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INSEDIAMENTI, STRUMENTI E CULTURE ALTRE FRA MEDITERRANEO E BARBARICUM ALCUNI ESEMP

V. L S 5 Modelli insediat

I modelli di popolamento concernenti le comunità agricole stanziali dell’Europa settentrionale, imperniati sul modello fondante del piccolo villaggio nucleato, attestano con chiarezza i processi economici e sociali nonché le relazioni complesse sinora

27 LUCCHELLI 1992, pp. 187-189; PETREqUIN-bECK-PININGRE-HARTMANN-DE SIMONE 1987, pp. 273-284;

WIELOWIEJSKI 1975, pp. 83-84; WIELOWIEJSKI 1984, pp. 75-81; KOLENDO 1981b; SOPRONI 1990, pp. 349-54;

PASqUINUCCI 1975, pp. 259-77; PASqUINUCCI 1982, pp. 273; KRIzEK 1967, pp. 131-137.

28 Sulla persistenza dell’elemento autoctono/nativo (comunque pre-romano) vedi WELLS 1999, pp. 130,

139-140, 149-55, 155-57, 157-58, 159-63; MAzzARINO 1999, pp. 30, 140; bIANCHI bANDINELLI 1999, pp. 123, 127,

134; LA SALVIA 2011, pp. 71. In merito all’attrezzatura agricola cfr. HENNING 1985, pp. 570-94 e LA SALVIA 2007,

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descritti. Si tratta di insediamenti stanziali e di lunga frequentazione (cioè evidenze di occupazione stabile del suolo) tendenzialmente fluttuanti all’interno di uno stesso bacino. Possiamo dividere la casistica concernente le forme insediative in relazione a tre macro aree: A) Germania nord occidentale, Olanda orientale e settentrionale, Danimarca; B) Belgio, Alta Francia e Olanda meridionale; C) Est Europa dall’Ungheria alla Lituania29. Nelle zone A e B la bibliografia parla esplicitamente di fattorie (o mansi)

e conseguentemente villaggi di tipo germanico, esplorandone anche l’evoluzione a partire dall’età del ferro passando per la Völkerwanderung e arrivando al X-XI secolo. Nella zona C siamo invece in presenza di siti di popolamento di tipo slavo, i cui maggiori indicatori sono rappresentati dalle capanne seminterrate e dalla ceramica tipo Praga, che pur di fronte ad alcune tracce di regolamentazione funzionale nella disposizione degli edifici (divisione tra abitazioni e laboratori), in realtà la struttura del villaggio risulta molto più caotica come rivelano le concentrazioni maggiori di tali villaggi in Polonia nel bacino del Bug e attorno a Cracovia, in Slovacchia e in Moravia, fra la Boemia e il medio bacino dell’Elba30.

Nel complesso, aldilà delle trasformazioni nelle componenti della rete insediativa, date dall’occupazione romana o barbarica, e le vicende demografiche soggette a periodi di crisi e di crescita in alternanza (in particolare per le province occupate due macro momenti di recessione nel III e nel VI secolo), si osservano società articolate nella diacronia in centri agglomerati, anche in continuità di bacino se non sulla stessa superficie, con un popolamento stabile e costantemente gerarchizzato; quindi società che ebbero una loro storia sociale ed economica, ancor più scandita o innervata di fronte a movimenti migratori in entrata o in uscita.

29 Questa suddivisione è ampiamente delineata dalla vastissima letteratura a livello europeo, di cui

non è possibile rendere conto in modo esauriente in questa sede. Limitandoci solamente ad alcuni lavori di sintesi concentrati sul popolamento e sulla formazione/evoluzione dei villaggi va citato innanzitutto DONAT 1980, un lavoro in parte superato ma sempre ricco di informazioni per le zone (A) e (C). Comprende

interventi incentrati su queste due aree anche il volume di LEUbE (a cura di) 1998. Fondamentali restano

il più recente e aggiornato lavoro di sintesi svolto in HAMEROW 2002, l’opera monumentale di WICKHAM

2005 e in parte anche il volume miscellaneo di CHRISTIE (a cura di) 2004, sostanzialmente incentrati sulle

aree A e B. Per le stesse zone segnaliamo anche la raccolta degli Atti di due convegni svoltisi nel 1990 e incentrati sui villaggi germanici fra neolitico e alto medioevo (bECK-STEUER (a cura di) 1997) e gli atti di un

noto convegno francese del 1993 (LORREN-PéRIN (a cura di) 1993). Più strettamente inerente la zona A è,

invece, l’articolo di Damminger su una fascia che comprende la Germania centro-meridionale, parte della Svizzera e l’Alsazia (DAMMINGER 1998). Per l’area scandinava disponiamo di HINz 1989 e WEINMANN 1994

