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1.3.1 “Beyond GDP”– Oltre al PIL

1.3.3 Misure multidimensionali: indicatori composit

Un indicatore viene definito come una "una variabile che descrive una caratteri-

stica dello stato del sistema oggetto di analisi, tramite dati osservati o stimati” (Mayer, 2007). Dovrebbe essere esaustivo e conciso, quantificando e/o aggregando i dati riguar-

danti un aspetto specifico, e permettere di valutarne la variazione nel tempo, dando spiega- zioni sulle ragioni del cambiamento. Visti in quest'ottica, gli indicatori possono non solo essere utili nel rappresentare un fenomeno, ma anche essere utilizzati come criteri e meto- di per arrivare a una valutazione della performance di un dato sistema. È per questo che dal punto di vista operativo gli indicatori hanno assunto una grande rilevanza come soste- gno alle decisioni di politica e gestione.

D’altra parte, un singolo indicatore, pur se collegato ad un particolare bisogno co- noscitivo, non è di per sé significativo, in quanto difficilmente fornisce una informazione utile per descrivere fenomeni complessi. Ciascuno indicatore assume un significato solo se inserito all’interno di una struttura più ampia, finalizzata alla conoscenza dei fenomeni di interesse e alla loro rappresentazione.

Gli indicatori compositi, o indici, sono formati da diversi singoli indicatori oppor- tunamente combinati sulla base di un modello sottostante. L’aggregazione di indicatori è molto comune in settori quali l'economia e le statistiche commerciali nonché in numerosi ambiti d'intervento, come la competitività industriale, la globalizzazione e l'innovazione. La proliferazione degli indici è un chiaro sintomo della loro importanza politica e della loro rilevanza rilevanza operazionale nei processi decisionali (Nardo et al, 2005).

Un indice è caratterizzato da un set di indicatori che dovrebbero esprimere molte- plici caratteristiche e aspetti riguardanti un fenomeno complesso. Il primo problema che si incontra nel sviluppare un indice è la scelta riguardo gli indicatori da includere; le modali- tà per combinarli tra loro (viste le unità di misura differenti); il metodo per aggregarli; la quantità di informazione persa; la soggettività nella scelta dei pesi all’interno dell’indice.

L'OECD e la JRC nella primavera del 2003 hanno proposto e sviluppato un Hand-

book, successivamente aggiornato nel 2008(OECD, 2008), per costruire gli indicatori

compositi.

Secono gli autori, un indicatore composito deve essere necessariamente sviluppato tenendo in considerazione dieci steps metodologici (OECD, 2008):

Framework teorico: deve essere sviluppato prima della selezione dei singoli

indicatori e della loro combinazione all'interno di un indicatore composito.

Selezione dei dati: gli indicatori devono essere selezionati sulla base dalla loro

solidità analitica, misurabilità, copertura spaziale, rilevanza del fenomeno che si sta andando a misurare; l'uso di variabili proxy potrebbe essere considerato quando i dati sono scarsi.

Imputazione di dati mancanti: bisogna definire il metodo con cui trattare i dati

mancati.

Analisi multivariata: un'analisi esplorativa deve essere fatta su tutta la struttura

dell'indicatore, valutando l'idoneità del set di dati e spiegando le scelte metodologiche.

Normalizzazione: i singoli indicatori devono essere normalizzati per renderli

comparabili, facendo attenzione ai valori estremi che potrebbero influenzare i passi successivi della costruzione dell'indicatore composito.

Aggregazione e pesatura: gli indicatori devono essere aggregati e pesati in accordo

con il framework teorico, i problemi di correlazione e compensazione devono essere considerati e corretti o trattati come situazioni perticolari del fenomeno che si sta descrivendo.

Robustezza e sensitività: le analisi potrebbero essere soggette a problemi di

robustazza dell'indicatore composito in termini, ad esempio, di inclusione o esclusione di singoli indicatori, la normalizzazione, la scelta della metodologia di aggregazione e pesatura.

essere scomposto nei suoi indicatori di partenza.

Collegamenti con altri indicatori: correlazione con indicatori compositi già

esistenti.

Presentazione e visualizzazione: un indicatore composito può essere visualizzato o

presentato in differenti modi, che influenzano il suo effetto.

Le critiche che vengono rivolte agli indicatori compositi riguardano in primo luogo le sub- componenti necessarie alla loro costruzione, in quanto spesso sono scelte ad hoc non completamente giustificate dall’autore. Un chiaro esempio è dato dal calcolo dell’Impronta Ecologica (Wackernagel and Rees, 1996), per il quale i consumi di cibo vengono inclusi, mentre la produzione di rifiuti non viene considerata.

Inoltre, nella costruzione di tutti gli indici ci sono scelte che richiedono assunzioni molto forti sia sui coefficienti di conversione da utilizzare, sia sul grado di compensazione (ad esempio, diventa difficile stabilire in che misura una migliore performance economica possa essere giustificata a scapito della distruzione ambientale o dell'esclusione sociale). Queste procedure dovrebbero quindi essere trattate con grande chiarezza e trasparenza ed essere soggette ad analisi di sensitività (Böhringer C., 2007), al fine di poter valutare come la metodologia si rifletta sui risultati finali. La chiarezza dell'aggregazione è importante per valutare la consistenza delle ipotesi fatte e la classifica ottenuta. Infatti la qualità complessiva di un indicatore composito dipende essenzialmente da come il modello è stato incorporato nel processo di strutturazione sociale, politica e tecnica (Munda, 2004).

Nonostante i limiti appena citati, gli indicatori compositi possono essere un approccio utile per misurare la performace complessiva in ambiti multidimensionali come la sostenibilità o il benessere, come dimostrato dall'utilizzo diffuso all’interno del mondo accademico di questi strumenti. Nel seguito, vengono descritti alcuni di questi approcci, accomunati dalla volontà di misurare performances ambientali e di sostenibilità a livello nazionale, con particolare riferimento a: l'Enviromental Sustainability Index (ESI) e il suo discendete Enviromental Performance Index (EPI), sviluppati dalla Yale University; l’indicatore composito di sostenibilità globale (FEEM-SI) sviluppato dalla Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM); e il metodo ISSI, sviluppato dalla Fondazione Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, da cui ha preso spunto questo lavoro di tesi.