569-1636)94, ambasciatore negli anni 1608-1618],

perché monsignor l’arcivescovo di Pisa [Sallustio Tarugi (1607-1613)95] se

ne sarà partito per il suo ritorno, et posando con detto conte Orso gli mostrerete tutta l’instruttione et commissione che portate [...] Il cont’Orso farà chiedere l’audienza a sua maestà per voi, et condottovi dinanzi alla maestà del re et presentatagli con ogni maggior reverenza la vostra lettera credenziale, le esporrete che ci è parso non solo di convenienza, ma d’obligo, di mandare espressamente a condolerci con sua maestà della morte di nostro padre [...] et principalissimamente la mandata vostra ha da servire per riconfermare et riofferire alla maestà sua la nostra prontissima servitù con tanto più efficace et accurata espressione, quanto per li rinovati legami ne siamo divenuti tanto più obligati, et ogni giorno più speriamo dovere esserne tenuti per gli argumenti di favori et gratie che ci farà la maestà sua [...] Complito con il re esequirete l’offitio con la maestà della regina, dandole la nostra lettera credentiale, parlandole, si può dire, nell’istesso tenore che haverete parlato al re, et sempre rimostrando alla maestà sua che sendo noi benissimo informati dell’aiuto et favore fattoci vivente nostro padre per la conclusione del nostro accasamento, et dell’efficacissimo et amorevolissimo offitio che ella ha fatto doppo la morte di nostro padre con il re per tanto più avanzarci nella sua protezzione et gratia, ne rendiamo a sua maestà humili affettuosissime gratie [...] In una altra audienza supplicherete la maestà del re della renovatione et confirmatione della nostra investitura dello stato di Siena et sue appartenenze et di Portoferraio et suo / c. 113r / territorio, nella conformità che è stata sino ad hora sempre rinnovata et confermata dai re antecessori della maestà sua a tutti gli antecessori nostri, offerendovi pronto a prestare il giuramento della nostra fedeltà, con havervi noi dato per tale effetto suffitiente facultà et procura per la persona vostra et quella ancora del conte Orso d’Elci, nostro ambasciatore residente, et per ciascuno di voi in

solidum [...] Doppo il complimento fatto con le maestà loro, chiederete di

94 Dell’arrivo a Madrid del Botti, si tratta in due lettere di Orso Pannocchieschi d’Elci, da Madrid,

al segretario granducale Belisario Vinta. La prima del 6 giugno 1609: “[...] se il signor Marchese di Campiglia [Matteo Botti] arriverà qua di state, sarà necessario pigliar una casa per S(ua) S(ignoria) Ill(ustrissima) [...]”; la seconda del 5 settembre dello stesso anno: “[...] Arrivò hiersera il signor Marchese [Matteo] Botti [...], il quale, come sia in ordine con le sue livree, si farà intendere a loro Maestà [Filippo III e Margherita d’Asburgo] quando siano servite di darci l’audienza [...]” (ASF, MP, 4941, ff. 674 e 232). Il Botti è menzionato, di sfuggita, in altre lettere del Pannocchieschi al Vinta (ibid., ff. 299 e 711: 12 novembre 1609 e 30 ottobre 1610).

95 Il Botti è nominato di sfuggita in una lettera che il Vinta invia al Tarugi, a Madrid, l’11

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visitare il signor principino et anche l’altro fratellino minore [Carlo (1607- 1632)] secondo che piacerà alla maestà della regina, per rappresentare loro il nostro ossequio et per poterli referire quell’ottimo stato che desideriamo loro di felicissimo progresso della loro prosperissima educatione et sanità, et così anche delle sorelline [Anna (1601-1666), Maria (1606-1646), Margherita (1610-1617) ...] Con il signor duca di Lerma [Francisco Gómez de Sandoval y Rojas (1553-1625)] et con il signor duca di Cea [Cristobal Gómez de Sandoval y Rojas (1581-1624)] suo figliuolo bisogna complire efficacissimamente per la condoglienza et farle instanza per la investitura [...] Et particolarissimamente con il segretario Prada, con il signor don Giovanni Idiaquez, col signor Rodrigo Calderoni, col signor Stefano de Ivarra et con altri simili complirete con quelli offitii di aggradimenti et di affetto che parranno al conte Orso, per mantenersi gli amici vecchi et procacciarne de’ nuovi” (6 maggio 1609)96.

Perché fosse evidente l’alta qualifica dell’ambasciatore, il Botti fu