(entrambi più mirati allo studio dell’edilizia in legno, ma con ampi cenni alla morfologia dei villaggi); si segnala anche il contributo di MAGNUS 2002 all’interno del volume di sintesi sulle popolazioni scandinave

in chiave etnografica (JESCH (a cura di) 2002). Più specificatamente incentrata sulla Danimarca, ma con una

contestualizzazione nel contesto europeo nord-occidentale, è l’interessante sintesi di NISSEN JAUbERT 2002. Per

l’area B, invece, resta fondamentale il lavoro di PEyTREMANN 2003 sulla Francia settentrionale. L’area slava C

è trattata estensivamente nei lavori monografici e nelle raccolte miscellanee di Curta (si vedano soprattutto CURTA 2001; CURTA (a cura di) 2005; CURTA (a cura di) 2008); sul mondo slavo nel suo complesso si segnala

anche la sintesi di bARFORD 2001. Interessanti sono inoltre le voci su Russia/Ucraina (OSTMAN 2004) e Polonia

(URbANCzyK 2004) nel secondo volume dell’Enciclopedia del mondo barbarico bOGUCKI-CRAbTREE (a cura di)

2004. Per la Polonia, infine, resta imprescindibile la sintesi di bUKO 2008.

30 Sulla diffusione della Grubenhaus di area slava, sulla sua portata di fenomeno generalizzante

e sul suo significato in termini di indicatore archeologico cfr. FRONzA 2009 e FRONzA 2011, pp. 97, 121).

Normalmente in letteratura si accetta il significato etnico-culturale di questa tipologia edilizia, riconoscendo il suo peso nel fenomeno della formazione di un’identità slava (fra i molti, si veda CURTA 2001, p. 228 e più

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4.1. Zona A

Villaggi nucleati e pianificati, divisi in fattorie spesso recintati; la singola fattoria è composta da una longhouse, spesso abitazione/stalla, circondata da granai/ magazzini per derrate alimentari e capanne seminterrate funzionali. Le fattorie crescono dimensionalmente nel tempo; la fluttuazione è da leggere come una serie di ristrutturazioni che le interessò e avvengono sugli stessi spazi; un fenomeno interpretabile con la presenza di precise separazioni delle proprietà spesso definite materialmente da recinti.

A tutt’oggi e a mio giudizio, l’esempio migliore è costituito da Feddersen Wierde, nella Germania settentrionale, contesto in cui la lunga diacronia nonché lo stato di conservazione dei depositi, forniscono elementi eccellenti di valutazione. Gli scavi furono effettuati tra il 1955 il 1963, nei pressi di Bremerhaven, in posizione dominante sull’estuario del Weser. L’ampio tumulo irregolare, largo più di 100 m è stato studiato a fondo con risultati straordinariamente importanti per la conoscenza dell’assetto sociale ed economico dell’insediamento durante il periodo romano e per i circa cinque secoli seguenti. L’occupazione iniziò sul finire del I scolo a.C., quando l’area nelle immediate vicinanze era ancora soggetta a inondazioni; agli albori del I secolo d.C., esistevano già longhouse di notevoli dimensioni con annessi magazzini e ciascun edificio occupava un proprio tumulo e solo più tardi i tumuli si fusero in modo da formare un unico Terpen pressappoco circolare. Durante il primo periodo romano l’insediamento continuò a crescere, con longhouse intorno ad uno spazio aperto centrale estendendosi secondo uno schema a raggiera comune anche ad alcuni Terpen olandesi. L’insediamento era costituito da 5 fattorie nel V secolo d.C. Ciascuna casa era circondata da una recinzione e associata con un granaio quadrato o rettangolare di circa 3 x 4,4 m, su una base di 3 pali per 3. La dimensione delle case era variabile, ma tutte quelle più grandi erano divise in due parti: la più piccola, divisa in tre ‘navatelle’ da quattro o più pali di sostegno, per l’abitazione umana; la più grande, con stalle ortogonali, per il ricovero di animali. L’abitazione era chiusa da un divisorio leggero e il focolare era sempre al centro, a livello del suolo; l’ingresso alla stalla avveniva dal centro del lato breve oppure attraverso due porte opposte a metà dei due lati lunghi. Alcune di queste case, del tipo casa-stalla (Wohnstallhall, che si mantenne nella zona fino al medioevo e poi come casa frisona tradizionale fino ad età moderna), potevano contenere fino a 32 bovini, mentre altre erano affiancate da case più piccole, ma ciascuna unità aveva sempre un solo granaio.

Un aspetto particolarmente interessante del suo sviluppo è la comparsa, poco dopo il 100 d.C., di una longhouse circondata da una palizzata, che occupava una posizione dominante all’estremità sudorientale dell’insediamento. Ciò la rendeva simile ad una fattoria fortificata; questa casa, unica nel sito, era associata con tre granai; inoltre, attorno all’abitazione e alle strutture annesse sorsero altri edifici utilizzati da artigiani che lavoravano un’ampia gamma di materiali, inclusi legno, cuoio, osso e ferro. Il quartiere degli artigiani era chiaramente sotto il controllo di chi occupava la casa adiacente, e un tale contesto sembrerebbe evidenziare l’esistenza di stretti rapporti implicanti obblighi di prestazioni. L’aspetto più interessante della disposizione di Feddersen Wierde è che rimase immutata per circa 200 anni, dando

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prova di una notevole stabilità cui potrebbero aver contribuito, almeno in parte, le condizioni esistenti nelle zone paludose costiere. Al riguardo dell’emergere di una netta differenziazione sociale, non è chiaro quanto il predominio di singole famiglie fosse diffuso nella Germania settentrionale, ma si deve notare che nello Jutland, ad esempio, gli indizi risalenti al tardo periodo romano tendono a evidenziare l’esistenza di una struttura sociale diversificata. Chiare tracce di differenziazioni sociali compaiono comunque nelle strutture insediative germaniche solo dal periodo romano, e modificano un modello di struttura agraria formata da famiglie di pari condizioni31.

4.2. Zona B

Villaggi nucleati di piccole dimensioni, ai quali si affiancano ville anche costruite come semplici strutture in legno e dal III secolo talvolta in pietra, con commistione di capanne autoctone nel segno di una convivenza con nuovi arrivati. Una strana ma interessante commistione di tradizioni edilizie che si riconosce nelle cosiddette ‘villa- like settlement’ tra le quali la più completa è stata scavata in Olanda a Druten nella forma di un edificio principale di tipo romano mentre il resto delle strutture erano tradizionali fattorie; fu in uso un solo secolo circa e, come anche altri complessi del genere suggeriscono, non rivela una completa romanizzazione32.

In generale, oltre alle nuove fondazioni, furono sostituiti da ville alcuni insediamenti composti da fattorie fortificate tra la fine del I e gli inizi del II secolo; talvolta le strutture della villa sostituirono radicalmente le precedenti costruzioni e l’urbanistica esistente per creare una grande corte centrale, come a Voerendaal-Ten Hove (Olanda) o Neerharen-Rekem (Belgio). Lieshout (Olanda del sud) è un buon esempio di questa tendenza. Qui sono stati analizzati tre insediamenti a distanza di 400 m l’uno dall’altro. Il più esteso, composto da due fattorie in seguito raddoppiate di numero, fu fondato agli inizi del I secolo d.C. e abbandonato durante la seconda metà del II secolo. Un’ulteriore fattoria era collocata 400 m a ovest. Intorno al III secolo, quando l’insediamento più esteso era già stato abbandonato, due più piccoli nuclei si collocavano a non più di 250 m ed ebbero una breve frequentazione, circa un cinquantennio33. Allo stesso modo l’insediamento di Hoogeloon, uno stadio intermedio

tra una villa e una villa tipo villaggio che fonde strutture realmente di tipo romano con strutture tradizionali autoctone. L’insediamento fu edificato agli inizi del I secolo d.C. sottoforma di 4 fattorie tradizionali circondate da un fossato. Alla fine del II secolo un edificio tipo villa, altamente romanizzato, fu eretto all’interno dell’insediamento; includeva portico e terme ed era circondato da una palizzata che lo distingueva dal complesso; al suo esterno si disponevano 3 fattorie tradizionali. L’abbandono data alla fine del II secolo34.

31 Il sito e stato scavato soprattutto fra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso ed è oggetto di

diversi lavori monografici o interim report fra i quali: HAARNAGEL 1979a; HAARNAGEL 1979b; SCHöN 1999. Per gli

aspetti che qui interessano si vedano anche DONAT 1980, pp. 117-118; HAMEROW 2002, pp. 77-79, 90; THEUWS,

HIDDINK 1996; TODD 1996.

32 HULST 1978. 33 HIDDINK 2005. 34 SLOFSTRA 1982.

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L’insediamento di Rijswijk, regione costiera olandese, nel I secolo d.C. si componeva di una singola fattoria, in breve sviluppatasi in tre fattorie con annessi. Le unità furono poi divise da fossati nel II secolo e l’intero insediamento fu circondato da un più ampio fossato, in collegamento ad un macro sistema di fossati, con parcelle di terreno destinate sia a seminativo sia a pascolo che coprivano tra i 2 e i 5 ettari in lotti di dimensioni standard. Agli inizi del III secolo, la fattoria più antica si trasformò mentre le restanti continuarono ad essere costruite in legno; fu infatti edificata un’abitazione in pietra con bagno, pitture murali e riscaldamento ad ipocausto. Tutte le unità conducevano attività produttive legate all’allevamento e alla coltivazione e ciò suggerisce che, nel complesso, pur non sembrando una villa in realtà operava come una villa 35.

Nella villa olandese di Voerendaal, dalla metà del IV secolo, al complesso principale si affiancano alcuni mansi identificati come germanici e costituiti da abitazioni in armatura di pali circondate da numerose Grubenhäuser e focolari/forni all’aperto. Si ipotizza quindi una convivenza fra la popolazione della villa tardoromana e i nuovi arrivati36. Anche a Neerharen, in Belgio, un insediamento germanico si sovrappone

alla villa abbandonata dalla metà del III secolo, mentre Donk, Geldrop e Bergeyk sono villaggi che vengono fondati ex novo fra III e V secolo e si organizzano secondo la tipica struttura per fattorie37.

4.3. Zona C

I villaggi erano a maglie strette, cinti da fossati e circondati dai campi coltivati; le abitazioni erano Grubenhäuser e case anch’esse seminterrate con muri in terra, spesso circondate da silos cilindrici in numero crescente nel tempo, aumentando la produzione agricola in relazione ad una popolazione innervata dalle continue ondate migratorie. Non si colgono strutturazioni tipo fattoria e l’insediamento si spostava verso nuove aree da mettere a coltura che nel complesso investiva sino a 3-4 ettari di terreno sino ad un massimo rilevato di 19-20 ettari. Di solito l’area residenziale si collocava nella parte più innalzata, secondo una logica funzionale che, in generale, vedeva gli edifici destinati ad attività artigianali disporsi alle spalle delle abitazioni od ai limiti del villaggio.

In molti esempi, databili tra II-III secolo e fine IV-inizi V secolo, i villaggi risultano composti da agglomerazioni di fattorie circondate dai campi coltivati; venivano abbandonati quando la resa dei suoli era in esaurimento e di conseguenza l’insediamento si spostava: uno shifting verso nuove aree da mettere a coltura che nel complesso investiva sino a 3-4 ettari di terreno come per i contesti di Gyoma e di Polgar- Kengyelkoz o sino a 19-20 ettari come per il sito di Kompolt-Kister. Questi agglomerati rurali erano spesso dotati di un sistema di fossati che li cingeva, alcuni indubbiamente di tipo difensivo, mentre altri sembrano finalizzati ad impedire la fuga degli animali, oppure al drenaggio delle acque. Il centro di Polgár-Kengyel-köz, occupato sino alla

35 bLOEMERS 1978.

36 bRAAT 1953; WILLEMS 1988. 37 DE bOE 1988.

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fine del IV-inizi V secolo, era recinto da fossati paralleli orientati da nord a sud, con una palizzata difensiva impiantata sul fondo del fossato più interno. A Nagymágocs il villaggio, occupato tra fine IV-metà del V secolo, fu circoscritto da due fossati, uno scavato di fronte al corso d’acqua del Mágocs e l’altro ad esso perpendicolare. Szenten- Berekhát un villaggio frequentato tra III-IV secolo era racchiuso da due fossati con pareti ripide e dotato di un terrapieno, innalzato con la terra di risulta dell’escavazione dei fossati stessi, a protezione dalla vicina palude. Un sistema simile, con fossato molto largo e profondo, è stato individuato a Tiszaföldvár-Téglagyár nei pressi del fiume Tibisco; oltre ad offrire adeguata protezione contro le piene del fiume, aveva certamente una funzione difensiva così come quello con palizzata individuato sul sito di Polgár-Kengyel-köz. Esistevano anche casi di fossati scavati solo intorno ad una o più fattorie, per esempio nel contesto rurale di Kiskunfélegyháza38.

M. V.